Simbolismo Gnostico E Religiosità Sincretica Presenti Nella Tradizione Cristiana

Simbolismo Gnostico E Religiosità Sincretica Presenti Nella Tradizione Cristiana

Simbolismo Gnostico E Religiosità Sincretica Presenti Nella Tradizione CristianaVorrei iniziare con una importante premessa: con l’estensione di questo testo non è mia intenzione in alcun modo screditare la religione cristiana, che peraltro pongo sullo stesso piano di tutte le altre, e nemmeno “offendere” la sensibilità dei suoi credenti. Ma vorrei far notare alcune vistose incongruenze, che analizzate alla luce di un modesto lavoro di ricerca rivelano evidenti elementi di contaminazione fra il cristianesimo e precedenti culti “pagani”, nell’ottica di un sincretismo che se da un lato ha contributo ad aumentarne la diffusione, dall’altro ha pesantemente distorto gli insegnamenti originali impartiti dal maestro Gesù.

Vorrei inoltre far comprendere al lettore quanto sia pericoloso credere ciecamente al contenuto di testi religiosi, trasformandolo in delle inattaccabili verità di fede (dogmi). Nel passato un’infinità di scontri ed azioni repressive quali, le crociate (Terra santa, Albigesi, Catari, Bogumili, Paesi slavi), la santa inquisizione o l’indice dei libri proibiti, ad esempio, hanno trovato giustificazione nel contrasto fra un’interpretazione ed un’altra delle sacre scritture. In un passato, nemmeno tanto remoto, negare la verginità di Maria sarebbe stato un buon motivo per finire torturato e bruciato sul rogo. Scontri ci furono fra l’impero d’oriente ed il papato per far prevalere la tesi del Filioque. Ancora si può ricordare lo scisma anglicano ed i suoi Martiri o le sanguinose guerre di religione del 1500 fra protestanti e cattolici.

Testi come la Bibbia o il Vangelo nel corso dei secoli sono stati tradotti e riadattati innumerevoli volte modificando così il messaggio originale che contenevano, inoltre coloro che li hanno prodotti non riuscendo a far comprendere alla masse complessi concetti metafisici, li hanno celati in parabole ed allegorie, racconti che non devono intendersi alla lettera. Le menti semplici possono riconoscersi e trovare conforto in questi racconti mentre gli adepti o semplicemente coloro a cui sono state fornite le chiavi di interpretazione, riusciranno a decifrare i significati nascosti nel simbolismo presente in questi testi. In realtà questo non è nemmeno necessario in quanto il Messaggio viene continuamente rinnovato, i Maestri periodicamente si incarnano e tramite l’esperienza del loro vissuto, adattano la loro interpretazione del Messaggio al livello di consapevolezza di chi lo riceverà.

Spero di essere stato sufficientemente chiaro in questa premessa, di seguito ho descritto alcuni esempi di come le sacre scritture contengano elementi di “estranea” provenienza.

IL CULTO DEL SOL INVICTUS

Simbolismo Gnostico E Religiosità Sincretica Presenti Nella Tradizione CristianaFu Eliogabalo, imperatore dal 218 d.C. al 222 d.C, a tentare di imporre, per la prima volta, il credo di “El-Gabal Sol Invictus” come dio-Sole della sua terra natale, la Città-Stato di Emesa in Siria, fece costruire sul lato nord-orientale del Palatino un tempio, l’Elagabalium, dedicato al culto del Deus Sol Invictus al cui interno era custodito un meteorite, una pietra nera conica. L’imperatore fece trasferire nel nuovo tempio il braciere di Vesta, il Palladio e gli Ancili, un sacrilegio per i romani. Il Palladio non doveva essere visibile nemmeno al Pontefice Massimo che non poteva entrare nel Tempio di Vesta, né vedere né toccare il Palladio. Dopo la sua morte, ormai la credenza si era radicata tra gli imperatori romani che continuarono a essere ritratti sulle monete con l’iconografia della corona di raggi solari.

Simbolismo Gnostico E Religiosità Sincretica Presenti Nella Tradizione CristianaFu Aureliano ad ufficializzare per la prima volta il culto del dio-sole, adottandolo come elemento di coesione tra le popolazioni in quanto esso era presente in tutte le regioni dell’impero. Aureliano era da poco riuscito a riunificare l’impero, sconfiggendo la regina Zenobia, del regno secessionista di Palmira. Per la sua vittoria, fondamentale era stato l’aiuto dei sacerdoti della città di Emesa dove sorgeva il santuario del dio Eliogabalo nel quale si trovava una sacra pietra conica e nera. L’imperatore, infatti, apprezzò molto il loro aiuto decisivo, dicendo che prima della battaglia aveva avuto una visione. Parlava del buon auspicio del dio-Sole di Emesa tanto che, tornato a Roma, nel 274, ufficializzò il culto del Sol Invictus, così determinante per la riunificazione dell’impero, edificando un tempio sul Quirinale e creando un nuovo corpo di sacerdoti, i pontifex Solis Invicti. Il Tempio venne consacrato il 25 dicembre del 274 in una cerimonia chiamata “Dies Natalis Solis Invicti”, giorno della nascita del Sole Invitto… da qui il concetto di Natale come giorno di nascita. Tra il IV e il V secolo, la Chiesa romana, preoccupata della straordinaria diffusione dei culti solari, soprattutto del Mitraismo che, con la sua morale e la sua spiritualità, poteva frenare o addirittura arrestare la diffusione del Vangelo, pensò di celebrare nello stesso giorno del Natale del Sole (Sol Invictus), il Natale di Cristo, inteso come vero Sole. Il 25 dicembre è stato anche celebrato come il compleanno di Mitra. Va notato che sotto il calendario giuliano il 24 dicembre era il giorno più corto dell’anno, e fu solo quando il calendario gregoriano fu adottato nel 1582 che il giorno più corto dell’anno tornò al 21 dicembre.

Il Crisma

Simbolismo Gnostico E Religiosità Sincretica Presenti Nella Tradizione CristianaÈ affermato che IHS sia il celebre segno che Costantino avrebbe fatto incidere sul suo stendardo dopo che vide in cielo “In hoc signo vinces”. Costantino sostituì l’aquila del Labaro, con il monogramma che recava il motto “en touto vika”, in seguito interpretato con la frase in hoc signo vinces. IHS assume il significato di “Salvatore dell’umanità”. H. P. Blavatsky afferma che tale monogramma, già dato dagli indù a Vishnu, era stato dato dai Greci a Bacco ed infine a Gesù Cristo.

Simbolismo Gnostico E Religiosità Sincretica Presenti Nella Tradizione CristianaIl monogramma era una combinazione delle lettere X (chi) e P (rho), la sillaba iniziale di Christos. Il crisma di Costantino sarebbe il chi-rho, quale variante della croce ansata. Il cosiddetto crisma costituito dalle lettere greche X e P, perché le due lettere sono le prime di Christos. Su questo fatto, Lattanzio vi costruì la nota leggenda, ma il Labaro era stato un emblema ai tempi dell’Etruria, prima di Costantino e della era Cristiana. Era anche il simbolo di Osiride e di Horus, che è spesso rappresentato con la croce lunga latina, mentre la croce del pettorale Greco è puramente Egiziana.

Poiché Eusebio non specifica il luogo in cui sarebbe avvenuto il fenomeno miracoloso, sono sorte varie leggende che lo hanno collocato in diverse parti d’Italia dove Costantino sarebbe passato. Una di queste che affermava che la croce sarebbe apparsa a Costantino alla vigilia della battaglia di Torino, stagliandosi al disopra del Monte Musinè, ha fatto sì che nel 1901, sulla cima del monte stesso venisse eretta una gigantesca croce.

Sulla quale vi è una piastra con la seguente scritta: In Hoc Signo Vinces – A Perpetuo Ricordo Della Vittoria Del Cristianesimo Contro Il Paganesimo Riportata In Virtù Della Croce Nella Valle Sottostante In Principio Del Secolo Iv Sua Maestà Il Re Vittorio Emanuele Iii March. Medici Sen. Del Regno Cont. Carlo E Cont. Giulia Cays Di Caselette.

Simbolismo Gnostico E Religiosità Sincretica Presenti Nella Tradizione CristianaAnche la battaglia di Ponte Milvio, con cui nel 312 Costantino sconfisse Massenzio, diede origine a leggende discordanti, che, però, potrebbero risalire tutte a Costantino, sempre attento a presentarsi come prescelto dalla divinità, qualunque essa fosse. In questo senso si spiegano sia l’editto imperiale di tolleranza o l’editto di Milano del 313 (conferma rafforzata di un editto di Galerio del 30 aprile 311), sia l’iscrizione sull’arco di Costantino: entrambi citano una generica “divinità”, che poteva dunque essere identificata sia con il Dio cristiano, sia con il dio solare. L’ambiguità dell’Editto di Milano, però, è ovvia, dato che esso fu proclamato dal pagano Licinio.

Secondo alcuni storici la leggenda del sogno di Costantino ha una base nel fatto che in quel periodo nell’esercito romano era particolarmente diffuso il culto del dio orientale del sole Mitra, identificato sincreticamente con il Sol Invictus. I suoi fedeli dipingevano sullo scudo il suo simbolo (formato da una croce sovrapposta ad una X, con al centro un cerchio), simile al chi-rho.

Simbolismo Gnostico E Religiosità Sincretica Presenti Nella Tradizione CristianaLa leggenda della visione di Costantino andrebbe quindi vista, storicamente, come trasformazione di una leggenda in origine pagana, che attribuiva non a Gesù bensì al Sole Invitto in persona, venerato dalla casta militare, l’apparizione nel luogo più logico, il cielo, assicurando la vittoria a Costantino e chiedendogli che fosse fatto quanto i soldati spontaneamente già facevano, ovvero dipingere il proprio simbolo sugli scudi.

E in effetti una delle due fonti della pia leggenda, Eusebio di Cesarea, specifica addirittura che il simbolo apparve a Costantino sovra-impresso al sole.

Dopo la scomparsa di Costantino, la cui autentica conversione al Cristianesimo è posta in dubbio da alcuni storici, la leggenda sarebbe stata cristianizzata, adattando l’episodio ai simboli della nuova religione ormai trionfante.

25 Dicembre Celebrazione Sincretica Della Nascita Del Sole

Nell’impero romano erano presenti numerosi culti che avevano in comune la nascita della divinità nel giorno del solstizio d’inverno. I più noti erano: Mithras, culto dei militari e diffuso in tutti gli angoli dell’impero delle legioni; Attys, nato da una Vergine; Atargatis di Siria chiamata dai Romani Dervieto; dea Syria, Kybele o Cibele, dea della Frigia. Ed ancora: Astarte della Fenicia, Shamash, dio solare babilonese ; il dio sumero Dumuzi. Nello stesso periodo erano ugualmente festeggiati, Giove/Zeus/Juppiter (Dio Supremo e Re degli Dei) e Plutone/Hadès.

Costantino perseguiva probabilmente il proposito di riavvicinare i culti presenti nell’impero, nel quadro di un non troppo definito monoteismo imperiale. Le festività religiose più importanti del cristianesimo e della religione solare furono fatte coincidere. Il giorno natale del Sole e del dio Mitra, il 25 dicembre, divenne anche quello della nascita di Gesù. Le statue del dio Sole erano spesso adornate del simbolo della Croce, e a Costantinopoli furono eretti anche dei templi pagani.

Simbolismo Gnostico E Religiosità Sincretica Presenti Nella Tradizione CristianaUn esempio storico di fusione tra mito cristiano e mito pagano: Cristo nelle vesti del dio-sole Helios/Sol Invictus alla guida del carro. Mosaico del III secolo delle grotte Vaticane sotto la basilica di San Pietro, sul pavimento della tomba di papa Giulio I.

Nel 321 fu introdotta la settimana di sette giorni e fu decretato come giorno di riposo il dies Solis (il “giorno del Sole”, che corrisponde alla nostra domenica).

La decisione delle autorità romane, tuttavia, di uniformare la data delle celebrazioni proprio il 25 dicembre potrebbe essere stata stabilita in buona parte per motivi “politici” in modo da congiungersi e sovrapporsi alle feste pagane dei Saturnali e del Sol Invictus. La confusione delle date liturgiche fra i culti continuò per un certo periodo , anche perché ovviamente l’editto di Tessalonica, che proibiva i culti diversi dal cristianesimo, non determinò la conversione immediata dei pagani. Ancora ottanta anni dopo, nel 460, il papa Leone I sconsolato scriveva: «È così tanto stimata questa religione del Sole che alcuni cristiani, prima di entrare nella Basilica di San Pietro in Vaticano, dopo aver salito la scalinata, si volgono verso il Sole e piegando la testa si inchinano in onore dell’astro fulgente. Siamo angosciati e ci addoloriamo molto per questo fatto che viene ripetuto per mentalità pagana. I cristiani devono astenersi da ogni apparenza di ossequio a questo culto degli dei.» (Papa Leone I, 7° sermone tenuto nel Natale del 460 – XXVII-4)

La sovrapposizione fra culto solare e culto cristiano ha dato origine a molte controversie, tanto che alcuni hanno sostenuto che il cristianesimo sia stato pesantemente influenzato dal mitraismo e dal culto del Sol invictus o addirittura trovi in essi la sua radice vera. Questa ipotesi si forma durante il Rinascimento, ma si è diffusa negli ultimi decenni del sec. XX , tanto da essere considerata (se non accettata) perfino negli ambienti più progressisti delle chiese cristiane. Un esempio di questa ipotesi ce lo fornisce il vescovo siriano Jacob Bar-Salibi che, alla fine del XII secolo, scrive: «Era costume dei pagani celebrare al 25 dicembre la nascita del Sole, in onore del quale accendevano fuochi come segno di festività. Anche i Cristiani prendevano parte a queste solennità. Quando i dotti della Chiesa notarono che i Cristiani erano fin troppo legati a questa festività, decisero in concilio che la “vera” Natività doveva essere proclamata in quel giorno.» (Jacob Bar-Salibi)

La prima testimonianza della celebrazione del 25 dicembre per commemorare la nascita di Gesù appare nel 354 nel Calendario “Chronographus”, redatto dal letterato romano Furio Dionisio Filocalus. Da Roma il Natale si diffuse in Africa, in Spagna e nel Nord Italia, ma è solo sotto l’imperatore Giustiniano (527- 565 d.C.) che il Natale viene riconosciuto come festa legale per l’Occidente. Teologi come Origene avevano discusso contro la celebrazione del compleanno di Gesù come una festa pagana. Il Natale continuò a essere molto controverso in tutto il medioevo a causa della sua associazione con la festività di Yule nei paesi celtici e altri festival del solstizio pagano. Ancora nel 1697 il Natale fu bandito dai Puritani in Inghilterra e successivamente nel Nuovo Mondo. Anche l’allora cardinale Joseph Ratzinger (poi papa Benedetto XVI) parla della cristianizzazione della festa antico-romana dedicata al sole e agli dei che lo rappresentavano.

Rinascimento E Culto Solare

Simbolismo Gnostico E Religiosità Sincretica Presenti Nella Tradizione CristianaDopo gli anni bui del Medioevo nel Rinascimento, grazie all’opera ispiratrice di GEMISTO PLETONE, in Italia sorsero numerose accademie Neoplatoniche che pubblicamente promuovevano lo studio dei testi di Platone, Plotino, Proclo, Porfirio, Giamblico e Psello. La più conosciuta di queste è l’accademia fiorentina fondata da Cosimo de Medici e diretta da Marsilio Ficino (1433-1499), che tradusse dal Greco le opere di Platone ed il “Corpus Hermeticum”, una raccolta di scritti sapienziali di epoca ellenistica attribuiti a Ermes Trismegisto; la sua biblioteca arrivò a contenere circa diecimila volumi.

Queste istituzioni segretamente divulgavano tra un ristretta cerchia di adepti, in maniera ermetica celandole in simboli ed allegorie, le dottrine che si rifacevano alle antiche scuole misteriche, tra cui il culto solare di cui Gemisto Pletone si faceva portatore.

Un esempio di questa “comunicazione” ermetica si può trovare nelle opere di Leonardo da Vinci (influenzato nella sua formazione dagli scritti di Marsilio Ficino e Pico della Mirandola), dove il Rapporto Aureo, i Solidi Platonici, l’alchimia, l’astrologia ed il culto solare sono presenti. Ad esempio ne ”l’Ultima Cena” il dipinto presente nel refettorio in Santa Maria delle Grazie, un messaggio sotteso è relativo al posizionamento del sole nelle varie fasi dell’anno, con i discepoli rappresentati a gruppi di tre corrispondenti alle costellazioni zodiacali nelle quattro stagioni.

