SIMBOLISMO DEGLI STRUMENTI DI LAVORO DEL MESTIERE

SIMBOLISMO DEGLI STRUMENTI DI LAVORO DEL MESTIERE

GLI STRUMENTI DI LAVORO DEL MESTIERE

Da tempo immemorabile gli strumenti di lavoro di un massone operativo sono stati usati come simboli per l’istruzione morale

Il Mestiere

Un mestiere (Craft) originariamente era un’organizzazione di lavoratori che avevano una serie di abilità in un particolare mestiere o vocazione. “Craft” viene dall’antico inglese “craeft”, derivato dall’antico sassone e antico tedesco “kraft”, che originariamente significava Forza e Abilità. Il suo aggettivo “craeftig” intendeva “abile” (crafty) e significava “capace” o “esperto”. Gli aspetti sinistri di “crafty”, che includono “astuzia” (cunning) dall’inglese antico “cunnan” che significa “sapere”, sono usi moderni della parola che non erano in voga quando i Mestieri fiorirono in epoca medievale. Questo cambiamento nell’uso di “cunning” si riflette nelle diverse versioni di “I Re” (7:14) della Bibbia, che registra che Hiram, re di Tiro, mandò Hiram Abif a Gerusalemme per assistere il re Salomone nella costruzione del tempio. Nella “Authorised Version” emanata dal re Giacomo VI nel 1611, Hiram Abif è descritto come “colmo di saggezza, comprensione e sapienza (cunning) per eseguire tutte le opere in ottone”. Nella “New English Bible” pubblicata nel 1970 Hiram Abif è definito “un uomo di grande abilità e ingegnosità (ingenuity), versato in ogni tipo di lavorazione in bronzo”.

Le “Family peace guilds”, chiamate “frith”, esistevano a Londra verso la metà del X secolo. Si ritiene che la prima corporazione di mercanti abbia avuto origine a Dover intorno alla metà dell’XI secolo, quando sembra che siano state istituite anche le prime corporazioni di tessitori. In epoca medievale i lavoratori di molti Mestieri fondarono associazioni fraterne (confraternite) per la mutua assistenza dei loro membri, che chiamarono gilde (gilds) e successivamente corporazioni (guilds), derivato dall’antico inglese “gield” che era sinonimo dell’antico normanno “gildi” a significare una società che si sosteneva da sé mediante sottoscrizioni. Ci sono ampie testimonianze che le corporazioni del mestiere fossero ben consolidate in Gran Bretagna a partire dal 1135 circa, durante il regno di Enrico I.

Sebbene le corporazioni artigiane fossero nate per salvaguardare gli interessi dei lavoratori specializzati nei vari mestieri, erano anche confraternite religiose i cui membri erano tenuti a frequentare la chiesa frequentemente e su base regolare. Sotto la protezione della loro corporazione e con l’assistenza dei suoi membri, molte famiglie passarono dalla servitù ad essere datori di lavoro nel giro di poche generazioni. I massoni operativi che erigevano strutture ecclesiastiche in epoca medievale divennero la più numerosa e meglio organizzata di tutte le corporazioni artigiane e furono presto chiamati “i liberi muratori” (free masons), o più familiarmente “The Craft”. I rudi massoni, muratori, posatori, pavimentatori, stuccatori, muratori in laterizi, carpentieri, fonditori di bronzo, ferraioli, orafi e “Whitesmith“, che lavoravano tutti a stretto contatto con i frammassoni nelle opere edili più importanti, spesso nei centri più grandi costituivano le proprie corporazioni artigiane.

Logge di Frammassoni Operativi

Sebbene i membri della maggior parte delle corporazioni artigiane (the crafts) potessero trovare lavoro nelle vicinanze delle loro abitazioni, molti membri della confraternita dei frammassoni spesso dovevano percorrere lunghe distanze per trovare lavoro e stabilire i cantieri dei nuovi progetti. Questo è stato senza dubbio un fattore significativo che ha portato alla creazione delle Logge. Nella pratica operativa la loggia significava in origine il luogo di lavoro, in particolare il laboratorio degli scalpellini (stoneyard). La parola inglese derivava dal francese antico “loge” che significa “pergolato” o “chiosco”, che fu adottato nel “Middle English” per indicare una “cabina” (stall) come nei teatri moderni. Il primo riferimento conosciuto di “loggia” come ad un edificio si trova nei resoconti della “Vale Royal Abbey” nel 1277, quando “logias e mansiones” furono eretti per i lavoratori perché il sito dell’abbazia era ad una certa distanza dall’abitato. “Logias” era un verbo in Francese Antico e “mansiones” un sostantivo in Latino Medio, che significano rispettivamente “alloggiare” e “abitazione”, rispecchiando l’influenza del francese e del latino sulla lingua inglese. In Inghilterra i vecchi documenti operativi fanno spesso riferimento alle logge come luoghi di residenza, ma a volte erano anche depositi di strumenti e attrezzi, come allo “York Minster” nel 1399. Un “corpo di muratori” divenne anch’esso conosciuto come “una loggia” per associazione, quasi certamente ai tempi del medioevo. Forse inaspettatamente i primi riferimenti noti in questo contesto si ritrovano in relazione alla pratica operativa in Scozia, nei verbali della “Aitchison’s Haven Lodge” nel 1598 e anche negli “Schaw Statutes” del 1598 e 1599.

In epoca medievale molte delle logge dovevano lavorare in maniera indipendente, perché viaggiare era molto difficile e richiedeva tempo. Anche così, ci sono prove che durante tutto il 1300 si svolgessero assemblee annuali di liberi muratori, che erano le riunioni che Enrico VI cercò di vietare con gli “Statutes” del 1436 e del 1437. Il sistema delle corporazioni si dimostrò di grande successo finché non fu devastato dalla Riforma del 1530-1560, quando Enrico VIII confiscò la maggior parte dei possedimenti delle corporazioni. Il figlio di Enrico VIII, Edoardo VI, completò l’eliminazione delle fonti di finanziamento delle corporazioni con un atto del 1547 in base al quale tutti i fondi rimanenti della corporazione che erano stati dedicati a scopi religiosi furono confiscati, così come i fondi di tutte le altre confraternite religiose. Le corporazioni che sopravvissero alla Riforma divennero le “Livery Companies” della Città di Londra, di cui la “Fellowship of Masons” è probabilmente la più nota. Nacque nei primi anni del 1300 e fu chiamata “The Worshipful Company of Free Masons of the City of London” dalla concessione delle sue “armi” nel 1471 fino a un certo periodo nel 1500. Nel 1655, nel periodo successivo alla Riforma, fu ribattezzata “The Company of Masons”.

Nelle logge operative gli addetti alla supervisione comprendevano capisquadra, intendenti, sovrintendenti, sorveglianti e diaconi, che erano responsabili del controllo dei vari settori di lavoro. Tutti erano artigiani pienamente qualificati che erano stati promossi di grado quando erano sufficientemente esperti e avevano dimostrato la capacità e l’abilità necessarie per assumere livelli di responsabilità progressivamente più elevati. I titoli e le funzioni degli ufficiali di supervisione non erano standardizzati. Le corporazioni medievali in Inghilterra avevano sorveglianti del mestiere (wardens of the craft) e sorveglianti dei misteri (wardens of the mystery). Nelle logge medievali in Scozia gli ufficiali in capo erano frequentemente diaconi, spesso supportati da sorveglianti (wardens), sebbene i due uffici a volte si fondessero in uno solo o il sorvegliante fosse l’ufficiale in capo. In alcuni raduni i massoni lavoravano sotto il controllo dei diaconi, sebbene i sorveglianti fossero responsabili della supervisione generale delle logge. Dalla seconda metà del diciassettesimo secolo, i Maestri Massoni (Master Masons) cominciarono a governare le logge operative in Scozia e avevano sorveglianti (wardens) come loro vice. Le testimonianze suggeriscono che le logge speculative inglesi avevano Wardens nel XVII secolo e che i Diaconi furono introdotti successivamente seguendo la pratica in Scozia.

La Formazione nelle Logge Operative

In epoca medievale in Inghilterra, gli apprendisti nella massoneria venivano reclutati tra ragazzi idonei, di solito di età compresa tra i dodici e i quindici anni. Un giovane che imparava il mestiere di muratore era vincolato con contratto scritto come apprendista in una loggia operativa. La sua formazione era nominalmente per un periodo di sette anni. Il primo regolamento conosciuto relativo agli apprendistati a Londra risale al 1230 circa, ma non fu applicato rigorosamente per molti anni. Quasi un secolo doveva passare prima che l’apprendistato fosse di uso generale, all’incirca nel periodo in cui la “Fellowship of Masons” fu costituita a Londra. Un ragazzo in cerca di ingaggio e considerato accettabile dai membri della loggia doveva giurare che sarebbe stato obbediente e avrebbe imparato il mestiere. Era poi legato (to be bound over) come Apprendista (Indentured Apprentice) ad un massone anziano, spesso lo stesso maestro massone, che era il maestro dell’apprendista per il suo periodo di apprendistato. Durante l’addestramento l’apprendista viveva con il suo maestro e gli dava obbedienza implicita in tutte le cose, con poca ricompensa oltre a vitto, vestiario e alloggio. Il suo posto nella vita di loggia era ugualmente subordinato.

In Inghilterra, un apprendista che aveva un buon record era messo alla prova nel laboratorio degli scalpellini (stoneyard) per la competenza pratica alla fine del suo apprendistato. Se si dimostrava capace e superava un esame nella loggia, i membri votavano per la sua ammissione a pieno titolo. Una volta accettato, era considerato un artigiano pienamente qualificato. Tuttavia, poiché non aveva ancora acquisito un’esperienza sufficiente per occuparsi della costruzione, gli sarebbe stato richiesto di lavorare sotto la guida di esperti artigiani per altri sette anni, anche se il periodo variava notevolmente. Quando aveva provato la sua capacità di farsi carico di lavori edili, veniva accettato come Compagno (Fellow) ed era libero di assumere lavoro subordinato e di svolgere lavori in proprio. Il titolo di “Fellow” si trova per la prima volta in documenti inglesi verso la fine del XIV secolo, dove indicava chiaramente l’appartenenza ad una confraternita, ma non sembrava indicare uno specifico grado di competenza.

Documenti in Scozia risalenti al XV secolo mostrano che i giovani erano apprendisti nei monasteri per periodi che variavano da cinque a nove anni. Quando un apprendista muratore aveva completato in modo soddisfacente la sua formazione nel laboratorio degli scalpellini, veniva “iscritto” nei libri della sua loggia. Questa caratteristica della pratica operativa scozzese risale al 1598 e probabilmente a prima. Gli Apprendisti Iscritti nelle logge scozzesi erano incaricati di piccoli gruppi di giovani apprendisti, sebbene fossero ancora tenuti a lavorare per qualche altro anno sotto la guida generale di muratori esperti per sviluppare la loro competenza e leadership. A Edimburgo il “Trade Regulations”, incorporato nel “Seal of Cause” del 1475, prevedeva che un apprendista servisse per un periodo di sette anni, dopodiché doveva essere esaminato da quattro esaminatori. Quando era ritenuto esperto, diventava un Compagno d’Opera (Fellow of the Craft) e aveva diritto a tutti i privilegi dell’appartenenza alla sua loggia. Nelle logge operative i “Fellows of the Craft” erano maestri pienamente qualificati del loro mestiere in tutti i suoi aspetti. Avevano il permesso di assumere manodopera e di farsi carico di lavori di costruzione. Nella massoneria operativa il titolo di Maestro Muratore (Master Mason) solitamente si riferiva al capomastro che si faceva carico di un progetto edilizio, spesso il titolare della loggia incaricata di eseguire l’opera.

È interessante sapere che la parola “fellow” è correlata alla parola in medio inglese “fee”, che significava “onorario” o “pagamento”, derivata dall’antico alto tedesco “fihu” o “fehu”. Ha un importante affine nel gruppo scandinavo delle lingue germaniche, l’antico normanno “felag”, che significava una comunione di proprietà e quindi una partnership. Da questo utilizzo derivò l’antico inglese “feolaga”, poi il medio inglese “felaghe”, che più tardi divenne “felawe”, da cui l’inglese “fellow”, che significa un “associato”, un “compagno” e un “pari”. Così un “Fellow of the Craft” era qualcuno che deteneva l’appartenenza (membership) alla sua confraternita (Craft; Mestiere), per cui di solito gli era dovuta una paga (fee), in conseguenza di questo accettava i doveri della sua posizione e godeva dei privilegi dell’appartenenza. Al giorno d’oggi il titolo “Fellow” si applica solitamente al grado più alto di appartenenza a un’istituzione scientifica o tecnica, ma è utilizzato anche nelle università per designare il titolare di una borsa di studio (Fellowship).

