OLLANTAYTAMBO

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OLLANTAYTAMBO LA CITTÀ PERUVIANA COSTRUITA DAGLI INGEGNERI VENUTI DALLO SPAZIO Tra i numerosi siti archeologici peruviani che sconcertano per la loro realizzazione architettonica, ne esiste uno meno conosciuto, ma che forse è il più sbalorditivo di tutti: l’antica città di Ollantaytambo, nel Perù meridionale, a circa 60 chilometri a nordovest della città di Cusco. Gli enormi megaliti e la perfezione … Continue reading

Menhir in Corsica

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I Misteriosi Visitatori Celesti Sbarcati Nella Corsica Preistorica Pochi lo sanno, ma la Corsica è la regione europea più ricca di menhir: in tutta l’isola se ne contano più di 500! La stragrande maggioranza di questi monumenti si trovano nel sud. Secondo alcuni studiosi, i primi menhir in Corsica risalirebbero al 3300 avanti Cristo. A differenza degli altri menhir sparsi … Continue reading

Coral Castle

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CORAL CASTLE Il Giardino Di Pietra Realizzato Con Blocchi Simili A Quelli Delle Piramidi Dietro la realizzazione di Coral Castle si cela una tragica storia d’amore. Chi si appresta a visitare Coral Castle vedrà un meraviglioso giardino interamente realizzato in pietra, con blocchi intagliati dal peso di decine di tonnellate ciascuno. Il mistero del Castello di Corallo non è tanto … Continue reading

Sas De San Belin analisi geobiologica

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Sas De San Belin analisi geobiologica Vi presento i risultati dell’analisi geobiologica del megalite denominato il “ Sas De San Belin ” posto nel comune di Fogliano di Redipuglia in località Polazzo, rilevati durante la visita del Tre Aprile 2016 in compagnia degli amici radiestesisti Michele Bruno, Chiara e Giampiero, che ringrazio per avermi fatto conoscere la struttura in questione. … Continue reading

L’enigma dei Guanci

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L’enigma dei Guanci : i discendenti dei sopravvissuti di Atlantide?

I Guanci sono gli abitanti antichi delle Canarie, stabilitisi nell’arcipelago migliaia di anni prima della conquista spagnola avvenuta nel 15° secolo. Di origine ignota, nonostante la loro scomparsa, i Guenci si sono lasciati dietro non poche vestigia. Descritti come alti, di carnagione chiara e dai capelli dorati, secondo alcuni potrebbero essere i discendenti diretti dei superstiti di Atlantide.

L’enigma dei Guanci 002Le Canarie formano l’arcipelago di sette isole situato nell’Oceano Atlantico al largo dell’Africa nord-occidentale .

Esse fanno parte, a loro volta, della cosiddetta Macaronesia, ovvero un nome collettivo moderno utilizzato per indicare diversi arcipelaghi dell’oceano Atlantico settentrionale situati al largo delle coste africane.

Il nome Macaronesia deriva dal greco μακάρων νῆσοι (makarōn nêsoi) e significa Isole dei Beati, espressione utilizzata dagli antichi geografi greci per riferirsi ad alcune isole che si trovavano al di là dello Stretto di Gibilterra. In tali isole, dette anche Isole Fortunate, si riteneva che gli eroi e i mortali di natura straordinaria venissero accolti dagli dei.

Le Canarie, e le altre isole della Macaronesia, a causa della loro posizione geografica e delle leggende che le circondano, sono considerate da alcuni ciò che resta dell’antico e perduto continente di Atlantide, che secondo Platone si trovava al di là delle Colonne d’Ercole (Stretto di Gibilterra) e che sprofondò sul fondo dell’oceano nel giro di una notte.

L’enigma dei Guanci 003Da quanto si è a conoscenza, quello dei Guenci è stato il primo popolo a stabilirsi sulle Isole Canarie. Di origine incerta, la cultura dei Guanci è andata perduta, lasciandosi dietro numerose testimonianze interessanti.

In realtà, i Guenci rappresentano un serio mistero per l’antropologia e la storia. I ricercatori pensano che i primi coloni siano giunti intorno nelle Canarie intorno al 3 mila a.C., provenienti dall’Africa. Il problema, però, sono i tratti somatici dei Guanci che, come testimoniano diverse mummie trovate in alcune grotte dell’arcipelago, erano di carnagione chiara, alta statura e dai capelli rossastri, caratteristiche delle latitudini nordiche, più che africane.

