ASTRI NELLA TRADIZIONE ORIGINALE (parte seconda)

ASTRI NELLA TRADIZIONE ORIGINALE (parte seconda)

La prima parte di questo testo è reperibile al link (parte prima).

Cataloghi Stellari Babilonesi

ASTRI NELLA TRADIZIONE ORIGINALE (parte seconda)Elenco delle stelle con informazioni sulla distanza, Uruk (Iraq), 320-150 a.C.; l’elenco fornisce ciascuna costellazione, il numero di stelle e le informazioni sulla distanza dalla costellazione successiva in ells.

L’astronomia babilonese ha raccolto precedenti osservazioni e divinazioni in una serie di cataloghi stellari babilonesi, durante e dopo il dominio kassita su Babilonia. Questi cataloghi stellari, scritti in caratteri cuneiformi, contenevano elenchi di costellazioni, singole stelle e pianeti. Gli elenchi di costellazioni furono probabilmente prodotti con il contributo di varie altre fonti. Il primo catalogo, “Tre Stelle Ciascuno” (Three Stars Each), menziona le stelle di Akkad, di Amurru, di Elam e altre. Vari ricercatori hanno teorizzato un’origine sumera per queste costellazioni babilonesi, ma è stata proposta anche una possibile origine elamita. È stata anche rivendicata una connessione con la simbologia stellare delle “Pietre di confine kudurru” cassite, ma non è chiaro se le iscrizioni di tali “kudurru” rappresentassero davvero costellazioni e informazioni astronomiche a parte l’uso dei simboli.

Cataloghi stellari dopo “Tre Stelle Ciascuno” includono l’elenco “MUL.APIN” che prende il nome dalla prima costellazione babilonese MULAPIN, “l’Aratro”, che è l’attuale costellazione del Triangulum più Gamma Andromedae. Elenca, tra le altre, 17 o 18 costellazioni dello zodiaco. I cataloghi successivi riducono l’insieme zodiacale delle costellazioni a 12, che furono poi prese in prestito dagli egiziani e dai greci, e sono ancora presenti tra le costellazioni moderne.

Tre Stelle Ciascuno

I primi compendi formali di elenchi di stelle sono i testi delle “Tre Stelle Ciascuno” che compaiono intorno al XII secolo a.C. Rappresentano una divisione tripartita dei cieli: l’emisfero settentrionale apparteneva a Enlil, l’equatore apparteneva ad Anu e l’emisfero meridionale apparteneva a Enki. I confini erano a 17 gradi nord e sud, così che il Sole trascorreva esattamente tre mesi consecutivi in ciascun terzo. L’enumerazione delle stelle nei cataloghi “Tre Stelle Ciascuno” comprende 36 stelle, tre per ogni mese. Il glifo determinativo per “costellazione” o “stella” in questi elenchi è “MUL”, originariamente un pittogramma di tre stelle, come se fosse una tripletta di segni “AN“; ad esempio le Pleiadi sono indicate come un “ammasso stellare” o “stella di stelle” negli elenchi, scritto come MUL.MUL, o MULMUL.

MUL.APIN

MUL.APIN è il titolo convenzionale dato ad un compendio babilonese che tratta molti aspetti diversi dell’astronomia e dell’astrologia babilonese. È nella tradizione dei precedenti cataloghi stellari, i cosiddetti elenchi “Tre Stelle Ciascuno”, ma rappresenta una versione ampliata basata su osservazioni più accurate, probabilmente compilata intorno al 1000 a.C. Il testo elenca i nomi di 66 stelle e costellazioni e fornisce inoltre una serie di indicazioni, come le date dell’ascesa, del tramonto e della culminazione, che aiutano a tracciare la struttura di base della mappa stellare babilonese.

Il testo è conservato in una copia del VII secolo a.C. su di una coppia di tavolette, così chiamate per il loro incipit, corrispondente alla prima costellazione dell’anno, MULAPIN “L’Aratro”, identificata con le stelle nell’area delle moderne costellazioni di Cassiopeia, Andromeda e Triangulum secondo la raccolta dei suggerimenti di Gössmann e Kurtik. Recentemente è stato suggerito di identificarla solo con Cassiopea.

I cataloghi stellari babilonesi entrarono nell’astronomia greca nel IV secolo a.C., tramite Eudosso di Cnido ed altri. Alcuni dei nomi delle costellazioni in uso nell’astronomia moderna possono essere fatti risalire a fonti babilonesi tramite l’astronomia greca. Tra le costellazioni più antiche ricordiamo quelle che segnavano i quattro punti cardinali dell’anno nell’età del Bronzo Media, cioè:

Toro “Il Toro”,da “MULGU4.AN.NA” “Il manzo del cielo”, che segnava l’equinozio di primavera

Leone “Il Leone”, da “MULUR.GU.LA” “Il Leone”, che segnava il solstizio d’estate

Scorpione “Lo Scorpione”, da “MULGIR.TAB” “Lo Scorpione”, che segnava l’equinozio d’autunno

Capricorno “Capra-cornuta”, da “MULSUḪUR.MAŠ” “Il pesce-capra”, che segnava il solstizio d’inverno. È un ibrido mitologico raffigurato su “kudurru” risalenti a prima del 2000 a.C. come simbolo di Ea.

Ci sono altri nomi di costellazioni le cui origini possono essere fatte risalire all’età del bronzo, tra cui Gemelli “I Gemelli”, da “MULMAŠ.TAB.BA.GAL.GAL” “I Grandi Gemelli”, Cancro “Il Granchio”, da “MULAL.LUL” “Il gambero”, tra le altre.

Parti Del Testo

Il testo si compone di due tavolette e forse di una terza tavoletta ausiliaria, ed è organizzato come segue:

Tavoletta I – Descrizione del cielo statico

Elenco 1 catalogo degli asterismi (inventario del cielo)

Elenco 2 date di levate eliache nel calendario babilonese

Elenco 3 Levate e tramonti simultanei

Elenco 4 intervalli di tempo tra le levate eliache

Elenco 5 asterismi “ziqpu”

Elenco 6 asterismi nel “Percorso della Luna”

Tavoletta II – Cambiamenti nel cielo

Elenco 1 moto dei pianeti nel “Percorso della Luna”

Elenco 2 determinazione dei punti cardinali dell’anno

Elenco 3 levate eliacali e direzione del vento

Elenco 4 visibilità dei pianeti

Elenco 5 regole intercalari

Elenco 6 calcolo del tempo in base alla lunghezza dell’ombra della meridiana

Elenco 7 orologio ad acqua

Elenco 8 presagi

Tavoletta I

La prima tavoletta è la risorsa più importante per qualsiasi potenziale ricostruzione della mappa stellare babilonese poiché le sue varie sezioni individuano le costellazioni in relazione tra loro e rispetto al calendario. La tavoletta 1 ha sei sezioni principali:

-Tutte le principali stelle e costellazioni sono elencate e organizzate in tre ampie divisioni in base alla latitudine celeste, assegnando ciascuna stella a tre percorsi:

Il Percorso settentrionale di Enlil contenente 33 stelle o costellazioni

Il percorso presumibilmente equatoriale di Anu contenente 23 stelle o costellazioni

Il Percorso meridionale di Ea contenente 15 stelle o costellazioni

La maggior parte di queste stelle e costellazioni sono attribuite anche ad una varietà di divinità del Vicino Oriente.

Il percorso di Anu è considerato come una cintura attorno all’equatore celeste con una larghezza di circa ±17° divisa in dodici parti uguali di 30° di lunghezza, che rappresentano i mesi ideali.

Il globo babilonese (non è importante se esistesse o meno fisicamente) sarebbe stato diviso in tre percorsi degli dei, Ea (sud), Anu (±17° attorno all’equatore) ed Enlil (calotta settentrionale, tutte le declinazioni >17°). Questi tre dei hanno i loro “seggi” tra le stelle, rappresentati dalle costellazioni del Cancro e “Iku” (Pegaso). Immagine di Susanne M Hoffmann, CC BY-SA 4.0, via Wikimedia Commons.

