IL NUMERO CINQUE NEL SIMBOLISMO

IL NUMERO CINQUE NEL SIMBOLISMO

LA GEOMETRIA E IL “SIMBOLO SACRO

Geometria e massoneria sono sinonimi e il simbolo sacro è un emblema della Divinità che la massoneria serve.

La Tradizionale Relazione

La stella fiammeggiante (blazing star) è un simbolo di grandissima antichità, utilizzato negli antichi misteri e probabilmente prima di essi. Nella massoneria il “Simbolo Sacro” è sempre stato strettamente associato alla geometria ed anche alla stella fiammeggiante, detta anche la “Gloria nel Centro”. Nel corso dei secoli diversi simbolismi sono stati assegnati alla stella fiammeggiante, molto di frequente relativi ad attributi della divinità. Non si sa quando la stella fiammeggiante fu usata per la prima volta come simbolo massonico, ma nella massoneria speculativa in Inghilterra il suo uso fu fermamente stabilito quando apparve su di una primitiva “Tavola di Loggia” preparata per l’istruzione degli Apprendisti (Entered Apprentices) agli inizi del 1700. La stella fiammeggiante era inclusa negli arredi della loggia nelle “Grand Lodge Instructions” del 1735. Oggigiorno è solitamente chiamata un ornamento della loggia e si dice che rappresenti il sole, che illumina la terra e quindi dispensa le sue benedizioni all’umanità. Il reverendo Dr. George Oliver (1782-1867) scrisse un’opera monumentale intitolata “Historical Landmarks and other Evidences of Freemasonry Explained”. In qualità di rinomato antiquario e scrittore massonico, il dottor Oliver affermò che la stella splendente rappresenta la bellezza e l’ha definita “la gloria al centro”. Fin dai primi giorni della massoneria speculativa è stata consuetudine, sebbene non universalmente, includere un pentacolo o pentagramma all’interno della stella fiammeggiante. Originariamente il pentagramma includeva al centro la lettera G come simbolo di Dio.

Nelle “Old Constitutions”, in base alle quali operavano i massoni operativi nell’Inghilterra medievale, la geometria occupava il posto preminente tra le arti e le scienze ed era considerata sinonimo di massoneria. “L’Halliwell” o “Regius MS” è la più antica copia conosciuta delle “Old Constitutions”, ma si ritiene che sia una copia di un documento molto antecedente. Quando il “manoscritto Regius” fu ritrovato si pensava che fosse stato trascritto attorno al 1390, ma ora si ritiene che risalga al primo quarto del XV secolo, precedendo di circa cinquant’anni il “manoscritto Cooke”. Il “Cooke MS” era il documento più antico consultabile dal reverendo Dr. James Anderson quando compilò la prima e la seconda edizione delle “Constitutions” per la prima “Grand Lodge of England” nel 1723 e nel 1738. Il più antico e completo “Regius MS” comprende sessantaquattro pagine di versi scritti su un tipo più fine di pergamena chiamata “Vellum”. Un eminente storico massonico, Robert Freke Gould, suggerì di intitolare il documento “Regius MS” per la sua importanza storica, visto anche il fatto che si trovava nella “Royal Library” iniziata da Enrico VII e conferita al British Museum da Giorgio II . Il “Regius MS” enuncia “le Costituzioni dell’arte della geometria secondo Euclide”, utilizzando geometria e massoneria in modo del tutto intercambiabile.