Il secondo mistero riguarda un rapporto di Plinio il Vecchio, il quale riferisce che, secondo Giuba, re di Mauretania, i Cartaginesi avrebbero visitato l’arcipelago intorno al 50 a.C. sotto la direzione di Annone e lo avrebbero trovato privo di abitanti, ma vi avrebbero anche scorto i resti di edifici imponenti. Se ne potrebbe dedurre che i Guanci non siano stati i suoi primi abitanti, o che i Cartaginesi non avessero esplorato a fondo le isole.

Al momento della conquista spagnola, i Guenci erano fermi all’età della pietra. Giovanni Boccaccio, nel suo De Canaria et insulis reliquis ultra hispaniam noviter repertis, descrive i Guenci come una popolazione pacifica.

Vivevano nudi, conoscevano l’allevamento (capre pecore e cinghiali) e l’agricoltura, coltivando frutta (soprattutto fichi), ortaggi e legumi, frumento, orzo e biade da cui ricavavano farina che però consumavano sciolta nell’acqua, non conoscendo il pane. Vivevano in case costruite di pietre squadrate e legno e imbiancate all’interno.

Non si conosce molto sulle religioni dei Guanci. Essi professavano una credenza generalizzata in un essere supremo, denominato Achamán a Tenerife, Acoran a Gran Canaria, Eraoranhan a Hierro e Abora a La Palma. Le donne di Hierro adoravano una dea di nome Moneiba. Tradizionalmente, gli dei e le dee vivevano sulle cime delle montagne da cui discendevano per ascoltare le preghiere dei fedeli.

A seguito della conquista spagnola, ben poco resta dei Guanci, anche se il nazionalismo canario tenta con tutte le forze di farne rivivere la memoria. Perfino lo studio delle loro mummie e dei loro resti archeologici è avanzato poco al confronto dello studio di altri popoli assai più remoti.

Dunque Chi Sono I Guanci ?

I Guanci, che sono scomparsi in quanto popolo, appaiono dall’esame delle loro ossa molto simili all’uomo di Cro-Magnon; erano una popolazione europoide descritta dai primi europei entrati in contatto con loro di aspetto nordico (carnagione chiara e capelli biondi).

Secondo alcuni studiosi, è probabile che costituissero un ramo dei cro-magnon che, agli inizi della storia, popolarono il nord del continente africano dall’Egitto fino all’Oceano Atlantico.

Gli Atlantologi ritengono che i componenti di queste migrazioni fossero i superstiti di Atlantide, continente andato distrutto in un cataclisma avvenuto presumibilmente intorno ai 13 mila anni fa, alla fine dell’ultima glaciazione, e che sarebbe alla base dei racconti di diluvio che si tramandano in quasi tutte le culture del pianeta.

Gli studi sembrano confermare un evento geologico anomalo avvenuto 15 mila anni fa, il quale ha dato origine al curioso fenomeno climatico del Dryas Recente. Tuttavia, è questione dibattuta se l’evento all’origine della “catastrofe” sia interna al pianeta Terra e alle sue dinamiche, oppure se sia trattato dell’impatto extraterrestre con una cometa o un asteroide.

L’enigma dei Guanci 005La maggior parte dei componenti delle popolazioni indigene asiatiche, africane e americane hanno capelli neri. La caratteristica colorazione rossa dei capelli è un tratto genetico che si mostra con più frequenza nelle popolazioni dell’Europa nord-occidentale. L’Irlanda è certamente la regione dove il tratto della capigliatura rossa si presenta più frequentemente.

Le poche notizie che si hanno dell’Irlanda precristiana giungono da scritti romani, dalla poesia e mitologia irlandesi e dai ritrovamenti archeologici. I primi abitanti dell’isola, popolazioni del mesolitico, vi arrivarono intorno all’8 mila a.C. quando, in seguito al ritiro dei ghiacci, l’ambiente divenne più ospitale.

[Storia d’Irlanda].Intorno all’8° secolo a.C., i Celti migrarono verso l’Europa occidentale fino ad arrivare in Irlanda, scoprendo di non essere i primi ad abitare l’Isola di Smeraldo. Secondo i racconti mitologici contenuti nel Lebor Gabála Érenn (in lingua irlandese Il libro della presa

dell’Irlanda e in inglese Il libro delle Invasioni o Il libro delle conquiste), i Celti furono preceduti dai Milesi, considerati dagli Irlandesi come i loro veri antenati.

