IL SIMBOLISMO DELLA LUCE

IL SIMBOLISMO DELLA LUCE

L’influenza della luce e delle tenebre sulla vita quotidiana delle persone si rifletteva in tutte le antiche religioni, da ciò la luce e le tenebre acquisirono un profondo simbolismo.

Luce e Oscurità

La luce e l’oscurità erano fenomeni di grande importanza per l’umanità nei tempi antichi, quando le persone veneravano la regolare successione del giorno e della notte come prova tangibile del potere degli spiriti che credevano avessero il controllo delle loro vite e azioni. L’influenza della luce e delle tenebre sulla vita quotidiana delle persone si rifletteva in tutte le antiche religioni, da ciò la luce e le tenebre acquisirono da tempo immemorabile un profondo simbolismo. Le contese tra i principi del bene e del male, simboleggiati dalla luce e dall’oscurità, hanno svolto un ruolo importante nelle mitologie delle antiche culture di tutte le epoche. Come negli antichi misteri, luce e oscurità hanno un posto importante anche nei cerimoniali della massoneria. Quando è appropriato alle cerimonie, i candidati alla massoneria sono adeguatamente preparati in modo che il simbolismo della luce e dell’oscurità abbia un’impressione duratura nella loro mente. Ad esempio, a un candidato viene detto durante la sua iniziazione che cerca non solo la luce materiale per rimuovere la sua oscurità fisica, ma anche l’illuminazione intellettuale per dissipare l’oscurità, la sua ignoranza mentale e morale, e per instillare nella sua mente le sublimi verità della moralità e della virtù.

La luce materiale è un fenomeno tangibile che occupa una posizione unica nell’universo naturale, esercitando una profonda influenza sulla sua evoluzione e sul modo in cui esso funziona. Possiamo misurare l’intensità della luce e la velocità con cui viaggia e possiamo anche utilizzare il suo potere. La luce è composta da onde elettromagnetiche nello spettro visibile, ma mostra anche le proprietà delle particelle che compongono gli atomi. La particella fondamentale, o quanto di luce, è chiamata fotone. La velocità della luce e di tutte le altre radiazioni elettromagnetiche nel vuoto è di circa 300.000 chilometri al secondo. Questa è la costante universale, chiamata “c”, utilizzata nell’equazione E = mc² sviluppata dal famoso fisico Albert Einstein (1879-1955) nella sua teoria della relatività, che esprime l’equivalenza di massa ed energia. La velocità della luce ha un significato speciale, perché non può essere superata nell’universo naturale. La luce è anche un elemento vitale nello sviluppo e nel sostentamento della vita fisica così come la conosciamo. Sebbene l’illuminazione intellettuale non possa essere vista allo stesso modo della luce materiale, tuttavia la sua influenza è reale e può essere misurata in vari modi. Inoltre, come la luce materiale è essenziale per la vita fisica, così anche l’illuminazione intellettuale è essenziale per il nostro benessere morale e spirituale.

Contrariamente alla luce materiale, l’oscurità non è né tangibile né misurabile. È semplicemente una condizione, che è l’assenza di luce. In questo senso l’oscurità è sinonimo di assenza di conoscenza e verità, simboleggiando ignoranza e menzogna. In un altro senso, l’oscurità rappresenta il velo misterioso che circonda la morte, che l’occhio della ragione umana non può penetrare se non assistito da quella luce spirituale proveniente dall’alto. Un parallelo nell’universo naturale è il buco nero nello spazio, dove la forza di gravità è così grande che nulla può sfuggire da essa, nemmeno la luce. La materia che è stata trascinata in un buco nero si comporta come se fosse schiacciata a un’intensità infinita, che è la condizione che secondo i sostenitori del Big Bang sarebbe prevalsa immediatamente prima della creazione dell’universo di cui il nostro sistema solare fa parte. Poiché nessuna luce può fuoriuscire dai buchi neri, non possono essere visti, ma possono essere rilevati perché i gas che vengono attirati verso di loro diventano così caldi da emettere raggi X. Allo stesso modo la ragione e la logica umana non possono penetrare la nera cortina della morte, se non con l’assistenza della luce spirituale della pura fede. Solo la forza che ci viene attraverso la pura fede ci permette di approcciare quel misterioso velo, sicuri nella consapevolezza che lo spirito che abita la nostra fragile e transitoria struttura sarà elevato ad una vita spirituale nell’aldilà, quando il nostro corpo tornerà alla polvere che fu.

Il simbolismo e i rituali usati nella moderna massoneria speculativa si erano cristallizzati antecedentemente alla formazione della prima Gran Loggia nel 1717, ma non furono il prodotto di quell’era. Inoltre, il simbolismo e il rituale continuarono ad essere oggetto di considerevole discussione tra gli “Antichi” e i “Moderni” fino a quando queste due convinzioni furono combinate sotto la “Gran Loggia Unita d’Inghilterra” istituita nel 1813. In realtà il simbolismo e i rituali della massoneria speculativa si sono evoluti naturalmente e per molti versi si sono sviluppati inevitabilmente del modo di vita dei massoni operativi. Per millenni i massoni operativi avevano lavorato a stretto contatto con i sacerdoti di religioni successive, in associazione ai quali erano impiegati nella progettazione e costruzione di edifici ecclesiastici. Il simbolismo della massoneria ha un’interessante retaggio che può essere fatto risalire attraverso il periodo classico della Grecia e di Roma ai Fenici, agli Ebrei, agli Egiziani, ai Babilonesi, agli Ariani (il sanscrito arya, che significa nobile) e a molte altre antiche culture. Prima di considerare gli aspetti rilevanti delle religioni associate a quelle culture, sarebbe appropriato considerare la storia della creazione riportata nel Libro della Genesi, perché è una sintesi di molte credenze che erano largamente diffuse nel mondo antico.

La Luce nella Creazione

La luce è un simbolo di verità, saggezza e conoscenza che svolge un ruolo importante negli insegnamenti di tutte le antiche religioni. La luce primordiale è simbolo della verità emanata dalla consapevolezza generata dall’unione di spirito e materia nella creazione, che fu l’inizio della manifestazione dei due grandi principi della luce e delle tenebre rappresentanti il bene e il male. Le descrizioni della Creazione in tutte le versioni della Bibbia sono molto simili, anche se le parole della “Revised Standard Version” probabilmente sono quelle con cui la maggior parte delle persone è familiare. In Genesi (1:1-4) è detto che:

In principio Dio creò i cieli e la terra. La terra era informe e vuota; e l’oscurità era sulla faccia dell’abisso; e lo Spirito di Dio aleggiava sulla superficie delle acque. E Dio disse: “Sia la luce”; e la luce fu. E Dio vide che la luce era buona; e Dio separò la luce dalle tenebre”.