-Le date della levata eliaca di 34 stelle e costellazioni che sono fornite secondo l’anno solare “ideale” di 360 giorni.

-Elenchi di stelle e costellazioni che sorgono e tramontano contemporaneamente.

-Il numero di giorni tra le levate di varie stelle e costellazioni.

-Le stelle e le costellazioni che sorgono e culminano nello stesso periodo.

-Le stelle sul “Percorso della Luna”, che sono le principali costellazioni vicine all’eclittica, comprendente tutti i precursori babilonesi delle costellazioni zodiacali.

Anche se i babilonesi usavano un calendario luni-solare, che aggiungeva occasionalmente un tredicesimo mese al calendario, MUL.APIN, come la maggior parte dei testi di astrologia babilonese, usa un anno “ideale” composto da 12 mesi “ideali”, ciascuno dei quali era composto di 30 giorni “ideali”. In questo schema gli equinozi erano fissati nel quindicesimo giorno del primo e del settimo mese, e i solstizi nel quindicesimo giorno del quarto e del decimo mese.

Tavoletta 2

La seconda tavoletta è di maggiore interesse per gli storici della scienza poiché ci fornisce molti dei metodi e delle procedure usati dagli astrologi babilonesi per prevedere i movimenti del sole, della luna e dei pianeti, nonché i vari metodi usati per regolare il calendario. Il contenuto della tavoletta 2 può essere riassunto in dieci titoli come segue:

-I nomi del sole e dei pianeti e l’affermazione che tutti percorrono lo stesso percorso della luna.

-Ai solstizi e agli equinozi, quali stelle stanno sorgendo e quali contengono la luna piena, al fine di giudicare la disparità dei cicli lunari e solari.

-Raccomandazioni per osservare l’apparizione di alcune stelle e la direzione del vento al momento della loro prima apparizione.

-Valori molto approssimativi per il numero di giorni in cui ogni pianeta è visibile e invisibile nel corso del suo ciclo di osservabilità.

-Le quattro stelle associate ai quattro venti direzionali.

-Le date in cui il sole è presente in ciascuno dei tre percorsi stellari.

-Due tipi di schemi di intercalazione. Uno utilizza le date di levata di alcune stelle mentre l’altro utilizza la posizione della luna rispetto alle stelle e alle costellazioni.

-La durata relativa del giorno e della notte ai solstizi e agli equinozi e la lunghezza dell’ombra proiettata da uno gnomone nei vari momenti della giornata ai solstizi e agli equinozi.

-Uno schema matematico di base che indica gli orari del sorgere e del tramontare della luna in ciascun mese.

-Una selezione di presagi astrologici.

Ci sono prove che una terza tavoletta, finora non reperita, fosse talvolta aggiunta alla serie. A giudicare dalla riga di apertura, iniziava con una sezione di spiegazioni dotte dei presagi celesti.

Mul.Apin e Astrolabi Circolari e Rettangolari

Il MUL.APIN potrebbe essere definito un compendio di astronomia. Il nome deriva dalle prime parole dell’opera. Le copie più antiche pervenuteci sono del VII secolo a.C., ma si ritiene che sia stato codificato le prime volte intorno al X secolo a.C., per cui la sua origine effettiva risale a molto prima.

Una visualizzazione del cielo notturno molto primitiva, e risalente ad epoca sicuramente anteriore al 1000 a.C., fu quella che consisteva di tre fasce di volta celeste che erano associate a nomi di divinità, erano chiamate: 1) la Via di Anu, fascia estendentesi lungo l’equatore, da est a ovest, 2) la Via di Ea, immediatamente a sud della prima e 3) la Via di Enlil, immediatamente a nord della prima (entrambe estendentesi pure da est a ovest).

In una delle prime copie del MUL.APIN si legge che la “stella dell’aratro” (MUL.APIN) si trova “alla fronte delle stelle di Enlil“. Vengono dati anche i nomi di trentadue stelle (o costellazioni) facenti parte della “Via di Enlil”. Stranamente, tra le stelle di questa fascia c’è anche la “stella di Marduk”, che era il pianeta Giove, con l’annotazione esplicita che questo astro, a differenza degli altri, si muove. Evidentemente non si aveva ancora chiara la distinzione netta da fare tra stelle fisse e pianeti. Per la “Via di Anu” erano date 19 stelle (o gruppi), per la “Via di Ea” ne erano date 15. (66 stelle in tutto)

Altri testi tra i più antichi si rifanno a questa suddivisione primitiva a tre fasce, dando un elenco di trentasei stelle (o gruppi di stelle), organizzate su tre colonne e dodici righe, con associazione delle colonne alle tre fasce e delle righe ai dodici mesi dell’anno. Le stelle sono quelle aventi ognuna levata eliaca in un dato mese. Si ha cioè questo schema: nella prima riga sono date tre stelle, una per fascia, che hanno levata eliaca nel primo mese dell’anno (Nisannu (quello associato all’epoca dell’equinozio di primavera). Nella seconda riga sono date altre tre stelle, ancora una per fascia, ancora ciascuna avente levata eliaca nel secondo mese, Aijaru, e così via. Alcuni studiosi hanno dato a questo schema il nome (improprio) di astrolabio rettangolare.

Si ritiene che siano stati prodotti, su tavolette d’argilla, degli elenchi di trentasei stelle organizzati circolarmente, secondo uno schema che, con dizione altrettanto impropria quanto la precedente, gli studiosi moderni hanno chiamato “astrolabio circolare” (sarebbe stato più corretto chiamarli semplicemente elenco di stelle circolare).

ASTRI NELLA TRADIZIONE ORIGINALE (parte seconda)Il frammento di uno di questi astrolabi circolari, illustrato nella figura sopra, risale al regno di Assurbanipal, quindi a un’epoca grosso modo contemporanea a quella della redazione delle copie più antiche del MUL.APIN che ci siano giunte.

ASTRI NELLA TRADIZIONE ORIGINALE (parte seconda)Nella figura sopra si ha invece una ricostruzione di un astrolabio circolare completo (eseguita sulla base di frammenti di astrolabi circolari tratti da tavolette e sulla base di astrolabi rettangolari). Come si vede, le tre fasce rappresentano le tre Vie e ciascuna fascia è suddivisa in dodici settori, che sono nella figura numerati da I a XII, ciascuno rappresentativo di un mese dell’anno. Il settore I, associato al primo mese dell’anno, Nisannu, per ciascuna delle tre fasce, è quello in basso a sinistra, e gli altri si susseguono in senso orario. La “Stella dell’Aratro”, MUL.APIN, appare nella Via di Enlil, la più interna, nel settore relativo al mese di Nisannu, quindi nel settore I, indicando perciò che essa fa la sua levata eliaca in quel mese. Le Pleiadi, MUL.MUL, sono date nella Via di Ea, la più esterna, del mese di Aijaru, secondo mese dell’anno (e qui si ha un’altra indicazione di idee ancora poco chiare, perché le Pleiadi sono una costellazione equatoriale e quindi avrebbero dovuto essere poste nella “Via di Anu”, la centrale, come del resto risulta dal testo del MUL.APIN). Un altro elemento di confusione deriva dalla presenza negli astrolabi circolari di pianeti. Fonte (Astronomia babilonese)

COSTELLAZIONI

Mappa del cielo babilonese. Equatore celeste è diviso in 12 parti uguali (mesi ideali), le costellazioni sono rappresentate come poligoni poiché dai dati tramandatici si possono derivare solo stime della loro posizione. L’Identificazione delle costellazioni secondo Pingree. Il “Percorso di Anu” è segnato in grigio, Il “Percorso della Luna” è segnato più luminoso rispetto ad altre costellazioni. Mappe simili sono state pubblicate da Hoffmann (2017). Immagine di Susanne M Hoffmann, CC BY-SA 4.0 via Wikimedia Commons.