I Milesi, a loro volta, discendevano dai Tuatha de Danaan, un popolo particolarmente avanzato dai capelli rossastri. I Tuatha de Danaan appaiono ora come demoni che aiutano gli uomini con mezzi soprannaturali, ora come uomini, dotati tuttavia di facoltà straordinarie. L’interpretazione moderna vede nei Tuatha de Danaan un processo di umanizzazione, avvenuta in epoca cristiana, di antiche divinità celtiche.

I Tuatha de Danaan furono preceduti dai Fomori, un gruppo di divinità ancora più antico, rappresentate dagli antichi annalisti a volte come vere e proprie divinità di una popolazione aborigena, a volte come gli stessi primitivi abitatori dell’isola.

I Fomori, infine, sarebbero i discendenti delle prime persone giunte in Irlanda guidate da Cessair, figlia di Bith, figlio di Noè. A Cessair viene ordinato di dirigersi verso l’estremo occidentale del mondo per sfuggire all’imminente diluvio. Partirono tre navi, ma quando giunsero in Irlanda, due delle navi andarono disperse. Gli unici sopravvissuti furono Cessair, più quarantanove tra donne e uomini.

Dunque, da dove provenisse Cessair non è svelato dal Lebor Gabála Érenn. È possibile che questi racconti mitologici facciano riferimento ad un avvenimento storico avvenuto circa 13 mila anni fa? È possibile che questi uomini siano i sopravvissuti alla distruzione di Atlantide?

Se così fosse, possiamo immaginare che gli antichi coloni d’Irlanda portassero nel proprio patrimonio genetico in tratto della capigliatura rossa, trasferendola alle generazioni successive, fino alla fusione con i Celti, gli ultimi arrivati in Irlanda. Potrebbe essere accaduta la stessa cosa con gli abitanti delle Isole Canarie?

Alcuni sopravvissuti potrebbero essere giunti anche sulle isole della Macaronesia, trasferendo il tratto genetico dei capelli rossi? Un aspetto particolarmente strabiliante è che nelle mitologie delle popolazioni sudamericane si tramanda dei Figli di Viracocha, i discendenti coi capelli rossi della divinità fondatrice delle culture precolombiane. Ma questa è una storia che racconteremo prossimamente…

la Pietra di Ingá

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Un mistero dal passato: la Pietra di Ingá racconta la distruzione di Atlantide? La “Pedra do Ingá” è un monumento archeologico nello stato nordorientale di Paraíba, in Brasile, posto nel mezzo del fiume Ingá. Si tratta di una composizione di pietre di basalto che formano una superficie di circa 250 m² completamente ricoperta di simboli non ancora decifrati. La maggior … Continue reading

Piramidi nel Mondo

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PIRAMIDI E COSTRUZIONI MEGALITICHE NEL MONDO Alcuni esempi di Piramidi e costruzioni megalitiche scoperte in tutto il mondo. Piramidi In Bosnia Semir Osmanagic è un archeologo bosniaco che da anni sta cercando di scoprire alcuni dei principali misteri legati alle origini delle piramidi quanto alla loro reale funzione. Un obiettivo questo molto ambizioso in quanto sino ad ora nessuno è … Continue reading

Machu Picchu

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Machu Picchu La “città Perduta” Degli Incas Avvolta Nel Mistero Tra Storia Astrologia e architettura 26 gennaio 2014 16:05 – Caterina Lenti Per gli Inca la Valle di Urubamba era la porta della foresta, l’antisuyu. Il fiume che l’attraversa era un tempo conosciuto come Willka Mayu (Fiume del Sole o fiume sacro) e il nevaio che lo origina era chiamato … Continue reading

MONUMENTI E RISONANZE ACUSTICHE

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MONUMENTI E RISONANZE ACUSTICHE Il Potere E Mistero Della Vibrazione Da molti anni qualcuno studia le risonanze acustiche nei monumenti antichi, alla luce delle avanzate tecnologie a disposizione del mondo moderno. Molto è stato scritto in vari libri riguardo a questo argomento. Testimoni oculari narrano di monaci tibetani in grado di sollevare e frantumare enormi blocchi di pietra, utilizzando il … Continue reading

Doggerland

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Doggerland Doggerland l’antico cuore d’Europa sommerso da uno tsunami catastrofico Secondo i ricercatori britannici un tempo la parte di terreno sommersa era il centro dell’Europa. I sommozzatori si sono imbattuti nei resti di quello che sembra un vero e proprio “mondo sommerso”. Non lontano dalle coste della Gran Bretagna sono state trovate tracce di una continente scomparso. L’Atlantide Britannica – … Continue reading