È interessante che “un potente vento” sostituisca “lo Spirito di Dio” nella “New English Bible”, con una nota a piè di pagina che aggiunge che potrebbe essere letto come “lo spirito”. Questo perché la parola radice in ebraico è “ruha”, che è formata dai caratteri Resh Waw Heth, che significano “spirito, respiro e vento”, da cui è derivata la ben nota espressione “il respiro è andato” (the breath has passed away), nel contesto che “lo spirito ha lasciato il corpo”. È anche interessante notare che la descrizione biblica della prima fase della creazione potrebbe essere applicata con uguale validità nella teoria del Big Bang. Si ritiene che la fase iniziale del Big Bang sia avvenuta circa 15 miliardi di anni fa, quando tutta la materia che era stata compressa all’infinito in un vuoto totale esplose spontaneamente, producendo luce ed energia dove prima c’era solo totale oscurità. Inoltre, se i “giorni” che compaiono nella descrizione biblica fossero usati nell’indefinito contesto ebraico della parola radice, come sembra che fossero stati usati, potrebbero significare uno qualsiasi dei periodi delle varie fasi della creazione invece di distinti periodi di ventiquattro ore. Così i “giorni” potrebbero essere eoni e la sequenza data nella Bibbia descriverebbe appropriatamente l’evoluzione conosciuta dell’universo che ha avuto luogo dal Big Bang. Questa trasposizione nel tempo non sarebbe la negazione di una credenza nel Creatore, ma una trascendenza di credenze religiose di lunga data tenendo conto delle continue scoperte della scienza moderna.

L’Antica Religione in Egitto

La maggior parte delle persone è consapevole che gli antichi egizi avevano una profonda religione, anche se molti probabilmente non ne hanno una grande conoscenza. Gli studi archeologici, in particolare quelli effettuati a partire da J-F. Champollion che decifrò l’iscrizione sulla stele di Rosetta nel 1822, che permisero a E.A. Wallis Budge di tradurre il “Libro dei Morti” o “Papiro di Ani” nel 1895, hanno fatto sì che i geroglifici e l’iconografia nei templi egizi divenissero ben noti. Una conoscenza superficiale delle sacre scritture e delle icone dell’Egitto dà l’impressione che gli egiziani abbiano sempre adorato una moltitudine di dei che avevano corpi umani e teste di animali, ma in realtà queste icone originariamente avevano lo scopo di illustrare i molteplici attributi dell’unico Dio. Tuttavia i “Testi delle Piramidi” indicano che dalla V dinastia, intorno al 2400 a.C, il monoteismo e il politeismo erano entrambi fiorenti. Quando il potere dei faraoni crollò alla fine dell’Antico Regno, intorno al 2100 a.C, il clero acquisì progressivamente il potere supremo, la sostanza della vera religione andò persa e le grottesche e spesso demoniache rappresentazioni furono adorate come divinità individuali. Nonostante il sopravanzare del politeismo, i testi mostrano che una sostanziale dottrina della vita eterna prevalse in tutti i periodi. Quando il devoto faraone Akhenaton fu al potere dal 1372 a.C. circa al 1354 a.C., dichiarò nulle le presunte funzioni della moltitudine di dei. Tolse anche il potere ai sacerdoti e ai loro intermediari presso il popolo, in modo che tutti potessero partecipare liberamente alla religione dell’unico dio assoluto e credere nel mistero della risurrezione. Sfortunatamente, quando Akhenaton morì, il clero riprese il potere e la religione in Egitto degenerò nuovamente.

La vera religione dell’antico Egitto è esemplificata dalla cosmogenesi di “Annu”, che nella Bibbia era chiamata “On”, la “città della colonna”, dove la “Pietra Benben” era custodita nel Tempio della Fenice dedicato ad Aten, detto il “Completo” (the Complete One) e successivamente identificato con Ra. Annu fu ribattezzata Heliopolis durante il dominio dei faraoni greci. Questa cosmogenesi era fondata sulla fede in un Dio assoluto, che era l’inizio e la fine di tutte le cose visibili e invisibili. Si credeva che Ra, lo Spirito Assoluto o Luce e Coscienza dell’Universo, fosse diffuso nel “Caos primordiale o Oscurità” prima della creazione. Quando Ra divenne consapevole di se stesso nel “Grande Silenzio”, richiamò la propria immagine, Amon, lo Spirito dell’Universo stesso. Questa chiamata era il Verbo che fu il Potere Creativo che causò che i regni dello spazio-aria o “Shu” e del movimento-fuoco o “Tefnut” si materializzassero. Questi a loro volta generarono e separarono la terra “Geb” dal cielo “Nut”, per ricevere le forze creatrici della vita terrestre e celeste. Erano Osiride la forza fecondatrice e Iside la forza generatrice, questo pose fine al Caos primordiale e riportò l’universo in equilibrio. All’inizio Ra vegliava sull’umanità nel paradiso dei regni di Shu e Geb. In seguito, tuttavia, come nella caduta di Adamo ed Eva nel Giardino dell’Eden, le forze del male apparvero come la coppia distruttiva conosciuta come Seth e Nephthys. Alla fine Osiride e Iside superarono i ripetuti assalti delle forze del male e divennero la coppia portatrice di vita che stabilì la resurrezione e la vita eterna come è descritta nel mito di Osiride.

L’antico sistema di pensiero religioso e di rettitudine morale degli egizi è basato sul mito di Osiride, che riflette eventi storici ed ha anche un contenuto altamente spirituale. In breve, ci viene detto che dopo la caduta dell’uomo, Ra che era lo Spirito Assoluto, divenne uomo nella forma di Osiride così da poter raggiungere l’umanità, che era persa al di fuori dal paradiso. Si dice che questo evento abbia avuto luogo alla “Prima Alba dello Zep Tepi”, chiamata il “Primo Tempo di Osiride”, che alcuni investigatori hanno datato intorno al 10450 a.C. Nella sua veste di uomo Osiride visse, soffrì e morì come gli altri uomini, conducendoli ad una consapevolezza di se stessi e alla fede in una resurrezione e vita eterna, che fu determinata dallo sconfinato amore del creatore per il creato. Questa credenza nacque perché, quando Osiride fu ucciso da suo fratello Seth e il suo corpo smembrato fu sparso in tutto l’Egitto, fu riportato in vita da sua sorella-moglie Iside. Nel suo grande amore Iside cercò e alla fine trovò tutti i pezzi di Osiride, che riunì in modo che potesse vivere di nuovo. Seth fu poi sconfitto e catturato dal loro figlio Horus, che fu descritto come il primo uomo-dio a governare l’Egitto come faraone.

L’antico concetto egizio di morte e risurrezione è interessante. Si credeva che quando il “Ka” o “spirito divino” lasciava il “Khet” o “corpo”, rilasciasse l’anima “Ba” per iniziare la sua vita nell’aldilà del regno terrestre. I riti di rinascita iniziavano con ripetuti lavaggi seguiti dalla mummificazione del corpo. Gli intestini, i polmoni, il fegato e il cervello di coloro che potevano permettersi la spesa venivano rimossi chirurgicamente e mummificati separatamente nei loro vasi canopi individuali. Il corpo mummificato veniva quindi avvolto in involucri di lino finemente intrecciati in cui venivano inseriti amuleti con l’accompagnamento di speciali preghiere. Il corpo, con una rappresentazione dipinta o scolpita del suo Ba, veniva poi posto all’interno di una o più bare, spesso a forma della mummia stessa. La bara era decorata con una rappresentazione del Ka del defunto, solitamente la figura umana con la parte superiore delle braccia orizzontale, gli avambracci verticali e i palmi delle mani rivolti in avanti. A volte le braccia e le mani in quell’atteggiamento erano mostrate poste sopra la testa.