Simbolismo Gnostico E Religiosità Sincretica Presenti Nella Tradizione CristianaUn altro messaggio è celato nelle tre finestre dietro al Cristo che raffigurano i momenti di Solstizio ed Equinozio, come negli antichi monumenti quali templi, piramidi o chiese provviste di marcatori astronomici in grado di indicare visivamente questi momenti.

Calendario Solare Di Tiwanaku

Anche in epoca moderna il simbolismo solare è presente in numerose opere d’arte prodotte da artisti affiliati alle moderne versioni di quelle che furono le scuole misteriche dell’antichità.

Simbolismo Gnostico E Religiosità Sincretica Presenti Nella Tradizione CristianaLA GNOSI E L’UTILIZZO DELL’ALLEGORIA

La Gnosi ebbe come centro di maggiore fioritura soprattutto Alessandria d’Egitto, il grande bacino di mixaggio, dove si sono riversati il simbolismo della Grecia di Pitagora e di Platone, assieme al Vecchio Testamento e ai Misteri orientali come i culti di Iside e Osiride ed il Mitraismo; con la loro astrologia e sapienza numerica. Un particolare impulso ebbe, negli ultimi secoli, in Siria ed in Egitto, grazie alla sua diffusione in ambienti monastici, attraverso le numerose correnti ascetiche. Lo gnosticismo, comunque, ebbe i suoi rappresentanti più noti nei primi secoli dopo Cristo, con insegnanti come Marcione, Valentino e Basilide. Altri gnostici noti furono Cerinto, Carpocrate e Simon Mago con tutta la sua scuola. Anche quando la corrente principale e centralizzata della Chiesa divenne il corpo cristiano dominante e iniziò a sopprimere le idee cristiane alternative e il paganesimo, lo gnosticismo non svanì senza lasciar traccia.

Simbolismo Gnostico E Religiosità Sincretica Presenti Nella Tradizione CristianaPer lo Gnosticismo la salvezza dell’anima dipende da una forma di conoscenza superiore e illuminata (gnosi) dell’uomo, del mondo e dell’universo, frutto del vissuto personale e di un percorso di ricerca della Verità. Gli gnostici dunque erano “persone che sapevano”, e la loro conoscenza li costituiva in una classe di esseri superiori, il cui status presente e futuro era sostanzialmente diverso da quello di coloro che, per qualsiasi ragione, non sapevano. Per arrivare a Dio, lo gnostico deve raggiungere la conoscenza, che mescola filosofia, metafisica, curiosità, cultura, saperi e i segreti della storia e dell’universo.

Le Scuole di Sapienza in passato s’identificavano completamente con le Scuole Misteriche. Voltaire scrisse che nel caos delle superstizioni popolari è sempre esistita un’istituzione che ha impedito all’uomo di cadere nella brutalità più assoluta: quella dei Misteri. Platone, nel Fedone scrive che coloro che hanno istituito i Misteri o i segreti raduni degli Iniziati, non erano persone mediocri ma possenti Geni che dai primi secoli hanno cercato di farci capire le cose sotto forma di enigmi. Platone stesso usa anch’egli un linguaggio simbolico e a volte enigmatico

L’allegoria è una figura retorica per cui, in letteratura, qualcosa di astratto viene espresso attraverso un’immagine concreta. La parola allegorìa deriva dal greco antico αλληγορία, composto da ἀλλή + ἀγορεύω, letteralmente “un altro” + “parlare”, vale a dire: parlare d’altro, leggere tra le righe, sottintendere qualcosa che non è espressamente indicato in un contesto determinato. L’allegoria è quindi quella figura retorica che esprime un concetto in altro modo (attraverso simboli). Nel primo secolo d.C., ossia al tempo in cui il movimento gnostico si diffondeva, Filone di Alessandria mise l’allegoria, che fino ad allora era soprattutto strumento di adattamento del mito alla filosofia, al servizio della religione nello sforzo di mettere d’accordo la sua fede giudaica con la filosofia platonizzante. Il sistema di allegoria scritturistica sviluppatosi nella sua scuola rimane in eredità ai primi Padri della Chiesa come un modello di integrazione e di sintesi.

I Vangeli erano degli scritti allegorici basati su una teologia di tipo astronomico-solare, che tramandava i suoi precetti tramite racconti allegorici su base mitica, cioè utilizzando lo schema delle antropomorfizzazioni di fenomeni naturali, adottato da tutte le antiche narrazioni mitologiche. L’introduzione di elementi spuri nel vangelo originario, la creazione di nuove versioni rielaborate da autori diversi, un’evoluzione della teologia, hanno alterato il primitivo racconto rendendo difficile una corretta esegesi.

I TRE RE MAGI E LA NASCITA DA UNA VERGINE

L’antico nome di Orione era “I Tre Re”, per le tre bellissime stelle che si trovano nella Cintura di Orione, che ancora oggi sono chiamate “I Tre Re”, cioè i Re Magi che onorarono l’Avvento del Bodhisattva-Cristo sulla Terra. I Tre Re, le stelle Alnitak, Alnilam e Mintaka, (ζ, ε e δ Orionis), portano ciascuno un dono. Nella tradizione cinese, la cintura di Orione è chiamata San Xing, letteralmente “i tre astri”, i cui nomi sono: Lu Xing (astro della prosperità), Fu Xing (astro della buona sorte) e Shou Xing (astro della longevità). I Tre Re rappresentano i tre divini aspetti della Volontà, dell’Amore e dell’Intelligenza e Orione quindi simboleggia lo Spirito. Il nome Orione significa letteralmente “l’esplosione della luce”.

Solo uno dei Vangeli, quello di S. Matteo, l’unico che narra della “fuga in Egitto” intrapresa dalla Sacra Famiglia, parla della nascita di Gesù collegandola all’apparizione di una stella e all’arrivo di Re Magi provenienti dall’oriente. In Alessandria d’Egitto la celebrazione del nuovo giorno e del Nuovo Anno coincideva con l’ascensione eliaca di Sirio. Quest’ascensione non si svolgeva all’alba, bensì al momento del tramonto del sole, quando la “nascita” di Horus dalla matrice di Iside era celebrata dall’ascensione eliaca di Sirio. Astronomicamente, i tre Re e Sirio la stella più luminosa della notte, allineati, puntano verso il luogo dove sorge e dove tramonta il sole. Tre giorni dopo il solstizio invernale, in Egitto, la “nascita” di Horus dalla matrice di Iside veniva celebrata dall’ascensione eliaca di Sirio:

Intorno alle 4:28 (ora GMT) il Sole inizia a porsi 28° a nord-est.

Circa 35 minuti più tardi, intorno alle 5:03, il sole si è posto completamente a ovest. Allo stesso tempo, da est appare la cintura di Orione all’orizzonte.

51 minuti più tardi, alle 5:54, il Sole si è nascosto circa 10° sotto l’orizzonte e già si scorgono le stelle a occhio nudo.

Guardando verso est, la stella Sirio ascende nel cielo (la cintura di Orione si trova a circa 25° sopra l’orizzonte orientale, dando l’illusione che abbia annunciato l’ascensione di Sirio).

Simbolismo Gnostico E Religiosità Sincretica Presenti Nella Tradizione CristianaL’immagine celeste, pertanto, ci dimostra che il 25 dicembre, dopo il tramonto, erano visibili le tre stelle della cintura di Orione che salivano a est, come per annunciare l’arrivo della stella della nascita, Sirio, che avveniva un’ora dopo. Riferendoci alla notte 25 Dicembre: il sole si alza di un grado sull’orizzonte, spostandosi verso nord, in una sorta di “rinascita”. Il dipinto è simbolico, allude a una nascita spirituale.

Al momento della nascita di Cristo, Sirio, la Stella dell’Est, transitava sul meridiano, Orione, chiamata “I tre Re” dagli astronomi orientali, si trovava nelle vicinanze; la costellazione della Vergine quindi stava sorgendo ad Oriente e le tre linee dell’eclittica, dell’equatore, e dell’orizzonte si incontravano tutte in quella costellazione. È anche interessante notare che la stella più grande e più brillante della Vergine si chiama Spica; la si trova simboleggiata nella spiga di grano (emblema di fertilità) che la Vergine tiene fra le mani. Betlemme significa la casa del pane ed esiste quindi un’evidente analogia fra questi due termini. Questa costellazione è tra l’altro composta di tre stelle formanti un calice. Esso è il vero Santo Graal contenente il sangue di vita, ricettacolo di tutto ciò che è santo e sacro, che racchiude la divinità. Queste sono realtà astronomiche”. (A.A. Bailey, Da Betlemme al Calvario, 63.)

Per quanto riguarda la nascita a Betlemme, la data fu fissata astronomicamente quasi quattro secoli dopo la nascita di Cristo. La combinazione della costellazione della Vergine con la Stella d’Oriente (Sirio) e i Tre Re (simboleggiati dalla cintura d’Orione) fu il fattore determinante di questa scelta. La Vergine sorgeva ad Oriente, con la linea dell’orizzonte passante per la sua parte mediana, e questo fu uno dei fattori che determinò la dottrina della nascita del Salvatore da una Vergine. (Tratto da “Il Graal – Il Dono Di Orione” di Vincenzo Pisciuneri edito dall’Istituto Cintamani.)

LA NATIVITÀ E LA COSTELLAZIONE DEL CANCRO

Il Vangelo secondo Matteo (1-2) inizia con la genealogia di Gesù, quindi accenna brevemente al concepimento verginale di Maria per opera dello Spirito Santo. A questo segue un annuncio di un angelo allo sposo Giuseppe, il quale aveva pensato a un concepimento adulterino, e lo rassicura sull’origine soprannaturale del bambino. Maria partorisce il bambino, cui viene dato il nome Gesù. Successivamente arrivano a Gerusalemme dei magi dall’oriente, i quali avevano letto nel sorgere di un “astro” l’annuncio della nascita del re dei Giudei. Il legittimo re, Erode, resta turbato, e li invia a Betlemme sulla base della profezia di Michea (Mi5,1) con l’intento di avere informazioni su questo re illegittimo. Guidati dall’astro, i magi arrivano “nella casa” e offrono a Gesù bambino “oro, incenso e mirra”. Avvertiti quindi in sogno di non tornare da Erode, che aveva intenti omicidi verso il possibile usurpatore, i magi tornano nel loro paese.

Un angelo intanto informa in sogno Giuseppe di fuggire in Egitto per sottrarsi all’ira di Erode. Questi infatti, non conoscendo l’identità del re neonato, fa uccidere tutti i bambini di Betlemme sotto i due anni (l’episodio è noto come strage degli innocenti). La famiglia ritorna dall’Egitto solo alla morte di Erode, ma a causa della presenza sul trono del figlio Erode Archelao, in sogno un angelo indica loro di recarsi a Nazaret, in Galilea, affinché si avveri la profezia secondo la quale «sarà chiamato Nazareno».

Nel tardo Vangelo dello pseudo-Matteo (VIII-IX secolo) la tradizione della grotta del Protovangelo viene armonizzata con quella della stalla dei vangeli canonici: a Betlemme Maria partorisce il bambino in una grotta (c. 13), quindi il terzo giorno si trasferiscono in una stalla (c.14) dove sono presenti l’asino e il bue e la mangiatoia. Questi due “personaggi” sono diventati elemento ricorrente delle rappresentazioni artistiche della natività e del presepio.

La Costellazione del Cancro

Simbolismo Gnostico E Religiosità Sincretica Presenti Nella Tradizione CristianaIl Cancro (in latino Cancer, “granchio”, abbreviato in Cnc) è una delle dodici costellazioni dello zodiaco. Il Cancro si trova tra i Gemelli ad ovest ed il Leone ad est; a nord confina con la Lince e a sud col Cane Minore e l’Idra. Le sue stelle principali sono Acubens (α Cancri), la ι Cancri e le due Aselli (gli “asini”, che di fatto indicano anche gli occhi del granchio): queste stelle portano i nomi Asellus Borealis (γ Cancri) e Asellus Australis (δ Cancri). Ciò che in realtà spicca notevolmente osservando la costellazione sotto un cielo buio è la grossa macchia chiara e nebbiosa situata al suo centro, che corrisponde a un ammasso aperto tra i più luminosi del cielo, noto come Presepe.

La costellazione dà il nome al Tropico del Cancro, ossia la latitudine terrestre in cui il Sole è in posizione verticale a mezzogiorno il giorno del solstizio d’estate boreale; ai tempi degli antichi Greci a quella data il Sole si trovava tra le stelle del Cancro, ma l’oscillazione della Terra sul suo asse, la precessione degli equinozi, ha spostato il punto del solstizio d’estate sul confine tra i Gemelli e il Toro.

Nella mitologia greca il granchio è un personaggio minore in una delle fatiche di Eracle (il nome greco di Ercole), due delle stelle che formano la costellazione si chiamano Asellus Borealis e Asellus Australis, nomi latini che significano «asino del nord» e «asino del sud» e rappresentano i due asini che Dioniso e Sileno cavalcarono in battaglia. Dioniso sistemò gli asini in cielo, a entrambi i lati dell’ammasso stellare che i Greci chiamarono Phatne, la Mangiatoia, dalla quale sembra che gli asini stiano mangiando. Tolemeo descrisse Phatne come «la massa nebulosa nel petto». Oggi agli astronomi questa massa stellare è nota con il suo nome latino Praesepe, ma più comunemente è l’Alveare (praesepe significa sia «mangiatoia» che «arnia»). Nei paesi orientali (soprattutto Cina e Giappone) quest’ammasso era considerato il punto di contatto fra il mondo umano e l’aldilà attraverso cui passavano i defunti.

Caesius paragonò Il Cancro al “Petto Corazzato della Giustizia” in Efesini VI,14; mentre Praesaepe e Aselli (asso – gamma, Asellus Borealis e delta, Asellus Australis) erano la mangiatoia del bambino Gesù, con l’Asinello e il Bue posti alle sue spalle. Julius Schiller disse che l’intera costellazione del cancro rappresentava San Giovanni Evangelista.

Athanasius Kircher disse che nell’Egitto copto la costellazione del Cancro era Klaria, la “Bestia seu Static Typhonis”, Tifone il potere delle tenebre; La Lande identifica questo con Anubi, una delle divinità del paese del Nilo comunemente associata a Sirio-Iside.

Nello zodiaco il Cancro va dal 22 giugno (solstizio d’estate) al 22 luglio, nello stesso periodo si verificava la Levata eliaca di Sirio. Questa stella era associata alle dee sincretiche Hathor e Iside e il suo apparire in cielo intorno al Solstizio d’estate, dopo un lungo intervallo di circa 70 giorni di non visibilità, sembrava annunciare la benefica inondazione estiva del Nilo. Il capodanno era celebrato in seguito alla levata eliaca di una stella di riferimento, ovvero il primo giorno di visibilità, ad occhio nudo, dell’oggetto in occasione del sorgere del Sole.

Simbolismo Gnostico E Religiosità Sincretica Presenti Nella Tradizione CristianaL’immagine mostra un esempio della levata eliaca di Sirio che si trova pochi gradi sotto il Sole.

Osiride, il Nilo, il Signore della Duat con la piena del flusso fecondatore irrorava la terra arida dandole vita vegetativa. Guardando verso sud, Osiride appariva come Orione nell’epoca immediatamente precedente l’inondazione, che veniva annunciata da Iside Sirio, la stella delle acque, che seguiva Orione sulla linea dell’orizzonte meridionale.

È possibile che i creatori della leggenda della Natività nella stalla con mangiatoia, bue ed asinello, volessero con un’allegoria tipica dello gnosticismo indicare un’associazione fra l’evento della Nascità di Gesù, la divinità, il Cristo-Sole, con l’evento della levata eliaca di Sirio associata ai miti di Osiride e Iside ed ai riti misterici che si svolgevano in loro onore.

SAN GIUSEPPE UN FALEGNAME

In Egitto, nell’Antico Regno, gli architetti, che inizialmente portavano il semplice titolo di falegname, e i muratori erano alle dirette dipendenze dei due grandi Sommi Sacerdoti di Menfi i quali portavano il titolo di “Gran Maestro d’Arte”. Nell’antica India, Vishvakarman, l’Architetto dell’Universo, il costruttore degli Dei, è considerato un takshata, un intagliatore di legno, un falegname. Il termine architetto deriva da archi-tekton, l’antico capomastro della confraternita dei muratori. Il padre di Gesù era un falegname, nel testo greco dei Vangeli il termine è tekon, che Lutero traduce come carpentiere. Secondo Vitruvio, l’architetto della Roma dei Cesari, il tekon doveva conoscere la matematica, la geometria, l’ottica e l’astronomia.