Logge Speculative

Documenti dell’inizio del 1500 indicano che le logge operative scozzesi e irlandesi accettavano persone di (elevata) statura come membri onorari, anche se non erano né massoni operativi né artigiani in nessun altro mestiere. Tuttavia, questa consuetudine non sembra aver avuto inizio in Inghilterra per altri cento anni, quando la “Fellowship of Masons” di Londra istituì una confraternita interna nota come “Acception”, i cui membri non erano necessariamente membri della Compagnia. Sebbene sette membri della Compagnia fossero iscritti alla “Acception” durante il 1620 e il 1621, il “King’s Master Mason”, che era anche Maestro della Compagnia nel 1633, non fu iscritto alla “Acception” sino al 1639! Dai registri della Compagnia risulta che diversi non operativi furono iscritti alla “Acception” dal 1663 in poi. Le corporazioni artigiane inglesi furono decimate dalla Riforma del 1530-1560, dopodiché le eventuali logge di massoni operativi fondate, erano istituite solo per la durata di specifici progetti. Con l’eccezione di un “Assemblage” a York, non ci sono registrazioni di logge inglesi che si siano trasformate da pratica operativa a pratica speculativa come avvenne in Scozia, sebbene molti massoni operativi in Inghilterra furono coinvolti nella creazione di logge speculative. In contrasto con l’Inghilterra e l’Irlanda, la maggior parte delle logge operative in Scozia continuarono fino al 1750, alcune molto più a lungo, molte delle quali diventarono logge speculative in maniera quasi del tutto naturale.

I titoli “Entered Apprentice” e “Fellowcraft” non furono usati nelle logge inglesi sino al 1700, quando entrambi questi gradi speculativi furono adottati dalla massoneria operativa in Scozia. Divennero fermamente stabiliti nella massoneria speculativa inglese quando apparvero nelle “Constitutions” del dottor James Anderson del 1723. Il primo uso conosciuto di questi titoli in Inghilterra fu fatto dalla molto antica e operativa “Assembly of Masons” a York, chiamata “York Grand Lodge”, che era indipendente dalle “Grand Lodges” formate a Londra.

Sfortunatamente i primi verbali superstiti della “York Grand Lodge” risalgono al 1712, quando era già in procinto di diventare speculativa. Di particolare interesse sono i verbali della sua riunione tenutasi nel 1725 in occasione della Festa di San Giovanni, che registrano che gli “E.P. (Entered ‘Prentice), F.C. e M.M. parteciparono“, indicando chiaramente che questi tre gradi erano praticati in quel momento. Prima di quell’incontro il Maestro veniva solitamente chiamato “the President”, ma in quell’incontro divenne il Gran Maestro (Grand Master), quando furono eletti anche un Vice Gran Maestro (Deputy Grand Master) e dei Gran Sorveglianti (Grand Wardens). È stato accertato oltre ogni dubbio che le ammissioni ai gradi di Apprendista e Compagno erano di natura esoterica almeno fin dal 1598. Nella massoneria speculativa del Mestiere (speculative craft freemasonry) il grado di Maestro Massone (Master Mason) è simile al cerimoniale del “Ancient Drama” nella massoneria operativa, che è stato messo in atto annualmente da tempo immemorabile.

Influenza Religiosa

Poiché gran parte del suo lavoro veniva svolto in un ambiente ecclesiastico, la corporazione dei massoni fu soggetta ad un’influenza religiosa più forte di qualsiasi altra corporazione artigianale. Questo senza dubbio spiega perché le antiche cerimonie operative erano basate su storie delle Scritture e includevano un’ampia istruzione morale. A questo proposito gli “Old Charges” erano un elemento chiave nell’inserimento dei candidati nelle logge operative inglesi, fornendo una base per l’insegnamento etico praticato negli incontri settimanali. Una parte essenziale delle “Old Charges” era la storia tradizionale, in cui lo sviluppo contemporaneo della civiltà e della massoneria veniva raccontato sulla base di leggende derivate dalla storia biblica, integrate da aneddoti allegorici di eventi contemporanei. Studiosi eruditi hanno espresso l’opinione che un dotto monaco, che conosceva bene gli usi e i costumi del mestiere di muratore, abbia probabilmente preparato gli “Old Charges”. Quei ricercatori sono dell’opinione che l’oggetto degli “Old Charges” sia molto più antico del primo manoscritto attualmente conosciuto, che è il “Regius MS” risalente al 1390 circa. È possibile che gran parte del materiale originale relativo alla condotta di un massone potrebbe essere stato derivato dalle prime “trade ordinances” che si sa siano entrate in vigore verso la fine del XI secolo, sebbene non ne siano state ancora scoperte copie. Nessun’altra corporazione artigianale medievale o confraternita religiosa è nota per aver posseduto un documento simile agli “Old Charges”.

Sebbene la storia tradizionale e gli statuti (charges) non fossero identici ovunque, avevano un tema coerente ed erano considerate dai massoni operativi medievali in Inghilterra come il fondamento della loro arte in tutte le epoche e in tutti i luoghi. Copie autentiche di quegli “Old Charges” costituivano l’autorità sotto la quale le logge operative tenevano le loro riunioni, secoli prima che i “Warrants” fossero emessi dalle prime Grandi Logge. Un aspetto interessante della storia tradizionale è il racconto allegorico secondo cui Charles Martel (688-741), noto come “Carlo il Martello” in Francia, stabilì la massoneria in Inghilterra. Questo racconto potrebbe avere una base fattuale. Leggende massoniche in Francia includono l’anomala affermazione secondo cui Carlo Martello imparò l’arte della massoneria da un curioso muratore di nome “Naymus Graecus”, che era stato presente all’erezione del tempio di Salomone.

La Scozia ebbe una stretta associazione con la Francia, iniziata quando l’apostolo e monaco benedettino irlandese san Colombano (521-597) stabilì il primo monastero a Iona. San Colombano convertì al cristianesimo i Pitti del nord e operò anche in Bretagna e nel distretto francese dei Vosgi, dove fondò la grande abbazia di Luxeuil. Considerando questa associazione religiosa, sostenuta da un significativo afflusso di massoni operativi dalla Francia alla Scozia, è forse sorprendente che le logge operative scozzesi non avessero una propria Storia Tradizionale. I pochi “Old Charges” posseduti dalle logge scozzesi di massoni operativi furono ovviamente copiati da fonti inglesi e risalgono all’incirca all’epoca in cui il “Seal of Cause” fu emesso a Edimburgo nel 1475. Allo stesso modo non vi è alcuna prova che le logge operative irlandesi abbiano una storia tradizionale simile a quella delle loro controparti inglesi, ma ci sono ampie prove che usassero i loro strumenti di lavoro come simboli per l’istruzione morale all’inizio del sedicesimo secolo.

Le logge operative si riunivano tradizionalmente a mezzogiorno del sesto giorno di ogni settimana, quando svolgevano i loro affari, iniziavano i loro candidati e impartivano istruzione morale. Quell’orario dell’incontro è alla base della paradossale risposta ad una delle domande poste ad un “Apprendista Iscritto” speculativo durante il suo esame, a cui egli risponde “quando il sole era al suo meridiano”. I muratori operativi erano obbligati sotto giuramento ed erano soggetti alle sanzioni consuete per quel periodo. Nelle logge operative si diceva al candidato in ciascuno dei vari gradi che egli rappresentava una particolare pietra richiesta per la costruzione del Tempio di Salomone. Il cerimoniale e le sue intrinseche componenti religiose erano intessute attorno alla preparazione, alla prova e al posizionamento di quella pietra nel tempio, a simboleggiare l’erezione di un tempio spirituale.

Anche le periambulazioni del candidato nella “lodge room” erano correlate all’erezione del tempio. I candidati venivano istruiti mediante “Charge” e catechismo ed erano tenuti ad imparare molto a memoria. Fin dai tempi più antichi, una delle componenti più importanti del rituale era un’interpretazione morale dei numerosi strumenti di lavoro di un muratore. Questo non è sorprendente, perché i nomi di così tanti degli strumenti esprimono una qualità morale senza richiedere ulteriori definizioni. Gli strumenti di lavoro presenti nei gradi speculativi non erano gli unici utilizzati da Apprendista, Compagno e Maestro nelle logge operative, ma furono scelti per illustrare gli insegnamenti del grado speculativo.

Strumenti di Lavoro Operativi

I “Fabric Rolls” dello “York Minster” del 1360 elencano un “kevel”, a volte erroneamente chiamato “keevil”, che era simile ad una martellina (gavel) molto grande ed era l’ascia di pietra (stone-axe) usata per rompere e modellare grossolanamente le pietre nella cava. Il nome fu usato in Scozia e nel nord dell’Inghilterra sino all’inizio del 1800, ma la sua origine è oscura, anche se probabilmente deriva dall’antico francese normanno “keville”, che significa “chiave”, da cui discende anche “clavicola”. I “Fabric Rolls” dello “York Minster” forniscono un inventario dettagliato degli strumenti immagazzinati nella loggia dei muratori alla fine dell’anno 1399, tra cui asce di pietra, scalpelli di ferro, mazze, tavole da disegno (tracing boards), un’accetta, una grande martellina, un compasso e una miriade di altri strumenti.

Alcuni degli strumenti meno familiari elencati nei primi inventari includono: martelli di pietra e asce di pietra in una grande varietà di forme e pesi; martelli con testa a incavo per i tagliatori di pietre dure; martelli per spianare (scabbling hammers) per gli strati ruvidi; varie asce a martello, asce per mattoni, picconi e zappe; scalpelli, punzoni e trivelle; piedi di porco, leve e cunei; e mazzuoli, mazze e cazzuole. I principali strumenti in legno utilizzati dai massoni operativi erano righelli, regoli, squadre, livelli, “plumb rules” e pesanti mazze da incastonatura necessarie per garantire che le pietre fossero posate e impostate sulle corrette linee e livelli durante l’erezione della struttura. Erano di legno per evitare di segnare le pietre lavorate e levigate. Così leggiamo in I Re (6:5) della “New English Bible” che: “Nessun martello o ascia o altro attrezzo di ferro di qualunque tipo fu udito nella casa mentre veniva costruita“.

Gli Strumenti di Lavoro dell’Apprendista

I tre simbolici strumenti di lavoro di un Apprendista Iscritto in una loggia speculativa non sono gli stessi di quelli presentati alla sua controparte operativa alla prima incorporazione. Gli strumenti presentati ad un apprendista sotto contratto (Indentured Apprentice) in una loggia operativa erano il regolo metallico, la mazza o mazzuolo (maul or mallet) e lo scalpello, che erano i primi strumenti che avrebbe imparato ad usare. Come il regolo metallico è usato come guida per lo scalpello quando si lavora una pietra, così esso ricorda costantemente all’apprendista che è tenuto a mantenere una linea d’azione retta e continua nel suo lavoro e nei suoi rapporti con gli altri. Come la mazza o il mazzuolo esercita la forza che spinge sullo scalpello, così ricorda all’apprendista che è suo dovere lavorare sodo e diligentemente nel “laboratorio dello scalpellino” ed anche nella sua vita privata. Come il bordo tagliente dello scalpello è accuratamente affilato per tagliare la pietra, esso imprime nella mente dell’apprendista che la Conoscenza è essenziale in tutte le attività. I tre strumenti in combinazione ricordano all’apprendista che tutte le difficoltà possono essere superate se si utilizza il corretto approccio con Conoscenza, Duro Lavoro e Perseveranza.