Il “Libro dei Morti” e vari altri testi funerari descrivono in dettaglio come fosse creduto che l’anima passasse dalla sua dimora terrena, attraverso gli inferi, alla Duat celeste per divenire un’anima stellare o “di Osiride”. In breve, Horus eseguiva la cerimonia della “apertura della bocca” per dare un nuovo soffio di vita stellare al defunto. Ciò era seguito da Anubi che sovrintendeva alla “pesatura del cuore” in confronto ad una piuma, simbolo della verità, per stabilire se la vita del defunto lo avesse reso degno di resurrezione. Si credeva che se la vita del defunto fosse stata ritenuta degna, sarebbe diventato un’anima stellare e che Anubi lo avrebbe guidato attraverso gli inferi e che infine, dopo essere passata attraverso gli inferi, l’anima stellare sarebbe stata condotta al piano astrale della celeste “Duat” da “Upuaut”, “Colui che apre le vie”.

La dottrina egizia della vita eterna implicava qualcosa di più della spiegazione semplificata della relazione tra il corpo Khet, lo spirito divino Ka e l’anima Ba delineata sopra. Un tema ripetuto attraverso i secoli è registrato nei testi della V dinastia come “La mia anima è Dio, la mia anima è l’eternità“, che conferma la credenza egiziana secondo cui l’anima dell’uomo ha preceduto la creazione e avrebbe goduto di un’esistenza eterna in paradiso in uno stato di gloria. I testi dalla V dinastia in poi dicono anche “Il cielo ha la tua anima, la terra ha il tuo corpo“, il che indica che non era previsto che il corpo risorgesse, nonostante l’evidenza superficiale dei riti funebri egizi. I testi indicano anche che gli egiziani credevano che il Ka e il Ba di ogni persona avessero un “Khaibit” o “ombra” che li accompagnava, più o meno analogo “all’Umbra” che era un elemento delle credenze dagli antichi Greci e Romani. Si credeva che il Khaibit avesse un’esistenza indipendente dal corpo e che fosse libero di muoversi ovunque volesse. Tuttavia si credeva anche che il Khaibit fosse intimamente associato all’anima e pertanto le rimanesse sempre vicino. Questa credenza è un tema ricorrente nel “Libro dei Morti”, in relazione alla quale i seguenti testi sono tipici esempi:

Non sia rinchiusa la mia anima, non sia incatenata la mia ombra, si apra la via per la mia anima e per la mia ombra, che veda il grande Dio”.

Posso volgere lo sguardo sulla mia anima e la mia ombra”.

Gli antichi egizi credevano anche che ci fosse un altro importante elemento del corpo all’interno del loro concetto di eternità. Questo era il “Khu”, che visualizzavano come un involucro traslucido e intangibile, spesso raffigurato sotto forma di mummia e spesso tradotto come “lo Splendente” o “Intelligenza”. Nel consueto contesto del suo utilizzo, Khu potrebbe spesso essere tradotto con il significato di “spirito”. Quello che segue è un testo tipico relativo all’imperituro Khu o spirito:

Horus ha strappato il suo occhio da se stesso, te lo ha dato per rafforzarti con esso, affinché tu possa prevalere con esso tra gli spiriti“.

Altre Antiche Dottrine

L’induismo è l’antica religione dell’India settentrionale che si è evoluta ed è cresciuta gradualmente in un periodo di quasi cinquemila anni. I suoi aderenti si riferiscono all’induismo come al “Sanatana Dharma”, che letteralmente significa “Tradizione Eterna” o “Verità Universale”. Superficialmente ed in alcune delle sue forme l’Induismo sembra essere politeista, ma ha un concetto centrale di uno spirito supremo, che è la Realtà Essenziale o “Essere Assoluto” chiamato Brahman che è rappresentato da molte manifestazioni divine. La principale tra queste manifestazioni è la Trimurti o “triade divina” che comprende Brahma il creatore, Vishnu il conservatore e Śiva il distruttore. Nell’induismo “Menu” è raffigurato come il figlio di Brahma e il fondatore della religione indù. Nella dottrina brahmanica la luce e l’oscurità sono considerate le eterne vie della vita. Colui che cammina sulla via della luce si dice sia per non ritornare, proseguendo verso la beatitudine eterna. Al contrario, si dice che colui che cammina nella via delle tenebre ritorni sulla terra, destinato a passare attraverso ulteriori trasmigrazioni dell’anima fino a quando non sarà perfettamente purificata dalla luce. Nel suo trattato intitolato “The Institutes of Menu”, Sir William Jones descrive il codice etico brahmanico e spiega che gli insegnamenti del brahminismo dicono:

Il mondo era tutto buio, indiscernibile, indistinguibile del tutto, come in un profondo sonno fino a quando l’invisibile Dio auto-esistente, rendendolo manifesto con i cinque elementi ed altre gloriose forme, disperse perfettamente l’oscurità”.

Contrariamente all’impressione creata dai profeti ebrei nei loro strali contro “le abominazioni dei Cananei”, ci sono testi trovati sin dal 1929 provenienti dall’Egitto del diciannovesimo secolo a.C. e da Ras Sharma del quattordicesimo secolo a.C., che indicano che l’elaborato pantheon e la cosmogenesi dei Mesopotamici non erano allora una caratteristica della religione cananea. I Cananei non tentarono di spiegare le forze della natura ed il loro effetto sulla società, ma dichiararono la loro dipendenza dagli dei e si proposero di compiacerli. Credevano che esistesse una corte celeste governata da un re supremo “El”, o semplicemente Dio, che sanciva tutte le decisioni che riguardavano la natura e la società. Nei miti “El” è descritto come il “Creatore delle cose create” ed è indicato come il “Padre degli uomini”, e il “Gentile” o il “Compassionevole”, da cui fu derivato l’appellativo islamico “Allah il Compassionevole”. Alla corte celeste dei Cananei El era assistito da Baal, che era il divino esecutore della sua volontà. I Fenici che vivevano in Canaan dal 1200 a.C. circa, assimilarono la religione locale. Credevano che il principio di tutte le cose fosse un vento di nera aria e caos così oscuro come l’Erebus, quell’oscura e cupa caverna del mondo inferiore tra la Terra e l’Ade, da cui la luce scaturì al Comando Divino “Sia la Luce“.

Molte delle antiche credenze che hanno avuto origine nel Vicino Oriente sono state assorbite nel giudaismo e nel cristianesimo. Le storie di Caino e Abele, della cacciata di Adamo ed Eva dal Giardino dell’Eden e del diluvio descritte nella Genesi hanno tutte una controparte nei precedenti miti Sumerici. In Genesi (14,18-19), Dio è chiamato “El Elyon” quando Melchisedec, quale sacerdote dell’Altissimo Dio, benedisse Abramo dicendo: “Benedetto sia Abram dal Dio Altissimo, creatore del cielo e della terra”. In “I Re” (22:19) il profeta Michea dice, riguardo alla corte celeste: “Vidi il Signore seduto sul suo trono e tutta la moltitudine del cielo che stava in piedi accanto a lui“. Ancora in Salmi (82,1) leggiamo che: “Dio ha preso il suo posto nel consiglio divino; in mezzo agli dèi tiene giudizio”. I miti di Canaan descrivono anche la morte e la discesa di Baal nell’oscurità degli inferi, da cui il concetto di Satana fu derivato per spiegare la sinistra realtà del peccato e della sofferenza. Ad esempio, è riportato in “I Cronache” (21:1) che “Satana si levò contro Israele e incitò Davide a contare Israele“, che il popolo credeva sia stata la ragione della successiva epidemia. Un meraviglioso esempio del simbolismo della luce e delle tenebre, che ebbe origine nel Vicino Oriente, è il racconto in Apocalisse (21:13-24) che “la città non ha bisogno che il sole o la luna risplendano su di essa, perché la gloria di Dio è la sua luce… e là non ci sarà notte”.