Percorso Della Luna – Il Pre-Zodiaco

Il “Percorso della Luna” come indicato nel MUL.APIN consiste di 17 o 18 stazioni, riconoscibili come i diretti predecessori dei 12 segni zodiacali. L’inizio dell’elenco con MUL.MUL, le Pleiadi, corrisponde alla situazione nell’età del bronzo medio-antica, quando il Sole all’equinozio di primavera era vicino alle Pleiadi nel Toro (all’incirca nel 23° secolo a.C.), e non ancora in Ariete.

Immagine di LittleAstronomer, CC BY-SA 4.0, via Wikimedia Commons.

Nome costellazione secondo il MUL.APIN Traduzione Costellazione Dio associato secondo l’Elenco 1
1 MUL.MUL “L’ammasso stellare (Stella delle stelle)” Pleiadi Anu
2 MUL.GU4.AN.NA Toro del cielo” Toro e Iadi Anu
3 MUL.SIPA.AN.NA Vero Pastore di Anu” Orione Anu

Disegno di Jessica Gullberg mappa: Stellarium.

Nome costellazione secondo il MUL.APIN Traduzione Costellazione Dio associato secondo l’Elenco 1
4 MUL.ŠU.GI “Vecchio uomo” (Enmešarra, l’ultimo degli antenati primordiali di Enlil) Perseo Enlil

ASTRI NELLA TRADIZIONE ORIGINALE (parte seconda)Disegno di Jessica Gullberg mappa: Stellarium.

Nome costellazione secondo il MUL.APIN Traduzione Costellazione Dio associato secondo l’Elenco 1
5 1.MUL.ZUBI

2.MUL.GAM3

“La Scimitarra” o “Il Bastone da pastore” Auriga Enlil
6 MU.LMAŠ.TAB.BA(.GAL.GAL)” I (Grandi) Gemelli” (Lugalirra e Meslamta’ea, una coppia di dei degli inferi) Gemelli (a nord dell’eclittica) Enlil

ASTRI NELLA TRADIZIONE ORIGINALE (parte seconda)Disegno di R. Perdok (LWL Planetarium Münster), mappa: Stellarium.

Nome costellazione secondo il MUL.APIN Traduzione Costellazione Dio associato secondo l’Elenco 1
7 MUL.AL.LUL “Il gambero” Cancro Enlil

Disegno di R. Perdok (LWL Planetarium Münster), mappa: Stellarium.

Nome costellazione secondo il MUL.APIN Traduzione Costellazione Dio associato secondo l’Elenco 1
8 1. MUL.UR.GU.LA

2. MUL.UR.MAḪ

Il Leone” Leone Enlil

Disegno di R. Perdok (LWL Planetarium Münster), mappa: Stellarium.

Nome costellazione secondo il MUL.APIN Traduzione Costellazione Dio associato secondo l’Elenco 1
9 MUL.ABSIN3 “Il solco del seme” Vergine (a nord di Spica) Šala
10 1.MUL.ZI.BA.AN.NA

2.MUL.GIŠ.ERIN2

“La bilancia” Bilancia e la parte della Vergine a sud di Spica Anu
11 MUL.GIR2.TAB “Il tagliatore” Scorpione (forse con parti meridionali dell’Ofiuco) Ea

Disegno di R. Perdok (LWL Planetarium Münster), mappa: Stellarium.

Nome costellazione secondo il MUL.APIN Traduzione Costellazione Dio associato secondo l’Elenco 1
12 MUL.PA.BIL2.SAG Pabilsang (dio cittadino di Larak, identificato con Ninurta, in particolare nel suo ruolo di marito della dea guaritrice Gula) Sagittario Ea

ASTRI NELLA TRADIZIONE ORIGINALE (parte seconda)Questo disegno del Pesce-Capra è copiato da una pietra kudurru da S. Hoffmann.

Nome costellazione secondo il MUL.APIN Traduzione Costellazione Dio associato secondo l’Elenco 1
13 MUL.SUḪUR.MAŠ2(.KU6) “Il pesce-capra” Capricorno Ea

Immagine di Susanne M Hoffmann, CC BY-SA 4.0, via Wikimedia Commons.

Nome costellazione secondo il MUL.APIN Traduzione Costellazione Dio associato secondo l’Elenco 1
14 MUL.GU.LA “Il Grande” (un soprannome comune del dio Ea/Enki) Aquario Ea

Immagine di Susanne M Hoffmann, CC BY-SA 4.0, via Wikimedia Commons.

Nome costellazione secondo il MUL.APIN Traduzione Costellazione Dio associato secondo l’Elenco 1
15 1. MUL.KUN.MEŠ

2. MUL.ZIB.ME

Le code” Pesci Anu/ Ea
16 MUL.ŠIM.MAḪ “La Grande Rondine” Parte Sud Ovest dei Pesci e Epsilon Pegasi Anu/ Ea
17 1. MUL.A.NU.NI.TUM

2. MUL.LU.LIM

“La Dea Anunitu” o “Il Cervo” Parte orientale dei due pesci nei Pesci più parti di Andromeda (β And) Anu
18 MUL(LU2.)ḪUĜ(.GA2) “Il bracciante agricolo” (Dumuzi, il mitico amante di Inanna/Ištar immaginato come un pastore) Ariete e Triangolo Anu

La “Coda” e la “Grande Rondine” (posizioni 15 e 16 sopra) erano a volte viste anche come un’unica costellazione, la “Coda della Rondine” (Pesci). Questa è la fonte dell’incertezza sul numero delle costellazioni (17 o 18) nello “zodiaco” babilonese. Tutte le successive costellazioni dello zodiaco di 12 segni dell’Età del Ferro sono presenti tra queste, una parte con nomi che le identificano chiaramente, mentre alcune altre sono giunte all’astronomia greca con nomi alterati; così “Solco” divenne la Vergine, “Pabilsag” il Sagittario, “Il Grande” l’Acquario, “Coda di rondine” i Pesci e “Il Bracciante” fu reinterpretato come Ariete.

La Vergine e la sua stella principale Spica hanno precedenti babilonesi. Il MUL.APIN associa Absin “Il Solco” con la dea sumera Shala, e sulle pietre di confine dell’era cassita Shala è convenzionalmente raffigurata mentre tiene in mano uno stelo di grano. Per quanto riguarda il Sagittario, Pabilsag è un dio sumero relativamente oscuro, successivamente identificato con Ninurta. Un altro nome per la costellazione era Nebu “Il Soldato”.

L’Acquario “Il Versatore d’Acqua” rappresenta Ea (un dio dell’acqua), soprannominato “Il Grande” nel MUL.APIN. Conteneva il solstizio d’inverno agli inizi dell’età del bronzo. Nell’astronomia greca, venne rappresentato semplicemente come un unico vaso da cui un ruscello si riversava nel Piscis Austrinus. Allo stesso modo il nome nello zodiaco indù è kumbha “brocca d’acqua”, a dimostrazione che lo zodiaco raggiunse l’India tramite intermediari greci.

L’attuale definizione di “Pesci” è la più recente per le costellazioni zodiacali. La “Rondine” dell’astronomia babilonese includeva il Pesce occidentale, ma era più grande in quanto comprendeva anche parti di Pegaso. Il “quadrato” di Pegaso era la costellazione del “Campo”, raffigurato nello zodiaco di Dendera tra i due pesci. Il Pesce settentrionale e parte di Andromeda rappresentavano la dea Anunitum, la “Signora del Cielo”. Fonti tardo babilonesi menzionano anche DU.NU.NU “La corda di pesce”. Non è chiaro come il “Bracciante” del MUL.APIN sia diventato “Aries” “l’Ariete” della tradizione greca, forse a causa di un gioco di parole o di un malinteso.

Intorno al V secolo a.C., i testi astronomici babilonesi iniziarono a descrivere le posizioni del Sole, della Luna e dei pianeti in termini di 12 segni equidistanti, ciascuno associato ad una costellazione zodiacale, ogni segno a sua volta diviso in 30 gradi (uš).

