ORIENTE E OCCIDENTE NEL SIMBOLISMO

ORIENTE E OCCIDENTE NEL SIMBOLISMO

Fin dai tempi più antichi l’Alba e l’Est sono stati simboli di nascita, luce e apprendimento, mentre il Tramonto e l’Ovest sono stati simboli di morte e oscurità.

Alba e Tramonto

Da quando i nostri antenati preistorici si sono svegliati per la prima volta alla gloria di un’alba primordiale, l’est e l’ovest hanno ricoperto una posizione preminente nel simbolismo degli esseri umani. Le evidenze archeologiche indicano che i primi esseri umani abitarono nella zona tropicale. Sarebbe quindi ragionevole presumere che la drammatica descrizione dell’alba di Rudyard Kipling nella sua poesia “Mandalay” possa riflettere la percezione dell’evento da parte di un essere umano primitivo, che “l’alba sorge come un tuono! “. Immaginate anche l’indelebile impressione che il tramonto avrebbe lasciato nella mente di un essere umano primitivo alla fine di quel primo giorno. Robert Browning ritrae graficamente l’evento nella sua poesia “Home Thoughts from the Sea”, in cui dice che “il tramonto scorreva, un glorioso rosso sangue,…”. È impossibile per noi capire come gli esseri umani primitivi avrebbero compreso gli eventi di quel primo giorno, dalla maestosa alba al travolgente tramonto, ma non c’è dubbio che l’impatto di quei due eventi avrebbe lasciato un’impressione duratura nelle loro menti. Da quando i primi esseri umani hanno camminato su questa terra, l’alba e il tramonto sono stati imprescindibili fattori che hanno influenzato in modo significativo la loro vita quotidiana.

Il simbolismo che è stato derivato dall’alba e dal tramonto si è evoluto progressivamente, parallelamente allo sviluppo della capacità mentale umana, mentre l’umanità imparava e metteva in pratica le varie occupazioni necessarie alla sopravvivenza. Quando gli uomini primitivi cercarono cibo, divennero per necessità cacciatori-raccoglitori nomadi quando non riuscivano più a trovare sostentamento sufficiente nelle immediate vicinanze del loro domicilio originario. I loro viaggi li portarono gradualmente lontano dalle regioni equatoriali, dove il clima era sempre stato o caldo e umido, o caldo e secco. Quando i cacciatori-raccoglitori si avventurarono alle latitudini più elevate, notarono che il sole non passava più quasi direttamente sopra la testa durante tutto l’anno. Dopo aver vissuto per diversi anni nelle regioni più temperate dedussero che i cambiamenti stagionali, ai quali si erano abituati, erano legati all’elevazione del sole nel cielo nei diversi periodi dell’anno. Osservarono anche che la germinazione della vita vegetale variava con le stagioni ed era direttamente correlata all’influenza del sole. Così fin dai tempi più antichi l’alba e l’est furono simboli di nascita, luce e apprendimento, mentre il tramonto e l’ovest furono simboli di morte e oscurità. Negli antichi Misteri, ad esempio, il sole nascente che originariamente caratterizzava la nascita fisica divenne anche un simbolo della rigenerazione dell’anima.

Il Sole nelle Religioni Antiche

Le scoperte fatte dagli esseri umani primitivi sull’influenza del sole intensificarono naturalmente il loro timore reverenziale e la loro venerazione per il sole. Ciò favorì la convinzione che il sole non fosse solo un presagio di nascita, ma che fosse in realtà un globo che sosteneva la vita, il che a sua volta ha coltivato la convinzione che il sole fosse la fonte della vita stessa. Poiché la mente umana primitiva non poteva comprendere che il sole era solo uno dei doni generosi e vitali dell’Onnipotente Creatore, i nostri antenati preistorici iniziarono a raffigurare il Sole come Dio. Nacque così il culto del sole, che fu un elemento essenziale nella maggior parte delle antiche religioni del mondo, comprese le prime che si svilupparono in Egitto, Fenicia, Babilonia, Persia, India, Messico e Perù. I Celti e i Teutoni erranti nelle foreste primordiali del nord Europa tenevano regolarmente feste al sole. Offerte al sole venivano fatte anche nell’antica Cina.