Il mitraismo è un’antica religione della Persia che probabilmente veniva praticata prima del 3000 a.C. . Mithra era il dio persiano della luce, che rappresentava il potere della bontà suprema e prometteva che i suoi seguaci sarebbero stati ricompensati dopo la morte per le loro sofferenze sulla terra. Mithra è identificato con il dio ariano Mitra e le loro caratteristiche sono simili. I testi più antichi disponibili provengono dall’India e si riferiscono a Mitra come “un amico” che ha legami con il sole e ratifica i contratti. Una tavoletta in scrittura cuneiforme proveniente da Boghas Koi in Turchia, risalente al 1400 a.C. circa, conferma un contratto tra gli Ittiti e i Mittani, una tribù di lingua persiana in Mesopotamia, in cui Mitra è invocato come un dio davanti al quale un giuramento può essere prestato. Lo zoroastrismo era la religione fondata nel VI secolo a.C. da Zarathustra, profeta e maestro religioso della Persia. Lo zoroastrismo è ancora praticato dai parsi fuggiti dalla Persia dopo la sua conquista da parte degli arabi, quando si stabilirono nel nord dell’India. Gli insegnamenti di Zarathustra riflettono alcuni aspetti del mitraismo e le sue dottrine sono anche simili per molti aspetti a quelle delle antiche religioni degli egizi, degli indù e dei cananei. Nello zoroastrismo il principio di luce o bontà era chiamato Ahura Mazda, o Ormuzd, che era lo spirito del bene supremo nato dalla luce più pura. Il principio dell’oscurità o del male era chiamato Angra Mainyu, o Ahriman, che era lo spirito supremo del male chiamato il signore dell’oscurità e della morte, che scaturì dall’oscurità totale. In una storia molto simile al Ramayana della mitologia indiana, Ormuzd dichiara guerra ad Ahriman fino al momento in cui tutti gli umani scelgono di condurre una vita buona, quando Ormuzd distrugge Ahriman.

Il famoso filosofo greco Pitagora (580-500 a.C.) viaggiò molto in Egitto e nel Vicino Oriente per acquisire conoscenza. Si dice che si sia sottoposto a molte iniziazioni in quei paesi e sembra che sia stato influenzato da Zarathustra, che probabilmente incontrò. Al suo ritorno in Europa, verso il 529 a.C., fondò la sua celebre scuola a Crotone, nell’Italia meridionale, e insegnò la dottrina dei due principi antagonisti. Il primo lo chiamò unità o luce, rappresentato dalla mano destra e simboleggiante uguaglianza, stabilità e linea retta. Il secondo lo chiamò binario o oscurità, rappresentato dalla mano sinistra e che simboleggia la disuguaglianza, l’instabilità e una linea curva. Pitagora attribuiva il colore bianco al principio buono e il nero al principio malvagio. Insegnò il mistico potere dei numeri e il dogma principale della sua filosofia fu il sistema della “metempsicosi”, o trasmigrazione delle anime.

La mistica filosofia o teosofia degli ebrei è chiamata Cabala, o Kabbala, derivato da Kaph Beth Lamed in ebraico, che è Kabal che significa “ricevere”. Significa la dottrina ricevuta dagli anziani e viene chiamata “La Tradizione”. L’origine della Cabala è incerta, ma ci sono evidenze che suggeriscono che potrebbe essere stata derivata dal sistema di Zarathustra. Ci sono tracce della dottrina cabalistica nel “Libro di Daniele”, che i ricercatori ritengono sia stato compilato da un autore sconosciuto intorno al 165 a.C. . Daniele fu un profeta ebreo ed un contemporaneo di Ezechiele, che fu deportato a Babilonia probabilmente in compagnia di Ioiachim nel 597 a.C. . Daniele era rinomato per la sua abilità nell’interpretazione dei sogni, che potrebbe benissimo essere derivata dalla sua conoscenza della filosofia mistica. Nella sua forma moderna le dottrine della Cabala sono esposte in scritti che datano dal tredicesimo al sedicesimo secolo. I cabalisti considerano l’Essere Supremo come “En Soph”, cioè “l’Infinito Uno”, che è una assoluta e imperscrutabile unità, che non ha nulla al di fuori di essa e tutto al suo interno. Nel loro sistema di cosmogenesi i cabalisti pongono grande enfasi sulla luce nella creazione. Insegnano che prima della creazione tutto lo spazio era pieno di “Aur en Soph” o “Eterna Luce”. Insegnano anche che quando la Mente Divina ha voluto la creazione, la Luce Eterna si è ritirata in un punto centrale, lasciando attorno a sé uno spazio vuoto in cui il processo della creazione procedeva per mezzo di emanazioni dalla massa centrale di luce. Al giorno d’oggi è soprattutto la setta Hasid degli ebrei ortodossi che basano i loro insegnamenti sulla Cabala.

I Rosacroce del XVII secolo rivendicavano poteri occulti e usavano la terminologia dell’alchimia per esporre le loro dottrine mistiche, presumibilmente derivate da Theophrastus Bombastus von Hohenheim (1493-1541), che adottò il nome di Paracelso. Fu il famoso medico, alchimista e scienziato svizzero che sviluppò l’uso di minerali e sostanze chimiche in medicina e introdusse l’uso del laudano come antidolorifico. La parola “alchimia” deriva dall’arabo “al-Kimya”, che era la supposta tecnica per la trasmutazione dei metalli vili nei metalli nobili di argento e oro utilizzando la “Pietra Filosofale”, ipotetica sostanza alla quale i Rosacroce attribuivano il potere di conferire vita eterna. Presso i Rosacroce la parola latina “Lux”, che significa luce, era usata per indicare la conoscenza dell’oggetto del loro desiderio, che era un medium universale o elisir per mezzo del quale tutta la verità sarebbe stata rivelata. Questo elisir era la loro “verità”, che comunemente chiamavano la “pietra filosofale”. Sono state avanzate pretese sul fatto che la massoneria fosse derivata direttamente dal rosacrocianesimo, il che non è stato dimostrato. Tuttavia c’erano diversi eminenti massoni, tra cui Richard Fludd ed Elias Ashmole, che erano prominenti Rosacroce.