Fonte: (Wikipedia) Fonte: (Wikipedia)

STELLE REALI O REGALI

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In astrologia, le Stelle Regali della Persia sono Aldebaran, Regolo, Antares e Fomalhaut. Erano considerate i guardiani del cielo durante il periodo dell’impero persiano (550 a.C.-330 a.C.) nell’area dell’odierno Iran. I Persiani credevano che il cielo fosse diviso in quattro distretti, ciascuno dei quali era sorvegliato da una delle quattro Stelle Reali. Si credeva che le stelle detenessero sia poteri buoni che cattivi e i persiani le consideravano una guida per i calcoli scientifici del cielo, come il calendario e i cicli lunari/solari, e per le predizioni.

Le stelle reali sono menzionate nel Bundahishn, una raccolta di cosmogonia e cosmologia zoroastriana. Il Bundahishn è un’opera letteraria scritta in Medio Persiano (Pahlavi), presumibilmente composta da Farrobad intorno al IX sec d.C., e tratta della formazione del mondo e della sua storia secondo la visione zoroastriana. L’opera è composta da 36 capitoli nei quali viene descritto il mondo in cui viviamo (definito come ‘mondo del miscuglio’) attraverso una trattazione dettagliata dei suoi elementi. Vi si enumerano minerali, piante, animali, i vari tipi di essere umano e tanto altro. Nel Bundahishn viene illustrata la concezione tradizionale della religione mazdaica che vede il mondo come campo di battaglia nel quale avviene la lotta quotidiana tra il bene e il male. Secondo alcuni studiosi nell’opera sarebbero presenti tematiche contenute nei libri perduti dell’Avestā, il testo sacro della religione zoroastriana, come ad esempio la sezione perduta chiamata “Damdad Nask” il cui argomento era proprio la creazione di tutte le creature.

Cenni Storici

Nel 747 a.C. il re babilonese Nabu-nasir adottò un calendario derivato dai movimenti della luna rispetto a queste quattro stelle. Un calendario in due versioni, una che seguiva un ciclo di otto anni e l’altra un ciclo di diciannove anni (in seguito fu adottato il calendario di diciannove anni come standard). Nel 700 a.C. gli Assiri avevano essenzialmente mappato il ciclo eclittico e utilizzato le posizioni di queste quattro stelle per identificare le costellazioni zodiacali, distinguendo le stelle fisse dai pianeti.

Al tempo dell’Impero Persiano (550 a.C.-330 a.C.), Aldebaran sorvegliava il cielo orientale ed era la stella dominante nella costellazione del Toro, Regolo sorvegliava il Nord ed era la stella dominante nella costellazione del Leone, Antares sorvegliava l’Occidente ed era la stella alfa dello Scorpione, e Fomalhaut sorvegliava il cielo meridionale ed era la stella più luminosa di Piscis Austrinus (condividendo la stessa longitudine con la stella Sadalmelik che è la stella predominante in Aquario). Anticamente Piscis Austrinus faceva parte anche dell’Aquario, Fomalhaut, infatti, è la “bocca del Pesce” Australe intento a bere l’acqua versata dalla brocca dell’Aquario. Per questo motivo Claudio Tolomeo lo considerò appartenente a entrambe le costellazioni. Fomalhaut, quindi, definisce il IV punto dell’eclittica solare in approssimata opposizione rispetto alla costellazione zodiacale del Leone. In questo modo le quattro stelle si venivano a trovare nella III, VI, IX e XII posizione nello zodiaco dividendo il moto apparente del sole in 4 gruppi di 3 costellazioni ciascuna:

Pesci-Ariete-Toro—-Gemelli-Cancro-Leone—-Vergine-Bilancia-Scorpione—-Sagittario-Capricorno-Aquario.

Aldebaran segnava l’equinozio di primavera e Antares segnava l’equinozio d’autunno, mentre Regulus segnava il solstizio d’estate e Fomalhaut il solstizio d’inverno. Osservando il cielo, la stella dominante appariva nella sua stagione, ciascuna con un periodo dell’anno in cui era più evidente. L’assegnazione delle “stelle regali” ad un quadrante del cielo costituisce un rimando all’Era del Toro, il periodo fra il 4000 e il 2000 a.C. circa, quando il sole sorgeva nel Toro all’equinozio di primavera.

Si diceva che le costellazioni delle stelle reali fossero fisse perché le loro posizioni erano vicine ai quattro punti fissi del percorso del sole. Il sole era quindi circondato da quattro stelle luminose all’inizio di ogni stagione. Da questa osservazione si iniziò a denominarle Stelle Reali.

Regolo era visto come la stella principale delle quattro perché era nella costellazione del Leone e ciò gli conferiva il Potere del Leone a significare la forza dei re, con evidenti implicazioni.

Le stelle reali venivano utilizzate per la navigazione. Si credeva anche che governassero gli eventi nel mondo. I maggiori disastri, scoperte e fenomeni storici furono visti come causati dalle stelle e dal loro allineamento nel cielo durante il periodo in cui si verificava l’evento. Quando le stelle erano allineate in accordo, seguivano condizioni favorevoli, mentre quando erano allineate negativamente si prevedeva il disastro. Poiché Regulus era considerata la più influente delle stelle reali, gli eventi che avevano luogo mentre Regulus era in dominio erano amplificati e gravi, prefiguranti distruzione, a seconda di quale pianeta o pianeti avrebbe potuto essere in congiunzione con la stella.

Le quattro stelle furono successivamente identificate con i quattro arcangeli: Aldebaran con Michele, Fomalhaut con Gabriele, Regolo con Raffaele e Antares con Uriel. Altre associazioni sono quelle con i quattro cavalieri dell’Apocalisse o con i cavalli che trainavano i carri citati nel Libro di Zaccaria.

Contestazioni

L’idea che esistessero quattro stelle reali della Persia fu analizzata in un articolo del 1945 su Popular Astronomy (Link), dove l’idea fu criticata come un’invenzione in gran parte relativamente moderna e/o un malinteso dei testi originali. Citazione dall’articolo in questione: «L’unico testo da cui proviene ogni informazione sulle “stelle regali” è un testo in lingua pahlavi, scritto dopo la conquista islamica e forse anche dopo l’anno mille, chiamato Bundahish, che corrisponde alla “Genesi” biblica nell’ambito del mazdeismo. Il suo contenuto, comunque, potrebbe essere basato su parti dell’Avestā oggi perdute. Nel brano (II, 4-8) si raccontano i preparativi con cui l’esercito celeste di Ahura Mazdā, guidato dalle dodici costellazioni dello Zodiaco e dalle ventotto case lunari, si prepara ad affrontare la guerra contro i sette pianeti creati da Angra Mainyu. In questo contesto vengono scelti fra le costellazioni i nomi di quattro capitani (non “guardiani”), attorno ai quali si radunano le schiere dei quattro “quadranti” celesti, delimitati dalle direzioni in cui sorge o tramonta il sole nei due solstizi.

I loro nomi in lingua Palhavi, i corrispondenti nomi nell’antico persiano dell’Avesta, le corrispondenti stelle o costellazioni e i relativi quadranti sono:

Tishtar (Tishtrya) = Sirio, Est

Sataves (Satasaeva) = Aquario, Sud

Vanand (Vanant) = Antares, Ovest

Haptokring (Haptoiringa) = Orsa Maggiore, Nord

Nel breve testo non si parla né di solstizi né di equinozi; le stelle o costellazioni sono quindi soltanto fra le più luminose e adatte a essere i leader dello schieramento nei quattro quadranti del cosmo. Il testo menziona anche una costellazione “capo dei capitani”, che probabilmente è il Capricorno.» (Fonte)

Il mito dei Quattro Guardiani è presente anche in altre Antiche Tradizioni, nei Quattro Simboli cinesi, nelle Quattro Bestie Divine cinesi, nei Quattro Figli di Horus egizi, nei Quattro Rè celesti indù e nel Tetramorfo.