Nel corso del suo contratto, l’apprendista muratore imparava ad usare molti altri strumenti di lavoro, inclusi attrezzi come asce, smussi e squadre, calibri e compassi, regoli di varie forme, martelli, raspe e raschietti; la gamma era limitata solo dalle dimensioni e forme delle pietre che doveva tagliare e lavorare. Il regolo da ventiquattro pollici che viene presentato al giorno d’oggi ad un Apprendista Iscritto speculativo venne introdotto per imprimere nel candidato l’importanza di allocare correttamente il suo tempo, in modo che fosse ben speso. Nella massoneria operativa questo aspetto dei doveri dell’apprendista gli era impresso durante tutta la sua formazione, dalla più rigorosa osservanza del suo programma quotidiano di istruzione pratica, dalla sua presenza settimanale in loggia e dalla sua regolare partecipazione ai servizi religiosi dell’istituzione per la quale la sua loggia stava lavorando.

La mazza o maglio (maul or mallet), chiamato anche “mell” nel nord dell’Inghilterra e in Scozia, non deve essere confuso con il maglio pesante, noto anche come “beetle” o “sledge hammer”. IL “beetle” è un martello di legno molto pesante con un lungo manico utilizzato per spingere cunei, frantumare pietre rotte per un manto stradale in Macadam o far scendere pietre per lastricati. Il “beetle” deriva il suo nome da due delle parole dell’antico inglese che significano “battere”, rispettivamente “bietl” e “beatan”. Anche un pesante manganello di legno è chiamato “beetle”. I ritualisti speculativi sostituirono la mazza (maul) con una comune martellina (gavel), che infatti non è mai usata con lo scalpello. Inoltre, poiché il martelletto (martellina) è emblema di potere nel senso di governo, non è un simbolo molto appropriato riguardo ai doveri di un apprendista. Gli attrezzi di forma simile usati nella massoneria operativa erano il molto più grande “Kevel” e l’ascia di pietra che aveva un tagliente d’acciaio, con cui i cavatori rompevano e modellavano grossolanamente le pietre. Poiché l’ascia di pietra simboleggia la forza della coscienza, i primi ritualisti speculativi potrebbero aver inteso la martellina di legno come una sua rappresentazione in miniatura.

È possibile che i ritualisti successivi abbiano inavvertitamente chiamato il “beetle” “martellina” (Gavel), che è un nome di origine americana del diciannovesimo secolo che si riferisce alla sua forma simile ad un timpano. A differenza delle loro controparti speculative, il maestro e i Sorveglianti in una loggia operativa non usavano martelletti (gavels), ma portavano manganelli (truncheons), che sono stati bastoni dell’autorità fin dall’alto medioevo. Il maestro aveva anche una mazza (maul) come simbolo della sua autorità e della sua forza guida (driving force) nella loggia. In alcune logge irlandesi l’emblema dell’autorità del maestro era un’ascia di pietra o un martello e i sorveglianti portavano manganelli. In alcune logge scozzesi e americane di massoneria speculativa del Mestiere è ancora praticata l’usanza operativa di usare il maglio come emblema dell’autorità del Maestro. Nelle logge scozzesi il gioiello del diacono senior è un maglio e il gioiello del diacono junior è una cazzuola, il che indica che le rispettive responsabilità dei diaconi senior e junior sono di esercitare il controllo nel lavoro e di mantenere l’armonia.

Gli Strumenti di Lavoro del Compagno

Dei numerosi attrezzi da lavoro in legno utilizzati nelle logge operative, la squadra, la livella e il “plumb rule” erano appropriati al Compagno d’Opera nella massoneria speculativa del Mestiere. Questo è logico perché la sua controparte operativa era un muratore di rango superiore che era direttamente responsabile di garantire che l’edificio fosse eretto in stretta conformità con i piani di lavoro. Va notato che i muratori operativi usavano tre differenti squadre, ciascuna per uno scopo specifico e ciascuna con un significato simbolico importante sebbene in qualche modo differente. Ciascuna di queste squadre ha un posto importante nel rituale speculativo, anche se non sono differenziate nel rituale, cosicché le sottili differenze di significato che sono spiegate nelle “charges” potrebbero non essere percepite da chiunque non abbia familiarità con la pratica operativa. Si attirerà l’attenzione su queste differenze quando si discuterà del simbolismo della squadra. Gli strumenti di lavoro di un Compagno massone in una loggia speculativa sono solo rappresentazioni in miniatura degli strumenti operativi e sono fatti di metallo per comodità, così che può essere difficile immaginare come sarebbero stati usati nella costruzione di edifici.

Le livelle o Archipenzoli e i “plumb rules” usati dai massoni operativi erano strettamente correlati, poiché ciascuno utilizzava un filo e un piombino per determinare il piano verticale e quindi il corretto assetto dell’attrezzo. Nella loro forma più semplice, usata ininterrottamente nella massoneria operativa almeno dai tempi dell’antico Egitto, i telai di entrambi gli strumenti erano costruiti con robuste doghe di legno che potevano essere lavorate perfettamente e non si deformavano o si torcevano. La Livella generalmente aveva la forma di un triangolo equilatero costituito da doghe lunghe circa due cubiti o poco più di un metro, con un filo e un piombino sospesi da un vertice. Quando il filo a piombo pendeva verticalmente e la punta del piombo tagliava in due la base, la base era orizzontale e poteva essere utilizzata sia per battere i livelli, sia per provare e, se necessario, regolare gli orizzontali. Dall’uso della livella, in congiunzione con il “Beetle” o “heavy setting maul”, deriva l’espressione “setting to a dead level”. Il “plumb rule”di solito era una doga lunga circa due cubiti, con i suoi bordi lunghi disposti parallelamente l’uno all’altro. Un filo e un piombino erano sospesi dall’estremità superiore della doga sulla sua linea centrale per determinarne la verticalità. Il bordo lungo della doga poteva essere utilizzato per impostare le verticali o per provare e, se necessario, regolare elementi innalzati sul piano verticale.

Come l’apprendista nelle logge operative imparava ad utilizzare una vasta gamma di strumenti durante il suo periodo di formazione, così era anche per il Compagno nei suoi primi anni sotto la supervisione di artigiani più esperti. Oltre alla squadra, alla livella e al “plumb rule”, imparava ad usare il “wooden straight edge“, i fili a piombo o a piombino, nastri misuratori e Skirrets, le cazzuole e la squadra pitagorica composta da tre aste graduate nei rapporti di 3:4:5. I nastri misuratori e gli skirrets sono utilizzati per tracciare le linee, ma il “wooden straight edge” è lo strumento utilizzato per testare un corso di pietre per la rettilineità lungo una linea, o una serie verticale di corsi per l’uniformità della sua superficie. Un filo a piombo o piombino viene utilizzato per mettere a piombo un punto in un piano verticale e tre fili a piombo vengono utilizzati insieme per allineare punti intermedi in linee rette su lunghe distanze, ma il filo a piombo è lo strumento utilizzato per controllare la verticalità delle pietre in corsi successivi. La squadra pitagorica viene utilizzata quando si imposta un edificio, ma non quando si controllano gli angoli retti durante l’erezione, per questo la “gallows square” è lo strumento corretto. Gli strumenti di lavoro di un Compagno si dividono così in due gruppi distinti, uno per l’impostazione di un edificio e l’altro per l’uso durante la sua costruzione.

Gli Strumenti di Lavoro del Maestro

La maggior parte dei Compagni potrebbero impostare un edificio se venisse loro data la posizione di un angolo dell’edificio e di una delle linee di costruzione che iniziano da quell’angolo. Tuttavia, la maggior parte degli edifici imponenti dovevano essere disposti da un determinato punto centrale, cosa che solo gli artigiani più capaci erano in grado di eseguire. Quindi di solito era solo il maestro della loggia, il Maestro Muratore (Master Mason) stesso, a impostare la costruzione con l’assistenza di alcuni dei suoi artigiani più esperti. A questo scopo utilizzava fili a piombo, nastri misuratori, “skirrets” e la Squadra pitagorica. Nell’emisfero settentrionale è possibile avvistare la Stella Polare per determinare l’asse nord-sud. Questo viene fatto puntando la Stella Polare attraverso un filo a piombo posizionato sopra il punto centrale richiesto, quindi allineando altri due fili a piombo in corrispondenza o oltre ciascuna delle estremità nord e sud richieste. In entrambi gli emisferi l’asse nord-sud può essere stabilito bisecando un’equidistante transizione del sole dal quarto orientale a quello occidentale, puntandolo attraverso un filo a piombo posto sul punto centrale richiesto. Una volta stabilito l’asse nord-sud, viene contrassegnato con un nastro misuratore, in modo che l’asse est-ovest e le diagonali richieste possano essere stabiliti utilizzando una squadra pitagorica in combinazione con linee di corda tirate da uno “skirret” posto al centro. Ci sono dipinti a Tebe in Egitto, risalenti al 3000 a.C. o prima, che mostrano muratori che usano una corda tesa per tirare una linea in questo modo.

In epoca medievale al Maestro Muratore veniva solitamente fornita solo una descrizione delle dimensioni e della disposizione richiesti di un edificio che era richiesto costruisse. Nella maggior parte dei casi i dettagli venivano sviluppati progressivamente dietro suggerimento del proprietario nel corso di molti anni di costruzione. Quindi un altro compito molto importante del Maestro Muratore era quello di preparare planimetrie dell’edificio per l’approvazione del proprietario, da cui il Maestro Muratore avrebbe preparato progetti dettagliati e disegni esecutivi. Il Maestro Muratore preparava anche disegni dettagliati per le componenti più importanti della struttura, fino al punto di dettagliare i disegni delle finestre e le decorazioni simboliche incorporate nella maggior parte degli edifici ecclesiastici. Poiché la matita e il compasso erano strumenti essenziali utilizzati dal Maestro Muratore di una loggia operativa quando preparava planimetrie e disegni, fu opportuno includerli insieme allo “Skirret” e alla corda come strumenti di lavoro di un Maestro Muratore in una loggia speculativa.

In Zaccaria (2:2) nella “New English Bible”, quando Zaccaria vide un uomo che portava una corda di misura, chiese dove stesse andando e gli fu detto:

A Misurare Gerusalemme e vedere quale dovrebbe essere la sua larghezza e lunghezza“.

L’uso simbolico della corda di misura nei tempi biblici è confermato da un passaggio in Geremia (31:39) nella “New English Bible”, che ci dice che:

«Il tempo è venuto, dice il Signore, in cui la città sarà ricostruita in onore del Signore, dalla torre di Hananel fino alla porta dell’Angolo. La corda di misura sarà poi tesa in linea retta sul colle di Gareb e attorno a Goath».

Il Simbolismo della Squadra

I tre tipi di squadra utilizzati dai massoni operativi erano il “square gauge”, la “try square” e la “gallows square”. Lo “square gauge” è una squadra chiusa delle dimensioni interne richieste per testare un Concio cubico (cubic ashlar) o la sezione trasversale di una “running stone”. La “Try square” ha due lati di uguale lunghezza che comprendono un angolo di 90°. Non è graduata per misurare le lunghezze lungo i lati, perché viene utilizzata solo per testare l’angolo tra le due facce di una pietra lungo lo spigolo dove si incontrano, per assicurarsi che sottendano un angolo retto. La “gallow square” serve a tracciare gli angoli retti e ha due lati di lunghezza disuguale che comprendono un angolo di 90°. Entrambi i lati sono graduati sui bordi interno ed esterno per facilitare la misurazione delle dimensioni durante la segnatura delle pietre da tagliare. Viene utilizzata anche per definire basi di colonne, nicchie di pareti e altri dettagli nelle piante delle strutture. Le dimensioni usuali delle “gallows squares” utilizzate nelle logge operative erano: una piccola squadra in rapporto di 2:3 e con lati di 12″x 18″; una squadra per uso generale in rapporto di 3:4 chiamata Squadra pitagorica e con lati di 18″ x 24″; e una grande squadra in rapporto di 2:3 e con lati di 24″ x 36″, che veniva utilizzata per controllare gli angoli e altre intersezioni dei muri sia internamente che esternamente.