Nella mitologia greca una delle dodici imprese di Ercole era quella di uccidere Idra, il serpente d’acqua dalle molte teste delle paludi di Lerna, che simboleggiava la dissipazione della malaria palustre mediante i raggi purificatori del sole. Nei tempi antichi, specialmente in Babilonia, Persia e India, l’adorazione del sole era spesso associata con l’adorazione della luna e delle stelle, collettivamente descritte come la Volta del Cielo. Questa era anche una caratteristica della religione dell’antico Egitto ed ebbe una forte influenza su tutte le religioni successive. L’adorazione della Volta del Cielo è nota come Sabaismo, dall’ebraico “tsäbä” che significa la “Volta” (Host). Il sabaismo non deve essere confuso con gli antichi sabeani o sabei dell’Iraq meridionale e dell’Iran occidentale, che ora vivono principalmente nello Yemen. I Sabei, chiamati anche Mandei, derivano il loro nome dall’arabo “säbi'” che significa “battezzare”. Nel Corano i Sabei sono inclusi con musulmani, ebrei e cristiani come credenti in un unico vero Dio.

Il Sole nelle Culture dell’America Centrale

Non più tardi del 200 a.C gli abitanti Toltechi di Teotihuacan in Messico iniziarono a costruire il Tempio di Quetzalcoatl il “Serpente Piumato”. I Toltechi costruirono anche la Piramide della Luna e l’enorme Piramide del Sole, alta più di 60 metri e più grande della Grande Piramide di Cheope in Egitto, contenente almeno un milione di metri cubi di terra, macerie e mattoni di fango cotti al sole. Le due piramidi non erano tombe, ma templi a terrazza con santuari in cima. Il Tempio di Quetzalcoatl e le due piramidi erano tutti associati alla “Via dei Morti” che era lunga circa 2 chilometri, e che taglia in due la metropoli dell’antico Messico in direzione nord-sud. Teotihuacan fiorì fino al 650 d.C. circa, quando iniziò a decadere, venendo saccheggiata e bruciata intorno al 750 d.C . A Teotihuacan e nei numerosi centri Maya di tutta la Mesoamerica, gli altari dei templi del sole grondavano sangue, anche umano, proveniente dai sacrifici compiuti in onore del Globo Dorato. Gli Aztechi in seguito occuparono il sito di Teotihuacan e costruirono la loro città sulle rovine. Credevano che la Piramide del Sole fosse il luogo di nascita del sole nel nostro sistema solare. L’impero azteco durò dal 1325 d.C. circa fino a quando il Messico cadde sotto gli invasori spagnoli nel 1521.

Il Sole nelle Culture Sudamericane

Tra gli edifici delle diverse culture regionali del Sud America, probabilmente i più noti sono la “Porta del Sole” a Tiahuanaco vicino al Lago Titicaca ad un’altitudine di 4.000 metri in Bolivia e il “Tempio del Sole” a Pachacamac sulla costa del Perù centrale. La Porta fu iniziata intorno al 200 d.C. e il Tempio intorno al 400 d.C., entrambi continuarono ad essere utilizzati fino alla conquista spagnola. Il culto del sole era una caratteristica fondamentale anche del vasto impero degli Incas sulla costa occidentale del Sud America. L’Impero Inca si estendeva per oltre 3.000 chilometri da Quito in Ecuador a Talca in Cile e durò dal 1438 fino alla conquista spagnola nel 1532. Le indagini archeologiche sulle Ande confermano che anche gli Inca compivano sacrifici umani.

Il Sole Nell’Induismo

Le origini dell’induismo sono avvolte nella notte dei tempi. Probabilmente è la religione più antica che sia esistita continuativamente fino ai giorni nostri. Gli Ariani dell’antica India adoravano e cercavano di placare un certo numero di dei che personificavano le forze della natura, venerando originariamente il sole come loro divinità. Con la fusione di molte culture nel corso dei secoli, quelle antiche credenze sono state modificate poiché hanno assorbito e riflesso lo sviluppo delle strutture sociali, trasformandosi progressivamente nell’Induismo moderno. Come risultato di questo processo il sole finì per essere considerato nei suoi vari aspetti come un simbolo composito dell’essenza trina dell’Essere Supremo. Questa essenza trina si riflette nella Trimurti, la trinità nell’unità di Dio che è presente nella mitologia degli indù. Nell’induismo moderno l’Uno Essere Supremo è rappresentato da tre manifestazioni coeve e coeguali nella forma di Brahma il creatore, Vishnu il conservatore e Śiva il distruttore. Come simbolo composito della Trimurti, il sole nascente rappresenta Brahma e significa nascita; il sole di mezzogiorno rappresenta Śiva* e significa vita; e il sole al tramonto rappresenta Vishnu* e significa morte. *(Ndr Śiva è associato al tramonto e Vishnu al mezzogiorno)