Tra gli ebrei dell’epoca, i bambini a cinque anni iniziavano l’istruzione religiosa e l’apprendimento del mestiere del padre, quindi è ipotizzabile che Gesù a propria volta praticò in gioventù il mestiere del padre. Il primo evangelista ad usare questo titolo per Gesù è stato Marco che definisce Gesù un téktón in occasione di una visita a Nazaret, osservando che i concittadini ironicamente si chiedono: “Non è costui il téktón, il figlio di Maria?“. Matteo riprende il racconto di Marco, ma con una variante: “Non è egli (Gesù) il figlio del téktón?“. Com’è evidente, qui è Giuseppe a essere iscritto a questa professione.

Il simbolismo della pietra e del Maestro Costruttore o Architetto, è molto profondo, in quanto al capo degli Iniziati egizi veniva dato un copricapo a forma quadrata e una squadra senza la quale egli non poteva mai uscire e come tale si qualificava come Maestro Costruttore. Questo simbolismo è conservato anche nel Cristianesimo dove S. Paolo si definisce Maestro Costruttore.

Il nome di pietra o di Petra ha subito varie trasformazioni in Patar, Phtah, Peth’r, ma significa sempre roccia e fondamento, non per niente Gesù cambiò il nome di Simone in quello di Pietro. Gesù Cristo, in altri brani viene paragonato ad una pietra, la pietra che i costruttori avevano scartato e che è diventata principale pietra d’angolo. Nel gergo dell’iniziazione, la pietra rappresenta l’uomo che deve essere sgrossato e poi squadrato ed infine levigato per poi poter essere inserito nelle mura della comunità, in altre parole nel Tempio dell’Umanità.

NUMEROLOGIA NELLE ANTICHE SCRITTURE

Esiste una serie di numeri che, in un senso specifico, è legata al ciclo precessionale degli equinozi e in maniera più generale, è un tentativo di esprimere mediante i numeri le Leggi o Modi del Logos. Molte antiche civiltà hanno incorporato questi numeri o rapporti matematici nelle loro opere d’arte più significative come manoscritti, monumenti, affreschi, bassorilievi ed iscrizioni o nelle loro tradizioni religiose ed epiche orali e scritte; nei due testi Antiche Conoscenze perdute e Yuga Precessione degli Equinozi e numeri tutto questo è illustrato chiaramente.

L’antico testamento ebraico fu redatto durante la cosiddetta Cattività babilonese e vi fu una commistione fra la tradizione esoterica degli ebrei e la scienza iniziatica dei Magi di Babilonia, con la loro numerologia ed astrologia. Da questa commistione di conoscenze esoteriche nacque la Kabbalah.

Il Sepher Yetzirah (Jetzirah) o Libro della Formazione, è un trattato Cabalistico molto antico, anche se la critica lo attribuisce al VI secolo, fu scritto a Babilonia dal Rabbi Akiba, che fu il maestro e istruttore di Simeon Ben Iochai, detto il “principe dei cabalisti” e autore del Zohar. Franck afferma che lo Jetzirah fu scritto un secolo a.C. (“Die Kabbala”, 65).

Le opere misteriche cabaliste come il Siphrah Dzeniutha, il Sepher Yetzirah, lo Zohar di Simeon Ben Iochai si rifanno tutti a una tradizione o insegnamento primordiale. Gli Ebrei dopo la prima distruzione del Tempio furono portati a Babilonia tra i Caldei. A Babilonia il dotto scriba Esdra riscrisse il Pentateuco. Tutto ciò che gli Ebrei sapevano lo avevano ricevuto da popoli più vecchi di loro. “Essendo l’alfabeto ebraico andato perduto all’epoca della cattività di Babilonia, quando Esdra volle ricostituire il testo della Torah, si servì di una scrittura caldaica, o più esattamente assira, che è la scrittura ebraica detta quadrata, ancora oggi impiegata. Il nuovo alfabeto ebbe 22 lettere come l’antico, ma le corrispondenze furono modificate e divennero quelle che si ritrovano nel Sepher Yetzirah” (R. Guenon, “l’Archeometra”).

I magi caldei erano stati i loro maestri della dottrina segreta, e durante la cattività di Babilonia ne impararono gli insegnamenti metafisici e pratici. I Caldei erano i sapienti, i maghi di Babilonia, astrologhi e indovini. Il famoso Hillel, il precursore di Gesù nella filosofia e nell’etica, era un caldeo. Franck, nella sua “Kabbala”, fa notare la stretta somiglianza della “dottrina segreta” che si trova nell’Avesta e la metafisica religiosa dei Caldei.

Al Libro dei Numeri Caldeo si sono ispirati sia lo Sepher Yetzirah di Akiba, sia lo Zohar di Simeon Ben-Jochai.

Lo Zohar, è l’estratto delle più antiche dottrine orientali, trasmesse per la prima volta a voce, poi trascritte nei trattati indipendenti durante la prigionia a Babilonia e infine raccolte dal rabbino Simeon Ben Iochai, verso l’inizio del Era cristiana prima della seconda distruzione del tempio”. (Fonte) (Approfondimento)

La Torah di Esdra fu ampiamente contaminata di riferimenti numerologici e astrologici/astronomici provenienti dalla tradizione dei Magi caldei.

La tradizione ebraica espressa nel Talmud afferma che la Torah fu scritta da Mosè, con l’eccezione degli ultimi otto versetti del Deuteronomio che descrivono la sua morte e sepoltura. La Mishnah include l’origine divina della Torah come principio essenziale dell’ebraismo. D’altra parte, il consenso accademico moderno sostiene che la Torah sia frutto di molteplici autori e che la sua composizione avvenne nel corso di svariati secoli. La maggioranza dei biblisti reputano che i libri scritti furono un prodotto del periodo esilico babilonese (c. 600 p.e.v.) e che furono completati alla fine del periodo persiano (c. 400 p.e.v.). Tuttavia si deve tenere conto della scoperta nel 2004 di frammenti della Bibbia ebraica a Ketef Hinnom (Gerusalemme) risalenti al VII secolo p.e.v., prima quindi della cattività babilonese: ciò implica che almeno certi elementi della Torah erano presenti prima dell’esilio di Babilonia”. (Fonte)

Come affermato nei paragrafi precedenti, anche in alcune versioni dei vangeli e specialmente nel vangelo di Giovanni con il suo Prologo e l’Apocalisse, l’influenza dei testi gnostici fu determinante nei primi secoli dopo cristo, inoltre le interpretazioni personali produssero decine di differenti versioni.

Nei primi secoli dell’era cristiana circolavano tra le chiese cristiane dell’impero romano d’occidente, di lingua latina, numerose versioni non ufficiali della Bibbia, oggi indicate complessivamente con la dicitura Vetus latina, cioè “vecchia (traduzione) latina”… Il carattere non ufficiale di tali versioni favorì notevolmente l’adattamento e l’interpretazione personale, producendo una notevole varietà di letture: per il Vangelo di Luca, per esempio, si arrivò a una stesura complessiva di non meno di 27 versioni, più o meno differenti tra loro.

Per porre fine a tale anarchia e assicurare alla Chiesa una traduzione di qualità migliore il Papa Damaso I si rivolse nel 382 al suo segretario personale, Sofronio Eusebio Girolamo (circa 347-420), dotato di una notevole preparazione letteraria latina (Cicerone in particolare) e greca.

A Girolamo fu chiesta una traduzione dalle lingue originali, che favorisse l’unità nella liturgia, eliminando anche errori e imprecisioni delle precedenti traduzioni.

Il lavoro iniziò con una revisione dei 4 vangeli sul testo greco originale. Nel 386 Girolamo si trasferì a Betlemme, in Palestina, dove poté studiare la lingua ebraica e aramaica. A partire dal 390, si dedicò alla revisione dell’Antico Testamento, che tradusse in gran parte fino al 405, in 15 anni di lavoro”…

Le fonti della traduzione provengono dalle precedenti traduzioni latine indicate collettivamente col nome Vetus latina, inoltre Girolamo, aveva anche a disposizione i testi originali in ebraico, aramaico, greco e l’allora autorevolissima versione greca dell’Antico Testamento detta Settanta. Data la scarsa conoscenza che abbiamo delle differenti versioni latine pre-vulgata non è possibile sapere con certezza quanto del lavoro di Girolamo sia stata una revisione dei testi precedenti e quanto sia stata una traduzione ex novo”.

Il prodotto del lavoro di Girolamo fu la cosiddetta Vulgata, o Volgata, che fu la base della maggior parte delle successive versioni delle “Sacre Scritture”.

Esaminiamo alcuni di questi numeri che compaiono nel Vecchio e Nuovo Testamento.

Numero 7

Il Sette è un numero di saggezza, conoscenza ed iniziazione. il Sette può sia rappresentare l’unione di Cielo (3) e Terra (4), sia la dimensione Divina (7) in contrapposizione a quella umana (5). Sette sono i Doni dello Spirito Santo (Sapienza, Intelletto, Consiglio, Fortezza, Scienza, Pietà, Timore di Dio), i Sacramenti (Battesimo, Cresima, Santa Eucarestia, Penitenza, Estrema Unzione, Santi Ordini e Matrimonio), le Virtù (4 cardinali: forza, sapienza, giustizia, temperanza e 3 teologali: Fede, Speranza, Carità), i Peccati Capitali (gola, lussuria, avarizia, superbia, accidia, invidia e ira), le fiamme del Candelabro Sacro ebraico, i giorni della Creazione, l’età simbolica del Maestro massonico ed il numero dei passi da compiere quando ci si presenta nel Tempio, le note musicali, gli astri dell’Astrologia Caldea, i chakra maggiori, i cieli dei sistema Tolemaico, le Meraviglie del Mondo (Piramide di Cheope, Mausoleo di Alicarnasso, Faro di Alessandria, Colosso di Rodi, Tempio di Artemide a Efeso, Statua di Giove a Olimpia, Giardini pensili di Babilonia), i Sapienti di Atene secondo Platone (Talete, Biante, Pittaco, Solone, Cleobulo, Misone, Chilone), i Sigilli dell’Apocalisse, gli Spiriti Celesti cinesi, i Genii della Felicità giapponesi, gli Dei Cosmogonici di Babilonia, i Raggi della Teosofia, i sistemi cristallini nella cristallografia, ecc…

Il Sette fu considerato simbolo di santità dai Pitagorici ed era detto “venerabile” dai Greci. La sacralità di questo numero viene affermata nella Bibbia (Genesi) proprio attraverso la descrizione della Creazione del Mondo in 7 giorni. Nel Buddhismo l’essere umano è definito Saptaparna, la “pianta a sette foglie”. In Natura il 7 indica la periodicità dei fenomeni (come nella settimana e nei quarti del mese lunare); non a caso si dice, anche se forse in modo più simbolico che scientifico, che le cellule del corpo umano siano completamente sostituite ogni 7 anni ed il Settenario è preso a riferimento da Rudolf Steiner nel descrivere le tappe dello sviluppo umano secondo i ritmi cosmici.

Sette nell’Antico Testamento: Settuplice vendetta su Caino per l’uccisione di Abele (Genesi 4:15); Settimo figlio di Giacobbe, Gad, il cui nome significa buona fortuna (Genesi 46:16); Sette volte il sangue del bue viene asperso davanti a Dio (Levitico 4:6); Sette nazioni Dio disse agli israeliti che avrebbero sfollato quando fossero entrati nella terra di Israele (Deuteronomio 7:1); Sette giorni della festa della Pasqua (Esodo 13:3–10); Sette trombe suonate da sette sacerdoti per sette giorni per abbattere le mura di Gerico (Giosuè 6:8); Sette cose che sono detestabili a Dio (Proverbi 6:16–19); Sette le figlie di Ietro che, venendo ad attingere acqua, sono difese da Mosè contro i pastori nomadi; Sette anni di lavoro necessari a Giacobbe per sposare le figlie di Labano, prima Lia poi altri sette anni per Rachele; Sette anni di abbondanza e sette anni di carestia, le sette mucche e le sette spighe nel sogno del Faraone interpretato da Giuseppe (figlio di Giacobbe) (Genesi 41); Le sette profetesse della tradizione ebraica, Houlda, Miriam, Abigail, Esther, Sarah, Deborah e Hannah; Sette comandamenti di Noè prescritti per i non ebrei; Sette arcangeli nel libro deuterocanonico di Tobia (12:15); Sette il numero di porte che si aprono sul Tempio di Gerusalemme; Elia mostrò piena fede nell’efficacia della preghiera che aveva rivolto a Dio ordinando al suo servitore di salire sul Carmelo per andare a guardare il cielo sette volte prima che comparisse una nuvola di pioggia (1Re 18:42-44); Il lebbroso Naaman doveva bagnarsi sette volte nel Giordano (2Re 5:10-12); La purezza, la completezza, la perfezione e la bellezza dei detti di Geova sono paragonate con intensità e forza poetica all’argento raffinato in un forno fusorio, purificato sette volte (Salmi 12:6); Proverbi (9:1): “La sapienza ha costruitola sua casa, lei ha scolpito i suoi sette pilastri”.

Gli altri sette dell’Antico Testamento sono la grande alluvione. Noè aveva sette giorni per prepararsi prima del diluvio. Gli è stato ordinato di prendere sette coppie di animali puri e di uccelli:D’ogni animale tu prenderai a te sette paia, il maschio e la femmina… E animali che non sono puri solo due, il maschio e la femmina” (Genesi 7:2); Puro e impuro come enunciato nel Levitico capitolo 11, dove pulito significa ritualmente puro, simile a quello che noi consideriamo Kosher.

Sette giorni (più precisamente yom) della Creazione, che conducono al settimo giorno o Sabbath (Genesi 1); L’idea che il settimo giorno era di riposo ha portato all’adozione come giorno settimanale di riposo il sabato. Gli altri giorni sacri del calendario erano basati sul sette, il settimo anno sabbatico. (Levitico 25: 1-4): Il Signore disse a Mosè sul monte Sinai ”Parla agli israeliti e riferisci loro: Quando entrerete nel paese che io vi do, la terra dovrà avere il suo sabato consacrato al Signore: Per sei anni seminerai il tuo campo e poterai la tua vigna e ne raccoglierai i frutti; ma il settimo anno sarà come sabato, un riposo assoluto per la terra, un sabato in onore del Signore; non seminerai il tuo campo e non poterai la tua vigna”.

E l’anno giubilare. (Levitico 25, 8–11):Conterai anche sette settimane di anni, cioè sette volte sette anni; queste sette settimane di anni faranno un periodo di quarantanove anni. Al decimo giorno del settimo mese, farai squillare la tromba dell’acclamazione; nel giorno dell’espiazione farete squillare la tromba per tutto il paese. Dichiarerete santo il cinquantesimo anno e proclamerete la liberazione nel paese per tutti i suoi abitanti. Sarà per voi un giubileo; ognuno di voi tornerà nella propria proprietà e nella sua famiglia. Il cinquantasettesimo anno sarà per voi un giubileo, non farete né semina, né mietitura di quanto i campi produrranno da sé, né farete la vendemmia delle vigne non potate”.

Sette anche il numero dei giorni di Pasqua e i bracci della Menorah.

(Esodo: 25, 31-37):“Farai anche un candelabro d’oro puro. Il candelabro sarà lavorato a martello, il suo fusto e i suoi bracci; i suoi calici, i suoi bulbi e le sue corolle saranno tutti di un pezzo. Sei braccia usciranno dai suoi lati: tre bracci del candelabro da un lato e tre bracci del candelabro dall’altro lato. Vi saranno su di un braccio tre calici a forma di fiore di mandorlo, con bulbo e corolla è cosi anche sull’altro braccio tre calici a forma di fiore di mandorlo, con bulbo e corolla. Così sarà per i sei bracci che usciranno dal candelabro. Il fusto del candelabro avrà quattro calici con la forma dei fiori di mandorlo, con i loro bulbi e le loro corolle: un bulbo sotto i due bracci che si dipartono da esso e un bulbo sotto gli altri due bracci e un bulbo sotto gli altri due bracci che si dipartono da queste; così per tutti e sei i bracci che escono dal candelabro”.

(Zaccaria 4:1-10):“E l’angelo… tornò e mi svegliò,… E lui mi disse: Che cosa vedi? Risposi… vedo un candelabro tutto d’oro, in cima ha un recipiente con sette lucerne;… sono gli occhi del Signore che scrutano tutta la terra”.