TETRAMORFO

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Il tetramorfo (dal greco antico τετρα, tetra, “quattro”, e μορφή, morfé, “forma”) è una raffigurazione iconografica composta da quattro elementi risalente a una simbologia di origine mediorientale. Nella tradizione cristiana, e nella storia dell’arte, il termine viene normalmente utilizzato per indicare un’immagine biblica composta dai quattro simboli degli evangelisti – un uomo alato, un leone, un toro (o vitello) e un’aquila – mutuata da una visione veterotestamentaria del profeta Ezechiele e dalla descrizione neotestamentaria dei “quattro esseri viventi” contenuta nell’Apocalisse.

La rappresentazione più conosciuta di essere tetramorfo risale all’Antico Testamento, in cui il profeta ebraico Ezechiele descrive una visione (Ezechiele 1,10) avuta durante la deportazione a Babilonia nel 593 a.C.: «Gli apparve «una grande nube, tutta circondata da bagliori» (Ez .1,4); nel mezzo della nube quattro esseri viventi dotati di quattro ali e quattro facce con il volto di uomo, leone, vitello e aquila, identificati successivamente con cherubini (Ez. 10,14). Gli esseri tetramorfi erano posti alla base di una volta su cui poggiava il Trono di Dio (del cui movimento sembrano occuparsi). «Guardando gli esseri viventi, vidi a fianco di ognuno una specie di ruota che toccava la terra…» (Ez .1,15).”

Una descrizione del tetramorfo molto simile a quella di Ezechiele compare nel cap. XVIII dell’Apocalisse di Abramo, uno scritto giudaico apocrifo del I secolo.

Anche nel Libro dell’Apocalisse nel Nuovo Testamento è presente una descrizione di quattro esseri viventi con caratteristiche simili a quelli del libro di Ezechiele (Ap. 4,7). In questo caso, però ogni essere ha le fattezze di uno solo animale e le ali sono sei come quelle dei serafini descritti in Isaia (6,3).

Il Vangelo Quadriforme

Ireneo di Lione nel suo “Trattato contro le Eresie” scritto verso l’anno 180 si oppose a Marcione che intendeva abolire tutti i vangeli, tranne quello di Luca, privato per giunta di alcune parti. Per giustificare, però, il rifiuto dei vangeli gnostici, fra cui il vangelo di Tommaso, scrisse che nei quattro vangeli oggi detti canonici soffia un unico spirito e che perciò si tratta di un unico vangelo tetramorfo e che di vangeli non ne occorrevano più di quattro, né vangeli diversi dai quattro tradizionali. Per rafforzare questa affermazione introdusse per primo un confronto fra i tetramorfi biblici, il vangelo quadriforme e quattro caratteristiche del Cristo (regale come il Leone, vittima sacrificale e sacerdote, come il Vitello sacrificato nello Yom Kippur dal sommo sacerdote, Uomo perché nato da donna e Aquila perché dal cielo effonde sulla chiesa il suo Spirito Santo).

L’idea di Ireneo venne ripresa in seguito da altri antichi Padri, come Agostino (354-430) e Girolamo (347-420). Questi, nel suo “Commentario a Ezechiele”, la rielaborò in maniera tale che diventò l’interpretazione classica che si è imposta: Essere antropomorfo, Matteo; Leone, Marco; Vitello, Luca; Aquila, Giovanni. Secondo altri autori come Ambrogio (337-397), Gregorio Magno (540-604), Honorio de Autun (detto anche Onorio di Ratisbona: sec XII), le figure dei quattro esseri viventi esprimerebbero la totalità del mistero di Gesù: l’incarnazione (l’uomo), la Passione (il bue), la Resurrezione (il leone) e l’Ascensione (l’aquila). Le quattro figure, dunque, simboleggiano le quattro fasi della vita di Cristo, sintetizzate con questa formula: “Fuit homo nascendo, vitulus moriendo, leo resurgendo, aquila ascendendo (nato come uomo, morì come un vitello sacrificale, fu leone nel risorgere e aquila nella sua ascensione).

Origine Astronomica nell’Era Zodiacale del Toro

I quattro volti del tetramorfo sono stati associati già dall’esegesi rabbinica ai quattro punti cardinali. Diversi studiosi, perciò, hanno cercato di far corrispondere gli elementi che compongono il tetramorfo con quattro costellazioni dello zodiaco, poste circa a 90º l’una dall’altra, nelle quali sorgeva il Sole nei giorni degli equinozi e dei solstizi.

Il Toro e il Leone, in effetti, sono due note costellazioni zodiacali poste circa a 90° fra loro. Nella cultura mesopotamica, l’inizio dello zodiaco veniva posto proprio nel Toro, la costellazione in cui si trovava il Sole all’equinozio di primavera nella cosiddetta “Era zodiacale del Toro”, un periodo, che corrisponde approssimativamente al IV e III millennio prima di Cristo. Solo nel periodo ellenistico l’inizio dello zodiaco fu posto in Ariete, per tener conto della precessione degli equinozi. L’antica tradizione mesopotamica compare ancora nel I secolo a.C. nel papiro 4Q318 di Qumran.

Le altre due costellazioni corrispondenti a direzioni cardinali nell’era del Toro dovrebbero essere l’Aquario e lo Scorpione. Non c’è consenso, però, su quali facce del tetramorfo possano essere associate a queste due costellazioni e, per esempio, le due possibili alternative sono scelte nel “Dizionario dei Simboli Cristiani” di Edouard Urech e in “Simboli e Allegorie” di Matilde Battistini.

Poco sopra l’Aquario, ma sempre nella fascia zodiacale, si trova la costellazione dell’Aquila, cioè proprio il terzo volto del tetramorfo. A Babilonia l’Aquila poteva essere utilizzata al posto dell’Aquario, la costellazione zodiacale adiacente allo Scorpione, infine, è quella del Sagittario. Quando all’equinozio di primavera il Sole sorgeva nelle prime stelle del Toro (cioè circa 6000 anni fa), esso sorgeva all’equinozio d’autunno nelle ultime del Sagittario. Ecco perciò che il volto d’uomo del tetramorfo potrebbe essere quello del Sagittario.

Secondo Matilde Battistini, invece, il tetramorfo «rappresenta la suddivisione quaternaria della superficie terrestre nei punti cardinali e la quadripartizione della volta celeste nelle costellazioni del Toro, del Leone, dell’Aquila-Scorpione e dell’Aquario (corrispondenti alle antiche posizioni del Sole nei solstizi e negli equinozi).» L’interpretazione di Battistini, che è comune anche ad altri studiosi, si scontra col fatto che Aquila e Scorpione sono due costellazioni diverse e abbastanza distanti fra loro, ma viene giustificata col fatto che l’Aquila è un Paranatellon dello Scorpione. Nella tradizione ermetica, infatti, resta difficile non associare l’acqua, cui l’Uomo è associato, alla costellazione dell’Aquario e perciò l’Aquila deve essere identificata in qualche modo con lo Scorpione.

Se il tetramorfo è in qualche modo collegato all’era del Toro, terminata circa 1500 anni prima che il testo di Ezechiele fosse scritto, l’associazione fra direzioni cardinali e costellazioni “cardinali” dell’era del Toro dovrebbe essere stata sviluppata agli albori dell’astronomia e dell’astrologia ed essersi radicata profondamente nella cultura iconografica dell’Antico Vicino Oriente. Altre combinazioni iconografiche simili, quindi, dovrebbero essere interpretate in questa stessa prospettiva di archeo-astronomia.

Chimere Mitologiche

Presso molti popoli mesopotamici e in Egitto, erano comuni raffigurazioni di figure mostruose zoomorfe. Un primo esempio è l’uccello grifone (corpo di leone, testa e ali d’aquila) degli Ittiti, simile ad una ieracosfinge egizia. Esso combina le costellazioni solstiziali dell’era del Toro. Altre sculture dei popoli mesopotamici sembrano combinare più elementi appartenenti alle quattro costellazioni dell’era del Toro. Ad esempio l’aggiunta di un volto umano dà origine alle sfingi egizie e ai leoni alati mesopotamici: non è chiaro, però, se si intendeva rappresentare un essere trimorfo o se il volto e le ali servano solo per caratterizzare il leone come una divinità (il volto) celeste (le ali).