Quando ammesso per l’avanzamento a Compagno in una loggia speculativa del mestiere, al candidato viene detto che “having been obligated within the square, he is bound to act On the square to all mankind . Questa esortazione deriva dalla pratica operativa di richiedere al candidato di inginocchiarsi con entrambe le ginocchia scoperte su di un concio cubico posto all’interno di uno “square gauge”. La ragione del cambiamento non è documentata, ma l’attuale metodo di sostenere il gomito del candidato entro l’angolo di una piccola Squadra Pitagorica fu il sostituto della pratica operativa precedente all’incirca nel periodo in cui fu raggiunta la riconciliazione tra gli Antichi e i Moderni. Il tradizionale emblema “Squadra e compasso” dovrebbe incorporare una “try square” non graduata e una squadra simile dovrebbe essere utilizzata anche per formare l’emblema che rappresenta le tre grandi emblematiche “luci” della massoneria. Poiché la “try square” viene utilizzata per testare gli angoli di un un concio cubico perfetto (perfect cubic ashlar), essa è un emblema universale di moralità e giustizia che inculca veridicità, onestà e una rigorosa obbedienza alla legge della Parola di Dio. Essa rientra quindi a buon diritto tra le “tre grandi luci emblematiche” dalle quali saremo provati come “pietre viventi”. In Isaia (28:16) della “New English Bible” leggiamo:

«Queste dunque sono le parole del Signore Dio: ecco, io pongo in Sion una pietra, un blocco di granito, una pietra angolare preziosa per un solido fondamento; chi ha fede non vacillerà».

In Salmi (118:22) leggiamo anche che:

La pietra scartata dai costruttori è diventata la pietra angolare in testa“.

La “gallows square”, con i lati in rapporto pitagorico 3:4, è l’emblema tradizionale del Maestro che è stato utilizzato da tempo immemorabile dai massoni operativi. È ancora usato come emblema del Maestro da questi e dalla maggior parte dei massoni continentali. Come la “gallows square” viene utilizzata per impostare il lavoro, che è compito del Maestro, così è la squadra più appropriata da utilizzare come emblema dell’Ufficio del Maestro. Per qualche ragione che non è stata documentata, ma a quanto pare durante gli anni ’30 dell’Ottocento, dopo che la quarantasettesima Proposizione di Euclide fu introdotta come base del gioiello del “Past Master” speculativo in Inghilterra, l’emblema del Maestro speculativo fu cambiato in una “try square”. Forse questo fu il risultato della passione per la simmetria dei primi ritualisti speculativi.

Il gioiello del Maestro ricorda simbolicamente che gli viene richiesto di governare la sua loggia in modo giusto e appropriato, che la sua condotta deve essere esemplare e le sue decisioni imparziali. Nella massoneria speculativa inglese il gioiello del “Immediate Past Master” è un’illustrazione in miniatura della quarantasettesima Proposizione di Euclide, sospesa ad una “gallows square” con lati lunghi 3 unità e 4 unità e un’ipotenusa lungo 5 unità. Circa duemila anni prima che Euclide sviluppasse la sua quarantasettesima Proposizione, che è di applicazione generale, alcuni provetti artigiani nell’antico Egitto avevano scoperto l’utilità di un triangolo rettangolo con i lati nel rapporto di 3:4:5. Tuttavia la scoperta è tradizionalmente attribuita a Pitagora di Grecia, che aveva studiato e lavorato in Egitto e lì aveva appreso l’uso del triangolo. I rapporti 3:4:5 sono la base del “triangolo pitagorico di aste” del massone operativo che viene utilizzato per impostare una struttura.

I gioielli dei Maestri scozzesi e dei “Past Masters” irlandesi, così come di alcuni “Past Masters” americani, incorporano la “try square” e il compasso combinati. Questo è un simbolico promemoria che, oltre a comportarsi in modo onesto (conducting themselves squarely) e a prendere decisioni imparziali, i Maestri devono mantenere tutte le loro azioni entro i dovuti limiti. La lettera G all’interno della squadra e del compasso è una decorazione comune sul risvolto dei grembiuli massonici in Scozia e in America, che combina il simbolismo precedente con quanto segue. Nell’Europa medievale la forma della “gallows square” con i lati in rapporto di 3:4 era usata nella scrittura ecclesiastica per rappresentare la lettera maiuscola G, perché aveva la stessa forma del Gamma in greco. La “gallows square”, così come la Gamma greca che equivale alla G dell’alfabeto romano, sottendono tutte “Dio” e rappresentano il Suo grande attributo di “Giustizia”. Nei dipinti medievali dei discepoli cristiani, la “gallows square” si trova spesso ricamata sui loro paramenti, come lo è ancora oggi su alcune vesti sacerdotali. Eminenti ricercatori hanno affermato che la “gallows square” veniva utilizzata anche nelle prime logge speculative dove oggi viene usata la lettera G, dimostrando così che la Squadra è uno dei più importanti strumenti morali del Mestiere della massoneria, e allo stesso tempo rappresenta Dio nella Sua capacità di Grande Geometra dell’Universo.

Il Simbolismo del Livello

Come strumento di lavoro di un massone operativo, la Livella viene utilizzata per impostare tutti i punti richiesti allo stesso livello in un cantiere. Da ciò deriva la sua interpretazione simbolica, che è l’uguaglianza, ma questa uguaglianza non si esprime in relazione alla ricchezza o alla povertà nel senso del reddito. Il simbolismo del Livello non è applicato nel senso secolare riguardante le distinzioni sociali, la responsabilità civica o il servizio all’umanità, ma è applicato alla sfera morale con riferimento alle qualità interiori piuttosto che esteriori di un essere umano. Il Livello allude a quella qualità fraterna che, nel riconoscere la Paternità di Dio, accetta come necessario corollario anche la Fratellanza degli Uomini. Il Livello ci ricorda che siamo creature infinitesimali nel grande disegno di Dio dell’universo. Ne consegue naturalmente che tutti gli esseri umani devono apparire uguali ai Suoi occhi, nel qual senso siamo tutti uguali e soggetti alle stesse infermità e vicissitudini della vita, cercando la stessa dimora immortale e preparandoci ad essere giudicati secondo le stesse leggi immutabili.

L’uguaglianza dei confratelli nella loggia è quella della dignità e del valore dell’anima umana, che è la stessa per tutti, indipendentemente dalle distinzioni create dall’uomo. L’uguaglianza massonica riconosce anche che un uomo può avere maggiori potenzialità di servizio, di vita o di ricompensa rispetto ad un altro, ma nega anche che eventuali differenze di tale natura debbano precludere a chiunque di aspirare a qualsiasi elevazione, per quanto grande. Il Livello ci ricorda che discendiamo tutti dallo stesso ceppo e siamo tutti partecipi della stessa natura, quindi condividiamo tutti le stesse speranze. Quindi il Livello è un emblema appropriato del Sorvegliante Anziano (Senior Warden), perché quando la loggia è al lavoro tutti simbolicamente sono sotto la sua immediata supervisione e pertanto sono su di un comune livello di subordinazione.

Il Simbolismo del Plumb Rule

SIMBOLISMO DEGLI STRUMENTI DI LAVORO DEL MESTIEREPlumb Rule

I fili a piombo e i “plumb rules” sono strumenti utilizzati per determinare un piano verticale e sono spesso chiamati piombini (plummets) nelle “Scritture”. Ciascuno di questi dipende da un filo al quale è sospeso un pesante piombo, in modo che quando questo pende liberamente il filo è perpendicolare. Questi dispositivi sono tra gli emblemi più antichi e hanno tutti interpretazioni simboliche simili. Il piombo è un simbolo di verità e rettitudine di condotta. Inculca l’integrità di vita e quella continua condotta di rettitudine morale che da sola può distinguere un uomo buono e giusto. Quando si erigono strutture terrene, il massone operativo presta molta attenzione al verticale, determinato dal Piombo, perché qualsiasi deviazione dal retto (upright; verticale,retto,giusto) contribuisce all’instabilità. Allo stesso modo il massone speculativo dovrebbe essere guidato dagli infallibili principi di “giusto” e di “verità” che sono simboleggiati dal Piombo, senza soccombere alle pressioni delle avversità né cedere alle seduzioni della prosperità. Leggiamo in Isaia (28:17) della “New English Bible” che il Signore disse:

Userò la giustizia come filo a piombo e la rettitudine come piombino; la grandine spazzerà via il tuo rifugio di menzogna e le acque del diluvio porteranno via il tuo rifugio“.

Inoltre, in Amos (7:7-8) leggiamo che il Signore disse ad Amos:

«Io pongo un filo a piombo sul cuore del mio popolo Israele; non glielo lascerò più oltrepassare».

È interessante notare che, fin dai tempi più antichi, molte parole comuni usate nel linguaggio quotidiano hanno avuto un significato simbolico legato al loro utilizzo pratico. Pertanto la parola ebraica “tsedek” denota rettitudine e dirittezza in senso materiale, mentre significa ciò che è giusto e retto in senso morale. La parola greca “orthos” in senso fisico significa dritto, eretto o ritto, mentre in senso etico significa giusto, corretto, appropriato ed equo. In latino la parola “rectum” denota qualcosa di diritto o retto e anche qualcuno avente onestà e integrità. In inglese la parola “right” ha una simile dualità. In senso morale “right” denota qualcosa che è giusto, imparziale o equo, mentre in senso fisico indica che qualcosa è dritto o perpendicolare. Allo stesso modo, quando ci si riferisce all’angolo che si produce quando una linea o un piano è posto in una posizione perpendicolare ad un’altra linea o piano, come una parete verticale poggiante su di un pavimento orizzontale, che è correlato all’uso del piombo e della livella, l’angolo di 90° così formato è chiamato angolo retto. Il “plumb rule” è appropriato come gioiello del Sorvegliante junior, perché è emblematico della retta condotta che dovrebbe sempre distinguere i confratelli durante i periodi di ristoro, quando simbolicamente sono sotto il controllo del Sorvegliante junior.

Il Simbolismo della Matita

La matita, come la penna d’oca nei tempi antichi e la penna nei tempi moderni, è un simbolo di apprendimento e conoscenza. La scrittura è un’espressione visibile dell’intelletto umano che viene utilizzata per trasmettere i nostri pensieri e i nostri sentimenti interiori. Per associazione, la matita è un simbolo della legge di Dio che è posta per noi nelle Sacre Scritture. Come la matita viene utilizzata dall’abile architetto per delineare fedelmente e accuratamente la struttura prevista, così essa dovrebbe ricordarci le nostre responsabilità come individui, tenendo sempre presente che i nostri pensieri, parole e azioni sono tutti registrati dall’Altissimo che, avendoci lasciati liberi di scegliere la nostra linea di condotta ci riterrà certamente responsabili del nostro comportamento. Il simbolismo della matita non è limitato alla massoneria. Fin dall’antichità la penna e la tavoletta sono stati simboli dello Spirito Santo e la scrittura ha rappresentato le Scritture divinamente ispirate. Ad esempio, i geroglifici originariamente erano la lingua sacra dell’antico Egitto. Questo simbolismo è esemplificato nei resoconti dei Sufi, i mistici dell’Islam, che dicono della scrittura del Corano: “Dio creò sotto l’Arsh (Trono) e dalla sua luce una grande ‘Tavoletta’ del colore del berillo verde e una grande ‘Penna’ del colore dello smeraldo e piena di inchiostro che era di luce bianca. Dio gridò ‘Scrivi O Penna!”, dopodiché si spostò sulla Tavoletta e vi scrisse tutto ciò che sarebbe accaduto fino all’Ultimo Giorno e la Tavoletta fu ricoperta con la scrittura. E su di essa fu poi inscritto il Divino originale del Glorioso Corano.

In questa asserzione la Tavoletta è la “tavola del cuore” sulla quale la Penna, che rappresenta l'”Espressione Divina”, inscrive la “Legge della Saggezza” che espone l’involuzione e l’evoluzione dell’anima umana, dalla sua discesa nell’essere umano, la sua liberazione dalle restrizioni terrene e la sua ascesa per ricongiungersi con Dio al termine di questa esistenza terrena.