Nel Nuovo Testamento: Sette pani moltiplicati in sette panieri di superfluo (Matteo 15:32–37); Sette demoni furono scacciati da Maria Maddalena (Luca 8:2); Sette uomini onesti, pieni di Spirito Santo e sapienza (Atti 6:3); Il nome collettivo: “i Sette” dei primi sette diaconi ordinati dagli apostoli (Atti 6:1-6). Sette sono le chiese dell’Asia dedicatarie dell’Apocalisse di Giovanni (Ap1:4). Queste Chiese sono le destinatarie di 7 lettere (contenute nei cap. 2 e 3), e sono: Efeso, Smirne, Pergamo, Tiatira, Sardi, Filadelfia, Laodicea. Sette sono i Sigilli la cui rottura annuncerà la fine del mondo, seguita dal suono di 7 trombe suonate da 7 Angeli, quindi dai 7 Portenti e infine dal versamento delle 7 Coppe dell’ira di Dio. L’Agnello, simbolo di Dio manifestato e sacrificato per il mondo, è descritto con 7 occhi.

Numero 12

Il numero dodici:

È un numero pentagonale.

È un numero sublime.

È il più piccolo numero semi-perfetto, cioè uguale alla somma di alcuni suoi divisori.

Per la sua qualità matematica di essere divisibile sia per due che per tre o per quattro o per sei, spesso il 12 viene impiegato in sistemi di misura di ogni tipo per esprimere unità superiori (ad esempio nell’antica Roma la libbra da 12 once, o il piede anglosassone da 12 pollici).

12 è un numero molto importante sia nell’Ebraismo e sia nel Cristianesimo. Ismaele, il figlio primogenito di Abramo, ha 12 figli/principi (Genesi 25:16), e anche Giacobbe ha 12 figli, che sono i progenitori delle Dodici Tribù di Israele. Dodici è il numero dei profeti minori biblici; 12 sono le pietre dell’altare dell’Alleanza (Esodo 24,4); 12 nomi incisi sul pettorale di Aronne, del Sommo Sacerdote (Esodo 28,21); Dodici pietre preziose dell’Urim e del Thummim sul pettorale del Sommo Sacerdote e sulle dodici ali dei due Cherubini; 12 i buoi del Mare di bronzo (1 Re 7,25).

Il ritrovamento di Gesù al Tempio in mezzo ai sapienti avviene quando ha dodici anni (Luca 2, 41-47). Gesù chiamò a sé dodici apostoli (Marco 3, 13). Nel miracolo evangelico della moltiplicazione dei pani e dei pesci, le ceste o canestri riempiti con gli avanzi sono dodici (Marco 6, 43 || Luca 9, 17 || Matteo 14, 20 || Giovanni 6, 13).

Nella “Rivelazione” di Giovanni la Gerusalemme celeste ha dodici porte (Apocalisse 21, 12.21); 12 tipi di pietre preziose della Città celeste; al versetto (12, 1) appare «un segno grandioso: una donna vestita di sole, con la luna sotto i suoi piedi e sul suo capo una corona di dodici stelle».

Simbolismo Gnostico E Religiosità Sincretica Presenti Nella Tradizione CristianaL’Imperatrice, Catalizzatore della Mente.

L’albero della vita: «In mezzo alla piazza della città e da una parte e dall’altra del fiume si trova un albero di vita che dà dodici raccolti e produce frutti ogni mese; le foglie dell’albero servono a guarire le nazioni» (Apocalisse 22, 2).

Numero 36

Il numero 36:

È un numero composto dai seguenti 9 divisori: 1, 2, 3, 4, 6, 9, 12, 18, 36.

È un numero triangolare ed è il più piccolo numero naturale diverso da 1 ad essere contemporaneamente triangolare e un quadrato perfetto.

È un numero triangolare che è la somma di due o più numeri triangolari 15+21=36. Condivide questa caratteristica con il numero 10.

È la somma di due numeri primi gemelli (17+19).

La tradizione ebraica sostiene che il numero 36 ha avuto un significato speciale fin dall’inizio dei tempi: secondo il Midrash, la luce creata da Dio nel primo giorno della creazione brillò esattamente per 36 ore; è stata sostituita dalla luce del Sole che è stato creato nel Quarto Giorno. La Torah comanda 36 volte di amare, rispettare e proteggere lo straniero. Inoltre, in ogni generazione ci sono 36 persone rette (i “Lamed Vav Tzadikim”) per merito dei quali il mondo continua ad esistere. Nella moderna celebrazione di Hanukkah, 36 candele vengono accese nella menorah negli otto giorni di quella festa (esclusa la candela shamash).

Numero 72

Il numero 72:

È un numero composto, con i seguenti divisori: 1, 2, 3, 4, 6, 8, 9, 12, 18, 24, 36, 72.

È la somma di quattro numeri primi consecutivi: 72=13+17+19+23.

È la somma di sei numeri primi consecutivi: 72=5+7+11+13+17+19.

Nello spazio normale, gli angoli esterni di un pentagono equilatero misurano 72 gradi ciascuno.

È la somma di due quadrati, 72=6²+6².

Può essere la differenza tra 2 quadrati in 3 modi: 9² -32² , 11²-7² e 19²-17² . Ciò significa che può essere rappresentato come uno gnomone in 3 modi diversi.

È il prodotto di un quadrato e un cubo, 72=3²x2³.

Nell’Antico Testamento 72 è il numero di lingue parlate nella Torre di Babilonia, secondo la tradizione posteriore. Il numero 72 si ritrova nella scala vista in sogno da Giacobbe, composta appunto da 72 gradini, secondo lo Zohar. Come i Pontefici di Iside, anche quelli di IHVH per ordine di Mosè dovevano indossare sopra la veste bianca, un’altra chiamata piviale attorno alla quale erano attaccati 72 campanelli d’oro. 72 è il numero delle malattie di Adamo ed Eva nella Genesi. 72 sono le razze nate da Noè enunciate al capito 10 della Genesi. 72 è il numero scelto da Gesù di Nazareth per formare il corteo di discepoli che dovevano precederlo “in ogni città e luogo dove stava per recarsi” (Luca 10, 1). A costoro Gesù dà il potere di “camminare sopra i serpenti e gli scorpioni e sopra ogni potenza del nemico” (Luca 10, 19). A essi dice inoltre che “i loro 72 nomi sono scritti nei cieli” (Luca 10, 20). È anche il numero mistico delle spine di cui doveva comporsi la corona posta sul capo di Gesù.

72 nomi di dio

Nella Parashà Be shalach compare un fenomeno unico in tutta la Torà: tre versetti consecutivi di 72 lettere ciascuno. Si tratta di (Es. 14, 19-21): “va-issa, va-yavo, va-yet”, i tre versetti che descrivono la fase culminante della kiriat Yam-Suf, l’aprirsi del Mar Rosso. Essi sono:

(19) “L’angelo di Dio, che precedeva l’accampamento d’Israele, cambiò posto e passò indietro. Anche la colonna di nube si mosse e dal davanti passò indietro”.

(20) “Venne così a trovarsi tra l’accampamento degli Egiziani e quello d’Israele. Ora la nube era tenebrosa per gli uni, mentre per gli altri illuminava la notte; così gli uni non poterono avvicinarsi agli altri durante tutta la notte”.

(21) “Allora Mosè stese la mano sul mare. E il Signore durante tutta la notte, sospinse il mare con un forte vento d’oriente, rendendolo asciutto; le acque si divisero”.

72 è il valore numerico della parola “Chesed”, amore o grazia, e l’apertura del Mar Rosso è stato uno dei più grandi gesti d’amore che D-o ha compiuto per il Suo popolo. L’aprirsi delle acque del Mar Rosso è il simbolo della nascita di Israele, del popolo che di lì a poco dopo avrebbe ricevuto la Torà sul Sinai.

Da quei tre versetti i Cabalisti hanno derivato 72 Nomi Santi di D-o, ognuno dei quali è formato da tre lettere, una per verso. Il processo di costruzione dei Nomi è il seguente: si prende la prima lettera del primo verso, l’ultima del secondo e la prima del terzo, e si forma il primo Nome. Poi si prende la seconda lettere del primo, la penultima del secondo e la seconda lettera del terzo verso, formando il secondo Nome, proseguendo in modo simile per tutti gli altri Nomi.

Pur non essendo vere e proprie parole nella lingua ebraica, questi Nomi hanno trovato ampio spazio nella dottrina mistica dell’Ebraismo. Tra l’altro, secondo lo Zohar essi erano già noti ad Abramo, il quale avrebbe dato in dono la conoscenza di alcuni di essi ai figli di Ketora, la sua concubina, che poi allontanò dal nucleo famigliare e mandò ad oriente (Genesi 25, 6). Ed ecco il perché, a tutt’oggi, alcuni di quei Nomi di D-o sono noti alle religioni orientali. In particolare si tratta del Nome OM (Alef-Vav-Mem) e del Nome ARÌ (Hey-Resh-Yud).

Fonte: cabala.org

Simbolismo Gnostico E Religiosità Sincretica Presenti Nella Tradizione CristianaLe quattro consonanti che compongono il Tetragramma divennero un acronimo che formava la radice ebraica del titolo che i talmudisti assegnarono al Dio Unico, che chiamarono “Shem Hamphorasch” o “Nome Separato”.

I 72 nomi di Dio.

I 72 nomi di dio associati agli angeli o Manifestazioni delle Qualità di Dio.

Numero 144

Il numero 144:

È un numero composto, coi seguenti 15 divisori: 1, 2, 3, 4, 6, 8, 9, 12, 16, 18, 24, 36, 48, 72, 144.

È un numero semiperfetto in quanto pari alla somma di alcuni (o tutti) i suoi divisori.

È il quadrato perfetto di 12.

È il 12° numero della sequenza di Fibonacci, dopo l’89 e prima del 233.

144 è un numero molto significativo nella Sacra Bibbia, perché è il numero delle tribù d’Israele al quadrato. È la misura, in cubiti, delle mura della nuova Gerusalemme indicata dal settimo angelo (Apocalisse 21:17).

Il numero 144.000 compare tre volte nel Libro dell’Apocalisse. (Apocalisse 7:3–8): “Non danneggiate la terra né il mare né gli alberi, finché non abbiamo segnato sulla fronte i servi di Dio“. “E udii il numero dei sigillati, centoquarantaquattromila, sigillati da ogni tribù dei figli d’Israele: 12.000 della tribù di Giuda furono sigillati, dodicimila della tribù di Ruben, dodicimila della tribù di Gad, dodicimila della tribù di Aser, dodicimila della tribù di Neftali, dodicimila della tribù di Manasse, dodicimila della tribù di Simeone, dodicimila della tribù di Levi, dodicimila della tribù di Issacar, dodicimila della tribù di Zabulon, dodicimila della tribù di Giuseppe, 12.000 della tribù di Beniamino furono sigillati”.

(Apocalisse 14:1): “Poi guardai, ed ecco, sul monte Sion stava l’Agnello e con lui centoquarantaquattromila persone che avevano il suo nome e il nome di suo Padre scritto sulla fronte”. (Apocalisse 14:3–5): “e cantavano un cantico nuovo davanti al trono, davanti alle quattro creature viventi e davanti agli anziani. Nessuno poteva imparare quella canzone tranne i 144.000 che erano stati redenti dalla terra. Sono questi che non si sono contaminati con donne, perché sono vergini. Sono questi che seguono l’Agnello dovunque vada. Questi sono stati riscattati dagli uomini come primizie per Dio e per l’Agnello, e nella loro bocca non è stata trovata menzogna, perché sono irreprensibili”.

Numero 288

Il numero 288:

È un numero composto con 18 divisori: 1, 2, 3, 4, 6, 8, 9, 12, 16, 18, 24, 32, 36, 48, 72, 96, 144, 288.

È un superfattoriale, un prodotto di fattoriali consecutivi: 288=1!x2!x3!x4!

È il prodotto di potenze discendenti: 288=1x2³x3²x4¹

È una somma di potenze ascendenti: 288=1¹+2²+3³+4⁴

Un triangolo pitagorico 3,4,5 con un lato di 288 è di particolare interesse (Fonte), rivelando tramite la Funzione φ di Eulero un’abbondanza di numeri biblici:

Nella bibbia è citato: “Il loro numero, con i loro fratelli che erano stati istruiti nel cantare al Signore, tutti quelli che erano esperti, era di duecentottantotto” (1 Cronache 25:7).

Numero 18

È un numero composto, coi seguenti 6 divisori: 1, 2, 3, 6, 9, 18.

È un numero ettagonale.

È uguale alla somma delle cifre del suo cubo: 18³=5832; 5+8+3+2=18.

È la somma di due quadrati: 18=3²+3².

È uguale al doppio della somma delle sue cifre: 18=2x(1+8).

18=9+9 e il suo rovescio 81=9×9.

Le anime dei Giusti, citate nella Bibbia, giungono su 18 colonne profumate.

Nel Vangelo di Luca (13:10-16) si dice:”Una volta stava insegnando in una sinagoga il giorno di sabato. C’era là una donna che aveva da diciotto anni uno spirito che la teneva inferma; era curva e non poteva drizzarsi in nessun modo. Gesù la vide, la chiamò a sé e le disse: Donna, sei libera dalla tua infermità, e le impose le mani. Subito quella si raddrizzò e glorificava Dio. Ma il capo della sinagoga, sdegnato perché Gesù aveva operato quella guarigione di sabato, rivolgendosi alla folla disse: Ci sono sei giorni in cui si deve lavorare; in quelli dunque venite a farvi curare e non in giorno di sabato. Il Signore replicò: Ipocriti, non scioglie forse, di sabato, ciascuno di voi il bue o l’asino dalla mangiatoia, per condurlo ad abbeverarsi? E questa figlia di Abramo, che satana ha tenuto legata diciott’anni, non doveva essere sciolta da questo legame in giorno di sabato?“.

18 ore durò la passione di Gesù.

Nell’antica Roma, al ricorrere del 18 di ogni mese, nessuna azione, sia pubblica sia privata, era possibile compiere a meno che non fosse strettamente necessaria.

Numero 27

Il numero 27:

È cubo perfetto 27=3³, il primo cubo costruito sul 3, il primo numero spirituale.

È uguale alla somma dei suoi tre quadrati: 27=3²+3²+3². Come numero rettangolare può essere espresso solo nella forma 3×9.

È il più piccolo numero intero che è uguale alla somma di tre quadrati in due modi diversi: 27=3²+3²+3²=5²+1²+1².

È la somma delle cifre del suo cubo: 27³=19683, cioè 1+9+6+8+3=27.

È la somma dei numeri compresi tra le sue cifre 2+3+4+5+6+7=27.

È la somma dei fattoriali dei primi tre numeri pari (0!+2!+4!=27).

È la Costante Magica di un quadrato magico di inversi di numeri primi di 1/7.

1/37= 0,027027027…; e 1/27= 0,037037037…

Se un multiplo di tre cifre di 27 viene ciclicamente permutato, per esempio 513 diventa 135 o 351, allora i numeri risultanti sono ancora multipli di 27. L’unico altro numero che ha questa proprietà nell’ambito delle tre cifre è 37.

Qualsiasi multiplo di 27 con 000 o 999 inserito produce un altro multiplo di 27. Ad esempio, 20007, 29997, 50004 e 59994 sono tutti multipli di 27.

Qualsiasi multiplo di 27 può essere specchiato e spaziato con uno zero ciascuno per un altro multiplo di 27. Ad esempio, 27 e 702, 54 e 405, e 378 e 80703 sono tutti multipli di 27.

È il terzo numero poligonale decagonale (1, 10, 27), la forma su cui tale sequenza si sviluppa è un poligono a 9 lati, 27 è dato dalla somma di due ennagoni a 9 e 18 punti.

È parte paterna del triangolo rettangolo pitagorico 27, 36, 45. Questa terna è nove 9 volte il triangolo sacro pitagorico 3, 4, 5. Platone divide L’Anima del Mondo in più parti, secondo criteri di proporzionalità e armonia, le cui misure sono date dalle due quaterne geometriche di 1, 2, 4, 8 e 1, 3, 9, 27 che insieme formano una serie di Sette numeri 1, 2, 3, 4, 8, 9, 27. Il 7° numero 27, è la somma dei primi 6 numeri dell’Anima del Mondo.

Il numero 27 era anche detto Grande Tetractis, perché deriva dalla somma dei 4 numeri che all’interno della Decade nascono da un prodotto: (2×2)+(2×3)+(2×4)+(3×3)= 4+6+8+9=27. La Grande Tetractis 27, esprime la totalità dei prodotti della Decade e la moltiplicazione per 4 indica il passaggio alla manifestazione, per cui con esso si esprime la totalità degli stati dell’essere; ciò ne fa un frequente simbolo iniziatico, diffuso anche nelle tradizioni orientali. Ci sono 27 Nakṣatra o dimore lunari nell’astrologia indù. Ventisette è il numero totale di lettere dell’alfabeto ebraico (22 lettere regolari e 5 consonanti finali). Ventisette è il numero totale di libri del Nuovo Testamento.