Esistono prove archeologiche che nell’antichità gli uomini dividessero in quattro parti l’orizzonte, lo spazio ed in generale alcuni luoghi, come un tempio, ed assegnassero peculiari caratteristiche e qualità spirituali a ciascun quarto. Gli elementi che identificavano ciascun quarto potrebbero quindi essere stati riassemblati in creature mitiche come i kâribu babilonesi, caratterizzati dalle zampe di toro.

L’origine delle rappresentazioni tetramorfe, quindi, si troverebbe in Mesopotamia dove gli Assiri realizzarono dei kâribu: esseri dalla testa umana, corpo di leone, zampe di toro e ali d’aquila, le cui statue erano poste all’ingresso e, sembra, a custodia dei templi (i lamassu e gli shedu erano invece posti a custodia dei palazzi).

Arcano XXI “Grande Via dello Spirito”

«I dodici fiori della corona in alto sono i dodici segni zodiacali in cui si acquisisce tutta l’esperienza…

La testa del Leone significa le forze creative del segno solare del Leone, e il coraggio che è necessario per ogni vera realizzazione. La testa del Toro rappresenta l’agente fruttifero della natura e indica la necessità del lavoro in ogni progresso. L’Aquila significa che il sesso, come indicato dal segno dello Scorpione, è stato trasformato in canali che conducono alla spiritualità. E la testa dell’Uomo indica che sia l’intuizione che l’intelligenza sono guide necessarie per svelare le più alte possibilità spirituali.

Questi quattro emblemi disposti intorno allo zodiaco simboleggiano i processi dell’evoluzione. Sono le quattro forme della Sfinge Egizia, e simboleggiano anche il passaggio del Sole attraverso i quattro quadranti zodiacali. Applicate all’adepto, sottolineano che il neofita deve avere energia e coraggio per sostenere i suoi sforzi, deve avere la conoscenza per dirigere adeguatamente le sue energie, deve lavorare incessantemente per la realizzazione delle sue aspirazioni e deve gradualmente sintonizzare le sue emozioni su di un più elevato livello vibratorio spirituale. Questi quattro attributi, Saggezza, Perseveranza, Coraggio e Amore sono solitamente resi nei circoli occulti come: “Conoscere, Fare, Osare, Tacere”».

STELLE FISSE BEHENIANE

Da Wikipedia, l’enciclopedia libera.

Le Stelle Fisse Beheniane sono una selezione di quindici stelle ritenute particolarmente utili nelle pratiche magiche dall’astrologia medievale europea ed araba. Il loro nome deriva dall’arabo bahman, “radice”, dal momento che ciascuna di esse era considerata una fonte di energia astrologica per uno o più pianeti.

Agrippa von Nettesheim le raggruppa nel suo “De occulta philosophia libri III” (Libro II, capitoli 47 e 52) come “Behenii” (al singolare “Behenius”), descrivendo le loro proprietà magiche e i simboli cabalistici e attribuendole ad Ermete Trismegisto, come da prassi nella tradizione occultista medioevale. L’origine di questo raggruppamento è ignota, anche se Wallis Budge sospetta una possibile origine sumera. Ogni stella è collegata ad una gemma e ad una pianta, da utilizzare all’interno dei rituali per incanalare l’influenza della stella (ad esempio, in un amuleto). Quando un pianeta si ritrovava entro sei gradi dalla stella associata si riteneva che la sua influenza fosse particolarmente forte.

Nella tabella seguente sono riportati i simboli provenienti da un’edizione in quarto del 1531 del “De occulta philosophia”, anche se esistono altre forme. Il nome moderno delle stelle è riportato laddove non coincida col nome utilizzato nei testi antichi.

1)Le posizioni sono espresse in longitudini celesti, un sistema di coordinate relativamente fisso utilizzato per i segni dello zodiaco tropicale. Tutti i corpi celesti, inclusi stelle e costellazioni, si trovano all’interno di questo schema fisso. Per esempio “26 Taurus 07” significa 26 gradi 07 minuti nel segno tropicale Toro. Per ulteriori informazioni si veda la voce sistema di coordinate eclittiche.

CONSIDERAZIONI

Posso concludere questo testo con la stessa considerazione che avevo proposto inizialmente, cioè, ci sono una serie di stelle e asterismi che sono comuni a molte delle tradizioni esoteriche presenti su questo pianeta e questo non è un caso. Rappresentano i punti di afflusso dell’energia cosmica nella rete energetica del pianeta ed anche nella rete energetica dei suoi abitanti. Anche le congiunzioni ed opposizioni planetarie così come le fasi della Luna e le sue eclissi lunari e solari, nonché i passaggi di corpi minori come le comete o gli asteroidi manifestano influenze sul pianeta e su i suoi abitanti. Certamente c’è chi è più sensibile a tali influssi e chi lo è di meno ma nessuno è esente dal percepirli in qualche maniera. Nel testo sono state esaminate principalmente costellazioni boreali ma chiaramente anche tra le costellazioni australi vi sono altri punti di afflusso. Posso elencarne brevemente alcuni senza però fornire maggiori dettagli, questi sono: la Croce del Sud, Alfa Centauri, le Nubi di Magellano, la Nebulosa Granchio, il Capricorno, il Centauro, Eridano.

Per completare questa esposizione riporto quanto rivelato da Ra sull’argomento in questione.

«30.2 Interrogante: Grazie. Definiresti mente, corpo e spirito separatamente?

Ra: Io sono Ra. Questi termini sono tutti termini descrittivi semplicistici che eguagliano un complesso di focalizzazioni di energia; il corpo, come lo chiamate, è il materiale della densità che sperimentate in un dato spazio/tempo o tempo/spazio; questo complesso di materiali è disponibile per le distorsioni di ciò che chiamereste manifestazione fisica.

La mente è un complesso che rispecchia gli afflussi^ dello spirito e gli efflussi* del complesso del corpo. Contiene ciò che conoscete come sensazioni, emozioni e pensieri intellettuali, nelle sue complessità più consapevoli. Spostandoci più in basso nell’albero della mente, vediamo l’intuizione che è della natura della mente più in contatto o in sintonia con il complesso di esistenza totale**. Scendendo alle radici della mente troviamo la progressione della coscienza che gradualmente si trasforma dalla memoria personale a quella razziale, agli influssi cosmici, e così diventa un contattatore diretto di quella navetta che chiamiamo complesso dello spirito.

Questo complesso dello spirito è il canale per cui gli afflussi^ da tutti i vari afflussi^ universali, planetari e personali possono essere incanalati nelle radici della coscienza e con cui la coscienza può essere incanalata verso il portale dell’infinito intelligente attraverso l’energia intelligente bilanciata di corpo e di mente.

Vedrai da questa serie di definitive affermazioni che mente, corpo e spirito sono inestricabilmente intrecciati e non possono persistere, l’uno senza l’altro. Quindi ci riferiamo al complesso mente/corpo/spirito piuttosto che tentare di trattarli separatamente, poiché il lavoro, diciamo, che fate durante le vostre esperienze viene svolto attraverso l’interazione di queste tre componenti, non attraverso una qualunque di esse. ^(inpourings) *(up-pourings) **(total beingness complex)

19.20 Interrogante: Bene, sembrerebbe dunque essere presente una relazione fra quelli che percepiamo come fenomeni fisici, ad esempio i fenomeni elettrici, ed i fenomeni della coscienza, e che essi, avendo avuto origine dall’Uno Creatore, sono praticamente identici ma agiscono in modi leggermente diversi quando si [fine del nastro]. [È corretto?]