L’Iniziazione presso gli Antichi

In tutti gli antichi Misteri l’aspirante era avvolto nell’oscurità nella preparazione per essere accolto nella piena luce della conoscenza. La durata del “periodo oscuro” variava ampiamente tra i diversi riti, essendo progressivamente più lungo man mano che si andava più indietro nella storia. Allo stesso modo le prove e le tribolazioni che il candidato doveva superare durante la sua preparazione erano molto più dure nei tempi antichi. Il candidato si sottoponeva solitamente alla purificazione con l’acqua, con il fuoco e con il digiuno come preliminari alle prove della sua preparazione, che di solito si svolgevano nell’oscurità di caverne sotterranee. È così che fin dai tempi antichi l’oscurità divenne sinonimo di preparazione all’iniziazione, ricordando al candidato la sua ignoranza, la sua natura intrinsecamente malvagia e l’oscurità del mondo in cui aveva vagato senza scopo.

I riti di iniziazione di Mithras erano i più severi di tutti. Cinquanta giorni di buio, solitudine e digiuno erano imposti all’aspirante, che era sottoposto a spaventose prove prima di avere diritto all’ammissione nella luce. Poiché il serpente cambiava pelle ogni anno, era un simbolo di rigenerazione in quei riti. Sebbene la durezza delle prove sia diminuita nel corso dei secoli, i riti di Mithras continuarono in una forma o nell’altra fino a quando non furono introdotti nell’Impero Romano come riti di Mitra al tempo dell’imperatore Pompeo, intorno al 68 a.C. . I riti di Mitra misero in ombra il Cristianesimo a Roma fino a quando Costantino “il Grande” non riconobbe formalmente il Cristianesimo con l’Editto di Milano nel 313, ma la loro pratica continuò a fiorire fino a quando non fu proibita da un decreto del Senato nel 378, quando la grotta sacra in cui erano sempre stati celebrati fu distrutta dal Prefetto del Pretorio. È interessante notare che nel 1954 furono scoperti a Londra i resti di un tempio romano dedicato a Mitra.

I Misteri Eleusini celebrati dal 1800 a.C. o prima, nell’antico villaggio greco di Eleusi vicino ad Atene, erano molto popolari e tra i più splendidi. Erano dedicati alla dea del grano Demetra, venerata dai greci come simbolo della terra prolifica. Perpetravano la perdita e il recupero della bellissima figlia di Demetra, Persefone, insegnando esotericamente l’unità di Dio e l’immortalità dell’anima. I Misteri Eleusini comprendevano due fasi celebrate annualmente, la minore o prima fase all’equinozio primaverile e la maggiore o seconda fase all’equinozio autunnale. L’aspirante doveva attendere almeno un anno dopo la prima fase prima di poter sottoporsi alla seconda fase. I Misteri Minori venivano celebrati sulle rive del fiume le cui acque venivano usate per la purificazione dell’aspirante. I Misteri Maggiori venivano celebrati in segreto e originariamente richiedevano all’aspirante di trascorrere ventisette giorni nella completa oscurità. Successivamente questi duravano nove giorni e si concludevano nel magnifico tempio distrutto dai persiani sotto Serse intorno al 480 a.C. . Il tempio fu ricostruito, ma fu nuovamente completamente distrutto da Attila l’Unno, il “Flagello di Dio”, intorno al 450 d.C. . Il tempio aveva tre elementi: una cripta sotterranea che rappresentava le regioni infernali, un santuario e un sancta sanctorum (holy of holies). Sebbene il cerimoniale non sia noto in dettaglio, è noto che il simbolismo rappresentava un ristabilimento dalla morte alla vita eterna, in cui la parte funebre dell’iniziazione si riferiva alla perdita di una vita e la successiva cerimonia di esaltazione si riferiva alla sua guarigione e resurrezione.

Il Druidismo dei Celti fu probabilmente praticato per la prima volta intorno al 1000 a.C. ed era diviso in tre ordini o gradi ascendenti: Bardi, Profeti e Druidi. I luoghi di culto dei Celti erano di varie forme tra cui circolare, ovale, serpentina, alata e cruciforme, rispettivamente emblematici dell’universo, della procreazione, della salvezza, del movimento dello Spirito Divino e della rigenerazione. Erano costruiti con terra e pietre grezze per evitare la contaminazione da qualsiasi strumento di metallo. Poiché il druidismo considerava improprio tentare di confinare l’Onnipotente, l’unico tetto dei loro templi era il cielo aperto (cloudy canopy). A nessuno era permesso entrare nei loro sacri ritiri a meno che non indossasse una catena che rappresentava il loro legame all’interno dei sacri riti. Le cerimonie del druidismo si svolgevano in tre fasi distinte. Includevano la purificazione fisica mediante abluzioni, dolorose prove fisiche e rigorose prove mentali. Le cerimonie iniziavano con l’aspirante confinato nell’oscurità per nove giorni e nove notti, inclusa la morte simbolica all’interno di una bara, continuavano attraverso la rigenerazione simbolica e si concludevano con il suo confinamento in una piccola barca emblematica dell’arca sulle acque agitate. Il candidato inizialmente era vestito con una veste tricolore di verde, blu e bianco, colori considerati sacri. Quando il candidato aveva completato con successo la prima fase delle prove, la sua veste tricolore era cambiata in verde, a significare speranza. Nella seconda fase era vestito di blu, a significare la verità. Superati tutti i pericoli della terza fase, il candidato aveva raggiunto il culmine della sua perfezione ed era vestito di un mantello di puro bianco, simbolo della luce. Alla fine era incoronato con una tiara rossa, che simboleggia la purificazione e la rigenerazione dell’anima.

Capitolo XIII della parte II del libro “The Square And Compasses” Autore Don Falconer.

Riporto ora dei brani tratti dal Ra Material che possono essere messi in relazione con quanto esposto nel testo sopra al fine di comprendere quanto dei concetti facenti parte di quelle antiche credenze provenga da quella Tradizione Originale, generata dagli insegnamenti della “Legge dell’Uno” forniti ad alcune delle antiche civiltà della Terra. Dal confronto fra questi testi apparirà evidente la quantità di “Distorsione” che si è prodotta nel processo di insegnamento/apprendimento ricevuto da coloro che hanno avviato queste “Antiche Religioni”.

Nel paragrafo “Luce e Oscurità” vi è un interessante parallelo fra il concetto di “luce e oscurità” ed il fenomeno fisico del Buco Nero. Ra:

«…Potresti farmi un esempio della quantità di gravità sulla superficie del pianeta Venere nelle condizioni di terza densità? Sarebbe maggiore o minore della Terra?

Ra: Io sono Ra. La gravità, diciamo, la forza attrattiva che descriviamo anche come la forza esteriore che preme verso il Creatore è maggiore spiritualmente, sull’entità che chiamate Venere a causa del maggior grado di successo, diciamo, nella ricerca del Creatore.

Questo punto diventa importante solo se si considera che quando tutta la creazione nella sua infinità raggiunge una massa gravitazionale spirituale di natura sufficiente, l’intera creazione si fonde infinitamente*; la luce cerca e trova la sua sorgente e quindi termina la creazione e inizia una nuova creazione proprio come considerate il buco nero, come lo chiamate, con le sue condizioni di massa infinitamente grande al punto zero da cui nessuna luce può essere vista poiché essa è stata assorbita. *(infinitely coalesces)

29.19 Interrogante: Allora il buco nero sarebbe un punto … ho ragione nel dire che sarebbe un punto in cui il materiale ambientale ha avuto successo nell’unirsi con l’unità o il Creatore? È corretto?