Religione nell’antico Egitto

Molto prima della loro Prima Dinastia, gli antichi egizi chiamavano il sole “Ra”. Non si sa cosa significasse il nome, né quali attributi attribuisse al sole, ma si sa che si credeva che Ra possedesse il potere della creazione ed era identificato come l’emblema visibile di Dio venendo venerato come il dio della Terra. Osiride era identificato con la costellazione di Orione e si credeva che possedesse il potere della rinascita e della resurrezione. Era venerato come un corpo astrale dallo “Zep Tepi” o il “Primo Tempo degli Dei”, che avrebbe condotto gli spiriti dei defunti nei loro viaggi celesti dalle loro tombe terrene a dimorare nella Duat celeste. Alcuni dei più importanti testi egizi ancora esistenti sono la “Saggezza di Ptah-Hotep”, il “Papiro di Ani” e i “Testi delle piramidi” che risalgono al 2500 a.C. circa. Dicono che le anime dei defunti viaggeranno verso la “dimora dei beati” in paradiso, che è la “barca di milioni di anni” in cui Ra naviga attraverso il cielo. Gli antichi egizi credevano che il sole avesse una barca mattutina e una serale, in cui Ra viaggiava in compagnia delle sue forme mattutina e serale che erano chiamate rispettivamente Khepera e Tmu. Khepera rappresentava la nascita sia nel mondo fisico che in quello spirituale, che consentiva ai morti della Duat terrena di prorompere in una nuova vita in forma glorificata nella Duat celeste. Tmu rappresentava la morte in un senso compassionevole e presumibilmente era la fonte delle “fresche brezze del vento del nord”, per le quali pregavano coloro che piangevano i morti.

Nonostante questa evidente cappa di politeismo, Champollion Figeac, uno dei primi egittologi che aveva studiato intensivamente i testi egizi, disse che “la religione egizia è un puro monoteismo, che si manifestò esteriormente con un simbolico politeismo” quando scrisse in “Égypte” nel 1839. Questo punto di vista, che è stato sostenuto da molti altri eminenti egittologi tra cui il direttore della Scuola di egittologia del Cairo dal 1870 al 1890, il dottor Heinrich Karl Brugsch, è stato riassunto da M. Pierret in “Religion et Mythologie des anciens Égyptiens” nel 1881 quando disse “i testi mostrano che gli egiziani credevano in un Unico Dio infinito ed eterno che era senza alcun secondo”. La relazione tra il monoteismo dell’Egitto e concetti come “corpo, anima e spirito” e “l’essenza trina della divinità” era riflessa in aspetti delle credenze egiziane. Molti di questi concetti sono rivelati nei testi del “Papyrus of Ani”, tradotti da E. A. Wallis Budge nel suo “Book of the Dead”, che fu pubblicato per la prima volta nel 1895 per ordine dei “Trustees” del British Museum. Nelle sue discussioni sulla “dimora dei beati”, Wallis Budge spiega l’antica credenza egiziana secondo cui gli dei dimoravano in paradiso, ciascuno con il suo “ka, khu e khaibit”, dove essi ricevevano i morti beati perché dimorassero con loro. Alcune delle rilevanti dottrine relative a questa credenza verranno ora brevemente discusse.