Il Simbolismo dello Skirret

L’Oxford English Dictionary descrive lo “skirret” come uno strumento per misurare il terreno e allineare trincee, che lavora su di un perno centrale girevole. Si dice che l’origine della parola sia sconosciuta ed il primo utilizzo documentato è indicato nel 1853. Poiché lo skirret era una specie di rapa acquatica che era comunemente coltivata in Europa a quei tempi, sembra probabile che il nome dello strumento sia derivato dal vegetale, durante la misurazione di terreni agricoli. Il grande rotolo di filo avvolto sulla bobina rotante all’estremità superiore del manico sembrerebbe molto simile al vegetale in questione. Gli skirrets solitamente esposti nelle logge dei massoni speculativi sono solo rappresentazioni in miniatura dello strumento del massone operativo. Nella massoneria operativa lo skirrets è comunemente usato per marcare il terreno per la struttura prevista. In questa operazione il filo viene srotolato dalla bobina, strofinato con il gesso e teso, in modo che quando viene sollevato da terra a circa metà della sua lunghezza e rilasciato sotto tensione, viene segnata sul terreno una linea di gesso diritta. Lo skirret viene anche usato con un filo di lunghezza fissa per impostare distanze uguali da un centro o da un altro punto dato sul piano di fondazione, che è il modo in cui lo si usa quando si traccia la pianta di un edificio partendo dal suo centro che è stato stabilito sul terreno. Abbiamo già menzionato in precedenza all’utilizzo della corda di misura nei tempi antichi. Simbolicamente, lo skirret rappresenta le Sacre Scritture in cui una linea di condotta retta e continua è chiaramente tracciata per la nostra guida. Il simbolismo dello skirret è quindi strettamente legato a quello della Matita, che rappresenta le Sacre Scritture stesse.

Il Simbolismo del Compasso

SIMBOLISMO DEGLI STRUMENTI DI LAVORO DEL MESTIEREIl compasso viene utilizzato per descrivere un cerchio attorno a un dato punto centrale. Il nome dello strumento deriva dall’antico francese “compasser”, in seguito attraverso l’inglese medio “compas”, che significa sia “misurare” che “appropriata proporzione”. Questa è anche la derivazione dell’antica espressione “to compass about”, che significa “circondare” o “circoscrivere” un’area. Il compasso rappresenta un cerchio, che è simbolo del principio onnicomprensivo della manifestazione Divina che è perfetta e intera, che include tutto e non nulla vuole, avente né inizio né fine, senza tempo e assoluta. Così vengono applicati in Proverbi (8:27-29):

Quando stabilì i cieli io ero lì,

quando puntò un compasso sulla superficie dell’abisso,

quando rese stabili i cieli in alto,

quando stabilì le fonti dell’abisso,

quando assegnò al mare i suoi limiti,

cosicché le acque non trasgredissero il suo comando,

quando tracciò le fondamenta della terra…

Nella massoneria i compassi o “dividers” vengono utilizzati per determinare con accuratezza e precisione i limiti e le proporzioni della struttura prevista da progettare e le dimensioni delle pietre da modellare. Il Compasso simboleggia l’infallibile giustizia e imparzialità di Dio, che ha accuratamente definito per la nostra guida i limiti del bene e del male e ha prescritto la nostra obbedienza a ciò, ma ci ha lasciato liberi di scegliere, nella certezza che saremo ricompensati o puniti di conseguenza, a seconda che abbiamo obbedito o disobbedito ai suoi comandamenti divini. Il Compasso ci ricorda anche che dobbiamo mantenere le nostre passioni e i nostri pregiudizi entro i dovuti limiti.

Capitolo XXXI del Libro “The Square and Compasses” Autore WM Don Falconer PM, PDGDC.

SQUADRA E COMPASSO

SIMBOLISMO DEGLI STRUMENTI DI LAVORO DEL MESTIERE«Il carissimo Eugenio Bonvicini espone le proprie considerazioni su due forme geometriche riconducendole ai due strumenti muratori, la Squadra e il Compasso.

La tavola è opera d’ingegno dell’autore e il suo contenuto non riflette di necessità la posizione della Loggia o del G.O.I. Ogni diritto gli è riconosciuto. © Eugenio Bonvicini.

La libera circolazione del lavoro è subordinata all’indicazione della fonte (completa di Link) ed dell’autore.»

«Nell’esoterismo che si riallaccia ad una Dottrina Segreta – conosciuta soltanto dagli Iniziati – vi è, quanto meno, la tendenza a dare ai simboli dei significati univoci, perché gli stessi simboli vengono legati ad una pretesa Scienza Sacra, attraverso la cosiddetta Tradizione Primordiale, trasmessa dalla notte dei tempi da generazioni di Grandi Iniziati, o Jerofanti, e quindi interpretati come facenti parte della “Dottrina”, in formule fisse.

Nell’Esoterismo della Gnosi i simboli hanno sempre aspetti pluridimensionali: sono il prodotto, conscio od inconscio, dell’uomo, che con essi esprime la sua spiritualità ed il suo pensiero, in relazione al mondo meta-fisico, quanto al mondo fisico, per ciò che esso suscita in lui, nonché per esprimere concetti antroposofici sul piano dell’Etica.

Ciò è valido anche se i simboli si richiamano ad archetipi fondamentali, che si ripetono in ogni tempo e luogo, così da fare supporre che essi appartengono ad una Tradizione ereditaria, attinta dalla memoria generazionale del lungo e tortuoso processo di sviluppo dell’umanità, come immagini collettive. Senza però dare ad esse la valenza di Verità Rivelate.

In una concezione esoterica – non legata ad una “Dottrina” – i simboli sono invece mezzi di riflessione, di conoscenza, d’intellezione, cioè di Gnosi e non hanno di per sé un potere magico, né hanno significato univoco, codificato, o dogmatico.

In una concezione esoterica, ed in particolare in quella massonica – ciascun simbolo – anche quando esprima concetti noti e comunemente accettati e diffusi, deve venire offerto alla libera meditazione, intellezione ed interpretazione di colui che l’osservi, perché soggettive sono le sensazioni che il simbolismo suscita sul piano spirituale e culturale.

La squadra ed il compasso rappresentano l’Emblema della Massoneria, sia di quella antica, operativa, sia di quella moderna, speculativa o filosofica.

Squadra e compasso, accostati al Libro Sacro, o Libro della Legge Sacra vengono con esso considerati le Tre grandi luci della Massoneria.

Analizziamo dunque la squadra ed il compasso come vengono concepiti in molteplici Tradizioni, per cercare di cogliere i significati allegorici propri alla Libera Muratoria speculativa o moderna.

La squadra è accostabile alla simbologia del Quadrato ed a quella delle Croci. Specialmente alla Tau: T od alla Tau capovolta JL formata da 2 squadre, e tale simbolo egizio appare sovente in Massoneria, tradotto nel simbolo del Maglietto o Mazzuolo, evocante l’Autorità di colui che è chiamato a dirigere i Lavori massonici.

A volte, formata da 4 squadre raffigurò la Croce latina a bracci uguali: + oppure inclinate formò la Croce Pitagorica o di S. Andrea: X , con le valenze simbologiche attribuibili a tali croci, secondo molteplici tradizioni pre-cristiane o cristiane, od Ermetico-Alchemiche evocate dalla Massoneria speculativa, come memento ai fini di riflessione. A volte la squadra può avere un lato più lungo dell’altro – solitamente nella proporzione dei lati 3:4, od 1:2 – ed allora è accostabile alla simbologia del Rettangolo, che geometricamente è formata da 2 squadre capovolte riunite fra loro, ovvero dava l’idea di 2 Triangoli Pitagorici nella proporzione dei lati 3, 4 (5) o del Delta, nella proporzione dei lati 1:2 che compaiono sui frontoni dei templi greci. Largamente imitati dai maestri costruttori del Rinascimento e che in Massoneria compaiono nel Tempio sulla parete ad oriente con all’interno l’occhio umano, simboleggiante l’occhio della coscienza, cioè della ricerca interiore che il massone deve compiere quando osserva i simboli del Tempio.

Quattro squadre, con i lati differenziati, formano anche la Croce Cristica, o della Passione: assurta, forse impropriamente, a simbolo Cristiano della Passione di Gesù – che probabilmente venne invece martirizzato su una croce a Tau con la gamba più lunga verso il basso: T – e che fu simbolo pre-cristiano del Messia. Simbolo anch’esso comparente in massoneria, in particolare nei Riti massonici, oltre i 3 gradi della cosiddetta Massoneria Azzurra.

La squadra massonica ha la proporzione dei lati 3:4, atta a formare il Rettangolo ed il Triangolo Pitagorico.

La squadra è accostabile, quindi, a tutte le figure geometriche aventi un angolo retto di 90 gradi, e quindi è simbolo di equilibrio e di rettitudine.

La squadra, essendo per sua natura uno strumento fisso è intesa quale simbolo passivo e come simbolo della materia.

Il compasso invece, essendo per sua natura uno strumento mobile o variabile, è inteso come simbolo attivo, e come simbolo dello spirito che domina e plasma la materia.

Da ciò l’accoppiamento simbologico della Squadra e del Compasso in Massoneria.

Se la squadra è posta sopra il compasso esprime la prevalenza della materia e della natura dell’uomo – con le sue sensazioni e passioni – sullo spirito, o sull’intelligenza, sul pensiero, sulla ragione.

Tale accoppiamento della squadra e del compasso – posti sopra il Libro Sacro aperto (nella Massoneria Italiana al Prologo del Vangelo di S. Giovanni) è proprio del Primo grado massonico di Apprendista, dove predomina l’apprendimento sulla creatività intellettiva.

Se la squadra ed il compasso sono fra loro intrecciati esprimono l’equilibrio fra la materia e lo spirito, tra l’intelligenza, il pensiero, la ragione e gli istinti sensitivi e passionali dell’uomo.

Tale accoppiamento della squadra ed il compasso – sempre posti sopra il Libro Sacro aperto al Prologo del Vangelo di S. Giovanni – è proprio al Secondo grado massonico di Compagno d’Arte, dove predomina l’equilibrio tra la materia e lo spirito.

Se la squadra viene posta sotto il compasso, esprime il dominio dello spirito sulla materia, sui sensi, sugli istinti dell’uomo, ed esprime anche il primato dell’intelligenza, del pensiero, della ragione, della creatività intellettiva sulla pura razionalità.

Tale accostamento della squadra e del compasso – sempre sopra il Libro Sacro aperto al Prologo del Vangelo di S. Giovanni – in Massoneria è proprio al Terzo grado massonico di Maestro Libero muratore.

I suddetti accoppiamenti dei due simboli della squadra e del compasso divennero già nella Massoneria Operativa del tardo Medioevo l’Emblema dei liberi muratori, esprimenti le suddette valenze simbologiche. Li troviamo, ad esempio, incisi sulla facciata della cosiddetta Loggia dei Maestri Comacini ad Assisi della fine del 1200, nella Chiesa di S. Cristoforo a Perugia, fra loro intrecciati; ancora li troviamo nel Duomo di Brno in Moldavia, ed in varie sculture e pitture in altre chiese di Assisi, Siena, Firenze, di varie epoche.

Il compasso – anche come singolo simbolo – ha rilievo simbologico a seconda del grado di apertura: meno di 45°, 45°, 60°, 90°, 180°, oltre i 180°, chiuso.

I gradi 45 e 60 indicano rispettivamente un ottavo ed un sesto del cerchio. Simboleggiano il limite della possibilità di conoscenza, rappresentata dal cerchio. Il compasso aperto a 90° indica un quarto del cerchio, e forma, con l’angolo retto a 90° una squadra e quindi simboleggia anch’esso l’equilibrio fra le due forze: in tale caso diventa la squadra giusta che simboleggia in Massoneria il lavoro di ricerca interiore.

Il compasso aperto a 45 gradi è usato in Massoneria nei primi 3 gradi iniziatici, mentre aperto a 60 gradi è usato nel 5° grado ed aperto a 90 gradi è usato nei gradi iniziatici 14 e 18 del Rito Scozzese Antico ed Accettato, proprio per rimarcare la maggiore possibilità di conoscenza realizzabile attraverso il lavoro di ricerca interiore proprio a tali gradi iniziatici.

Osservando le opere degli antichi maestri liberi muratori tardo medioevali si rileva una generalizzata apertura del compasso a 45 ed a 60 gradi, ovvero l’uso di Compassi Regolatori o Proporzionali composti di 3 o 4, o 5 punte.

Questi ultimi esaltano l’intelligenza dell’uomo, che può spaziare in molteplici direzioni la propria ricerca interiore, svincolato da preconcetti, da superstizioni, e da sudditanze dogmatiche, così come i Compassi Regolatori e Proporzionali consentono all’Artista qualsiasi disegno architettonico e qualsiasi figura geometrica.