Nell’Antico Testamento 27 è citato quattro volte. (1Re 16:15-16): “15 Nell’anno ventisettesimo di Asa re di Giuda, Zimri divenne re per sette giorni in Tirza, mentre il popolo era accampato contro Ghibbeton, che apparteneva ai Filistei. 16 Quando il popolo accampato colà venne a sapere che Zimri si era ribellato e aveva ucciso il re, tutto Israele in quello stesso giorno, nell’accampamento, proclamò re di Israele Omri, capo dell’esercito“. (2Re 15:1): “1 Nell’anno ventisette di Geroboamo re di Israele, divenne re Azaria figlio di Amazia, re di Giuda. 2 Quando divenne re aveva sedici anni; regnò in Gerusalemme cinquantadue anni. Sua madre era di Gerusalemme e si chiamava Iecolia. 3 Fece ciò che è retto agli occhi del Signore, secondo quanto fece Amazia sua padre“. (1Re 20:30): “Il resto di loro fuggì nella città di Aphek, dove il muro crollò su ventisettemila di loro. E Ben-Hadad fuggì in città e si nascose in una stanza interna”. (1Cronache 26:32): “Tra i fratelli di Ieria, uomini valorosi, c’erano duemilasettecento capi di casati. Il re Davide diede a costoro autorità sui Rubeniti, sui Gaditi e su metà della tribù di Manàsse per ogni questione riguardante Dio o il re“.

Numero 54

Il numero 54:

È un numero composto dai seguenti divisori: 1, 2, 3, 6, 9, 18, 27 e 54.

È un numero abbondante e un numero semiperfetto, come tutti gli altri multipli di 6.

È il doppio della terza potenza di tre, 3³+3³=54, e quindi è un numero di Leyland.

Può essere scritto come somma di tre quadrati in tre modi diversi: 54=7²+2²+1²= 6²+3²+3²= 5²+5²+2². È il numero più piccolo con questa proprietà.

È un numero nodecagonale.

Il grafico di Holt ha 54 spigoli.

Il seno di un angolo di 54 gradi è la metà del rapporto aureo.

Nell’Antico testamento Amatsiah, re di Giuda che regnò per meno di un anno, ed Ezechia, un giusto sovrano di Giuda, avevano entrambi 54 anni quando morirono.

Il giusto re di Giuda, Giosafat, aveva cinquantaquattro anni quando pose suo figlio Ieoram come co-sovrano del regno. Giosafat visse ancora solo pochi anni finché morì all’età di 59 anni, lasciando suo figlio Jehoram come unico sovrano.

Nel 54 d.C. Paolo lascia la regione della Frigia dell’Asia Minore e si reca nella provincia romana dell’Asia e nella sua prospera capitale Efeso (Atti 19).

Numero 60

Il numero 60:

È un numero composto, coi seguenti divisori: 1, 2, 3, 4, 5, 6, 10, 12, 15, 20, 30 e 60. La somma dei divisori (escluso il numero stesso) è 108.

È il numero più piccolo con esattamente 12 divisori.

È un numero rettangolare, tra le varie combinazioni rivestono importanza le relazioni con i numeri 12 e 30 che formano 5×12 e 2×30.

È la somma di due numeri primi gemelli: 60=29+31.

È la somma di quattro numeri primi consecutivi: 60=11+13+17+19.

È il più piccolo numero naturale che compare in 14 triangoli rettangoli pitagorici. Il 60 è prodotto dei tre lati del triangolo sacro 3x4x5=60.

È la misura in gradi degli angoli interni di un triangolo equilatero.

Il primo fullerene ad essere scoperto è stato il buckminsterfullerene C60, un allotropo di carbonio con 60 atomi in ciascuna molecola, disposti in un icosaedro troncato.

È la base del sistema sessagesimale, che era usato nella numerazione mesopotamica e rimane nelle misurazioni del tempo e dell’angolo. Il ciclo sessagesimale gioca un ruolo nella numerazione e numerologia cinese.

60 presso i Sumeri

Il numero 60 è la misura universale, la base per tutte le principali misure numeriche, fornisce l’unità di misura del tempo. Un’ora è formata da 60 minuti e un minuto è formato da 60 secondi. Un uomo sano ha 60 pulsazioni cardiache al minuto, 3.600 in un’ora. Caldei, Fenici, Ebrei, facevano i loro calcoli segreti sul numero 6 o sul 2×6=12. I Caldei utilizzavano il numero 60 come base per il calcolo dei tempi, per loro era il numero di Anu, il Cielo. I Caldei consideravano i seguenti cicli:

Un Sossus 60 anni.

Un Neros, il primo ciclo segreto, 600 anni 10×60.

Un Saros (10 eclissi di Sole osservate dallo stesso punto sulla terra) 60×60=60²=3600, il secondo ciclo segreto composto di 6 Neros, 6×600=3.600 anni. In India è il ciclo di Brihaspati.

Un Grande Saros, 60 Saros, cioè 60×3.600=60³=216.000 anni. In India è il ciclo di Prajapati.

Due Grandi Saros 2×60³=2×216.000=432.000 anni, l’Eone di Berosso. In India è il Kali Yuga.

Il periodo maggiore 60⁴=12.960.000 anni rappresenta 500 cicli processionali di 25.920 anni, un periodo che annuncia un grande cataclisma. Il numero 12.960.000 equivale a 3 Maha Yuga.

60 nelle Sacre Scritture

Il numero 60 è stimato ricorrere più di 80 volte nella Bibbia: Roboamo, primo re su Giuda dopo che un Israele unito fu diviso in due, alla fine aveva diciotto mogli e sessanta concubine (le concubine erano donne i cui figli, attraverso il re, non potevano ereditare il trono). Queste 78 femmine hanno prodotto un numero totale di 28 figli e 60 figlie (2cronache 11:21).

Sotto l’Antica Alleanza, un maschio di sessant’anni poteva riscattarsi dal voto di servire il Signore pagando 15 sicli al tempio. Una donna di 60 anni potrebbe riscattarsi da tale voto per soli dieci sicli (Levitico 27:1–2, 7). Isacco, dopo che sua moglie fu guarita dall’essere sterile, ebbe i suoi primi due figli (Esaù e Giacobbe) quando aveva 60 anni (Genesi 25:26). Parte dell’eredità della tribù israelita di Manasse erano le città di Iair che contavano sessanta città (Giosuè 13:30). “E catturammo tutte le sue città in quel particolare momento. Non ci fu città che non prendessimo loro, sessanta città, tutta la regione di Argob, il regno di Og in Basan” (Deuteronomio 3:4). Il re Salomone era così ricco che la sua famiglia richiedeva ogni giorno, tra le altre molte provviste, sessanta misure di farina fine (1re 4:22). Il re Nabucodonosor fece un idolo d’oro di 60 cubiti. Egli richiese quindi, pena la morte, a tutti quelli che Babilonia governava di adorarlo. Fu il rifiuto di Sadrac, Mesac e Abednego di indulgere nell’adorazione degli idoli che li fece gettare in una fornace ardente (Daniele 3).

Molte offerte furono fatte dagli Israeliti dopo che Mosè istituì, unse e santificò il tabernacolo del deserto di Dio. “E tutto il bestiame del sacrificio di comunione era di ventiquattro tori, sessanta montoni, sessanta capri e sessanta agnelli di un anno ciascuno. Questa era l’offerta di inaugurazione dell’altare dopo la sua unzione”.(Numeri 7:1, 88). Il primo tempio di Gerusalemme, costruito dal re Salomone, era lungo 60 cubiti per 20 cubiti di larghezza per 30 cubiti di altezza (1re 6:2, 2cronache 3:3).

Nel primo anno del re Ciro, il re emanò un decreto riguardo al tempio di Dio a Gerusalemme: Si ricostruisca il tempio come luogo per offrire sacrifici e si gettino le sue fondamenta. Deve essere alto sessanta cubiti e largo sessanta cubiti”(Esdra 6:3); “dei discendenti di Adonikam, gli ultimi, i cui nomi erano Eliphelet, Jeuel e Shemaiah, e con loro 60 uomini” (Esdra 8:13); “Con milleduecento carri e sessantamila cavalieri e le innumerevoli schiere di Libici, Sukkiti e Cushiti che vennero con lui dall’Egitto” (2 Cronache 12:3);

L’unità standard per il peso sarà il siclo d’argento. Uno siclo sarà composto da venti ghere e sessanta sicli saranno pari a una mina (venti sicli più venticinque sicli più quindici sicli saranno pari a una mina)”(Ezechiele 45:12); “Di quelli ancora in città, prese l’ufficiale a capo dei combattenti e cinque consiglieri reali. Prese anche il segretario che era l’ufficiale capo incaricato di arruolare il popolo del paese e sessanta dei coscritti che si trovavano in città” (2 Re 25:19); “Di quelli ancora in città, prese l’ufficiale a capo dei combattenti e sette consiglieri reali. Prese anche il segretario che era l’ufficiale capo incaricato di arruolare il popolo del paese, sessanta dei quali si trovavano in città” (Geremia 52:25); “In seguito Hezron, quando aveva sessant’anni, sposò la figlia di Makir, padre di Galaad. Fece l’amore con lei e lei gli partorì Segub” (1 Cronache 2:21); “Ben-Ghèber, a Ramoth di Galaad (suoi erano gli insediamenti di Jair figlio di Manasse in Galaad, così come la regione di Argob in Bashan e le sue sessanta grandi città fortificate con cancelli di bronzo)” (1 Re 4:13).

L’apostolo Paolo avvertì Timoteo che la chiesa non doveva sostenere finanziariamente le vedove di età inferiore ai sessant’anni. Questo perché quelle che erano più giovani erano considerate in grado di risposarsi o abbastanza forti da mantenersi (1Timoteo 5: 3–11).

Numero 108

Il numero 108:

È un numero composto, coi seguenti 12 divisori: 1,2,3,4,6,9,12,18,27,36,54,108.

È l’iperfattoriale di Tre: 108=1¹×2²×3³=1x4x27.

È un numero rettangolare, le forma preferite sono 4×27, 9×12, 3×36.

È la somma dei tre quadrati del primo numero dispari con i suoi 3 cubi: 108=3²+3²+3²+3³+3³+3³.

È divisibile per la sua stessa funzione φ di Eulero che è 36.

È l’ampiezza di ciascuno degli angoli interni di un pentagono regolare nella geometria euclidea.

È un numero rifattorizzabile, essendo divisibile per il numero dei suoi divisori.

L’equazione 2xsin(108°/ 2)=ϕ risulta nella sezione aurea. Questo potrebbe essere riformulato dicendo che la “corda” di 108 gradi è ϕ Phi il rapporto aureo.

108 gradi Fahrenheit è la temperatura interna alla quale gli organi vitali del corpo umano iniziano a cedere a causa del surriscaldamento.

La distanza della Terra dal Sole è circa 108 volte il diametro del Sole (in realtà più vicino a 107,51, come da definizione del UA).

Anche la distanza tra la Terra e la Luna è circa 108 volte il diametro della Luna. La coincidenza che il Sole e la Luna abbiano entrambi approssimativamente lo stesso rapporto tra i loro diametri e le loro distanze dalla Terra significa che le loro dimensioni apparenti nel cielo terrestre sono all’incirca le stesse, che è ciò che rende possibili le eclissi solari totali.

108 È un numero sacro in diverse religioni come l’Induismo, il Buddhismo, il Sikhismo e il Giainismo (108:2:2=27; 108:3=36; 108:2=54; 108×2=216; 108x2x2=432; 108x2x3=648) (Link).

Promemoria calendariale criptato

Cito: «C’è almeno un passo nel Pentateuco in cui compaiono numeri che non appartengono a nessuna delle categorie esaminate. Sono numeri che chiaramente non hanno niente a che spartire con il contesto in cui sono stati inseriti, e cioè la lista dei beni razziati nel corso di una spedizione militare contro i madianiti, e la loro spartizione.

Un qualche ignoto sacerdote, probabilmente durante l’esilio babilonese, ha approfittato di questo passo per inserire una serie di numeri chiaramente riferiti ad un qualche sistema calendariale. Il passo, riportato in Numeri 31, 32-47, doveva servire da promemoria criptico, per conservare una conoscenza segreta, riservata soltanto ai sacerdoti

Ora la preda, cioè quel che rimaneva del bottino fatto da quelli che erano stati alla guerra, consisteva in 675.000 pecore , 72.000 buoi, 61.000 asini e 32.000 persone, ossia donne, che non avevano avuto relazioni carnali con uomini. La metà, cioè la parte di quelli che erano andati alla guerra, fu di 337.500 pecore, delle quali 675 per il tributo all’Eterno; 36.000 bovi, dei quali 72 per il tributo all’Eterno; 30.500 asini, dei quali dei quali 61 per il tributo all’Eterno; e 16.000 persone, delle quali 32 per il tributo all’Eterno…La metà che spettava ai figlioli d’Israele…..fu di 337.500 pecore, 36.000 buoi, 30.500 asini e 16.000 persone. Da questa metà, che spettava ai figlioli di Israele, Mosè prese uno su 50….”

Numeri come 360, 72 e varie combinazioni di essi, sono chiaramente derivati dal calendario solare e li incontriamo continuamente in ogni cultura del mondo. Numeri come 32 e 675 sono invece strettamente associati con un calendario estremamente preciso basato sul ciclo astronomico di 128 anni. Anche cifre come il 61, che apparentemente non gli appartengono, sembra che siano funzionali per determinare numeri collegati ad esso”. (Vedi: Il minuto secondo unità fondamentale di misura del tempo)

“È il caso, appunto, di una cosa apparentemente insignificante e priva di ogni significato recondito, come l’attuale unità di misura del tempo, il minuto secondo. E’ l’unità di misura di impiego più universale, che entra in ogni manifestazione della nostra vita ed è una grandezza fondamentale per la descrizione di un qualsivoglia fenomeno fisico. Nonostante la sua importanza, tuttavia, noi ignoriamo quale sia l’origine ed il significato di questa unità di misura, ereditata dagli antichi senza indicazioni circa l’autore, l’epoca e le ragioni della scelta della sua grandezza. È opinione abbastanza comune che questa unità di misura del tempo abbia avuto origine dagli antichi Sumeri, derivata dal loro strano sistema di conteggio in base sessagesimale. Infatti il numero 86.400 è chiaramente connesso con questo sistema, perché può essere suddiviso in 24 ore di 60 minuti ciascuna, a loro volta divise in 60 secondi. Stessa origine può essere ipotizzata per la convenzionale suddivisione del cerchio in 360 gradi, ciascuno diviso in 60‘, ognuno diviso in 60” di arco. Il problema è che non abbiamo la più pallida idea di come il sistema sessagesimale dei Sumeri sia stato originato. Appare più verosimile, invece, che sia stata proprio quella particolare unità di misura, il minuto secondo, a dare origine a quel sistema di conteggio sproporzionato…

L’unità naturale di misura del tempo U

L’anno giuliano è 0,0078 giorni più lungo della effettiva durata dell’anno solare, assumendo come precisa la durata di 365,2422 giorni. In questo modo, dopo 0,0078 giorni x 128 anni abbiamo un intero giorno in eccesso. Pertanto potremmo costruire un calendario con precisione quasi assoluta, aggiungendo un giorno ogni quattro anni di 365 giorni, eccetto che nel 128.mo anno. Si stabilisce così un ciclo di 128 anni (questo ciclo fu scoperto dall’astronomo russo Glasenapp, che alla fine del 19.mo secolo propose una riforma del calendario russo, basata su di esso, che durò una ventina di anni).

In un ciclo di 128 anni abbiamo: 128 x 365,2422= 46751,0016 giorni. Con un calendario basato su questo ciclo, quindi si avrebbe un errore medio di 0,0016/128 = 0,0000125 = 1/80000 giorni per anno. Viene spontaneo e logico definire l’unità naturale del tempo come la frazione U= 0,0000125 dell’anno solare medio (per un anno di 365,2422 giorni). Pertanto il giorno solare medio viene a contenere esattamente 80.000 di queste unità.

80.000 è un numero tondo che si presta bene alla suddivisione del giorno in parti uguali, costituite ciascuna da un ugual numero di unità U. Per esempio 10 ore di 8.000 unità U ciascuna, a loro volta divise in 20 parti da 400 U e 400 da 20 U, essendo 8.000=20³. Da questa suddivisione può discendere in maniera naturale un sistema di conteggio in base 20, che avrebbe un impatto anche nella struttura del calendario, con la suddivisione dell’anno in mesi di 20 giorni e così via. Esattamente come nei sistemi di conteggio e nei calendari del centro America…

L’unità di misura del tempo fondamentale, il minuto secondo

La praticità di impiego è il requisito primario di una unità di misura. L’unità naturale U, con la conseguente divisione del giorno in 80.000 parti, non è la migliore in assoluto, perché divisibile soltanto per 2 e per 5. L’ideale per un calendario è avere una grandezza divisibile anche per tre.