Il corpo fisico di una persona considerato nel suo insieme era chiamato “khat”, che sembra sempre suggerire qualcosa che è soggetto a decomposizione ed è la parola solitamente usata con riferimento ad un corpo mummificato. Nonostante la mummificazione, in nessuna parte nessuno dei testi suggerisce che il corpo corruttibile di una persona risorgerà. È solo il “sahu” o corpo spirituale che, dopo aver ottenuto un certo grado di conoscenza potere e gloria, diventa duraturo ed incorruttibile e risorge. Il “ka” è l’astratta individualità o personalità di una persona, che ha tutti i suoi attributi caratteristici ma può separarsi o unirsi al corpo a volontà e può anche godere della vita nel cielo con gli dei, quando sembra essere identico al “sekhem” che era il potere, forma o immagine del corpo che si supponeva esistesse in cielo. Sono separati dal “ab”, che è la sede del potere della vita e la fonte dei pensieri buoni e cattivi, vagamente indicato come il “cuore” e anche dal “ba”, che è l’anima e significa “sublime” o “nobile” e si credeva che godesse di un esistenza eterna in cielo in uno stato di gloria. L’ “ab” e il “ba” sono associati al “khu” o “splendente”, che è lo spirito di una persona che dopo la morte si unisce ai khu degli dei in cielo. Strettamente legato al “ka” e al “khu” è il “khaibit” o “l’ombra” di una persona, paragonabile alla “Umbra” dei Greci e dei Romani, e “l’Aura” o “essenza sottile” che si sostiene emani da tutti gli esseri viventi e offra un’atmosfera per i fenomeni occulti.

Dopo la fine dell’Antico Regno, intorno al 2200 a.C., l’Egitto cadde in uno stato di rapido declino, quando il clero progressivamente aumentò la propria autorità sul popolo, usando a proprio vantaggio l’accettata cosmogonia e l’associato pantheon di divinità sussidiarie. Questo insidioso stato di cose continuò per più di 800 anni, fino a quando il faraone Amenophis IV (1372-1354 a.C.) e la sua bellissima moglie Nefertiti rovesciarono il potere del clero durante il sesto anno del loro regno. Rinunciarono al culto degli antichi dei ed enfatizzarono il potere di una divinità intangibile. Amenophis IV annullò le apparenti funzioni degli antichi dei e introdusse una purificata forma di monoteismo solare come religione ufficiale. Rimarcò la sua azione cambiando il nome del disco solare del dio assoluto Ra da Amen ad Aton (Aten), cambiando allo stesso tempo il proprio nome in Akhenaton (Akhenaten), che significa la “Gloria di Aton”.

Nella mente degli egiziani, il sole rappresentava la fonte di tutta la vita e della creazione, il cui potere era reso manifesto dai suoi raggi vivificanti. Era sinonimo di movimento e rappresentava la vita dell’uomo, con l’Alba ad est che rappresentava la nascita e il Tramonto ad ovest che rappresentava la morte. Gli egiziani svilupparono anche una concezione morale del sole, come simbolo delle vittorie del giusto sull’ingiusto e della verità sulla menzogna. Le credenze e le azioni del faraone Akhenaton ebbero un impatto sul popolo simile a quello dell’alleanza che Dio fece con Noè, che sopravvisse al grande diluvio registrato nelle Scritture Ebraiche. Molti studiosi considerano l’inequivocabile reintroduzione di una religione monoteista in Egitto da parte di Akhenaton come la visione di un Messia di ciò che era prima del suo tempo. Tuttavia il clero si oppose fermamente alla perdita del suo potere e fece tutto il possibile per resistere ai cambiamenti di Akhenaton, definendolo il “faraone eretico”.

Antiche Tradizioni Ebraiche

Il significato dell’alleanza che Dio fece con Noè deriva dal significato radicale della parola ebraica “berith”, che significa “legare” o “incatenare” e implica una relazione vincolante che si basa su un impegno che include sia promesse che obblighi. Nell’alleanza con Noè, la promessa di Dio stabilì la salvaguardia di Noè, in cambio della quale Noè fu obbligato a costruire l’arca ed a salvare la sua famiglia e determinate creature. Grazie a questo patto Noè, che era figlio di Lamech e decimo discendente di Adamo, poté tramandare ai suoi discendenti due importanti verità religiose che aveva ricevuto dalla stirpe dei Patriarchi che lo avevano preceduto. Queste verità erano una credenza nell’esistenza di un unico Essere Supremo che è il creatore, conservatore e sovrano dell’universo, unita alla credenza nell’immortalità dell’anima. I tre figli di Noè, che lo accompagnarono nell’arca, furono Sem, Cam e Jafet. Le Scritture Ebraiche registrano che il diluvio avvenne nel seicentesimo anno della vita di Noè, che era il 2348 a.C. secondo la cronologia stabilita dal vescovo Ussher nel 1650. La ricerca moderna indica che il grande diluvio sarebbe avvenuto circa 12.000 anni fa o poco prima , durante la fusione avvenuta verso la fine dell’ultima grande era glaciale.