In varie opere degli antichi maestri – nel solco delle correnti umanistiche che esaltavano l’uomo – si mise nelle mani dell’uomo un compasso – a 45°, a 60°, a 90° – od un Compasso Regolatore.

In molte raffigurazioni di Dio – inteso come Padre – egli ha in mano un Compasso aperto a 90° o 180° – e talvolta l’Archipendolo – per simboleggiare il Pensiero Creatore, od il Grande Architetto dell’Universo.»

Autore Eugenio Bonvicini Fonte: www.montesion.it

SQUADRA E COMPASSO

«Il carissimo Fratello Franco P. espone le proprie considerazioni su due forme geometriche riconducendole a due strumenti muratori, la Squadra e il Compasso.

La tavola è opera d’ingegno del Fratello e il suo contenuto non riflette di necessità la posizione della Loggia o del G.O.I. Ogni diritto gli è riconosciuto. © Franco P.

La libera circolazione del lavoro è subordinata all’indicazione della fonte ed dell’autore

Vorrei fermare la vostra attenzione su due forme geometriche elementari e sul loro valore espressivo: il quadrato ed il cerchio, forme tra loro antitetiche ed i cui significati, solo apparentemente banali, inducono a riflessioni assai più profonde della loro superficiale evidenza.

Il quadrato e il rettangolo, il quadrangolo insomma, è da sempre il modello geometrico cui si ispira il tracciato della casa, della piazza, del tempio e della città. In definitiva è la forma primaria scelta per ogni costruzione a servizio dell’uomo, delle sue esigenze terrene, della sua vita quotidiana. Al contrario, al cerchio si ispira l’ambiente funerario; la tomba, infatti, a cominciare dalla preistoria è di forma circolare, vedi le tholos dei periodo miceneo, i tumuli etruschi, i mausolei romani e bizantini, l’Augusteo, la mole di Adriano a Castel Sant’Angelo, la chiesa-tomba di S. Costanza, sempre a Roma, quella di Teodorico a Ravenna fino al mausoleo di Napoleone agli Invalidi di Parigi. E persino il Santo Sepolcro a Gerusalemme. Quindi il cerchio o il cilindro, che ne deriva, o la cupola, anch’essa generata dal cerchio, è la tipologia destinata alla vita ultraterrena.

Perciò il quadrato o il cubo, che è l’equivalente di esso nello spazio, sembra ispirare finalità profane; mentre il cerchio ed i suoi derivati finalità religiose, sacre, metafisiche.

Quale è dunque la ragione di queste scelte fra due modelli alternativi: l’uno, il quadrato, per la vita terrena, l’altro, il cerchio, per la morte o per finalità ultraterrene?

In un ambiente caratterizzato da pareti rettilinee e da spigoli ortogonali la lettura, la comprensione dello spazio, della realtà, è immediata e di facile acquisizione. Diciamo che quello spazio è posseduto, è misurato, è facilmente acquisito dai nostri sensi. Quello spazio è dunque scandito, è razionale. Al contrario, in un ambiente cilindrico, non esiste un punto fermo, è tutto un “continuum”; la parete scorre all’infinito. Nel cerchio, infatti, non vi è né principio né fine; tutto ha una illimitata continuità. La dimensione, la comprensione dello spazio ci sfugge, è annullata. Ed annullandosi le categorie dello spazio e del tempo si recupera il senso dell’eterno, del sacro. Ecco, dunque, perché al quadrato e quindi al cubo si connette il concetto di profano, di terreno, di spazio sensoriale; mentre al cerchio, invece, quello religioso, sacro, extrasensoriale, metafisico.

Per meglio capire quanto si è detto, vorrei condurvi ad un’ulteriore riflessione circa l’accezione religiosa e metafisica che attiene al cerchio. Per costruirlo, difatti, si ha bisogno di un centro. E la circonferenza, che ne è generata, altro non è che la proiezione, l’espansione all’esterno del centro. Ebbene, il significato esoterico del centro (e il centro in assoluto è Dio) è fin troppo evidente. Quello spazio generato dal centro non può che essere religioso.

Così, per un uomo corretto, integro nella sua rettitudine, fermo nei propri principi e nei propri sentimenti, per un uomo ideale, insomma, si usa il termine “tetragono”, che etimologicamente significa “quadrato”.

Il quadrato, dunque, è associato all’uomo per le sue qualità, per il suo stile di vita, per il suo comportamento soprattutto morale.

Le considerazioni sinora dedicate ai significati esoterici del quadrato e del cerchio costituiscono le premesse essenziali per arrivare a capire il significato vero e profondo dei due simboli primari della Massoneria, gli emblemi araldici con i quali si manifesta ed è conosciuta dal mondo profano: la squadra ed il compasso. Cioè i due strumenti muratori che sono generatori del quadrato e del cerchio.

I significati correnti per i due simboli puntano sulla rettitudine per la squadra (che ha in sé l’angolo retto) e sulla differente angolazione del compasso, che indica una graduale apertura del pensiero sul penetrare la realtà. Ma anche a questi livelli riduttivi, la squadra conserva il suo riferimento ad una sfera pratica in quanto la rettitudine si esercita nel quotidiano, mentre l’apertura del pensiero coinvolge una attività dello spirito, quindi una crescita metafisica. E se si è precisato che la squadra ed il compasso sono simboli per antonomasia della Massoneria, ne consegue per essi un valore primario fra tutti i simboli che adornano il Tempio e nel rituale che si esercita. Si ispira alla squadra la posizione ad angolo retto dei “passi” e della “marcia”, delle luci dei tre candelabri, la squadratura nella deambulazione in Loggia e la posizione “all’ordine” dei tre gradi massonici.

Persino il passaggio “dalla perpendicolare alla livella”, nella promozione da Apprendista a Compagno, fa riferimento alla squadra. Tutti questi esempi sottendono significati di operosità, di disciplina e di progressione nella rettitudine.

E basti pensare che il gioiello del M:.V:. è la squadra e che nel suo grembiule appare il segno del Tau che è formato da una doppia squadra. Ed a me piace ipotizzare che il riferimento, oltre che alla rettitudine, dote che il “primus interpares” possiede al massimo grado, si indirizzi soprattutto alla sua operosità come guida nei lavori di L:., quindi ad una sua attività pratica di esercizio di governo, riconducibile, pertanto alle prerogative del quadrato e del cubo.

A questo punto bisognerà sciogliere una contraddizione, che è solo apparente. Perché mai il Tempio ed il nostro Tempio si ispira al tracciato dei quadrato o del rettangolo mentre è il cerchio che esprime la forma elettiva del sacro?

Altra volta ho precisato che in antico il culto si esercitava all’aperto, che l’ara, cioè l’altare, era all’esterno in adiacenza alla scalinata del tempio e che questo era considerato l’abitazione della divinità e quindi si ispira al modello della casa. Va, infatti, ricordato che la cella, che custodiva il simulacro dei Dio, si designava col termine “naos” da nao che significa “abitare”, io “abito”. Ma, sapete quale era il significato originario della parola “Tempio”?

Oggi lo usiamo per definire l’edificio sacro costruito, ma in antico “Templum” designava quel cerchio, cioè quello spazio di cielo, che l’augure tracciava col “lituo” nell’aria, ottenendo il consenso divino, cioè la rivelazione in quello spazio così designato. Quindi il Tempio altro non è che la proiezione in terra del “Templum” celeste.

Ed ancora oggi l’etimo del verbo contemplare, cioè guardare in cielo, conferma quell’antico rituale. Potremmo dire che passando dalla sfera del divino a quella umana, alla realizzazione terrestre, il cerchio si mutava in quadrato o rettangolo.

Altrettanto potrebbe dirsi del Tempio massonico, per il quale, oltre al modello salomonico, vale l’incidenza e la preminenza di finalità operative, che lo vincola all’attività umana del lavoro, dell’operosità. E, pertanto, sinonimo di Tempio è Loggia, Officina.

Rimane comunque canonica la forma circolare al Tempio e valgono gli esempi del Pantheon o dei cosiddetti Templi di Vesta, ove, come tutti sanno si custodiva non il simulacro della Divinità ma il fuoco sacro, ipostasi evidente del divino.

E per il compasso?

Vorrei ricordare che questo strumento è considerato l’attributo del Grande Architetto dell’Universo.

Si è già detto del significato di sacro e profano del centro generatore del cerchio ed implicitamente del compasso che ne è lo strumento. Dante, nel 19° canto del Paradiso, citando il Grande Architetto dell’Universo, parla di Dio come “colui che volse il sesto (cioè il compasso) allo stremo del mondo e dentro ad esso distinse tanto occulto e manifesto”.

La congiunzione del quadrato con il cerchio esprime sempre una correlazione del cielo con la terra, una jerogamia del cosmo. Ed il “mandala” tibetano, simbolo, appunto, del cosmo è formato dal cerchio, il cielo, che avvolge un quadrato, la terra.

Altrettanto è per la Mecca, dove il cubo nero della Ka-aba si erge in uno spazio circolare bianco.

Una semisfera, la cupola, con significato di cielo, sovrasta il presbiterio cubico nelle chiese cristiane.

Le estensioni simboliche del cerchio, che, opposto alla staticità immanente e cristallizzata del quadrato, definita nello spazio, esprime invece fluidità, dinamismo continuo, illimitato ed invariabile; può rappresentare oltre al cielo, il tempo e la trascendenza.

Ed ovviamente tutti i significati derivanti dal quadrato e dal cerchio sono trasferibili, come già si è visto, agli strumenti generatori delle forme suddette, cioè la squadra ed il compasso. Quando il compasso si coniuga con la squadra, sovrapponendosi, al libro sacro, aperto al versetto di Giovanni “in principio erat verbum”, formula magico-religiosa di creazione, è come se quel suggello impegni il Cielo (compasso) e la Terra (squadra) a determinare una nuova creazione del mondo, a promuovere, cioè, un nuovo ordine, un evento dello spirito che ci ponga in armonia col Cosmo.

Lo spazio ed il tempo ne vengono rigenerati, perdono così ogni connotazione naturale, cade ogni barriera fisica. Per cui le dimensioni del tempo diventano infinite, come recita il catechismo dell’Apprendista, e perciò nel Tempio si identificano, si assommano tutti i Templi.

L’Oriente non ha più alcun condizionamento geografico ed il tempo non ha più il codice storico dell’orologio, così la pienezza di luce solare non è più correlata a condizionamenti atmosferici. Avviene, quindi, una rottura di livelli, una trasmutazione dal fisico al metafisico, dal profano al sacro. Gli stessi strumenti dell’arte muratoria, l’abbigliamento, il tipo di lavoro, si elevano da oggetti a simboli.

L’attività non è più materiale, ma spirituale; il Tempio incompiuto, per il quale si approntano mattoni e si squadrano pietre grezze, è diventato quello interiore che cresce di livello col nostro progressivo affinamento.

E a ben riflettere sulle diverse posizioni fra la squadra e il compasso nel rituale dei tre gradi massonici, si noterà agevolmente la progressione fra i lavori in Camera di Apprendista, nei quali la squadra si sovrappone al compasso ad individuare ancora una prevalenza operativa della materia sullo spirito, per arrivare, infine, alla Camera di Maestro, nella quale, come recita il rituale “il compasso è finalmente sovrapposto alla squadra”, dopo aver salito, si badi bene, una scala curva formata da cinque scalini, che, ovviamente, hanno il profilo a squadro.

L’inciso “finalmente” vuol significare una meta raggiunta, cioè la preminenza speculativa del pensiero sull’azione, il dominio della spiritualità sulla brutalità della materia, il superamento delle passioni, il predominio della saggezza sugli istinti, del razionale sull’irrazionale.

Ma più che uno stadio conclusivo è una nuova soglia di perfezione, che informerà l’ulteriore comportamento in ascesi dell’uomo iniziatico.

Insomma, i due simboli dominano ed informano la vita del libero muratore; egli vive, così, “fra la squadra e il compasso”.