Questo si può ottenere facilmente dividendo l’unità naturale U per 1,08; si ha così una nuova unità di misura del tempo, il cui valore è: S= U/1,08. In questo modo il giorno solare medio viene ad essere suddiviso in 80.000×1,08= 86.400 parti, un numero più conveniente per misurare parti di giorno e di anno.

Pertanto definiremo il minuto secondo S come come la frazione 1/1,08 dell’unità naturale del tempo, U.

In conclusione, il minuto secondo non è una durata di tempo stabilita per caso, ma è una grandezza che sta in un preciso rapporto con la lunghezza media del giorno e dell’anno solari e con il ciclo astronomico di 128 anni. È possibile dimostrare, infatti, che il moltiplicatore 1,08 che trasforma l’unità di tempo naturale in un minuto secondo, lungi dall’essere casuale, è il risultato di una precisa scelta effettuata in un lontano passato, per rendere più pratica e flessibile la divisione del giorno e la struttura del calendario.

L’epoca quando il minuto secondo venne originato

Importante notare che l’unità naturale del tempo (U) non è stata stabilita sulla base del numero di giorni interi contenuti in un ciclo di 128 anni (365,2422 x 128= 46751, un numero che in teoria una civiltà antica avrebbe potuto ricavare semplicemente contando il numero dei solstizi per un tempo sufficientemente lungo), ma soltanto sulla base della eccedenza di 0,0016 giorni in un periodo di 128 anni, e cioè 0,0000125= 1/80.000 giorni per anno, una precisione impossibile da ottenere senza la disponibilità di tecnologie e di conoscenze scientifiche, che nessuna delle civiltà antiche a noi conosciute ha mai posseduto.

Qualcuno potrebbe obiettare che la cifra 0,0016 è il risultato di una approssimazione della lunghezza dell’anno tropico al quarto decimale; un scelta che potrebbe apparire arbitraria. La durata dell’anno tropico, si è detto, è stata misurata per il 1° Gennaio 1.900, a mezzogiorno, in 365,24219878125 giorni, e cioè 0,1053 secondi più corta di quella messa a calcolo per determinare la nostra unità di misura.

Gli scienziati moderni sono stati costretti a fissare la durata dell’anno tropico per una data molto precisa, perché questa durata, come si è detto, aumenta gradualmente a causa dell’azione frenante delle maree e di altri fattori non ben conosciuti. Sulla base di antiche osservazioni delle eclissi solari è stato possibile calcolare che la decelerazione media della Terra è di 1,4 millisecondi per secolo. Una semplice operazione consente di calcolare che l’anno tropico durava esattamente 365,2422 giorni solari all’incirca 7.500 anni fa…

Numeri sacri e mitologici delle civiltà antiche

L’introduzione del minuto secondo stabilisce un ciclo di 86.400 anni strettamente connesso con quello di 80.000. Entrambi questi numeri contengono un numero intero di cicli di 128 anni e tutte le grandezze caratteristiche dell’uno possono essere trasformate in grandezze equivalenti nell’altro attraverso il moltiplicatore 1,08.

Sono equivalenti, ma danno origine a strutture del calendario e a sistemi di conteggio molto diversi. In un caso abbiamo un sistema di conteggio in base 20, una suddivisione dell’anno in mesi di 20 giorni e così via; nell’altro caso un sistema di conteggio in base 60 e conseguenti divisioni del giorno, del mese e dell’anno.

Entrambi i numeri con il loro moltiplicatore 1,08 possono essere espressi in forme di estrema eleganza, il che li rende particolarmente interessanti e significativi da un punto di vista matematico e numerico:

80000=128×625=1600×50=2⁷x5⁴

86400=80000×1,08=128×675=1600×54=2⁷x3³x5²

675=625×1,08=5⁴x1,08=3³x5²

e così via, formando un insieme di numeri davvero impressionante.

La probabilità che tutto ciò sia dovuto ad una coincidenza fortuita è pressoché nulla. Chiunque sia familiare con i calendari antichi e i sistemi di conteggio ad essi collegati, con i numeri sacri e le cifre della mitologia, si renderà immediatamente conto che numeri come 80.000, 86.400, 1,08 ed i loro multipli e sottomultipli, rappresentano la conoscenza astronomica e matematica e la numerologia mitologica di tutto il mondo antico. In due aree ben caratterizzate: l’America appartiene all’area dell’unità di tempo naturale (U) avendo adottato un calendario ed un sistema di conteggio interamente basati sul numero 20. Europa ed Asia, invece, appartengono all’area del Minuto Secondo. Lo prova un impressionante complesso di numeri lasciatici in eredità dalle antiche civiltà, alcuni dei quali ancora in uso oggigiorno, basti pensare alla suddivisione del giorno e del cerchio, e cioè, all’intera trigonometria.

In particolare il numero 108 e i suoi multipli e sottomultipli (54, 216, 432 ecc.) sembrano essere numeri dotati di un indubbio significato sacrale, sebbene nessuno, fino ad oggi, sia stato capace di spiegare in maniera convincente la ragione di ciò. Li incontriamo da un capo all’altro del continente eurasiatico e nei contesti più disparati…”

Numeri come 360, 72 e varie combinazioni di essi, sono chiaramente derivati dal calendario solare e li incontriamo continuamente in ogni cultura del mondo. Ma la loro connessione con il ciclo dei 128 anni non è immediatamente evidente. Numeri come 32 e 675 sono invece strettamente associati con il calendario basato sul ciclo astronomico di 128 anni. Anche cifre come il 61, che apparentemente non gli appartengono, sembra che siano funzionali per determinare numeri collegati ad esso.

Per esempio: 30.500+16.000+72+61+50+36+32=46751 cioè, esattamente i giorni contenuti in un ciclo di 128 anni. Semplice coincidenza casuale? Fosse un caso isolato potremmo essere tentati di pensarlo, anche se le probabilità sono estremamente basse; ma la presenza di questi numeri è la norma in tutti i contesti più o meno sacri di tutte le antiche civiltà, per cui il caso è da escludersi. L’ignoto sacerdote ebreo che ha scritto questi versi, certamente più di duemilacinquecento anni fa, conosceva il calendario basato sul ciclo di 128 anni ed ha voluto utilizzare questo passo come “promemoria”; molto probabilmente, criptate nel testo, ci sono altre informazioni relative a questo calendario ed al suo impiego.

Questo semplice passo della Bibbia, da sempre sotto gli occhi di tutti, costituisce una prova certa che i sacerdoti antichi avevano conoscenze scientifiche di livello superiore a quello che riteniamo proprio del loro periodo e che venivano mantenute rigorosamente segrete, ed è per questo quindi che sono andate perdute. Sono sopravvissute ovunque, però, le tracce certe di queste conoscenze, costituite dai numeri da esse derivati, applicati nei contesti più vari». (Fonte) (Approfondimento)

157,5

Il numero 675 citato nel testo sopra ha subito catturato la mia attenzione e mi è sembrato significativo, dopo aver ponderato su di esso ecco quanto ho trovato.

675=432+243

675−567=108

675-360=315; 315:2=157,5

il numero 157,5 ha nuovamente colpito la mia attenzione, una breve indagine ed ecco alcune interessanti proprietà.

157.5 degrees =175 gradians [grad]

157.5 degrees =175 grads

157.5° = 7π/8 radianti

Nota: 7π/8 rad può essere espresso come numero reale o come decimale così 0.875π rad = 2.7488935718911 radianti.

157.5 degrees = 567000 °secondi.

Numero 216

Il numero 216:

È un numero composto dai seguenti 16 divisori: 1,2,3,4,6,8,9,12,18,24,27,36,54,72,108 e 216.

È la somma di due numeri primi gemelli (107+109).

Può essere espresso in quattro modi diversi come differenza di due quadrati: 216=15²−3²= 21²−15²= 29²−25²= 55²−53².

È un cubo di 6, il numero perfetto: 216=6³. Platone c’informa che si tratta del più piccolo cubo esprimibile come somma di tre cubi, 3³+4³+5³ =6³. È l’espansione volumetrica del Triangolo retto Sacro 3, 4, 5. Nel piano il poligono con minor numero di lati è il triangolo, nello spazio è il tetraedro, con un angolo solido retto. I numeri 3, 4, 5, e 3, 36, 216 costituiscono una famiglia unita da un’armonia molto profonda.

Il numero 6 è il prodotto dei primi 3 numeri 1x2x3 = 6.

Il numero 36 è il prodotto dei primi tre quadrati 1²x2²x3²=36.

Il numero 216 è il prodotto dei primi tre cubi 1³x2³x3³=216.

Il numero 216 è la somma dei tre cubi del triangolo sacro 3³+4³+5³ =6³=216.

Sun Zhiwei ha ipotizzato che ogni numero naturale diverso da 216 possa essere scritto sia come numero triangolare sia come numero triangolare più un numero primo; tuttavia, questo non è possibile per 216. Se la congettura è vera, 216 sarebbe l’unico numero per il quale ciò non è possibile.

La somma di tutte le cifre del 216° numero della Serie di Fibonacci (6192204516 6659013522 8675387863 2978742693 96512) è 216.

Il numero 216 è legato all’Apocalisse di Giovanni. 216 è il prodotto delle cifre di 666, il numero della Bestia. Un altro numero menzionato nell’Apocalisse di Giovanni è 144.000, il numero dei “servi segnati con il sigillo divino” (Apocalisse 7:4-8). Ora, “sorprendentemente”, 144000:666= 216,216216216216… Applicando la Funzione di Eulero a 666 troviamo il numero 216 (Nel successivo paragrafo dedicato al numero 666 questo è spiegato in dettaglio).

Numero 432

È un numero composto con 20 divisori: 1, 2, 3, 4, 6, 8, 9, 12, 16, 18, 24, 27, 36, 48, 54, 72, 108, 144, 216, 432.

È divisibile per il prodotto delle sue cifre, nel sistema numerico decimale.

È la somma di quattro numeri primi consecutivi (103+107+109+113).

È un numero altamente totiente.

432=2⁴×3³= 4²×3³.

È la duecentesima parte del numero di secondi (86400) contenuti in un anno solare; 432=86400:200.

432 è un numero cardine nel ciclo della precessione, in questo articolo è illustrato in dettaglio (432 il Numero della Fenice).

Eusebio di Cesarea (265-340), calcolò la data del 5199 a. C. come inizio della Creazione, data spesso utilizzata nei paesi cattolici. Il suo calcolo fu ripreso da Dante nella Divina Commedia:

«Quindi onde mosse tua donna Virgilio, quattromilia trecento e due volumi di sol desiderai questo concilio; e vidi lui tornare a tutt’ i lumi de la sua strada novecento trenta fïate, mentre ch’ïo in terra fu’mi.» (Paradiso XXVI, 118-123)

In questo passo Adamo afferma di aver trascorso 4302 anni nel Limbo, dalla sua morte a quella di Gesù; a questi vanno sommati i 930 anni di vita di Adamo (Genesi 5,5). Poiché Gesù morì secondo Dante nel 34, si ottiene 34-4302-930=-5198, che corrisponde al 5199 a. C. dato che non esiste l’anno zero.

Numero 25920

25920 è il numero del Grande Ciclo della Precessione ottenuto moltiplicando 2160 anni per 12 costellazioni.  Il numero 2160 è ricavato moltiplicando 30, i gradi assegnati ad ogni costellazione lungo l’eclittica, per 72, gli anni che il sole equinoziale impiega per spostarsi di un grado lungo l’eclittica.

Tra gli Ebrei, il giorno è diviso in 24 ore e ogni ora in 1080 parti, dette halakim (singolare: helek). Perciò ogni parte dura 3,333333.. secondi, ossia 1/18 di un minuto. Il giorno è così diviso in 25.920 parti. Questa divisione del giorno proviene da Babilonia, dai Caldei, dove l’angolo giro era diviso in 360° e ogni grado in 72 parti, dette granelli: 360×72=25920. Un uomo in condizione sana compie in un minuto 18 respiri, che corrispondono a 72 battiti del polso con un rapporto 1:4. Anche 432 moltiplicato per 60 (l’unità del tempo) fornisce 25.920 (432×60=25.920) il numero di anni del Grande Anno Precessionale. (Otto Neugebauer “The astronomy of Maimonides and its sources”, Hebrew Union College Annual, 23 (1949), p. 322–363. Link)

Nella Bibbia, nel salmo 90, è possibile rintracciare il numero 25920 secondo questa interpretazione: 72 riguarda il cosmo e l’uomo: è il numero dei battiti del cuore umano ogni minuto e riguarda la precessione solare, cioè l’anticipazione del moto apparente del sole rispetto all’anno precedente (vedi precessione degli equinozi). Con una velocità di 50″ di grado all’anno, passano 72 anni per l’attraversamento di un grado zodiacale. Poiché i 72 anni che corrispondono a un grado, corrispondono contemporaneamente anche alla durata media di una vita umana: «…Gli anni della nostra vita sono settanta, ottanta per i più robusti…», dice il Salmo 90, allora l’uomo, se compie il ciclo che gli è normalmente offerto vive 25.920 giorni. E questi sono gli altrettanti respiri che egli fa in un solo giorno”. (Fonte)

Nel Vangelo Manicheo, il mito dell’anima, cap. 11, è scritto: “Per ogni cielo fece dodici porte con portici alti e ampi. Poi in ogni porta mise sei Architravi, in ognuno degli architravi trenta angoli, e dodici pietre in ogni angolo”. Le 12 porte moltiplicate per i 6 architravi originano 72 che, moltiplicato per 30 angoli, fornisce il numero 2.160. Quest’ultimo, ripetuto 12 volte fornisce il periodo della precessione 25.920.

Numero 3456

3456 è l’ennesimo numero legato al ciclo precessionale, 3456=432×8=216×16=108×32=128×27.

I divisori di 3456 sono 32, elencati qui di seguito: 1; 2; 3; 4; 6; 8; 9; 12; 16; 18; 24; 27; 32; 36; 48; 54; 64; 72; 96; 108; 128; 144; 192; 216; 288; 384; 432; 576; 864; 1152; 1728; 3456.

Una testimonianza della conoscenza fra i babilonesi del rapporto fra la ripartizione del cerchio e il ciclo precessionale: I popoli antichi spesso utilizzavano modi indiretti per esprimere approssimativamente il rapporto tra la circonferenza e il diametro di un cerchio. I babilonesi usavano per π pi il valore di 25/8=3,125 (usato anche da Vitruvio): una tavoletta cuneiforme del XX secolo a. C., infatti, osserva che il rapporto fra la circonferenza e il perimetro di un esagono iscritto è 3600/3456, cioè 25/24 (valore che moltiplicato per 3 genera 3,125 prossimo al valore di pi greco) (Fonte).

Secondo la Ghematria la cifra 3456 è il valore della parola ebraica:. יָשַׁם (yasham), nella bibbia ricorre 4 volte:

Genesi 47:19

HEB: וְהָאֲדָמָ֖ה לֹ֥א תֵשָֽׁם׃

NAS: e che la terra non sia desolata.

KJV: che la terra non sia desolata.

INT: e la nostra terra non può essere desolata.

Ezechiele 6:6

HEB: תֶּחֱרַ֔בְנָה וְהַבָּמ֖וֹת תִּישָׁ֑מְנָה לְמַעַן֩ יֶחֶרְב֨וּ

KJV: e gli alti luoghi saranno desolati; che i tuoi altari…

INT: diventerà e l’altura sarà desolata a causa della desolazione…

Ezechiele 12:19

HEB: יִשְׁתּ֑וּ לְמַ֜עַן תֵּשַׁ֤ם אַרְצָהּ֙ מִמְּלֹאָ֔הּ

NAS: la loro terra sarà spogliata della sua abbondanza…

KJV: che la sua terra possa essere desolata da tutto ciò che è in essa…

INT: e bevi perché la loro terra sarà spogliata della sua abbondanza…

Ezechiele 19:7

HEB: וְעָרֵיהֶ֖ם הֶחֱרִ֑יב וַתֵּ֤שַׁם אֶ֙רֶץ֙ וּמְלֹאָ֔הּ

NAS: e la sua pienezza erano atterriti a causa (del suono del suo ruggito).

KJV: e la terra era desolata, e la pienezza…

INT: la terra e fu desolata giacque devastata e le loro città… (Fonte)

Numero 31104

31104 è forse il compendio di questo criptico sistema di calcolo del Tempo.