Nel libro della Genesi ci viene detto che dopo il diluvio i discendenti dei tre figli di Noè popolarono la terra e usarono un’unica lingua. Tuttavia le verità tramandate da Noè devono essere state obliate, perché leggiamo anche che quando ebbero imparato a fare i mattoni e ad usare il bitume per la malta, sembra che abbiano dispiaciuto il Signore quando dissero “costruiamoci una città e una torre con la sua cima nei cieli e facciamoci un nome” e misero in pratica le loro parole. Le scritture ci dicono che, come punizione per il loro orgoglio e la loro disobbedienza, le persone furono disperse da Babele su tutta la terra e che il loro linguaggio fu confuso in modo che non potessero capirsi. Babele è il nome ebraico di Babilonia, dalla parola ebraica “balbel” che significa “confondere”. L’originale Torre di Babele fu il primo tempio a torre o “ziggurat” menzionato nelle scritture. Le indagini archeologiche indicano che fu effettivamente costruito con mattoni uniti con bitume, quasi certamente prima del 4000 a.C. e forse già nel 4800 a.C.. Il tempio a torre deriva il suo nome dalla parola assira “ziqquratu”, che significa “pinnacolo” ed è spesso usata anche per indicare la cima di una montagna.

I discendenti di Noè ricaddero nuovamente nel politeismo dopo la loro dispersione da Babele, in conseguenza di ciò ci furono gravi deviazioni dal culto dell’unico vero Dio che era stato istituito da Noè. Questo errore non fu rettificato fino a quando gli israeliti non furono fuggiti dalla schiavitù in Egitto, durante l’Esodo sotto la guida di Mosè quando egli aveva circa 80 anni, probabilmente intorno al 1280 a.C.. Nelle Scritture ci viene detto che la figlia del faraone prese Mosè dalla riva del fiume. Questo molto probabilmente sarebbe stato verso la fine del regno del faraone Akhenaton, o poco dopo. Poiché Mosè era cresciuto in un harem reale, avrebbe ricevuto un’ottima educazione classica e le credenze monoteistiche di Akhenaton sarebbero state impresse nella sua mente. Questo avrebbe potuto benissimo essere il fondamento della fede di Mosè nell’unico vero Dio, ma per lo meno avrebbe rafforzato tali convinzioni.

Il Tabernacolo

Tabernacolo deriva dalla parola latina “tabernaculum”, che significa “tenda”. È il diminutivo di “taberna”, che significa “capanna”. Nelle Scritture Ebraiche i tre tabernacoli che sono menzionati significano tutti una “tenda di convegno”, che è anche chiamata “tenda di congregazione”. Durante il secondo anno dell’Esodo, Mosè stabilì il primo tabernacolo provvisorio dopo aver distrutto l’immagine del vitello d’oro fatta da Aronne e dagli Israeliti. Avevano fatto il vitello d’oro quando Mosè trascorse per la prima volta quaranta giorni e quaranta notti sul monte Sinai, quando fu in comunione con il Signore. Il tabernacolo provvisorio era una comune tenda, probabilmente quella dello stesso Mosè, piantata ben fuori dell’accampamento perché non fosse disturbata dal trambusto della vita quotidiana. Sebbene non esistesse il sacerdozio e non fosse celebrato alcun rituale, la gente andava al tabernacolo come ad un oracolo. Seguì un periodo di transizione, durante il quale l’intero futuro del popolo dipendeva dalla sua contrizione e penitenza. Mosè mostrò lo zelo più sincero e intercedette presso il Signore a favore del suo popolo, cosa che fu ricompensata durante il suo secondo soggiorno di quaranta giorni e quaranta notti sul monte Sinai. Fu allora che la gloria del Signore fu rivelata a Mosè, le tavole della legge furono rinnovate e fu stipulata una nuova alleanza con Israele. Quando Mosè tornò dal suo popolo, il suo volto risplendente era coperto da un velo.