Ra: Io sono Ra. Il buco nero che manifesta la terza densità è la manifestazione fisica complessa di questo stato spirituale o metafisico. Questo è corretto.

40.1 Interrogante: Ho pensato che avrei fatto una dichiarazione e ti avrei lasciato correggerla. Sto cercando di creare un modello semplice della porzione dell’universo in cui ci troviamo. Partendo dal Logos, o sub-Logos, il nostro sole, abbiamo la luce bianca che emana da questo. Questa è composta da frequenze che spaziano dal rosso al viola. Presumo che questa luce bianca contenga quindi le esperienze per tutte le densità e quando entriamo nell’ottava densità entriamo in un buco nero che emerge dall’altra parte come un altro Logos o sole e inizia un’altra ottava di esperienza. Puoi commentare questa parte della mia dichiarazione?

Ra: Io sono Ra. Possiamo commentare questa affermazione in una certa misura. Il concetto della luce bianca del sub-Logos che viene separata prismaticamente e poi, nel capitolo finale, viene nuovamente assorbita è fondamentalmente corretto. Tuttavia, ci sono sottigliezze coinvolte che sono più che semantiche.

La luce bianca che emana e forma l’articolato sub-Logos ha il suo inizio in ciò che può essere metafisicamente visto come oscurità. La luce entra in quell’oscurità e la trasfigura, facendo in modo che il caos si organizzi e diventi riflettente o radioso. Così le dimensioni hanno origine.

Al contrario, la nerezza (blackness) del buco nero, metafisicamente parlando, è una concentrazione di luce bianca che viene sistematicamente assorbita ancora una volta nell’Uno Creatore. Infine, questo assorbimento nell’Uno Creatore continua finché tutta l’infinità di creazioni non ha raggiunto una massa spirituale sufficiente affinché tutte formino ancora una volta il grande sole centrale, se potete così immaginarlo, dell’infinito intelligente che attende il potenziamento dal libero arbitrio. Così la transizione dell’ottava è un processo che può essere visto entrare in un’atemporalità (timelessness) di natura inimmaginabile. Tentare di misurarlo in base alle vostre misure del tempo sarebbe inutile.

Pertanto, il concetto di muoversi attraverso il buco nero dell’estremo pozzo di gravità spirituale ed entrare immediatamente nell’ottava successiva manca del sub-concetto o corollario della parte di questo processo che è senza-tempo (timeless).»

Nel paragrafo “La Luce nella Creazione” e nel successivo “L’Antica Religione in Egitto” vi è una interessante intuizione riguardo al ruolo degli elementi ed in particolare del “forte vento”, nel processo di formazione di questo pianeta; Ra:

«9.5 Interrogante: Le entità primordiali, le prime ad essere presenti su questo pianeta – qual era la loro origine? Dove si trovavano prima di arrivare su questo pianeta?

RA: Io sono Ra. Le prime entità su questo pianeta sono state acqua, fuoco, aria e terra.

13.16 Interrogante: Puoi parlarmi di questa prima densità di entità planetarie?

RA: Io sono Ra. Ogni passo ricapitola l’infinito intelligente nella sua scoperta della consapevolezza. In un ambiente planetario tutto ha origine in quello che voi chiamate caos: una energia priva di direzione e casuale nella sua infinitezza. Lentamente, secondo le vostre forme di comprensione, si forma una focalizzazione di auto-consapevolezza. Pertanto, il Logos procede. La luce inizia a dar forma all’oscurità, secondo i modelli e ritmi vibratori del co-Creatore, producendo in tal modo un certo tipo di esperienza. Essa ha inizio con la prima densità che è la densità della coscienza, la vita minerale e dell’acqua sul pianeta che apprende dal fuoco e dal vento la consapevolezza di essere. Questa è la prima densità.

78.29 Interrogante: … Puoi dirmi come, in prima densità, il vento e il fuoco istruiscono terra e acqua?

Ra: Io sono Ra. Puoi vedere l’aria e il fuoco di ciò che è il caos, letteralmente illuminare e formare il senza-forma poiché la terra e l’acqua erano, nello stato senza-tempo, informi. Quando i principi attivi del fuoco e dell’aria soffiano e bruciano in modo incandescente attorno a ciò che nutre (nurtures) ciò che deve venire, l’acqua impara a diventare mare, lago e fiume offrendo l’opportunità di una vita attuabile. La terra impara a essere plasmata, offrendo così l’opportunità di una vita attuabile.»

Nel paragrafo “L’Antica Religione in Egitto” viene citato Akhenaton ed il suo ruolo nell’insegnamento della Legge dell’Uno; Ra:

«1.3 Interrogante: Ho sentito del nome ”Ra” in associazione agli Egizi. Siete in qualche modo connessi a quel Ra?

RA: Io sono Ra. Sì, la connessione è corrispondenza. Possiamo chiarire ulteriormente?

1.4 Interrogante: Sì, per favore.

RA: Che cosa non capisci?

1.5 Interrogante: Potete darmi qualche ulteriore dettaglio sul vostro ruolo con gli Egizi?

RA: Io sono Ra. L’identità della vibrazione Ra è la nostra identità. Come gruppo, o ciò che voi chiamereste complesso di memoria sociale, abbiamo preso contatto con un popolo del vostro pianeta che voi chiamate Egizi. Altri provenienti dalla nostra densità hanno preso contatto nello stesso periodo con il Sud America, e le cosiddette “città perdute” sono stati i loro tentativi di contribuire alla Legge dell’Uno.

Abbiamo comunicato con un’entità che ha udito e compreso, e che era nella posizione di poter decretare la Legge dell’Uno. Tuttavia, i sacerdoti e le persone dell’epoca hanno distorto velocemente il nostro messaggio, privandolo, per così dire, della compassione dalla quale è caratterizzata l’Unità, per via della sua stessa natura. Poiché essa contiene ogni cosa, non può aborrirne alcuna.

Quando non siamo stati più in grado di avere dei canali adeguati attraverso i quali enunciare la Legge dell’Uno, ci siamo tolti dalla posizione ipocrita in cui ci eravamo lasciati collocare. E altri, diciamo, miti ed altre conoscenze aventi maggiormente a che vedere con la polarità e con gli elementi del vostro complesso vibratorio, hanno preso di nuovo il sopravvento in quel particolare complesso sociale.

2.2 Interrogante: Potete dirci qualcosa sul vostro passato storico e sulle vostre precedenti esperienze nell’illusione, parlandoci magari della vostra incarnazione su questo pianeta alla quale avete fatto riferimento in precedenza, e del vostro contatto con le antiche popolazioni di questo pianeta? Così avremo qualcosa da cui iniziare per scrivere questo libro.