RA: Io sono Ra. Anche questa volta semplificheremo notevolmente per rispondere alla tua domanda.

Il solo complesso fisico viene generato da innumerevoli energie o campi elettromagnetici che interagiscono grazie all’energia intelligente; le configurazioni o distorsioni mentali di ciascun complesso aggiungono ulteriori campi di energia elettromagnetica e distorcono ulteriormente gli schemi energetici del complesso fisico; la componente spirituale fornisce un’ulteriore complessità di campi che di per sé è perfetta, ma che può essere realizzata in diverse modalità distorte e non integrate dai complessi di campi energetici del corpo e della mente.

Pertanto, anziché un, diciamo, magnete caratterizzato da una polarità, nel complesso corpo/mente/spirito è presente una polarità di base che viene espressa da quella che voi chiamereste l’energia del raggio viola, la somma dei campi energetici, ma che viene influenzata da pensieri di ogni tipo generati dal complesso della mente, dalle distorsioni del complesso del corpo e dalle numerose relazioni fra il microcosmo che l’entità è e il macrocosmo in diverse forme che voi potete rappresentare guardando le stelle, come le chiamate, ciascuna con un raggio di energia che contribuisce e che entra nella rete elettromagnetica dell’entità in base alle sue distorsioni individuali.

19.21 Interrogante: Quindi è questa la radice di quella che noi chiamiamo astrologia?

RA: Io sono Ra. Questa sarà l’ultima domanda completa della presente sessione.

La radice dell’astrologia, come la chiamate, è un modo di percepire le distorsioni primarie che possono essere previste lungo delle linee di probabilità/possibilità una volta che vengono fornite, per così dire, le configurazioni e gli orientamenti cosmici al momento dell’ingresso dello spirito nel complesso fisico/mentale e al momento dell’ingresso del complesso fisico/mentale/spirituale nell’illusione. Questo dà la possibilità di suggerire delle aree di base di distorsione. Non c’è nulla di più di questo. Il ruolo che gioca l’astrologia può essere paragonato a quello di una radice fra molte altre.

76.6 Interrogante: Siamo spiacenti, abbiamo avuto un ritardo così lungo tra l’ultima sessione e questa. Non potevamo farne a meno credo. Potresti dirmi l’origine dei tarocchi?

Ra: Io sono Ra. L’origine di questo sistema di studio e divinazione è duplice: in primo luogo, c’è quell’influenza che, proveniente in modo distorto da coloro che erano sacerdoti che cercavano di insegnare la Legge dell’Uno in Egitto, diede Forma alla comprensione, se perdonate il termine improprio, di ciò che avevano ricevuto. Queste Forme furono poi trasformate in una parte regolare dell’apprendimento/insegnamento di un iniziato. La seconda influenza è quella di quelle entità delle terre che chiamate Ur, Caldea e Mesopotamia che, dall’antichità, avevano ricevuto, diciamo così, i dati per quello che chiamavano “avere a che fare con gli astri (heavens)”. Così troviamo che due metodi di divinazione vengono fusi in uno con risultati non uniformi; la, come la chiamate voi, Astrologia e la Forma vengono combinate insieme per suggerire quelle che potreste chiamare le “corrispondenze (correspondences)” che sono tipiche delle distorsioni che potreste intendere come tentativi di visualizzare gli archetipi.

76.9 Interrogante: C’è, secondo l’opinione di Ra, qualche valore attuale per il riutilizzo dei tarocchi come aiuto nel processo evolutivo?

Ra: Io sono Ra. Ripeteremo le informazioni. È opportuno studiare in profondità una forma di costituita e organizzata distorsione della mente archetipica per arrivare alla posizione di poter divenire e sperimentare archetipi a volontà. Avete tre scelte di base. Potete scegliere l’astrologia, i dodici segni, come chiamate queste parti della rete energetica del vostro pianeta, e quelli che sono stati chiamati i dieci pianeti. Potete scegliere il tarocco con i suoi ventidue cosiddetti Arcani Maggiori. Potete scegliere lo studio del cosiddetto Albero della Vita con i suoi dieci Sephiroth e le ventidue relazioni tra le stazioni.

È bene indagare su ciascuna disciplina, non come un dilettante, ma come uno “che cerchi la pietra di paragone”, uno che “desidera sentire l’attrazione del magnete”. Uno di questi studi sarà più attraente per il cercatore. Lasciate quindi che il cercatore indaghi sulla mente archetipica usando, essenzialmente, una di queste tre discipline. Dopo un periodo di studio, la disciplina padroneggiata a sufficienza, il ricercatore può quindi completare il passaggio più importante: cioè il superamento di quanto scritto al fine di esprimere in una maniera unica la sua comprensione, se si può ancora perdonare il termine, della mente archetipica.

88.23 Interrogante: Precedentemente (nella sessione 76) hai menzionato che i tarocchi erano un metodo di divinazione. Lo spiegheresti?

Ra: Io sono Ra. Dobbiamo prima separare i tarocchi come metodo di divinazione da questi Arcani Maggiori come rappresentativi dei ventidue archetipi della mente archetipica.

Il valore di ciò che chiamate astrologia è significativo se utilizzato da quelle entità iniziate che comprendono, se vorrete perdonare il termine improprio, le considerazioni a volte intricate della Legge della Confusione. Quando qualsiasi influenza planetaria entra nella rete energetica della vostra sfera, quelli sulla sfera sono mossi tanto quanto la luna che si sposta intorno alla vostra sfera, muove le acque sopra le vostre profondità. La vostra propria natura è acqua in quanto voi, come complessi mente/corpo/spirito, siete facilmente impressionati e mossi (moved). In effetti, questa è la fibra e la natura stessa del vostro viaggio e della vostra veglia in questa densità: non solo per essere mossi, ma per istruire voi stessi sul modo preferito del vostro movimento nella mente, nel corpo e nello spirito.

Pertanto, quando ogni entità entra nella rete energetica planetaria, ogni entità sperimenta due principali influssi planetari, quello del concepimento, che ha a che fare con la manifestazione fisica del raggio giallo dell’incarnazione, e quella del momento che chiamate nascita quando il respiro è attirato per la prima volta nel complesso del corpo chimico del raggio giallo. Così coloro che conoscono le stelle e le loro configurazioni ed influenze sono in grado di “vedere una mappa abbastanza dettagliata del paese attraverso il quale un’entità ha viaggiato, sta viaggiando, o ci si può aspettare che viaggi”, sia sul livello fisico, il livello mentale o il livello spirituale. Siffatta entità avrà sviluppato le abilità dell’iniziato che sono normalmente conosciute tra i vostri popoli come psichiche o paranormali.

Quando gli archetipi vengono mescolati nel mix di carte orientate astrologicamente che formano i cosiddetti Arcani di Corte e Arcani Minori, questi archetipi vengono magnetizzati dalle impressioni psichiche di chi lavora con le carte, e in questa maniera diventano strumenti di un collegamento tra il praticante di determinazioni e divinazioni astrologiche e colui che richiede informazioni. Spesso tali rappresentazioni archetipiche appariranno in modo tale da avere risultati apparentemente interessanti, eloquenti nella disposizione all’interrogatore. In sé e di per sé stessi, gli Arcani Maggiori non hanno un posto legittimo nella divinazione, ma, piuttosto, sono strumenti per l’ulteriore conoscenza del sé da parte del sé allo scopo di entrare in un più profondamente, acutamente realizzato presente momento.

78.32 Interrogante: Allora c’è qualche relazione tra gli archetipi e i pianeti del nostro sistema solare?

Ra: Io sono Ra. Questa non è una domanda semplice. Propriamente, gli archetipi hanno qualche relazione con i pianeti. Tuttavia, questa relazione non è una cosa che può essere espressa nel vostro linguaggio. Questo tuttavia non ha impedito a coloro tra la vostra gente che sono diventati adepti, di tentare di dare un nome e di descrivere queste relazioni. Per comprendere, se possiamo usare questo termine improprio, più puramente gli archetipi è bene vedere i concetti che compongono ogni archetipo e riservare lo studio dei pianeti e altre corrispondenze per la riflessione.