Autore Franco P. Fonte: www.montesion.it

SIMBOLO DI MORTE E RINASCITA SPIRITUALE

«Nel simbolismo puramente muratorio la morte mistica ha per simbolo la croce o la squadra e la condizione risultante ha per simbolo il compasso. Un rituale del 18° secolo dice che la linea orizzontale della croce rappresenta la morte, la verticale la vita, e tutte e due insieme la resurrezione (94). Le due linee verticale ed orizzontale sono il simbolo schematico della posizione eretta dell’uomo vivente, e della posizione orizzontale dell’uomo morto o dell’uomo inerte, passivo. Dalla riunione o dalla successione di queste due fasi esce la croce, ossia la morte. Queste due linee possono venire riunite secondo varie disposizioni,

a squadra Γ

a forma di t T

a forma di spada

a forma-di croce +

a forma di croce ansata o di chiave

Sappiamo già che l’apprendista per divenire compagno passa dalla perpendicolare al livello, ossia dalla condizione di attività ereditata dalla vita profana alla condizione di passività del perfetto operaio; nel passaggio si forma la squadra.

Nella iniziazione al terzo grado il compagno viene introdotto nella camera mediana, giacente inerte ed orizzontale nella bara dove egli raffigura cerimonialmente Hiram morto, caduto sotto i colpi dei tre cattivi compagni. Da questa condizione di passività viene rialzato vivente, e l’incrocio delle due linee forma di nuovo la croce e la squadra. Nella leggenda muratoria di Hiram, questi «per riunire gli operai alza la destra e traccia nell’aria un tau misterioso, una linea orizzontale dal cui mezzo fa cadere una linea verticale raffigurante due angoli retti a squadra, segno al quale i Siriani riconoscono la lettera T» (95). Croce si dice in ebraico ת tàu, ed è il nome dell’ultima lettera dell’alfabeto ebraico, la ‫ת‬

Ed il nome fenicio di tau è pure il nome della lettera corrispondente dell’alfabeto greco. Questo segno del tau mistico (96) è rimasto nell’alfabeto latino identico al segno di Hiram. Esso è il simbolo della massoneria occulta (97), è lo Stauros degli gnostici, il maglietto delle luci (98), la chiave di volta del tempio, la croce cristiana, simbolo della passione di Gesù, sopra la quale egli mori per poi risorgere a vita eterna.

Questo tau corrisponde dunque, un po’ per la forma un po’ pel senso alla croce ansata egiziana

la quale come ideogramma rappresenta una buccola (99), ed ha foneticamente il suono ànkh, ma ha in generale, seguito da determinativi, il senso di vita, vita immortale, ed in questa sua qualità è attributo ed ornamento delle divinità, e di Iside specialmente. Quella specie di curva chiusa al di sopra ricorda il cerchio O l’ideogramma solare, il disco che è rotolato dallo scarabeo, o dal Dio Kepera, dio del perpetuo divenire e della immortalità. In Massoneria si attribuisce al circolo tradizionalmente questo significato.

«La dottrina egizia del perpetuo alternarsi della generazione, distruzione e rigenerazione troviamo nella parola sacra del 3° grado simbolico: Macbenaht (la carne si stacca dall’osso), la quale riguarda in un fatto speciale la condizione necessaria alla reviviscenza degli esseri. Del pari gli emblemi del grado di maestro perfetto, un circolo ed un quadrato, hanno uguale significazione, il primo simboleggiando l’immortalità, il secondo i quattro elementi» (100). Il serpente che si morde la coda è un simbolo massonico che ha esattamente il medesimo senso.

Le varie fasi dalla vita profana al conseguimento della maestria sono spiritualmente queste: vita, morte o mortificazione, resurrezione, immortalità. Nel simbolismo schematico che si basa sopra la metafora del cadere e del risorgere, queste fasi sono rappresentate dalla linea verticale, la orizzontale, la croce, la circonferenza. Mentre i due tratti rettilinei, verticale ed orizzontale, sono finiti, la circonferenza non ha né principio né fine. Nel simbolismo massonico che è esclusivamente rettilineo la circonferenza è sostituita dallo strumento che serve a tracciarla, il compasso; oppure dal triangolo. Le quattro fasi sono dunque rappresentate dalla perpendicolare, dalla livella, dalla squadra (o maglietto, chiave, spada) e dal compasso. Passare dalla squadra al compasso, ossia dalla morte alla immortalità, vuoi dire diventare maestro. È questo il mistero che il segno della croce dovrebbe ricordare ai cristiani, e l’ordine ed il segno dell’apprendista dovrebbero ricordare al massone. Questo medesimo simbolismo, evidentemente, si ritrova anche nelle carte del tarocco; e precisamente le quattro fasi corrispondono ai bastoni, alle coppe, alle spade, ed ai denari come sono chiamati i circoli o pantacli. Con una poco diversa combinazione del circolo e dell’anello si ha il simbolo astrologico di Venere la dea dell’amore e quindi della generazione. Infine, invece di esprimere col circolo l’immortalità conseguita, si può esprimere mediante un fiore, il risultato di questa fioritura spirituale; ed esso è in Oriente ed in Egitto il loto, il cui stelo va diritto verticalmente a tagliare il livello dell’acqua ed ad aprirvi ed espandervi il cerchio del suo fiore; ed è in Occidente la rosa, l’eglantina, la rosa-croce, la rosa che fiorisce dalla e sulla croce, quella rosa-croce che, secondo il Ragon, è «la maniera più semplice per scrivere in geroglifici: segreto della immortalità, conoscenza ultima e la più segreta dei misteri, con quella di un Dio unico» (101).

***

Come abbiamo già accennato, del simbolismo massonico in genere e della cerimonia iniziatica del terzo grado in ispecie sono state date varie interpretazioni. Nei paesi anglo-sassoni, seguendo la tendenza precipuamente moralistica ivi assunta dal protestantesimo, cui meglio si addice ormai il nome di moralismo, si suole accentuare il carattere puramente morale dell’iniziazione massonica, la morte del vizio e la nascita della virtù massonica, dimodochè la massoneria va diventando una delle tante esplicazioni di quel complesso di pregiudizii morali e sentimentali, residuo ultimo del protestantesimo, pericoloso per la sua fanatica intolleranza. La morale è l’unica vera e propria religione dei tempi nostri, secondo il Pareto (102), universalmente e ciecamente accettata dai più ed imposta ai pochi spiriti non infetti con l’accanimento feroce del credente contro il miscredente. Compiacersi in questa interpretazione moralistica dell’allegoria massonica vuoI dire, quasi sempre, sacrificare, misconoscere od almeno snaturare il carattere esoterico, universale, non settario dell’Ordine; e pare incredibile che si debba provare tanto gusto a rivestire la massoneria coll’abitino bianco della prima comunione, ed a sguazzare nella morale fino ai ginocchi.

In Francia d’altra parte al tempo dell’Enciclopedia, e di riflesso in seguito anche in Italia, cominciò a guadagnare terreno l’interpretazione naturalistica dell’allegoria massonica. Hiram divenne il sole che, ucciso dai tre ultimi mesi dell’anno, traversa la linea equinoziale, formando in tal modo la croce, simbolo della giunzione cruciale che forma l’eclittica coll’equatore (103); il grande Architetto dell’Universo divenne la natura; e la luce del positivismo scientifico fugò tutte le nebbie. È manifesto che con questa sostituzione di parole un gran passo innanzi venne fatto verso la conquista della verità. Il Lenoir, il Ragon, il De Castro, il Bacci e la Blavatsky, che di massoneria capisce assai poco, pare trovino una gran soddisfazione ad ammannire ai lettori questa tiritera del mito solare.

L’interpretazione moralistica e quella naturalistica possono costituire un aspetto secondario, sussidiario, una corrispondenza, una ulteriore allegoria, ma non possono racchiudere il mistero massonico. L’antica tradizione massonica, e la ispirazione dei rituali dalle cerimonie dei misteri pagani mostrano che il vero senso dell’allegoria massonica è quello metafisico, è dato dalla effettiva palingenesi spirituale. Un antico manoscritto, attribuito ad Enrico VI d’Inghilterra, e di cui una copia venne rinvenuta, pare, da Giovanni Locke nel 1696, nella biblioteca bodlejana, definisce la massoneria come la conoscenza della natura, e la comprensione delle forze che sono in essa (104). E dice inoltre che fu portata in Occidente dai Venitians; e poiché in questo manoscritto la grafia dei nomi propri è alquanto imprecisa (Pitagora vi diviene Peter Gower!) gli autori massoni ci interpretano questi Venitians con Phoenicians (105), foneticamente quasi eguale, il popolo navigatore dell’antichità; e potrebbe anche intendersi per Fenicii, coloro che conoscono il mistero della Fenice, l’egizio bennu, l’uccello della immortalità, poiché:

per li gran savi si confessa

che la Fenice muore, e poi rinasce” (106).

«Il mistero della massoneria, secondo Casanova (107) (iniziato a Lione nel 1757) è per la sua stessa natura inviolabile, perché il massone che lo conosce non può che averlo divinato. Egli l’ha scoperto frequentando le loggie istruite, osservando, comparando, giudicando. Una volta pervenuto a questo risultato lo serberà certamente per sé, e non lo comunicherà neppure a quello dei suoi fratelli in cui ha più confidenza, perché se questi non è stato capace di scoprirlo, è anche incapace di servirsene, se lo riceve oralmente». Mi pare che sia chiaro che tanto il concetto della scienza massonica contenuto nel manoscritto del Locke, quanto questa concezione del Casanova non possano attagliarsi al moralismo anglosassone, né al naturalismo materialista francese.

Tradizione massonica, similitudine delle cerimonie, analisi filologica, cabalistica e filosofica delle parole sacre, tutto concorda dunque ad indicare come il vero senso delle cerimonie iniziatiche massoniche, quella del terzo grado in ispecie, stia nella conquista dell’immortalità attraverso la morte e la resurrezione. Nelle cerimonie iniziatiche antiche vi è sempre un Dio che muore od è ucciso, per poi risorgere a vita immortale; così accade di Osiride, Dioniso, Attis, Mitra (108). E, senza entrare nel mare magnum delle comparazioni e delle derivazioni, è indubitato per inesorabili ragioni cronologiche, che l’egiziano Osiride è il prototipo di Gesù e di Hiram. Come Osiride, Gesù viene ucciso, e come lui scende dopo morte agli inferi, eppoi trionfa nei cieli. Gesù trionfa dell’avversario,

di Satan, come Oro-Osiride trionfa di Set. La resurrezione di Gesù viene espressa con parola (ἀνάστασις) la quale corrisponde nel senso e nella metafora di cui si serve alla parola tecnica egizia sàhu. Così pure nella favola di Hiram gli elementi di carattere ebraico, cristiano, o muratorio non sono che la vernice esteriore, od un simbolo addizionale; il fondo è pagano. La luce che risplende nel segreto dei templi massonici è un riflesso della luce abbagliante del Telesterion di Eleusi. Ciò risulta anche dalla posizione affatto identica presa dalla Massoneria e dagli antichi misteri di fronte alle opinioni filosofiche e religiose dei profani.

L’esoterismo riconosce anzi tutto l’ineffabilità della verità, l’impossibilità di comunicare la sapienza per mezzo delle parole; il catechismo massonico del 3° grado dice che il segreto massonico è ineffabile, altrettanto dice Casanova, altrettanto dice Apuleio dei misteri di Iside. Il carattere stesso della mentalità e del linguaggio limita, deforma, travisa e colora secondo la forma mentis di chi pensa, di chi parla e di chi ascolta. Perciò, anche ammesso che un filosofo, uno scienziato, un santo sia pervenuto a conoscere la verità, egli non può darne una perfetta partecipazione in parole. Pensare di potere rinserrare la verità ed esprimerla in un credo, di convertire gli uomini alla vera religione, vuol dire non avere il minimo sospetto del carattere fatalmente ingannatore del pensiero e del linguaggio. Vuol dire non avere il minimo dubbio della necessità preliminare di acquistare coscienza del sedimento di errori, di pregiudizi, di convenzioni che lo svolgersi del pensiero trascina e deposita nei concetti e nelle parole. La conoscenza è data dalla esperienza; ed ognuno possiede conoscenza delle cose in proporzione della sua diretta esperienza. Perciò le credenze e le opinioni dei profani dal punto di vista della conoscenza si equivalgono. Credere o pensare la verità non vale molto più che credere o pensare il falso; perché non si tratta né di credere, né di pensare; ma di conoscere. Una fede vale l’altra, una teoria vale l’altra, la conoscenza è unica. Perciò la Massoneria si disinteressa delle credenze e delle opinioni del profano, e si preoccupa invece delle possibilità insite nel suo carattere; poiché è soltanto lo sviluppo integrale delle possibilità intrinseche che può dare all’uomo la illuminazione.