Antiche Conoscenze perdute

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Antiche Conoscenze perdute Antiche Conoscenze perdute Quanto affiora dal passato ci porta a dedurre che la razza umana conosceva molto di quello che oggi sta riscoprendo. Per secoli, l’uomo, con il suo operato teso alla conquista del potere, non del bene comune, ha contribuito a distruggere gli anelli di una catena che non riusciamo più a ricostruire. Per la brama … Continue reading

IL MISTERO DI PUMA PUNKU

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IL MISTERO DI PUMA PUNKU Il mistero irrisolto dell’antica città futuristica di Puma Punku Puma Punku è parte di un ampio complesso o gruppo di monumenti del sito di Tiahuanaco (Tiwanaku), in Bolivia. In Aymara, il suo nome significa “La porta del Puma”. La straordinaria raffinatezza tecnologica del suo sistema costruttivo modulare rimane uno dei misteri invelati del nostro passato, … Continue reading

Gobekli Tepe: Il tempio che non dovrebbe esistere

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Gobekli Tepe: Il tempio che non dovrebbe esistere

Gobekli Tepe: Il tempio che non dovrebbe esistere 1

Gobekli Tepe (trad: collina tondeggiante – ombelico) è un sito archeologico a circa 18 km a nordest dalla città di Şanlıurfa nell’odierna Turchia, presso il confine con la Siria, nel quale è stato rinvenuto il più antico esempio di tempio in pietra, risalente al 9600 a.C. e che sta sconvolgendo tutte le certezze sulle origini della civiltà.

Göbekli Tepe, ricorda vagamente Stonehenge, ma fu costruito molto prima, e non con blocchi di pietra tagliata grossolanamente ma con pilastri di calcare finemente scolpiti a bassorilievo: una sfilata di gazzelle, serpenti, volpi, scorpioni, cinghiali selvatici.

Il complesso risale a sette millenni prima della Grande Piramide di Giza, ed è il più antico esempio noto di architettura monumentale. Intorno all’8000 a.C. il sito venne deliberatamente abbandonato e volontariamente seppellito con terra portata dall’uomo.

Gli archeologi continuano a scavare e a discutere sul suo significato. Göbekli Tepe e altri siti mediorientali stanno cambiando le nostre idee su una svolta fondamentale nella storia umana: la rivoluzione neolitica, quando i cacciatori-raccoglitori nomadi si trasformarono in agricoltori stanziali.

Il sito si trova su una collina artificiale alta circa 15 m e con un diametro di circa 300 m, situata sul punto più alto di un’elevazione di forma allungata, che domina la regione circostante, tra la catena del Tauro e il Karaca Dağ e la valle dove si trova la città di Harran. Il sito utilizzato dall’uomo avrebbe avuto un’estensione da 300 a 500 m².

 

Gobekli Tepe: Il tempio che non dovrebbe esistere 4Finora meno di un decimo del sito è stato riportato alla luce, ma basta a dare un’idea del timore reverenziale che il tempio incuteva ai pellegrini che si radunavano qui ben 7.000 anni prima della costruzione di Stonehenge.

Gobekli Tepe fu individuata la prima volta nel 1963 da un gruppo di ricerca turco-statunitense, che notò diversi consistenti cumuli di frammenti di selce, segno di attività umana nell’età della pietra. Il sito fu poi riscoperto trent’anni dopo da un pastore locale, che notò alcune pietre di strana forma che spuntavano dal terreno.

La notizia arrivò al responsabile del museo della città di Şanlıurfa, che contattò il ministero, il quale a sua volta si mise in contatto con la sede di Istanbul dell’Istituto archeologico germanico.

Gli scavi furono iniziati nel 1995 da una missione congiunta del museo di Şanlıurfa e dell’Istituto archeologico germanico sotto la direzione di Klaus Schmidt, che dall’anno precedente stava lavorando in alcuni siti archeologici della regione. Nel 2006 gli scavi passarono alle università tedesche di Heidelberg e di Karlsruhe.

Gli scavi portarono alla luce un santuario monumentale megalitico, costituito da una collina artificiale delimitata da muri in pietra grezza a secco. Furono inoltre rinvenuti quattro recinti circolari, delimitati da enormi pilastri in calcare pesanti oltre 10 tonnellate ciascuno, probabilmente cavati con l’utilizzo di strumenti in pietra. Secondo il direttore dello scavo le pietre, drizzate in piedi e disposte in circolo, simboleggerebbero assemblee di uomini.