Mosè allora eresse il secondo o “sinaitico” tabernacolo in accordo alle indicazioni dategli dal Signore sul monte Sinai. Questo tabernacolo era un santuario trasportabile in cui era detto: “Dio dimorò presso gli Israeliti”. Per comando speciale di Dio il tabernacolo era orientato a est e a ovest, con la sua unica entrata all’estremità orientale. Il tabernacolo era composto di due parti. La parte principale era il “mishkan” o “dimora”, che era il tabernacolo vero e proprio. Il mishkan era coperto dall’altra parte, “l’ohel” o “tenda”, che aveva la forma di un tetto a due falde. Il mishkan era lungo 30 cubiti e largo 10 cubiti, diviso in due comparti. Il comparto all’estremità orientale era il “Luogo Santo” (Holy Place), lungo 20 cubiti e largo 10 cubiti. Il comparto all’estremità occidentale era il “Santo dei Santi” (Holy of Holies), un cubo perfetto con lati di 10 cubiti. L’ohel o tenda era una copertura resistente alle intemperie, che la New English Bible descrive come “una copertura di pelli di montone conciate e una copertura esterna di pelli di focena”. È ormai noto che i santuari trasportabili simili al tabernacolo venivano usati in Egitto prima dell’Esodo guidato da Mosè.

Il tabernacolo era costruito con tavole verticali di legno di “shittim” o acacia, ciascuna tavola alta 10 cubiti e larga 1 ½ cubito, placcata con fogli d’oro. In passato si pensava che le assi fossero unite insieme per formare pareti solide, ma la ricerca moderna indica che erano usate per formare una struttura unita da traverse a sostenere dieci tende di lino. Le tende erano decorate con figure di cherubini intessute in arazzi blu, porpora e scarlatto. In un senso stretto, la parola tabernacolo si riferisce a queste tende. Il tetto del tabernacolo era costituito da cortine di velli di capra. Nel “Luogo Santo” c’erano una tavola dei “pani di presentazione”, un candelabro d’oro a sette braccia e un altare da incenso. Il “Santo dei Santi” era separato dal Luogo Santo da un velo. Il Santo dei Santi custodiva “l’Arca dell’Alleanza” placcata d’oro, protetta da due cherubini con le ali spiegate. I cherubini guardavano il coperchio dell’arca, che era chiamato il “propiziatorio” (mercy seat).

Il tabernacolo era racchiuso in una corte lunga 100 cubiti da est a ovest e larga 50 cubiti da nord a sud, completamente circondata da un recinto alto 5 cubiti. Il recinto era costruito con pilastri di legno di “shittim” o acacia. I pilastri sostenevano delle aste alle quali erano appesi teli di “lino fine ritorto”, probabilmente simili a “Duck Canvas”. Il recinto formava uno schermo continuo attorno alla corte e aveva un accesso largo 5 cubiti all’estremità orientale. Uno schermo di “ricami di fine lino ritorto blu e porpora e scarlatto”* chiudeva l’accesso. *(“needlework of blue and purple and scarlet and fine twined linen”)

Nella corte, distanziati lungo la linea centrale tra l’accesso e l’ingresso del tabernacolo, c’erano un altare d’ottone più vicino all’accesso ed un lavacro più vicino al tabernacolo. Quando il tabernacolo fu completato, Mosè consacrò Aaronne e i suoi figli al sacerdozio, contò il popolo e stabilì l’ordine in cui le tribù si sarebbero riunite quando erano accampate e in marcia. Mentre Canaan rimaneva inconquistato, l’armata di Israele continuò a muoversi come un esercito. Smontarono il tabernacolo per spostarlo da un luogo all’altro, rimontandolo dove il popolo intendeva accamparsi per qualche tempo.