78.33 Intervistatore: Mi sembrava proprio che, poiché i pianeti erano un prodotto del Logos e poiché la mente archetipica era la fondamenta dell’esperienza, che pianeti di questo Logos sarebbero stati in qualche modo correlati. Seguiremo sicuramente il tuo suggerimento.

Ho cercato di ottenere “un punto d’appoggio in una porta di ingresso non distorta”, si potrebbe dire, nella mente archetipica. Mi sembra che tutto ciò che ho letto che ha a che fare con gli archetipi sia, in un modo o nell’altro, distorto da chi ha scritto e dal fatto che il nostro linguaggio non è realmente capace di una descrizione.

Hai parlato del Mago come di un archetipo di base e che questo sembra essere stato portato (carried through) dall’ottava precedente. Sarebbe quindi questo, se esiste un ordine, il primo concetto archetipico di questo Logos?

Ra: Io sono Ra. Vorremmo innanzitutto rispondere al tuo smarrimento riguardo ai vari scritti sulla mente archetipica. Puoi ben considerare la differenza molto istruttiva tra una cosa in sé e le sue relazioni o funzioni. C’è molto studio dell’archetipo che è in realtà lo studio di funzioni, relazioni e corrispondenze. Lo studio dei pianeti, ad esempio, è un esempio di archetipo visto come funzione. Tuttavia, gli archetipi sono, in primo luogo e più profondamente, “cose in sé stesse” e la ponderazione su di essi e sulle relazioni più pure tra loro dovrebbero essere il fondamento più utile per lo studio della mente archetipica…

61.2 Interrogante: C’è qualcosa in particolare che lo strumento potrebbe fare per migliorare la condizione fisica?

Ra: Io sono Ra. Questo strumento ha due fattori che influenzano le sue distorsioni corporee. Questo è in comune con tutti quelli che per anzianità di vibrazione hanno raggiunto il livello del raggio verde dei complessi di coscienza vibratoria.

Il primo sono gli afflussi in entrata (instreamings) forniti , che variano da ciclo a ciclo in maniera prevedibile. In questa particolare entità i complessi ciclici in questo nesso spazio/tempo non sono favorevoli ai livelli di energia fisica.

La seconda ramificazione della condizione è quello che potremmo chiamare il grado di efficienza mentale nell’utilizzo del catalizzatore provvisto per l’apprendimento delle lezioni programmate, in particolare, e delle lezioni d’amore, in generale.

Questo strumento, a differenza di alcune entità, ha qualche ulteriore distorsione a causa dell’utilizzo di condizioni pre-incarnative.

61.3 Interrogante: Puoi approfondire cosa intendevi per “ciclici afflussi in entrata di energia”?

Ra: Io sono Ra. Ci sono quattro tipi di cicli che sono quelli forniti al momento dell’ingresso nell’incarnazione. Ci sono inoltre influssi (inpourings) più cosmici e meno regolarizzati che, di volta in volta, influiscono su un complesso mente/corpo/spirito sensibilizzato. I quattro ritmi sono, in una certa misura, conosciuti tra i vostri popoli e sono chiamati bioritmi.

C’è un quarto ciclo che possiamo chiamare il ciclo del portale di magia dell’adepto o dello spirito. Questo è un ciclo che si completa in circa diciotto dei vostri cicli diurni.

I modelli cosmici sono anche una funzione del momento d’ingresso in incarnazione e hanno a che fare con il vostro satellite che chiamate luna, i vostri pianeti di questa galassia, il sole galattico e, in alcuni casi, gli afflussi dai principali punti galattici del flusso di energia.

61.4 Interrogante: Sarebbe utile tracciare i cicli per lo strumento e tentare di avere queste sessioni nei punti più favorevoli rispetto al ciclo?

Ra: Io sono Ra. Per quella domanda specifica non abbiamo risposta.

Si può notare che i tre in questa triade portano con sé questo modello energetico che è Ra. Perciò ogni input energetico della triade è degno di nota.

Potremmo dire che questi sistemi di informazione, pur essendo interessanti, sono in influenza solo nella misura in cui l’entità o le entità coinvolte non hanno fatto un utilizzo totalmente efficiente del catalizzatore e, pertanto, invece di accettare i, diciamo così, negativi o retrogradi momenti o periodi senza eccessivo preavviso, hanno la distorsione verso il trattenimento di queste distorsioni al fine di elaborare il catalizzatore non-utilizzato.

È da notare che l’attacco psichico continua su questa entità sebbene sia efficace solo, in questo momento, nelle distorsioni fisiche verso il disagio.

Possiamo suggerire che è sempre di qualche interesse osservare la “mappa”(road map), sia dei cicli che delle influenze planetarie ed altre cosmiche influenze, in quanto si possono vedere certe “ampie strade” o possibilità. Tuttavia, ricordiamo che questo gruppo è un’unità.

64.10 Interrogante: [In una] sessione precedente hai menzionato il portale della magia per l’adepto che si verifica in cicli di diciotto giorni. Potresti approfondire queste informazioni per favore?

Ra: Io sono Ra. Il complesso mente/corpo/spirito nasce sotto una serie di influenze, sia lunari, planetarie, cosmiche e, in alcuni casi, karmiche. Il momento della nascita in questa illusione fa cominciare i cicli che abbiamo menzionato.

Il ciclo spirituale o dell’adepto è un ciclo di diciotto giorni e opera con le qualità dell’onda sinusoidale. Vi sono quindi alcuni ottimi giorni sul lato positivo della curva, ovvero i primi nove giorni del ciclo — precisamente il quarto, il quinto e il sesto — in cui i lavori sono più opportunamente intrapresi, dato che l’entità è ancora priva di totale cosciente controllo della sua distorsione/realtà mente/corpo/spirito.

La parte più interessante di questa informazione, come quella di ogni ciclo, è l’annotazione del punto critico nel quale passando dal nono al decimo e dal diciottesimo ai primi giorni, l’adepto sperimenterà qualche difficoltà soprattutto quando una transizione si verifica in un altro ciclo contemporaneamente. Al nadir di ogni ciclo l’adepto si troverà alla sua forza minima, ma non sarà aperto alle difficoltà come nella misura in cui le sperimenta nei momenti critici.

64.11 Interrogante: Quindi, per trovare i cicli, prenderemmo l’istante della nascita e l’emergere del bambino dalla madre in questa densità e inizieremmo il ciclo in quell’istante e lo continueremmo per tutta la vita. È corretto?

Ra: Io sono Ra. Questo è per lo più corretto. Non è necessario identificare l’istante del parto. Il ciclo diurno in cui si verifica questo evento è soddisfacente per tutti tranne che per i lavori più fini.

64.12 Interrogante: Ora, ho ragione nell’assumere che qualunque magia l’adepto eseguirebbe sarebbe più riuscita o, diciamo, più conforme al suo disegno di quella eseguita in tempi meno opportuni nel ciclo?

Ra: Io sono Ra. Questo ciclo è uno strumento utile per l’adepto ma, come abbiamo detto, man mano che l’adepto diventa più equilibrato, i lavori progettati saranno sempre meno dipendenti da questi cicli di opportunità e sempre più uniformi nella loro efficacia.

64.13 Interrogante: Non ho la capacità di giudicare a che punto, a quale livello di abilità l’adepto raggiungerebbe questo punto di essere, diciamo, indipendente dall’azione ciclica. Puoi fornirmi un’indicazione di quale livello di “adeptato” sarebbe necessario per essere così indipendenti?

Ra: Io sono Ra. Siamo frenati dal parlare specificamente a causa del lavoro di questo gruppo, perché parlare sembrerebbe voler giudicare. Tuttavia, possiamo dire che puoi considerare questo ciclo alla stessa stregua dei cosiddetti equilibri astrologici all’interno del vostro gruppo; cioè, sono interessanti ma non critici.»

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