Gobekli Tepe: Il tempio che non dovrebbe esistere 5La scoperta più interessante riguarda le circa 40 pietre a forma di T, alte fino a cinque metri e mezzo. I blocchi di calcare, del peso di cinque tonnellate, furono portati qui da una cava vicina anche se le popolazioni dell’epoca non conoscevano la ruota né avevano ancora addomesticato le bestie da soma.

La maggior parte di esse sono incise e vi sono raffigurati diversi tipi di animali (serpenti, anatre, gru, tori, volpi, leoni, cinghiali, vacche, scorpioni, formiche).

Gobekli Tepe: Il tempio che non dovrebbe esistere 6Alcune incisioni vennero volontariamente cancellate, forse per preparare la pietra a riceverne di nuove. Sono inoltre presenti elementi decorativi, come insiemi di punti e motivi geometrici.

Indagini geomagnetiche hanno indicato la presenza di altre 250 pietre ancora sepolte nel terreno. Un’altra pietra a forma di T, estratta solo a metà dalla cava, è stata rinvenuta a circa 1 km dal sito. Aveva una lunghezza di circa 9 m ed era probabilmente destinata al santuario, ma una rottura costrinse ad abbandonare il lavoro.

Oltre alle pietre sono presenti sculture isolate, in argilla, molto rovinate dal tempo, che rappresentano probabilmente un cinghiale o una volpe. Confronti possono essere fatti con statue del medesimo tipo rinvenute nei siti di Nevalı Çori e di Nahal Hemar.

Gli scultori dovevano svolgere la loro opera direttamente sull’altopiano del santuario, dove sono stati rinvenute anche pietre non terminate e delle cavità a forma di scodella nella roccia argillosa, secondo una tecnica già utilizzata durante l’epipaleolitico per ottenere argilla per le sculture o per il legante argilloso utilizzato nelle murature.

Gobekli Tepe: Il tempio che non dovrebbe esistere 7Nella roccia sono anche presenti raffigurazioni di forme falliche, che forse risalgono ad epoche successive, trovando confronti nelle culture sumere e mesopotamiche (siti di Byblos, Nemrik, Helwan e Aswad).

Ad oggi, 45 di queste pietre sono state scavate, ma vi sono indicazioni che c’è molto da scoprire. Indagini geomagnetiche indicano che ci sono centinaia di altre pietre erette, che aspettano solo di essere portate alla luce. Se Gobekli Tepe fosse semplicemente questo, sarebbe già un sito straordinario, una specie di Stonehenge turca.

Gobekli Tepe: Il tempio che non dovrebbe esistere 8Diversi fattori unici innalzano però Gobekli Tepe nella stratosfera dell’archeologia e nel regno del fantastico. Il primo è la sua età. La datazione al radiocarbonio mostra che il complesso è di almeno 12.000 anni fa, forse anche 13.000 anni.

Ciò significa che è stata costruita intorno al 10 mila a.C. Gobekli Tepe è quindi il più antico di tali siti nel mondo, con un ampio margine. E’ così antico da precedere la vita sedentaria dell’uomo, prima della ceramica, della scrittura, prima di tutto. Gobekli proviene da una parte della storia umana che è incredibilmente lontana, nel profondo passato dei cacciatori-raccoglitori.

Come poterono gli uomini delle caverne costruire qualcosa di così ambizioso? L’archeologo Klaus Schmidt, pensa che bande di cacciatori si siano riuniti sporadicamente nel sito, durante i decenni di costruzione, vivessero in tende di pelle di animali e uccidessero la selvaggina locale per nutrirsi. Le molte frecce di selce trovate presso Gobekli giocano a sostegno di questa tesi, ma sostengono anche la datazione del sito.

Questa rivelazione, che i cacciatori-raccoglitori dell’Età della Pietra potrebbero avere costruito qualcosa come Gobekli, cambia radicalmente la nostra visione del mondo, perché mostra che la vita degli antichi cacciatori-raccoglitori, in questa regione della Turchia, era di gran lunga più progredita di quanto si sia mai concepito. E’ come se divinità scese dal cielo avessero costruito Gobekli con le loro mani.

La particolare disposizione del complesso di Gobekli Tepe ricorda inoltre la disposizione delle principali stelle delle costellazione delle Pleiadi (conosciute anche come le Sette sorelle, chiamate dagli antichi romani Vergilie) che contano diverse stelle visibili ad occhio nudo nella costellazione del Toro, di cui tanti siti archeologici del mondo sembrano uniti nella medesima volontà’ di omaggiare queste stelle.