L’armata di Israele arrivò finalmente a Silo intorno al 1220 a.C., dove rimasero per quasi 200 anni. Quando i filistei distrussero il santuario centrale di Silo intorno al 1050 a.C., il culto fu trasferito a Mizpeh. In seguito, quando i Filistei ebbero restituito agli Israeliti il tabernacolo saccheggiato e il suo contenuto, l’Arca dell’Alleanza fu conservata a Chiriat-Iearim, ma il tabernacolo, l’altare d’ottone e la tavola per i pani di presentazione furono trasferiti a Nob. Il contenuto del tabernacolo fu conservato a Nob fino al 1025 a.C. circa, quando Saul, primo re d’Israele, distrusse il santuario in cui era custodito. Saul fece questo perché aveva sentito che i sacerdoti avevano assistito il fuggitivo Davide quando aveva fatto irruzione nel santuario di Nob e aveva poi messo a morte Ahimelec e gli altri ottantacinque sacerdoti. Il tabernacolo, l’altare d’ottone e la tavola per i pani di presentazione furono poi trasferiti a Gabaon. Quando Saul morì verso il 1010 a.C., Davide divenne re su Giuda nel sud. Dopo aver consolidato la supremazia di Giuda sulle altre tribù, circa sette anni dopo, Davide conquistò la città gebusita di Gerusalemme e divenne re su Israele nel nord e primo re sul regno unito di “Tutto Israele”. Davide spostò poi l’Arca dell’Alleanza da Chiriat-Iearim al monte Sion, dove stabilì il terzo tabernacolo, solitamente chiamato “Tabernacolo Davidico”.

Tempio di Re Salomone

Dopo aver stabilito il tabernacolo sul monte Sion, il re Davide acquistò il sito dell’aia di Araunah il Gebuseo, in cima al monte Moriah. Iniziò quindi a radunare materiali e raccogliere tesori per la costruzione di un tempio. È riportato in “I Cronache” (22:7-9), che prima che il re Davide morisse, incaricò suo figlio Salomone di costruire un tempio, dicendo che sebbene lui stesso avesse intenzione di costruirne uno, gli era stato proibito di farlo quando il Signore gli aveva detto:

Hai versato molto sangue ai miei occhi e hai condotto grandi guerre; per questa ragione non costruirai una casa nel mio nome. Ma tu avrai un figlio. . . Salomone, “uomo di pace” . . . Costruirà una casa in onore del mio nome. . . e stabilirò il trono della sua sovranità su Israele per sempre“.

Il re Salomone iniziò i lavori del tempio nel quarto anno del suo regno e lo completò in poco più di sette anni, verso il 950 a.C.. Non a caso il re Salomone si assicurò l’aiuto di Hiram re di Tiro e del suo artefice, Hiram Abif di Tiro, per costruire il tempio. Il re Salomone sapeva che i Tiri erano molto abili in tali progetti, perché erano stati impegnati nella progettazione e costruzione di simili edifici per circa mille anni. Né il tempio di Gerusalemme fu il primo del suo genere, perché molti templi di stile simile erano stati costruiti nel Levante per secoli prima che il re Davide contemplasse per la prima volta la costruzione di un tempio al Signore a Gerusalemme. Molti scavi archeologici che sono stati effettuati dal 1930 in Iraq, Siria e nel Levante in generale, mostrano che il tempio di Gerusalemme era direttamente in linea con la tradizione che era stata stabilita nel Levante ed era stata seguita almeno durante i precedenti duemila anni e probabilmente anche più a lungo.

Nel 1950 ad Hazor, nel nord della Palestina, fu scoperto un tempio cananeo, simile al tempio del re Salomone, che risaliva al 1950 a.C. circa.. Piccoli templi simili sono stati portati alla luce anche a Emar in Iraq e a Ebla e Moumbaqat in Siria, che hanno preceduto il tempio di Gerusalemme di periodi che vanno da duecento a ottocento anni. Questi templi erano contemporanei o forse di poco successivi al Tabernacolo Sinaitico, il che suggerisce fortemente che ci sia stato un interscambio di informazioni e idee tra le varie tribù che abitavano le terre attorno al Mediterraneo orientale. In ogni caso, l’orientamento e la disposizione interna del tempio di Gerusalemme era simile a quella dei templi precedenti, la maggior parte dei quali aveva anche due pilastri che fiancheggiavano il loro unico ingresso all’estremità orientale, similmente alla disposizione del tempio di Gerusalemme.