RA: Io sono Ra. Siamo consapevoli del fatto che la tua mente/corpo sta valutando quale sia il metodo adeguato per adempiere al compito di creare uno strumento di insegnamento/apprendimento. Siamo consapevoli del fatto che troviate di grande interesse la nostra condizione incarnata, come voi la chiamate. Abbiamo atteso una seconda domanda allo scopo di evidenziare il fatto che il tempo/spazio di diverse migliaia dei vostri anni non costituisce per noi un argomento di reale interesse. Così, nel fornirvi queste informazioni, vi chiediamo di non dare grande peso alle nostre esperienze nel vostro spazio/tempo locale. L’insegnamento/apprendimento verso il quale siamo responsabili è di tipo filosofico piuttosto che storico. Ora esaudiremo la vostra richiesta, che è innocua se opportunamente valutata.

Noi siamo quelli della Confederazione che, 11.000 dei vostri anni fa, hanno raggiunto due delle vostre culture planetarie, che a quel tempo erano strettamente a contatto con la creazione dell’Uno Creatore. Credevamo ingenuamente che avremmo potuto insegnare/imparare con un contatto diretto, senza che le distorsioni del libero arbitrio delle sensazioni individuali o della personalità fossero in pericolo di essere disturbate, per via del fatto che queste culture erano già strettamente allineate ad una credenza onnicomprensiva nella vitalità (live-ness) o consapevolezza di tutte le cose. Così, siamo giunti in quel luogo e siamo stati accolti dai popoli che desideravamo servire. Abbiamo cercato di aiutarli fornendo loro informazioni tecniche che avevano a che vedere con la guarigione delle distorsioni del complesso mente/corpo/spirito attraverso l’uso del cristallo, appropriato alla relativa distorsione, collocato all’interno di un’opportuna serie di rapporti (ratios) di materiale tempo/spazio. A questo scopo vennero create le piramidi.

Ci siamo resi conto che questa tecnologia veniva riservata prevalentemente a quelli che possedevano una forte distorsione della mente/corpo verso il potere. Questo non era previsto dalla Legge dell’Uno. Così, abbiamo lasciato quei popoli. Il gruppo che doveva lavorare con le entità dell’area del Sud America, come voi chiamate quella porzione della vostra sfera, non si è arreso così facilmente. Loro sono ritornati. Noi no. Comunque, non abbiamo mai abbandonato la vostra vibrazione, per via del fatto che eravamo responsabili dei cambiamenti nella consapevolezza che avevamo determinato in un primo momento, e che abbiamo poi trovato distorti in modalità non relegate alla Legge dell’Uno. Abbiamo cercato di contattare i sovrani della terra in cui eravamo giunti, quella terra che voi chiamate Egitto o, in certe aree, Terra Santa.

Nella Diciottesima Dinastia, come viene chiamata nelle vostre registrazioni delle distorsioni di spazio/tempo, siamo stati in grado di contattare un faraone, come voi lo chiamereste. Quest’uomo era giovane nell’esperienza di vita sul vostro piano ed era un… quello che questo strumento chiamerebbe, Errante. Così, questo complesso mente/corpo/spirito ha ricevuto le nostre distorsioni di comunicazione ed è stato in grado di fondere le proprie distorsioni con le nostre. A questa giovane entità era stato dato un complesso sonoro vibratorio che vibrava in onore di un dio prosperoso, che questo complesso mente/corpo, che noi chiamiamo strumento per comodità, chiamerebbe “Amon”. L’entità decise che non era accettabile che questo nome, essendo in onore di uno fra i molteplici dei, venisse incluso nel suo complesso sonoro vibratorio. Così, egli cambiò il suo nome in uno che onorasse il disco solare. Questa distorsione, chiamata “Aten”, era una distorsione vicina alla nostra realtà, per come comprendiamo la nostra natura di distorsioni di complesso mente/corpo/spirito. Tuttavia, essa non corrispondeva totalmente all’insegnamento/apprendimento che intendevamo e che era stato inviato. Questa entità, Akhenaten, si convinse che la vibrazione dell’Uno fosse la vera vibrazione spirituale e pertanto decretò la Legge dell’Uno.

Tuttavia, le credenze di questa entità vennero accettate da pochissime persone. I suoi sacerdoti fornivano un sevizio puramente verbale, senza avere alcun orientamento verso la ricerca spirituale. Il popolo perseverò nelle vecchie credenze. Quando l’entità abbandonò questa densità, si ritornò al credo polarizzato nei molti dèi ed ha continuato ad essere così finché l’entità nota come Muhammad non ha fornito alla popolazione una distorsione più intelligibile delle relazioni mente/corpo/spirito.

La prima, la Grande Piramide, è stata creata circa sei mila [6.000] dei vostri anni fa. Poi, in sequenza, dopo questa costruzione dell’edificio o architettura della Grande Piramide tramite il pensiero, per costruire delle altre strutture piramidali abbiamo utilizzato i materiali più, diciamo così, locali o terreni, anziché il materiale di forma-pensiero. Questo processo è andato avanti per circa mille cinquecento [1.500] dei vostri anni. Nel frattempo, erano state trasmesse informazioni riguardanti l’iniziazione e la guarigione coi cristalli. L’entità nota come “Akhenaten” è stata in grado di percepire queste informazioni senza una distorsione significativa e per un certo periodo ha fatto, per così dire, “l’impossibile” per invocare la Legge dell’Uno e per ordinare la classe sacerdotale di queste strutture in armonia con le distorsioni dell’iniziazione e dell’autentica guarigione compassionevole. Tutto ciò non era destinato a durare a lungo.

Come abbiamo detto in precedenza, una volta che è avvenuta la dissoluzione fisica di questa entità dal piano fisico di terza densità, i nostri insegnamenti sono stati rapidamente pervertiti e le nostre strutture sono state destinate nuovamente all’uso da parte dei cosiddetti “reali” o di quelli con distorsioni verso il potere.»

Per quanto riguarda le credenze sulla Morte ed i riti funebri associati ad essa presso gli egizi Ra è chiaro al proposito:

«51.6 Interrogante: Non sono sicuro se questo fornirà una via di interrogazione o meno che sarà fruttuosa, tuttavia porrò questa domanda siccome mi è sembrato che ci sia forse una connessione qui.

Sul retro del libro, “Secrets of The Great Pyramid”, ci sono diverse riproduzioni di disegni o opere egiziane, alcune delle quali mostrano uccelli che volano al di sopra di entità distese orizzontalmente. Potresti dirmi di cosa si tratta e se è in qualche modo in relazione con Ra?

Ra: Io sono Ra. Questi disegni di cui parli sono alcuni dei tanti che distorcono l’insegnamento della nostra percezione della morte come il gateway per ulteriori esperienze. Le distorsioni riguardano quelle considerazioni di natura specifica relative ai processi del cosiddetto “morto” complesso mente/corpo/spirito. Questa può essere definita, nella vostra filosofia, la distorsione dello Gnosticismo: cioè la credenza che si possa raggiungere la conoscenza e una posizione adeguata per mezzo di gesti, concetti e simboli accuratamente percepiti ed accentuati. In effetti, il processo della morte fisica è come abbiamo descritto in precedenza: quello in cui c’è aiuto disponibile e l’unica necessità alla morte è il permettere il rilascio di quell’entità dal suo corpo da parte di coloro che lo circondano e l’elogio del processo da parte di quelli che sono in lutto. Con questi mezzi il mente/corpo/spirito che ha sperimentato la morte fisica può essere aiutato, non dalle varie percezioni di accurati e ripetuti rituali.»