Gobekli Tepe: Il tempio che non dovrebbe esistere 9Pochi anni fa, gli archeologi rinvennero presso Cayonu un mucchio di teschi umani. Essi furono trovati sotto una lastra d’altare, tinta con sangue umano. Nessuno è sicuro, ma questa può essere la prima prova di sacrifici umani: uno dei più inspiegabili comportamenti umani, che potrebbero avere sviluppato solo di fronte ad un terribile stress sociale.

Gli esperti possono discutere sull’evidenza di Cayonu. Ma quello che nessuno nega che è il sacrificio umano abbia avuto luogo in questa regione, tra la Palestina, Israele e Canaan. L’evidenza archeologica indica che le vittime erano uccise in enormi fosse di morte, i bambini erano sepolti vivi in vasi, altri erano bruciati in grandi giare di bronzo.

Questi atti sono quasi incomprensibili, a meno che non si pensi che la gente aveva imparato a temere le divinità, perché era stata scacciata dal paradiso. Così avrebbe cercato di propiziare la collera dei cieli. Questa barbarie potrebbe, infatti, essere la chiave di soluzione di un ultimo, sconcertante mistero. I sorprendenti fregi di pietre di Gobekli Tepe si sono conservati intatti per uno strano motivo.

Molto tempo fa, il sito fu deliberatamente e sistematicamente sepolto con un colossale lavoro insieme a tutte le sue meravigliose sculture di pietra. Intorno al 8000 a.C., i creatori di Gobekli seppellirono la loro realizzazione e il loro glorioso tempio sotto migliaia di tonnellate di terra, creando le colline artificiali sulle quali il pastore curdo camminava nel 1994. Il motivo che spinse gli antichi a seppellire per sempre il tempio di Gobekli Tepe rimane a tutt’oggi un mistero.

Fonte: Nibiru 2012

Teoria degli Antichi Umani

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Teoria degli Antichi Umani I superstiti di Atlantide che ricostruirono il mondo postdiluviano? Secondo uno studio recente, tra i 12 mila e i 13 mila anni fa, un vero e proprio cataclisma sconvolse l’intero pianeta: a violenti terremoti e a terribili eruzioni vulcaniche, fecero seguito piogge torrenziali e l’innalzamento del livello dei mari. Un evento catastrofico avvenuto circa 13 mila … Continue reading

IL TEMPIO DI LUXOR

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IL TEMPIO DI LUXOR “L’Egitto e’ la scuola dove l’immagine parla”. IL TEMPIO DELL’UOMO Nei mondi antichi la costruzione di un tempio era un’arte sacra che seguiva regole precise e preziose. Il tempio era un luogo dell’energia. Oggi l’arte di costruire templi si e’ perduta, le chiese moderne sono luoghi di convegno materiale che non attivano più’ la parte interiore … Continue reading

L’origine di Tiahuanaco

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L’origine di Tiahuanaco Secondo l’archeologia ufficiale la fondazione della città di pietra che oggi chiamano Tiahuanaco (o Tiwanaku), situata a circa 4000 metri d’altezza sul livello del mare nell’altipiano andino, e distante circa 22 chilometri dal lago Titicaca, risale al III secolo dopo Cristo. L’archeologia tradizionale ha individuato le culture Pukara (500 a. C.), Uros, Qaluyo e Chiripa come il … Continue reading

LE TOMBE DEI GIGANTI IN SARDEGNA

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LE TOMBE DEI GIGANTI IN SARDEGNA In direzione di S. Teresa di Gallura (SS), si svolta per una strada a sinistra percorrendola per circa 1 km. fino a un bivio dove si gira ancora a sinistra; si prosegue per altri 4 km. fino ad uno spiazzo da dove una strada a destra segnalata porta alla tomba, situata nei pressi del … Continue reading

Piramidi di Rualis

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Piramidi di Rualis Domenica 07/09 ho avuto il piacere di partecipare alla visita ai luoghi di alta energia situati nei dintorni della città di Cividale organizzata dall’associazione Waira-aiar di Udine. Alle 9 ci siamo ritrovati in 13 (più 2 bambini ed un cane) alle porte di Cividale e siamo partiti, guidati da Valter Maestra, alla scoperta di tre luoghi meravigliosi: … Continue reading

Tiahuanaco la Città degli Dei

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Tiahuanaco la Città degli Dei Tiahuanaco possiede una leggenda che la vuole edificata, in una sola notte da un misteriosa razza di giganti; mentre i locali narrano di Dèi scesi da cielo “sulle ali d’immensi condor”, quando i loro antenati volavano su grandi “piatti d’oro” mossi da vibrazioni sonore. Tiahuanaco è uno di quei luoghi di cui non conosciamo l’origine … Continue reading

Mistero di Palenque

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Mistero di Palenque

Mistero di PalenqueUn mistero per gli archeologi, un antico astronauta o la raffigurazione allegorica della discesa agli inferi di un antico re ?