La pianta del tempio di Gerusalemme, come il tabernacolo vero e proprio, era nel rapporto di 3:1 e la stessa disposizione interna fu adottata. Tuttavia le dimensioni del tempio erano esattamente il doppio di quelle del tabernacolo. Così il “Luogo Santo” nel tempio era lungo 40 cubiti da est a ovest e largo 20 cubiti, mentre il “Santo dei Santi” all’estremità occidentale era un cubo perfetto con lati di 20 cubiti. Il tempio, come il tabernacolo, era racchiuso in una corte, ma era circondato da un altro cortile esterno dove la gente comune poteva riunirsi. Sebbene gli arredi e i corredi nella corte interna del tempio fossero funzionalmente simili a quelli nella corte del tabernacolo, erano più numerosi e più elaborati.

Epilogo

In ogni discussione sul simbolismo di un orientamento est-ovest, è importante non perdere di vista il fatto che in tempi antichi est e ovest significavano rispettivamente le regioni, i luoghi, le linee o le direzioni in cui il sole sarebbe stato visto sorgere e tramontare. In ogni dato luogo le posizioni del sole all’alba e al tramonto variano nel corso dell’anno, soprattutto con l’aumentare della distanza del luogo dall’equatore. Tuttavia, le posizioni del sole all’alba e al tramonto al solstizio d’estate erano quasi universalmente considerate come le più importanti. Quindi molti templi e molti degli antichi luoghi di sepoltura, come i lunghi tumuli nelle isole britanniche, sono in realtà orientati più quasi da nord-est a sud-ovest, in modo che al solstizio d’estate il sole nascente splenderà direttamente nel tempio o nella Camera di sepoltura.

Durante il primo periodo del culto cristiano, quando le adunanze si tenevano all’aperto, era consuetudine che la congregazione fosse rivolta a est. Le prime chiese cristiane avevano i loro ingressi a est, come il tempio di Gerusalemme. Le logge dei massoni operativi hanno sempre seguito la tradizione di avere l’ingresso ad est e il maestro seduto ad ovest, in modo che il maestro sia rivolto verso est, che è la simbolica fonte della luce. Tuttavia, le logge dei massoni speculativi del mestiere hanno adottato l’orientamento inverso. Forse questo perché, sin dall’inizio del Medioevo, le chiese cristiane erano solitamente orientate con l’altare ad est, che è l’inverso dell’orientamento adottato nei templi antichi. Sebbene sia consuetudine orientare le chiese cristiane su un asse est-ovest, le condizioni del sito non hanno sempre consentito di raggiungere questo obiettivo. Anche così, i costruttori hanno spesso fatto di tutto per ottenere un orientamento est-ovest. La cattedrale di Canterbury è un classico esempio di orientamento est-ovest in circostanze difficili. La costruzione iniziò nel 1070, nel cuore di una città occupata ininterrottamente dal 200 a.C. circa. Questa straordinaria cattedrale fu completata nel 1503, fortunatamente senza distruggere l’ambiance dell’antica città.

L’orientamento da est a ovest è molto significativo nella massoneria speculativa del mestiere, perché è la simbolica fonte della luce. L’arte della scrittura è stata sviluppata per la prima volta nel Vicino Oriente come mezzo di comunicazione essenziale e tradizionalmente l’est è il luogo in cui ha avuto origine l’apprendimento. A differenza dei suoi predecessori operativi, il maestro di una loggia speculativa è seduto a est. Come il sole che apre il giorno a oriente, il maestro apre la loggia per impiegare e istruire i confratelli. È anche in contrasto con i suoi predecessori operativi che il sorvegliante anziano (senior warden) di una loggia speculativa sia seduto a ovest, ma come i suoi predecessori è suo dovere sovrintendere al lavoro. Come il sole, che tramonta a occidente per chiudere la giornata, il sorvegliante anziano chiude la loggia quando i lavori della giornata sono stati completati. Un massone speculativo del mestiere dapprima apprende il simbolismo di un orientamento est-ovest in relazione al tabernacolo eretto da Mosè vicino al Monte Sinai, successivamente ciò è ampliato da un resoconto della costruzione e della dedicazione del tempio di Re Salomone a Gerusalemme.

Tratto da “The Square And Compasses”

Capitolo XVII – parte II – “Il simbolismo e gli insegnamenti della Massoneria”

Autore WM Don Falconer PM, PDGDC

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