Nel paragrafo “Altre Antiche Dottrine” è riportata la centralità che diverse delle antiche tradizioni attribuivano alla Luce nella formazione della “realtà materiale”; Ra:

«78.9 Interrogante: Ora, abbiamo la prima, la seconda e la terza distorsione come Libero Arbitrio, Amore e Luce. Sono corretto nel presumere che il nucleo centrale di questa galassia maggiore abbia iniziato a formarsi con la terza distorsione? Quella fu l’origine della nostra Via Lattea?

Ra: Io sono Ra. Nel senso più basilare o teleologico, non sei corretto poiché l’Uno Infinito Creatore è tutto ciò che esiste. In una forma-seme indistorta sei corretto nel vedere la prima manifestazione visibile all’occhio del complesso corporeo in cui alloggi, come la terza distorsione, Luce, o per usare un termine tecnico, Luce senza-limite (limitless light).

13.9 Interrogante: Puoi dirmi in che modo furono poi formate [la] nostra galassia ed il nostro sistema planetario?

Ra: Io sono Ra. Devi immaginare un grande salto di pensiero in questa domanda, perché all’ultima domanda gli universi fisici, come voi li chiamate, non erano ancora nati.

Le energie si mossero secondo sempre più intelligenti modelli fino a quando l’individualizzazione di varie energie che emanavano dal principio creativo dell’infinito intelligente, divenne tale da essere co-Creatori. Così ebbe inizio la cosiddetta Materia Fisica. Il concetto di luce è indispensabile nel cogliere questo grande salto di pensiero poiché questa distorsione vibrazionale dell’infinito è l’elemento costitutivo di ciò che è conosciuto come materia; la luce è intelligente e piena di energia, essendo così la prima distorsione dell’infinito intelligente che è stata evocata dal principio creativo.

Questa luce d’amore è stata concepita in modo tale da possedere determinate caratteristiche nelle sue manifestazioni, tra queste l’Infinito Tutto (infinite whole) paradossalmente descritto dalla linea retta, come voi la chiamereste. Questo paradosso è responsabile per la forma delle varie entità dell’illusione fisica che voi chiamate sistemi solari, galassie e pianeti, tutti ruotanti e tendenti al lenticolare.»

Nel paragrafo conclusivo “L’Iniziazione presso gli Antichi” è centrale il ruolo dell’oscurità nella preparazione all’iniziazione; anche Ra ne parla:

65.20 Interrogante: Non so se questa domanda è collegata a quello che sto cercando di ottenere o no, ma la farò e vedremo.

Hai menzionato parlando delle piramidi che la camera di risonanza era usata in modo che l’adepto potesse affrontare il sé. Mi spieghi cosa volevi dire con questo?

Ra: Io sono Ra. Uno affronta il sé nel centro o profondità dell’essere. La cosiddetta camera di risonanza può essere paragonata alla simbologia della sepoltura e della risurrezione del corpo nella quale l’entità muore al sé e attraverso questo confronto tra apparente perdita e realizzazione di essenziale guadagno, viene trasmutata in un essere nuovo e risorto.

65.21 Interrogante: Potrei trovare l’analogia in questa apparente morte, al perdere i desideri che sono i desideri illusori e comuni della terza densità e ottenere i desideri del servizio totale agli altri?

Ra: Io sono Ra. Sei percettivo. Questo era lo scopo e l’intento di questa Camera, oltre a formare una parte necessaria dell’efficacia della posizione della Camera del Re.

65.22 Interrogante: Puoi dirmi cosa faceva all’entità questa camera per creare questa consapevolezza in lui?

Ra: Io sono Ra. Questa camera lavorava sulla mente e sul corpo. La mente era influenzata da deprivazione sensoriale e dalle reazioni archetipiche all’essere sepolti vivi senza possibilità di liberare il sé. Il corpo era influenzato sia dalla configurazione mentale che dalle proprietà elettriche e piezoelettriche dei materiali che sono stati utilizzati nella costruzione della camera di risonanza…

Piramide e Camera di Risonanza Magnetica

Gregg Braden nella sua conferenza Risvegliarsi Al Punto Zero, parla della sua esperienza all’interno della piramide di Giza e conferma quanto affermato da Ra riguardo alla camera di risonanza presente all’interno della Grande Piramide: “…In quella che conosciamo come la grande piramide di Giza e iniziavano a fare la loro esperienza, primariamente in 3 camere.

.La stanza inferiore – se non ci siete mai stati dovete immaginare che si trova a 85 metri sotto la superficie, nel buio completo, nel silenzio completo: niente motori, niente aerei, niente telefono, niente frigoriferi, niente aria condizionata, questa stanza è geometricamente costruita per immergere gli iniziati in un campo di quella che chiameremo pura luce scura e in essa avrebbero avuto la possibilità di conoscere le loro paure, poiché ogni paura residua che potevano ancora avere e che non fosse stata elaborata ed eliminata con l’iniziazione, sarebbe venuta alla luce, in superficie, in questa pura luce scura e avrebbero avuto la possibilità di superarla o morire. Fino all’87 c’era gente che si infilava qui dentro e moriva e non ne sapeva il perché.

C’è stata messa una grata di acciaio per impedire alla gente di infilarcisi perché provavano le loro peggiori paure senza esser pronti a farlo”.»

Il concetto di “Luce e Oscurità” nell’interpretazione polarizzata che gli viene attribuita dalle antiche tradizioni riportate nel testo, può dare adito a considerazioni di natura morale su ciò che sia “Buono o Cattivo” o “Lecito o illecito”. Tali considerazioni sono il frutto del “Giudizio” Umano e non erano intese negli insegnamenti della Legge dell’Uno; Ra:

« …La Legge dell’Uno non propende né verso la luce né verso l’oscurità, essendo disponibile sia per il servizio agli altri che per il servizio a se stessi. Tuttavia, il servizio agli altri determina anche il servizio a se stessi, e ciò preserva ed armonizza ulteriormente le distorsioni di quelle entità che cercano l’infinito intelligente attraverso tali discipline.

Quelli che cercano l’infinito intelligente attraverso l’utilizzo del servizio a sé creano la stessa quantità di potenza ma, come abbiamo detto, hanno continue difficoltà a causa del concetto della separazione, che è intrinseco alle manifestazioni del servizio a sé che comportano il potere sugli altri. Questo indebolisce e alla fine disintegra l’energia raccolta da tali complessi mente/corpo/spirito che chiamano il gruppo di Orione ed i complessi di memoria sociale che compongono il gruppo di Orione.

Un aspetto che dev’essere osservato, ponderato attentamente ed accettato, è il fatto che la Legge dell’Uno sia disponibile per qualsiasi complesso di memoria sociale che abbia deciso di impegnarsi collettivamente nel perseguimento di un obiettivo, sia esso di servizio agli altri o di servizio al sé. A questo punto vengono messe in opera le leggi, che sono le distorsioni primarie della Legge dell’Uno, e l’illusione di spazio/tempo viene usata come un mezzo per lo sviluppo dei risultati di quelle libere scelte. Perciò, tutte le entità apprendono, a prescindere da quello che cercano. Tutti apprendono allo stesso modo, alcuni rapidamente, altri lentamente.»

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