Secondo Erich von Däniken si tratta della prima ipotesi, per molti acheologi questa è una interpretazione fantasiosa ma alla luce di altri misteri del sito di Palenque (il “guerriero con il mitragliatore” ad esempio) e delle simili testimonianze lasciate dai popoli antichi, io credo che Däniken abbia ragione.

LINK: www.daeniken.com

Verso la fine degli anni sessanta, lo scrittore svizzero Erich von Däniken portò all’attenzione del grande pubblico un controverso ritrovamento. Nel suo libro Ricordi del Futuro, pubblicato nel 1968, Däniken racconta della scoperta di una pietra tombale presso il Tempio delle Iscrizioni nella città di Palenque (Messico), che secondo lo scrittore rappresenta una solida testimonianza di una visita che una civiltà aliena avrebbe svolto sul pianeta terra in tempi antichi. Le incisioni presenti su questo reperto, fanno in effetti pensare ad un uomo intento a pilotare un qualche genere di veicolo a razzo; queste teorie furono discusse anche in Italia grazie allo scrittore e giornalista Peter Kolosimo, alias Pier Domenico Colosimo, ritenuto uno dei fondatori della paleoastronautica o archeologia misteriosa insieme a Erich von Däniken.

Palenque è un importante sito archeologico situato nello stato di Chiapas, in Messico, vicino al fiume Usumacinta. Si tratta di un sito di medie dimensioni ma, nonostante questo, contiene alcune delle più belle opere architettoniche e scultorie create dalla civiltà Maya. Alcuni resoconti storici la indicano come la più grande città dell’emisfero occidentale ai tempi del suo splendore che comincia circa nel 400 d.C. e prosegue per quattro secoli, fino a quando la città viene misteriosamente abbandonata e lasciata alla giungla. Verso la fine del diciassettesimo secolo, le rovine di Palanque  vengono ritrovate da uno spagnolo, Antonio del Rio, che però non da importanza alla cosa e getta nuovamente la città nell’oblio. Nel 1830, il soldato di ventura Jean Frédéric Waldeck  riscopre la città. L’uomo rimase nella zona per più di tre anni, realizzando diversi schizzi delle rovine. La città venne poi portata alla ribalta dai famosi esploratori Stephens e Catherwood, che nel 1840 si recarono nella città e scrissero un libro a proposito. Gli scavi archeologici iniziarono molto tempo dopo, nel 1930 e furono diretti dall’archeologo M. A. Fernandez, in collaborazione con F. Blom e Ruz Lhuillier, fu nel corso di questi lavori che vennero riportati alla luce numerosi templi; soprattutto è da ricordare la scoperta del Tempio delle Iscrizioni, il quale custodiva un sensazionale reperto.

Nel Giugno del 1952, Ruz Lhuillier stava lavorando a dei restauri nel Tempio delle Iscrizioni. Casualmente si imbattè in una lastra del pavimento munita di alcuni fori. L’uomo vide che la lastra si sollevava e scoprì un passaggio segreto che conduceva ad una piccola cripta situata nel cuore della piramide a diciotto metri di profondità. All’interno della cripta vi era una tomba coperta da una colossale lastra di pietra da cinque tonnellate. Secondo le iscrizioni, in quel luogo era sepolto colui chiamato halac uinic, che significa ‘vero uomo’. Dovrebbe trattarsi di K’inich Janaab’ Pakal, conosciuto anche come Pakal il grande o semplicemente Pacal. Fu l’ultimo re della grande città di Palenque; la cosa che colpì particolarmente l’archeologo fu la strana incisione sulla lastra di pietra che copriva la tomba: il re Pakal viene infatti ritratto all’interno di quella che potrebbe sembrare una capsula spaziale, intento a tirare leve e pigiare bottoni. Nella parte posteriore della rappresentazione vi è una struttura che qualcuno ha identificato come un motore, dalla quale si diramano fiamme. La notizia fece scalpore e, verso la fine degli anni 60, la questione venne trattata dallo scrittore svizzero Erich Von Däniken nel suo libro Ricordi del Futuro e anche in Italia da Peter Kolosimo. L’interpretazione dello scrittore si basa sul fatto che i Maya  siano stati visitati da una razza aliena di cui ormai si è perso il ricordo. Questa teoria, anche se affascinante, non concorda pienamente con i fatti: per prima cosa, i lineamenti della figura incisa sulla lapide sono chiaramente Maya, non alieni. Anche l’abbigliamento non ha niente a che fare con l’astronautica, ma è invece un comune vestito dell’epoca. Può darsi che l’interpretazione ‘spaziale’ sia stata troppo frettolosa.