108 x288=31104

144×216=31104

72×432=31104

144+432=576; 576×54=31104

3456×9=31104

25920×12=311040

Nella tradizione induista:

Mille Maha Yuga fanno un Giorno di Brahma

1000×4.320.000 = 4.320.000.000 anni

Brahma ha un Giorno di Attività e uno di Riposo (Notte) 2000 Maha Yuga

2×4.320.000.000 = 8.640.000.000 anni

Un Anno di Brahma vale 360 volte un Kalpa doppio

360×8.640.000.000 = 3.110.400.000.000 anni

Un Anno di Brahma vale 720.000 Maha Yuga

720.000×4.320.000.000 = 3.110.400.000.000 anni

La vita di Brahma dura 100 anni 100x360x2Kalpa

100×3.110.400.000.000 = 311.040.000.000.000 anni

Numero 666

Il numero 666:

È il 36° numero triangolare. Come numero rettangolare è 2×333.

È uguale alla somma di due numeri primi palindromi consecutivi: 313 e 353.

Il numero 666 è strettamente legato al numero triangolare 36. Considerando il 36 come somma dei numeri 15 e 21, anch’essi numeri triangolari, la somma dei loro quadrati dà come risultato 666; 36=15+21; 15²+21²=225+441=666.

È uguale alla somma delle sue cifre elevate alle potenze di 1 e 3; 666=(6¹+6¹+6¹)+(6³+ 6³+ 6³)=3×6+3×216=18+648

La somma dei quadrati dei primi 7 numeri primi è 666; 666=2²+3²+5²+7²+11²+13²+17²

Il 666 è uguale alla somma palindroma di 5+1+5; 11 Cubi: (666=1³+2³+3³+4³+5³+6³+5³+4³+3³+2³+1³).

666=432+234

Simbolismo Gnostico E Religiosità Sincretica Presenti Nella Tradizione Cristiana                                                          “Quadrato Magico con costante 666

Nella Bibbia ebraica il numero 666 appare in due passi riferiti a Re Salomone. È scritto: “Ora il peso dell’oro che giungeva ogni anno a Salomone, era di seicentosessantasei talenti, oltre quello che percepiva dai trafficanti e dai negozianti che gliene portavano, da tutti i re d’Arabia e dai governatori del paese che recavano a Salomone dell’oro e dell’argento” (2 Cronache 9:13-14). E: “La quantità d’oro che affluiva nelle casse di Salomone ogni anno era di seicentosessantasei talenti, senza contare quanto ne proveniva dai trafficanti e dai commercianti, da tutti i re dell’Arabia e dai governatori del paese” (1Re 10,14-15); inoltre 666 è il numero dei discendenti di Adonikam che ritornano a Gerusalemme e in Giuda dall’esilio babilonese (Esdra 2:13).

Nel Nuovo Testamento il numero il 666 è quello della Bestia descritta nella “Rivelazione Finale” o “Apocalisse”di Giovanni (13; 11-18): 11 Vidi poi salire dalla terra un’altra bestia, che aveva due corna, simili a quelle di un agnello, che però parlava come un drago. 12 Essa esercita tutto il potere della prima bestia in sua presenza e costringe la terra e i suoi abitanti ad adorare la prima bestia, la cui ferita mortale era guarita. 13 Operava grandi prodigi, fino a fare scendere fuoco dal cielo sulla terra davanti agli uomini. 14 Per mezzo di questi prodigi, che le era permesso di compiere in presenza della bestia, sedusse gli abitanti della terra dicendo loro di erigere una statua alla bestia che era stata ferita dalla spada ma si era riavuta. 15 Le fu anche concesso di animare la statua della bestia sicché quella statua perfino parlasse e potesse far mettere a morte tutti coloro che non adorassero la statua della bestia. 16 Faceva sì che tutti, piccoli e grandi, ricchi e poveri, liberi e schiavi ricevessero un marchio sulla mano destra e sulla fronte; 17 e che nessuno potesse comprare o vendere senza avere tale marchio, cioè il nome della bestia o il numero del suo nome. 18 Qui sta la sapienza. Chi ha intelligenza calcoli il numero della bestia: essa rappresenta un nome d’uomo. E tal cifra è seicentosessantasei”.

La formulazione velata di questo passaggio della “Rivelazione” ha dato adito a svariate anche se pur lecite interpretazioni, specialmente in chiave negativa in ambiti legati alla magia oscura. Mi sembra doveroso aggiungere a tutte le altre la mia personale interpretazione al fine di ristabilire il “Buon Nome” del numero 666. La parte finale del passaggio recita “Qui sta la sapienza. Chi ha intelligenza calcoli il numero della bestia”, vediamo di che Sapienza si tratta.

Funzione di Eulero e Numeri Tripli

I numeri tripli 111,222,333,444,555,666,777,888,999 sono stati spesso riscontrati all’interno delle Sacre Scritture tramite interpretazioni che utilizzavano la Ghematria ebraica e la Isopsefia greca. La gematria sembra essere stata introdotta nella cultura ebraica in epoca ellenistica come sviluppo dell’isopsefia, che è lo studio numerologico delle parole scritte in greco basato sul sistema di numerazione greco, che utilizzava 27 segni costituiti dalle 24 lettere dell’alfabeto greco classico e da altre 3 lettere disusate digamma, goppa e sampi. Inizialmente questo metodo fu usato da scrittori antichi come tecnica di crittografia, soprattutto per nascondere i nomi di persona. Dalla gematria e dall’isopsefia si è sviluppata l’aritmomanzia, che è l’analisi numerologica delle parole basata sull’alfabeto latino.

Esiste una quantità di interpretazioni di frasi tratte da versetti biblici correlate ai numeri tripli a cifra ripetuta, spesso basate sul numero del libro e del versetto (es. Giacobbe 33,33) e più spesso basate sulla Ghematria. Personalmente esito a riportare tali esempi in quanto non essendoci un’univoca interpretazione di questo metodo di trasposizione, i risultati sono spesso vari ed anche in contrasto fra loro. “Decine di altri metodi di gran lunga più avanzati sono utilizzati nella letteratura cabalistica, senza nomi particolari. Nel manoscritto Ms. Oxford 1822, un articolo elenca 75 differenti forme di gematria [link]”. Per le ragioni esposte sopra preferisco lasciare da parte tali interpretazioni e concentrarmi su di una particolare proprietà dei numeri tripli a cifra ripetuta. La Funzione φ di Eulero rivela un sorprendente collegamento con i numeri del ciclo precessionale fino a qui esaminati.

Simbolismo Gnostico E Religiosità Sincretica Presenti Nella Tradizione CristianaPossiamo ampliare ulteriormente questa analisi dei Numeri Tripli applicando loro la Riduzione dei Numeri secondo la Numerologia Classica Occidentale. La Riduzione consiste nel ridurre qualsiasi numero sommando le cifre che lo compongono fino ad arrivare a un valore compreso tra 1 e 9, ad esempio:

Numero 43568=4+3+5+6+8=26=2+6=8

Numero 1954=1+9+5+4=19=1+9=10=1+0=1

Vediamo il risultato.

Simbolismo Gnostico E Religiosità Sincretica Presenti Nella Tradizione CristianaÈ difficile parlare di casualità o di coincidenza di fronte ad uno schema così preciso e ripetuto inoltre in molte altre costruzioni numeriche matematiche. Lascio ai lettori il compito di analizzare i numeri esaminati in questo testo (7,9,12,36,72,144,288,432,54,108,……,31104) con il metodo esposto nella tabella sopra; Cioè, prima riducendo il numero stesso e poi riducendo la cifra della Funzione di Eulero corrispondente (Link al calcolatore automatico dei numeri della Funzione di Eulero). I risultati saranno sorprendenti, Tesla diceva: “Se voi solo conosceste la magnificenza del 3, del 6 e del 9, avreste una chiave all’universo”.

Simbolismo Gnostico E Religiosità Sincretica Presenti Nella Tradizione CristianaTriangolo Pitagorico 3,4,5 con numeri tripli.

Numero 33

Il numero 33:

È il più grande numero intero che non possa essere espresso come somma di numeri triangolari differenti.

È la Tetractis fattoriale 1!+ 2!+ 3!+ 4! =1×1+1×2+1x2x3+1x2x3x4=1+2+6+24=33.

È la somma di due quinte potenze: 33=25+15.

È un numero semiprimo.

È il primo termine della tripletta più piccola di numeri semiprimi consecutivi: 33-34-35. Un numero semiprimo è un numero che ha solo due fattori primi.

È un numero palindromo nel sistema numerico binario.

Secondo i Vangeli 33 sono gli anni che visse Gesù Cristo. È l’età di Giuseppe quando sposò la Vergine Maria. È il numero delle volte in cui è menzionato il nome di Dio nella Genesi. Il re Davide ha regnato a Gerusalemme per 33 anni.

Numero 137

Il numero 137 è:

il 33° numero primo; il successivo è 139, con il quale comprende un numero primo gemello, e quindi 137 è un numero primo di Chen.

Un numero primo pitagorico: un numero primo della forma 4n + 1, dove n=34 (137=4×34 +1) o la somma di due quadrati 11²+4²=(121+16).

Utilizzando due raggi per dividere un cerchio secondo il rapporto aureo si ottengono settori di circa 137° (l’angolo aureo) e 222°.

Simbolismo Gnostico E Religiosità Sincretica Presenti Nella Tradizione CristianaLa Bibbia dice che Ismaele, Levi e Amram vissero tutti fino a 137 anni. Le tre apparizioni ne fanno la durata della vita più comune degli individui nella Bibbia. Secondo il versetto della Genesi (17:17) c’era una differenza di età di dieci anni tra Abramo e Sara. Sara morì all’età di 127 anni (Genesi 23:1), quindi Abramo aveva 137 anni alla sua morte. Secondo il commento di Rashi sulla Genesi 23:2, Sara morì quando seppe che Isacco era stato quasi sacrificato, quindi Abramo aveva 137 anni alla “Legatura di Isacco”.

153 La Pesca Miracolosa

Il numero 153 ha una quantità di proprietà matematiche nascoste, vediamole:

È un numero rettangolare scomponibile in 9×17.

È il 17° numero triangolare, la somma dei numeri dei numeri da 1 a 17 (1+2+3+4+5+6+7+8+9+10+11+12+13+14+15+16+17=153).

È un numero esagonale.

È un numero palindromo nel sistema numerico binario e nel sistema numerico esadecimale. In quest’ultima base è anche un numero a cifra ripetuta.

È un numero di Armstrong.

Il numero 153 ha la proprietà rara che è la somma dei cubi delle proprie relative cifre, cioè: 153 =1³+5³+3³ . Inoltre i cubi delle cifre che lo compongono sono i primi 3 dispari, quindi è la somma dei primi 3 cubi dispari.

Espresso in modo fattoriale 153 è il Cinque triangolare: 153=1!+2!+3!+4!+5!= (1+1×2+1x2x3+1x2x3x4+1x2x3x4x5).

È parte delle terne pitagoriche (72, 135, 153), (104, 153, 185), (153, 204, 255), (153, 420, 447), (153, 680, 697), (153, 1296, 1305), (153, 3900, 3903), (153, 11704, 11705).

Pesca Miracolosa

Simbolismo Gnostico E Religiosità Sincretica Presenti Nella Tradizione CristianaNel Vangelo di Giovanni al capitolo 21 si legge:

Dopo questi fatti, Gesù si manifestò di nuovo ai discepoli sul mare di Tiberìade. E si manifestò così: 2si trovavano insieme Simon Pietro, Tommaso detto Dìdimo, Natanaele di Cana di Galilea, i figli di Zebedeo e altri due discepoli. 3Disse loro Simon Pietro: «Io vado a pescare». Gli dissero: «Veniamo anche noi con te». Allora uscirono e salirono sulla barca; ma quella notte non presero nulla.
4Quando già era l’alba, Gesù stette sulla riva, ma i discepoli non si erano accorti che era Gesù. 5Gesù disse loro: «Figlioli, non avete nulla da mangiare?». Gli risposero: «No». 6Allora egli disse loro: «Gettate la rete dalla parte destra della barca e troverete». La gettarono e non riuscivano più a tirarla su per la grande quantità di pesci. 7Allora quel discepolo che Gesù amava disse a Pietro: «È il Signore!». Simon Pietro, appena udì che era il Signore, si strinse la veste attorno ai fianchi, perché era svestito, e si gettò in mare. 8Gli altri discepoli invece vennero con la barca, trascinando la rete piena di pesci: non erano infatti lontani da terra se non un centinaio di metri.
9Appena scesi a terra, videro un fuoco di brace con del pesce sopra, e del pane. 10Disse loro Gesù: «Portate un po’ del pesce che avete preso ora». 11Allora Simon Pietro salì nella barca e trasse a terra la rete piena di centocinquantatré grossi pesci. E benché fossero tanti, la rete non si squarciò. 12Gesù disse loro: «Venite a mangiare». E nessuno dei discepoli osava domandargli: «Chi sei?», perché sapevano bene che era il Signore. 13Gesù si avvicinò, prese il pane e lo diede loro, e così pure il pesce. 14Era la terza volta che Gesù si manifestava ai discepoli, dopo essere risorto dai morti.

Non è chiaro perché l’evangelista Giovanni dovrebbe citare l’esatto numero di pesci catturati in un testo sacro che narra di un miracolo se non fosse che esisteva una molto simile narrazione di un aneddoto di alcuni secoli prima riguardante Pitagora. Porfirio narra nella “Vita di Pitagora”, che in viaggio fra Sibari e Crotone, Pitagora, si avvicinò a dei pescatori e, dato che la rete che essi tiravano a riva conteneva una grande quantità di pesce, egli predisse il numero esatto dei pesci da loro tirati a riva. Quando quei pescatori ebbero accettato di eseguire i suoi ordini, se solo la predizione si fosse rivelata esatta, dopo che ebbero contato minuziosamente i pesci, ordinò loro di gettare il pesce ancora vivo in acqua, dopo aver pagato il valore dei pesci. La cosa più stupefacente fu che nessuno dei pesci, pur rimasti fuori dall’acqua, morì alla sua presenza, mentre era compiuta la conta. Il numero dei pesci non è precisato, ma la tradizione afferma che erano 153. I Pitagorici consideravano la figura del Pesce santa.

I numeri 153 e 265 in rapporto fra loro sono i numeri più più piccoli con cui ottenere la migliore approssimazione della radice quadrata di 3, ovvero 1.7320508…. Questo numero è pari al rapporto tra l’altezza e la larghezza della costruzione geometrica detta “Vescica Piscis”.

Archimede, nella sua “Misura di un cerchio”, si riferiva a questo rapporto (265/153), come costituente la “misura del pesce”. Archimede usa il rapporto 265/153 senza alcuna parola di spiegazione per suggerire che questa approssimazione era ben nota ai suoi contemporanei.

Per i primi cristiani il pesce simboleggiava Gesù ed era anche un segno di riconoscimento per loro. Infatti quando si incontravano e volevano farsi riconoscere, uno tracciava con il bastone un semicerchio sul terreno e l’altro completava il segno con un altro semicerchio che intersecava il primo, realizzando così una “Vescica Piscis” o “Ichthys” che in greco significa “pesce” appunto, ma è anche l’acronimo della frase: “Iesus Christos Theios Yios Soter”, cioè “Gesù Cristo Figlio di Dio Salvatore”.

Nella cattedrale di Vézelay in Francia possiamo trovare in una pianta lunga e stretta, inscritta una losanga formata da due triangoli con angolo di vertice di 153°.

Simbolismo Gnostico E Religiosità Sincretica Presenti Nella Tradizione CristianaIl Quaranta Sfortunato

Nella tradizione biblica il 40 era il numero delle prove e delle privazioni; 40 erano i giorni del diluvio universale e il numero di anni che Mosè vagò nel deserto. Nel Nuovo Testamento, dopo il battesimo Gesù si ritirò 40 giorni nel deserto, tentato dal diavolo (Matteo 4:2). I 40 giorni della Quaresima commemorano questo evento. Infine per 40 ore rimase nel sepolcro come morto, 40 giorni separano l’Ascensione di Gesù della sua risurrezione (Atti 1,3).

Altre associazioni negative per il numero 40 sono:

40 anni gli ebrei vagarono nel deserto (Deuteronomio 8, 2-5; Numeri 32, 13).

40 giorni e 40 notti durò il diluvio universale (Genesi 7, 12).

40 anni Mosè dimorò in Egitto, e dopo aver ucciso un egiziano, fuggì nel deserto di Madian, dove rimase con Jethro durante 40 anni. Visse per altri 40 anni. Restò per 40 giorni e 40 notti sulla la vetta del monte Sinai, prima di ricevere le Due Tavole della Legge (Esodo 24:18).