Riferimenti

(94) Cfr. Leo Taxil – Les Frères Trois Points Vol. Ii, Pag. 214.

(95) Cfr. Leo Taxil – Les Frères Trois Points Vol. Ii, Pag. 87.

(96) Cfr. De Castro – Mondo Segreto; Iv, 48.

(97) Cfr. E. Levi – Dogme De La H. Magie Pag. 151.

(98) Cfr. «Le Maillet Est La Représentation De La Clé Tautique Ou Cruciforme Des Divinités Égyptiennes». Ragon -Cours Phil. Pag. 175.

(99) La Parola Ànkh – Vita è scritta coll’ideogramma della buccola per la omofonia, ma resta da vedere perché la buccola aveva quella forma.

(100) Cfr. De Castro – Mondo Segreto Iv, 135.

(101) Cfr. Ragon – Cours Philos., Pag. 305.

(102) Cfr. Vilfredo Pareto – Trattato Di Sociologia; Ed Anche: V. Pareto – Mito Virtuista.

(103) Cfr. Ragon – Rituel Du Grade De Rose-Croix, Pag. 25.

(104) Cfr. Le Opere Massoniche; P. E. Hutchinson – Spirit Of Masonry, Pag. 297 E De Castro – Mondo Segreto, Iv,91.

(105) Cfr. Hutchinson Pag. 298; De Castro Iv, 92. (3)

(106) Cfr. Dante – Commedia Inf. Xxiv, 107-108.

(107) Cfr. Ragon – Rituel Du Grade De Maître, Pag. 34.

(108) Cfr. Foucart P. – Les Mystères D’eleusis; Per Dionisio Cfr. Diodoro Iii, 62»

Tratto da “Le Parole Sacre e di Passo” Autore Reghini Arturo 1922

Come ricordato dal testo di Reghini non è possibile un’interpretazione univoca del simbolo in quanto essa è strettamente personale, questo perché in base alla facoltà o Legge del Libero Arbitrio ad ognuno è garantita la totale libertà di esplorazione della Creazione dell’Uno Creatore. Vi è comunque una Tradizione Originale che ha codificato un percorso di apprendimento per chi desidera percorrere la via dell’Adepto ed i simboli sono parte integrante di questo percorso. Ra ha utilizzato tale simbolismo per mettere a disposizione dell’adepto un sistema di studio della Mente Archetipica, parte della Mente Profonda. Nei seguenti brani tratti dal “Ra Material” i simboli della Squadra, del Tau e della Croce ansata Ankh sono messi in relazione al concetto di Tempo e alla Trasformazione che ha luogo nel tempo. Ra:

Carta Sette Il Carro “Grande Via del complesso mentale”

«103.10 Interrogante: In questo caso ho alcune domande sulla Carta Sette per concludere la nostra prima disamina degli archetipi della mente. C’è una T con due angoli retti sopra ad essa, sul petto dell’entità nella carta sette. Abbiamo ipotizzato che la T in basso ha a che fare con la possibilità di scegliere uno dei due percorsi nella trasformazione e i due angoli sopra ad essa che rappresentano la Grande Via del percorso della mano sinistra o della destra in una trasformazione mentale che crea il cambio dallo spazio/tempo nel tempo/spazio, si potrebbe dire. Questo è difficile da esprimere. C’è qualcosa di corretto [risatina] in questa ipotesi?

Ra: Io sono Ra. Sì.

103.11 Interrogante: Ra vorrebbe commentare questo?

Ra: Io sono Ra. L’uso del Tau e della squadra dell’architetto è infatti inteso a suggerire la prossimità dello spazio/tempo dell’ambiente della Grande Via al tempo/spazio. Troviamo questa osservazione molto perspicace.

L’intera atmosfera (mood), diciamo, della Grande Via dipende infatti dalla sua notabile differenza dal Significatore. Il Significatore è il sé significativo, in larga misura ma non interamente influenzato dall’abbassamento del velo.

La Grande Via della Mente, del Corpo o dello Spirito disegna l’ambiente che è stata la nuova architettura causata dal processo di velatura e, quindi, immersa nella grande, illimitata corrente del Tempo/spazio.

103.12 Interrogante: Immagino che le ruote su questo carro indichino la capacità della mente di essere in grado ora di muoversi nel tempo/spazio. È corretto?

Ra: Io sono Ra. Non possiamo dire che l’osservazione sia del tutto incorretta, perché c’è tanto lavoro nel tempo/spazio quanto l’individuo che evoca questo complesso di concetti ne abbia assimilato.

Tuttavia, sarebbe più appropriato richiamare l’attenzione sul fatto che, sebbene il carro sia a ruote, non è imbrigliato a ciò che lo trae da un’imbracatura fisica o visibile. Che cosa dunque, o Studente, collega e imbriglia la forza motrice del carro al carro?

103.13 Interrogante: Dovrò pensare a questo. A meno che… Ritornerò su questo.

Stavamo pensando di sostituire la spada nella mano destra con la sfera magica e con uno scettro che punta verso il basso nella mano sinistra, similmente alla Carta Cinque, il Significatore, come più appropriato per questa carta. Ra vorrebbe commentare questo, per favore?

Ra: Io sono Ra. Questo è abbastanza accettabile, soprattutto se la sfera può essere rappresentata come sferica e fulgente.

103.14 Interrogante: La gamba sinistra piegata delle due sfingi indica una trasformazione che avviene sulla sinistra (ma) che non sulla destra, forse, in quella posizione, un’incapacità a muoversi. Questo ha qualche merito?

Ra: Io sono Ra. L’osservazione ha merito in quanto può servire da inverso della connotazione intesa. La posizione ha lo scopo di mostrare due elementi, uno dei quali è la duplice possibilità dei personaggi colmi di Tempo qui ritratti.

Il riposo è possibile nel tempo, così come il progresso. Se un riposizionamento è tentato, la gamba eretta in movimento sarà notevolmente ostacolata dalla gamba piegata. L’altro significato ha a che fare con lo stesso Angolo Retto, con la sua ortogonalità architettonica, come il dispositivo sul petto dell’attore.

Il Tempo/spazio è vicino (is close) in questo complesso di concetti, reso vicino (brought close) a causa del processo di velatura e alla sua efficacia nel produrre attori che desiderano utilizzare le risorse della mente per evolversi.

95.27 Interrogante: La possibilità che le gambe dell’entità della Carta Quattro siano ad angolo retto approssimativo fosse collegata con il Tesseract, menzionata in una sessione molto precedente da Ra, come la direzione della trasformazione dallo spazio/tempo nel tempo/spazio e io stavo pensando che forse era collegata anche con la croce ansata. È qualche modo corretta questa osservazione?

Ra: Io sono Ra. Questa sarà l’ultima domanda di questo lavoro, mentre l’energia trasferita decresce. L’osservazione degli angoli retti e del loro significato trasformazionale è molto percettiva, o studente. Ognuna delle figure che portano alle Trasformazioni* di Mente, Corpo e Spirito e, infine, alla grande trasformativa Scelta* [ha] la crescente intensità di una crescente articolazione del concetto; vale a dire, ogni immagine in cui si trova questo angolo può essere vista essere un sempre più potente richiamo di opportunità ad utilizzare ogni risorsa, sia essa l’Esperienza* che tu ora osservi o ulteriori immagini, per il grande lavoro dell’adepto che progredisce verso la Trasformazione* usando la generosa spola dello spirito per l’infinito intelligente. Si prega di fare brevi domande in questo spazio/tempo. *(carte dei tarocchi)

SIMBOLISMO DEGLI STRUMENTI DI LAVORO DEL MESTIERECarta Quattro L’imperatore “Esperienza del complesso mentale”

94.18 Interrogante: Nella Carta Tre i piedi dell’entità femminile sono sopra la piattaforma instabile, significante polarità duale a causa del suo colore. Nella Carta quattro un piede, appuntito*, indica che se l’entità maschile si regge sulla punta del piede sarebbe attentamente bilanciata. L’altro piede è puntato* a sinistra. Ra commenterebbe la mia osservazione che se l’entità si regge su questo piede sarà molto, molto attentamente bilanciata?

Ra: Io sono Ra. Questa è un’importante percezione, perché è una chiave non solo per questo concetto complesso ma anche per altri. Puoi vedere la “Squadra a T” che, a tratti separa “come a un piede** da fondamenta sicure” dalla natura dell’esperienza ma tuttavia da questa stessa natura dell’esperienza, è accuratamente, precisamente e architetturalmente collocata nel fondamento di questo complesso concettuale e, in effetti, nel complesso mentale archetipico.

Esperienza” ha la natura di esprimere più efficacemente e intensamente l’architettura dell’esperienza, sia la fragilità della struttura che la sicurezza della struttura.

*(pointed significa sia appuntito che puntato) **(unità di misura anglosassone)

94.26 Interrogante: Dovrò lavorarci sopra.

Quindi suppongo che le gambe incrociate dell’entità nella Carta Quattro abbiano un significato simile alla croce della croce ansata. È corretto?

Ra: Io sono Ra. Questo è corretto. La Croce formata dalle membra viventi dell’immagine indica ciò che è la natura dei complessi mente/corpo/spirito in manifestazione all’interno della vostra illusione. Non c’è esperienza che non sia acquistata da uno sforzo di qualche tipo, nessun atto di servizio a se stessi o agli altri che non comporti un prezzo, all’entità che manifesta, commisurato alla sua purezza. Tutte le cose in manifestazione possono essere viste in una maniera o nell’altra essere offrenti se stesse, in modo che le trasformazioni possano aver luogo al livello appropriato all’azione.

93.24 Interrogante: Presumo che tu intenda una domanda completa, e farò questa domanda: mi piacerebbe conoscere il significato della forma della croce ansata, e se questa è una risposta troppo lunga chiederò solo se c’è qualcosa che possiamo fare per rendere lo strumento più confortevole o migliorare il contatto?

Ra: Io sono Ra. Ci sono rapporti matematici all’interno di questa immagine che possono fornire intuizioni istruttive ad un appassionato di rompicapi. Non scioglieremo il rompicapo. Possiamo indicare che la Crux ansata fa parte dei complessi concettuali della mente archetipica, il cerchio indicante la magia dello spirito, la croce indicante quella natura della manifestazione che può essere valorizzata solo dalla perdita. Così la Crux ansata è intesa per essere vista come un’immagine dell’eterno nella e attraverso la manifestazione e oltre la manifestazione attraverso il sacrificio e la trasformazione di ciò che è manifesto.»

Come ultima osservazione sul simbolismo degli Strumenti del Mestiere e della Squadra e del Compasso in particolare, vorrei far osservare come con questi due strumenti sia possibile produrre costruzioni geometriche di poligoni e di sezioni di angoli, compiere inoltre operazioni come costruire somme, differenze, prodotti, rapporti e radici quadrate di determinate lunghezze (Straightedge and compass construction); (Constructible polygon); (Costruzioni geometriche). Questo è importante in quanto con squadra e compasso si possono produrre quei simboli della Geometria Sacra che al loro interno celano precisi rapporti matematici o profondi significati esoterici, come esempi posso citare la Vescica Piscis, il Pentagono-Pentacolo, il Fiore della Vita, la Spirale Aurea, Il Phi Greco π, il Triangolo Sacro Egizio. Tali conoscenze in un passato remoto furono consegnate a diversi popoli stanziati su tutta la superficie del pianeta da maestri ed insegnanti che in molti casi divennero figure mitiche come ad esempio Ra in Egitto, Yahweh presso gli ebrei, Viracocha in Sud America e Quetzalcóatl in Mesoamerica, Oannes in Sumeria, Amaterasu in Giappone, Athena presso i greci ed altri ancora. Fuxi primo eroe civilizzatore cinese a cui vengono attribuite l’invenzione del sistema divinatorio Yi Jing, della metallurgia, della scrittura e del calendario, oltre ad essere stato anche l’iniziatore di varie attività umane, tra cui l’allevamento degli animali, la pesca, la caccia e la musica, non a caso viene rappresentato simbolicamente con il Compasso e la Squadra in mano.SIMBOLISMO DEGLI STRUMENTI DI LAVORO DEL MESTIERE

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