Nel 1974, un congresso di studiosi interpretò diversamente il simbolismo della stele di Palenque   attribuendogli un significato spirituale ed identificando uno ad uno i diversi simboli che si intrecciano nella rappresentazione: in tale contesto, la figura umana centrale viene identificata come il sovrano-sacerdote Hanab Pakal II, posta sopra la maschera del dio della pioggia, da cui si dirama un’albero cruciforme con un serpente bicefalo e l’uccello Quetzal. Studi più approfonditi hanno allontanato sempre di più l’ipotesi che il re Pacal fosse stato un paleocosmonauta. Si è infatti scoperto che l’elaborato bassorilievo sulla lastra di pietra è in realtà la fusione di sei bassorilievi, rinvenuti anche singolarmente ed indipendentemente gli uni dagli altri in altri siti archeologici e di cui gli esperti di civiltà precolombiane hanno stabilito incontrovertibilmente l’esatta valenza simbolica.

Mistero di Palenque glyphsAndiamo con ordine: partendo dal basso della raffigurazione (così come è mostrata nell’immagine sopra) il primo glifo che troviamo è quello che per la cultura Maya rappresenta l’occidente, dove il sole cala e ‘muore’ creando l’accesso per il mondo dei morti. In un’antica mappa Maya, l’occidente viene collocato in basso, proprio come nella pietra di Pacal; il nord, simboleggiante la terra della pioggia, è a sinistra di esso. Il sud è a destra e rappresenta il sole a mezzogiorno, quindi il luogo del calore; infine l’est, in alto, è il luogo dove sorge il sole e quindi dove ha inizio la nascita o la rinascita.

Sopra il primo glifo ne troviamo un secondo, che secondo la maggioranza degli studiosi rappresenta la maschera ossea del dio della morte, signore del livello dell’Oltretomba. Sopra di esso è collocata una figura umana; tutti ritengono si tratti di Hanab Pakal II, sovrano-sacerdote di Palenque; i cui resti sono stati conservati per secoli sotto questa enorme lapide.

La mitologia Maya vede i quattro punti cardinali (Nord, Sud, Ovest, Est) uniti da una gigantesca croce chiamata l’Albero della Vita, che collega il cielo, la terra e il regno dei morti. Questo ci porta al terzo glifo, posto appena sopra la figura umana: esso rappresenta, in questa raffigurazione, oltre che l’albero della vita, anche l’albero, inteso come vegetale, la Via Lattea ed il “Bianco Cammino”, una strada sacra che corre da oriente ad occidente, dalla nascita alla morte. Si presume infatti che la stele rappresenti il viaggio del Re Pacal verso gli inferi.

Il quarto glifo è sovrapposto all’albero della vita e rappresenta un serpente bicefalo che i Maya adoravano; era conosciuto come Itzamnà o Dragone Celeste, figlio di Hunab Ku, è governatore degli dèi, dio del sole, del mais, della scrittura e delle arti. Simbolicamente esso rappresenta la vita e la morte e fu la principale divinità Maya fino all’anno 800 dopo cristo, quando gli Aztechi invasori lo soppiantarono con il dio Tezcatlipoca.

Giungiamo infine al quinto simbolo, che si trova nella parte più alta del bassorilievo e rappresenta un Quetzal, un uccello sacro per i Maya e odierno simbolo nazionale del Guatemala. La combinazione di questi simboli ha tratto in inganno molti studiosi poichè visti nel complesso sono difficilmente riconoscibili. La chiave che ha permesso di decifrare il complesso simbolismo è costituita proprio dalla presenza di Hanab Pakal II, che nella rigida gerarchia della Città-stato di Palenque  rappresentava il fulcro dell’universo; la sua posizione ‘centrale’ nella raffigurazione è dovuta proprio al suo status.

Fonte:
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