40 giorni e 40 notti camminò Elia prima di raggiungere il monte Horeb. Dopo aver digiunato per 40 giorni prima di iniziare il suo ministero pubblico e rimase 40 giorni sul monte Carmelo (1 Re 19,8).

40 giorni di lutto per Jacob.

Per 40 anni Israele aveva servito i Filistei, prima della liberazione di Sansone (Giudici 13:1).

Per 40 giorni Golia aveva provocato l’armata di Saul prima che Davide giungesse ad ucciderlo (1 Samuele 17:16).

Per 40 giorni Giona predicò la penitenza agli abitanti di Ninive e fu ascoltato.

40 sono i giorni durante i quali i cittadini di Ninive fanno penitenza per ottenere il perdono di Dio (Giona 3,4).

40 giorni di Quaresima, il periodo di digiuno, l’abnegazione, e di penitenza osservato tradizionalmente dai cristiani in preparazione alla Pasqua.

40 era il numero massimo di colpi che un uomo poteva ricevere per un crimine come specificava la Legge (Deuteronomio 25:3).

40 giorni di isolamento dei Romani nel porto, che si mantiene nella parola quarantena.

Quaranta numero di prove e di privazioni, è associato dagli antichi antichi popoli della Mesopotamia con i 40 giorni in cui le Pleiadi non sono visibili. Periodo che coincide con la stagione delle piogge, delle tempeste e delle inondazioni, situazioni di difficoltà e di pericolo. Le Pleiadi ritornano ad essere visibili verso la fine della primavera, con la cosiddetta “Levata Eliaca Delle Pleiadi”.

Simbolismo Gnostico E Religiosità Sincretica Presenti Nella Tradizione CristianaTETRAMORFO

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Il tetramorfo (dal greco antico τετρα, tetra, “quattro”, e μορφή, morfé, “forma”) è una raffigurazione iconografica composta da quattro elementi risalente a una simbologia di origine mediorientale. Nella tradizione cristiana, e nella storia dell’arte, il termine viene normalmente utilizzato per indicare un’immagine biblica composta dai quattro simboli degli evangelisti – un uomo alato, un leone, un toro (o vitello) e un’aquila – mutuata da una visione veterotestamentaria del profeta Ezechiele e dalla descrizione neotestamentaria dei “quattro esseri viventi” contenuta nell’Apocalisse.

La rappresentazione più conosciuta di essere tetramorfo risale all’Antico Testamento, in cui il profeta ebraico Ezechiele descrive una visione (Ezechiele 1,10) avuta durante la deportazione a Babilonia nel 593 a.C.: «Gli apparve «una grande nube, tutta circondata da bagliori» (Ez .1,4); nel mezzo della nube quattro esseri viventi dotati di quattro ali e quattro facce con il volto di uomo, leone, vitello e aquila, identificati successivamente con cherubini (Ez. 10,14). Gli esseri tetramorfi erano posti alla base di una volta su cui poggiava il Trono di Dio (del cui movimento sembrano occuparsi). «Guardando gli esseri viventi, vidi a fianco di ognuno una specie di ruota che toccava la terra…» (Ez .1,15).”

Una descrizione del tetramorfo molto simile a quella di Ezechiele compare nel cap. XVIII dell’Apocalisse di Abramo, uno scritto giudaico apocrifo del I secolo.

Anche nel Libro dell’Apocalisse nel Nuovo Testamento è presente una descrizione di quattro esseri viventi con caratteristiche simili a quelli del libro di Ezechiele (Ap. 4,7). In questo caso, però ogni essere ha le fattezze di uno solo animale e le ali sono sei come quelle dei serafini descritti in Isaia (6,3).

Il Vangelo Quadriforme

Ireneo di Lione nel suo “Trattato contro le Eresie” scritto verso l’anno 180 si oppose a Marcione che intendeva abolire tutti i vangeli, tranne quello di Luca, privato per giunta di alcune parti. Per giustificare, però, il rifiuto dei vangeli gnostici, fra cui il vangelo di Tommaso, scrisse che nei quattro vangeli oggi detti canonici soffia un unico spirito e che perciò si tratta di un unico vangelo tetramorfo e che di vangeli non ne occorrevano più di quattro, né vangeli diversi dai quattro tradizionali. Per rafforzare questa affermazione introdusse per primo un confronto fra i tetramorfi biblici, il vangelo quadriforme e quattro caratteristiche del Cristo (regale come il Leone, vittima sacrificale e sacerdote, come il Vitello sacrificato nello Yom Kippur dal sommo sacerdote, Uomo perché nato da donna e Aquila perché dal cielo effonde sulla chiesa il suo Spirito Santo).

L’idea di Ireneo venne ripresa in seguito da altri antichi Padri, come Agostino (354-430) e Girolamo (347-420). Questi, nel suo “Commentario a Ezechiele”, la rielaborò in maniera tale che diventò l’interpretazione classica che si è imposta: Essere antropomorfo, Matteo; Leone, Marco; Vitello, Luca; Aquila, Giovanni. Secondo altri autori come Ambrogio (337-397), Gregorio Magno (540-604), Honorio de Autun (detto anche Onorio di Ratisbona: sec XII), le figure dei quattro esseri viventi esprimerebbero la totalità del mistero di Gesù: l’incarnazione (l’uomo), la Passione (il bue), la Resurrezione (il leone) e l’Ascensione (l’aquila). Le quattro figure, dunque, simboleggiano le quattro fasi della vita di Cristo, sintetizzate con questa formula: “Fuit homo nascendo, vitulus moriendo, leo resurgendo, aquila ascendendo (nato come uomo, morì come un vitello sacrificale, fu leone nel risorgere e aquila nella sua ascensione).

Origine Astronomica nell’Era Zodiacale del Toro

I quattro volti del tetramorfo sono stati associati già dall’esegesi rabbinica ai quattro punti cardinali. Diversi studiosi, perciò, hanno cercato di far corrispondere gli elementi che compongono il tetramorfo con quattro costellazioni dello zodiaco, poste circa a 90º l’una dall’altra, nelle quali sorgeva il Sole nei giorni degli equinozi e dei solstizi.

Il Toro e il Leone, in effetti, sono due note costellazioni zodiacali poste circa a 90° fra loro. Nella cultura mesopotamica, l’inizio dello zodiaco veniva posto proprio nel Toro, la costellazione in cui si trovava il Sole all’equinozio di primavera nella cosiddetta “Era zodiacale del Toro”, un periodo, che corrisponde approssimativamente al IV e III millennio prima di Cristo. Solo nel periodo ellenistico l’inizio dello zodiaco fu posto in Ariete, per tener conto della precessione degli equinozi. L’antica tradizione mesopotamica compare ancora nel I secolo a.C. nel papiro 4Q318 di Qumran.

Le altre due costellazioni corrispondenti a direzioni cardinali nell’era del Toro dovrebbero essere l’Aquario e lo Scorpione. Non c’è consenso, però, su quali facce del tetramorfo possano essere associate a queste due costellazioni e, per esempio, le due possibili alternative sono scelte nel “Dizionario dei Simboli Cristiani” di Edouard Urech e in “Simboli e Allegorie” di Matilde Battistini.

Poco sopra l’Aquario, ma sempre nella fascia zodiacale, si trova la costellazione dell’Aquila, cioè proprio il terzo volto del tetramorfo. A Babilonia l’Aquila poteva essere utilizzata al posto dell’Aquario, la costellazione zodiacale adiacente allo Scorpione, infine, è quella del Sagittario. Quando all’equinozio di primavera il Sole sorgeva nelle prime stelle del Toro (cioè circa 6000 anni fa), esso sorgeva all’equinozio d’autunno nelle ultime del Sagittario. Ecco perciò che il volto d’uomo del tetramorfo potrebbe essere quello del Sagittario.

Secondo Matilde Battistini, invece, il tetramorfo «rappresenta la suddivisione quaternaria della superficie terrestre nei punti cardinali e la quadripartizione della volta celeste nelle costellazioni del Toro, del Leone, dell’Aquila-Scorpione e dell’Aquario (corrispondenti alle antiche posizioni del Sole nei solstizi e negli equinozi).» L’interpretazione di Battistini, che è comune anche ad altri studiosi, si scontra col fatto che Aquila e Scorpione sono due costellazioni diverse e abbastanza distanti fra loro, ma viene giustificata col fatto che l’Aquila è un Paranatellon dello Scorpione. Nella tradizione ermetica, infatti, resta difficile non associare l’acqua, cui l’Uomo è associato, alla costellazione dell’Aquario e perciò l’Aquila deve essere identificata in qualche modo con lo Scorpione.

Se il tetramorfo è in qualche modo collegato all’era del Toro, terminata circa 1500 anni prima che il testo di Ezechiele fosse scritto, l’associazione fra direzioni cardinali e costellazioni “cardinali” dell’era del Toro dovrebbe essere stata sviluppata agli albori dell’astronomia e dell’astrologia ed essersi radicata profondamente nella cultura iconografica dell’Antico Vicino Oriente. Altre combinazioni iconografiche simili, quindi, dovrebbero essere interpretate in questa stessa prospettiva di archeo-astronomia.

Chimere Mitologiche

Presso molti popoli mesopotamici e in Egitto, erano comuni raffigurazioni di figure mostruose zoomorfe. Un primo esempio è l’uccello grifone (corpo di leone, testa e ali d’aquila) degli Ittiti, simile ad una ieracosfinge egizia. Esso combina le costellazioni solstiziali dell’era del Toro. Altre sculture dei popoli mesopotamici sembrano combinare più elementi appartenenti alle quattro costellazioni dell’era del Toro. Ad esempio l’aggiunta di un volto umano dà origine alle sfingi egizie e ai leoni alati mesopotamici: non è chiaro, però, se si intendeva rappresentare un essere trimorfo o se il volto e le ali servano solo per caratterizzare il leone come una divinità (il volto) celeste (le ali).

Esistono prove archeologiche che nell’antichità gli uomini dividessero in quattro parti l’orizzonte, lo spazio ed in generale alcuni luoghi, come un tempio, ed assegnassero peculiari caratteristiche e qualità spirituali a ciascun quarto. Gli elementi che identificavano ciascun quarto potrebbero quindi essere stati riassemblati in creature mitiche come i kâribu babilonesi, caratterizzati dalle zampe di toro.

L’origine delle rappresentazioni tetramorfe, quindi, si troverebbe in Mesopotamia dove gli Assiri realizzarono dei kâribu: esseri dalla testa umana, corpo di leone, zampe di toro e ali d’aquila, le cui statue erano poste all’ingresso e, sembra, a custodia dei templi (i lamassu e gli shedu erano invece posti a custodia dei palazzi).

Arcano XXI “Grande Via dello Spirito”

«I dodici fiori della corona in alto sono i dodici segni zodiacali in cui si acquisisce tutta l’esperienza…

La testa del Leone significa le forze creative del segno solare del Leone, e il coraggio che è necessario per ogni vera realizzazione. La testa del Toro rappresenta l’agente fruttifero della natura e indica la necessità del lavoro in ogni progresso. L’Aquila significa che il sesso, come indicato dal segno dello Scorpione, è stato trasformato in canali che conducono alla spiritualità. E la testa dell’Uomo indica che sia l’intuizione che l’intelligenza sono guide necessarie per svelare le più alte possibilità spirituali.

Questi quattro emblemi disposti intorno allo zodiaco simboleggiano i processi dell’evoluzione. Sono le quattro forme della Sfinge Egizia, e simboleggiano anche il passaggio del Sole attraverso i quattro quadranti zodiacali. Applicate all’adepto, sottolineano che il neofita deve avere energia e coraggio per sostenere i suoi sforzi, deve avere la conoscenza per dirigere adeguatamente le sue energie, deve lavorare incessantemente per la realizzazione delle sue aspirazioni e deve gradualmente sintonizzare le sue emozioni su di un più elevato livello vibratorio spirituale. Questi quattro attributi, Saggezza, Perseveranza, Coraggio e Amore sono solitamente resi nei circoli occulti come: “Conoscere, Fare, Osare, Tacere”».

CONCLUSIONI

Altri ricercatori trattando gli argomenti descritti sopra, riguardo le sacre scritture ed alcuni dei dogmi di fede della religione cristiana si sono spinti molto oltre, arrivando a negare l’esistenza storica della figura di Gesù, figura che secondo le loro ricerche sarebbe stata completamente inventata o, secondo alcuni di loro, pesantemente alterata attribuendo a Gesù atti miracolosi o capacità super-umane in realtà mutuate da altri miti riguardanti il culto di Mitra o di Shiva, ad esempio. Questa gigantesca macchinazione sarebbe stata prodotta da alcune organizzazioni segrete allo scopo di soggiogare con la paura e la superstizione le masse al fine di controllarle, avendole in loro potere. Non voglio esprimere giudizi su queste teorie ma posso certamente affermare che personalmente sono assolutamente convinto dell’esistenza di Gesù come figura storica.

Gesù come personaggio storico esistette realmente, fu un maestro che tentò di divulgare il suo insegnamento nella terra di Palestina presso un popolo che aveva ricevuto in passato notevoli conoscenze spirituali ed esoteriche e con il passare del tempo le aveva distorte in un credo religioso fanatico ed intollerante. Poi dopo la sua scomparsa, coloro che si dichiaravano seguaci della sua dottrina hanno però costruito un coacervo di nozioni che poco avevano a che fare con le azioni e gli insegnamenti che riguardavano realmente la vita del maestro Gesù. Distorcendo e piegando la verità storica ai loro personali scopi e alle loro aspirazioni, utilizzarono la figura del Cristo per veicolare dottrine che poco avevano a che fare con gli insegnamenti enunciati dal loro maestro Gesù. Questo purtroppo è un destino comune a quasi tutti i maestri, i quali dopo la loro morte fisica vedono distorcere i loro insegnamenti e la loro figura storica da parte dei propri discepoli, tanto da far esclamare a Sri Aurobindo in punto di morte: ”Vi prego, non trasformatemi in una religione”. Queste considerazioni espresse sulla dottrina cristiana sono valide anche per le altre religioni ed i loro testi “Sacri”, con il passare del tempo le trascrizioni e gli adattamenti compiuti, anche in buona fede, dai copisti e dai censori, alterano invariabilmente il contenuto originale del messaggio che si voleva trasmettere ed il testo perde il suo valore originario diventando una narrazione come tante altre.

In ogni caso del messaggio originale di Gesù ci restano il suo immenso amore disinteressato per il prossimo e la sua esortazione alla Non-Reazione, alla Non-Violenza. Atteggiamenti questi che se praticati spontaneamente, produrrebbero un’inarrestabile “reazione a catena” tale da far realizzare la Civiltà Globale Dell’amore su questo pianeta.

Posso concludere questo lavoro di ricerca con due importanti testimonianze, queste sono le dichiarazioni di due pontefici del tardo rinascimento che, se autentiche, confermerebbero la tesi dell’origine gnostica di alcuni miti contenuti nel Nuovo Testamento, tra cui quello della Natività del Cristo.

Nella prima metà del 1500 Papa Leone X (che morì improvvisamente senza motivi apparenti) affermò: “Historia docuit quantum nos iuvasse illa de Christo fabula“,“Si sa da tempi remoti quanto ci sia stata utile la favola di Gesù Cristo” (Lettera di Papa Leone X° al Cardinale Bembo). (CASCIOLI L. – La favola di Cristo)

Più audacemente di Leone X si esprimeva Paolo III, come riferisce l’ambasciatore spagnolo Mendoza in termini inequivocabili: “Spingeva la sua irriverenza fino al punto di affermare che Cristo non era altro che il sole, adorato dalla setta Mitraica, e Giove Ammone rappresentato nel paganesimo sotto la forma di montone e di agnello. Egli spiegava le allegorie della sua reincarnazione e della sua resurrezione mettendo in parallelo Cristo e Mitra. Egli diceva ancora che l’adorazione dei magi non era altro che la cerimonia nella quale i preti di Zarathustra offrivano al loro dio oro, incenso e mirra, le tre cose attribuite all’astro della luce. Egli sosteneva che la costellazione della Vergine, o meglio ancora d’Iside, che corrisponde al solstizio in cui avvenne la nascita di Mitra, erano state prese come allegorie per determinare la nascita di Cristo per cui Mitra e Gesù erano lo stesso dio. Egli osava dire che non c’era nessun documento valido per dimostrare l’esistenza di Cristo, e che, per lui, la sua convinzione era che non era mai esistito“. (CASCIOLI L. – La favola di Cristo).

2 thoughts on “Simbolismo Gnostico E Religiosità Sincretica Presenti Nella Tradizione Cristiana

  1. Alla presente data l’articolo è stato sottoposto ad un lavoro di revisione ed integrazione della parte riguardante la Numerologia.

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