Nella massoneria speculativa del Mestiere sotto la giurisdizione inglese, la prima versione conosciuta del “Fellow Craft’s Degree” è una copia stampata nel 1730. In questa versione i catechismi includono una domanda al candidato chiedendo perché era stato nominato “Compagno d’Opera”, a cui rispondeva: “Per amore della lettera G, che significa geometria o la quinta scienza”. Poi, riguardo al “ricevere il suo compenso nella camera di mezzo”, al candidato era detto che avrebbe visto “una sembianza della lettera G, che denota il Grande Architetto e Costruttore dell’Universo”. Questo tema continua in un catechismo successivo stampato nel 1766 in cui il candidato, quando gli era chiesto perché è stato nominato Compagno d’Opera, rispondeva: “Per amore della lettera G, che è racchiusa in una Grande Luce (la Stella Fiammeggiante)” . Alla richiesta di spiegazioni, il candidato rispondeva: “Gloria per Dio, Grandezza per il Maestro di Loggia e Geometria per i Fratelli”. In ebraico la lettera G si chiama Gheé-mel che significa “cammello”. È interessante notare che Gheé-mel è considerato una corruzione della lettera Yod, che è la lettera iniziale di Jehovah, rappresentante il “Tetragrammaton”, che per gli Ebrei è il più sacro nome di Dio. Lo Yod è anche il simbolo con cui è rappresentato il Tetragrammaton nella Cabala, la filosofia mistica degli ebrei.

Il Tetragrammaton

Nella maggior parte dei moderni rituali della fraternità di lingua inglese, la Seconda Tavola di Loggia ci informa che quando l’artigiano entrava nella camera di mezzo per ricevere la sua ricompensa, la sua attenzione veniva particolarmente attratta da alcuni caratteri ebraici ora rappresentati in una loggia di secondo grado (Fellowcraft lodge) dalla lettera G, che denota Dio il Grande Geometra dell’Universo. I caratteri a cui si fa riferimento sono i quattro che compongono il Tetragrammaton, un nome derivato dalle parole greche “tetra”, che significa “quattro” e “gramma”, che significa “lettera”. Il nome ebraico equivalente è Shem Hamphorasch, che significa il “Nome Separato”. Leggendo da destra a sinistra in ebraico i quattro caratteri dello Shem Hamphorasch sono Yod He Waw He, noto anche come il “Nome Ineffabile o Impronunciabile”. È chiamato il “Nome Ineffabile” perché rappresenta Dio che non può essere descritto in termini umani e quindi è al di là dell’umana espressione. Era il nome di Dio che agli israeliti nei tempi antichi era proibito pronunciare, al quale tradizionalmente sostituivano sempre un’altra parola, come Adonai che significa “Signore”. Un eminente rabbino, filosofo e commentatore ebreo e la figura più importante del giudaismo medievale fu Moses ben Maimon (1135-1204), che di solito viene chiamato Maimonide. Nella “Guida ai perplessi”, che probabilmente fu la sua più grande opera, Maimonide disse che tutti i nomi di Dio derivano dalle opere di Dio tranne Shem Hamphorasch, che da solo indica la sostanza che è l’auto-esistente essenza di Dio, esprimendo così ciò che è completamente entro di sé ed è completamente separato dalle sue opere e dai suoi altri attributi.

Nel Nome Ineffabile il carattere Waw, detto anche Vau, può essere pronunciato sia come W che come V secondo la struttura della parola. I quattro caratteri ebraici dell’Ineffabile Nome sono variamente trascritti come YHWH o JHVH in inglese. La pronuncia originale è incerta perché l’antico testo ebraico non era vocalizzato, ma la moderna ricerca di iscrizioni risalenti al secondo e primo millennio a.C. indica che dovrebbe essere pronunciato come Yahweh, il che è supportato dalla letteratura paleocristiana. Il teologo greco, Clemente di Alessandria (150-c.215), traslitterò la parola in greco come “iaoue”. Tuttavia, nel IV secolo D.c. il greco beta era pronunciato V e il Nome Ineffabile fu traslitterato come “iabe”. Infatti, Yahweh è l’unico vero nome di Dio che appare nelle Scritture Ebraiche. Il nome Yahweh deriva dal verbo ebraico “havah” che significa “essere”, che si scrive He Yod He. È anche strettamente associato al verbo ebraico “chavah” che significa “vivere”, che si scrive Heth Yod He.

La più profonda sostanza dello Shem Hamphorasch fu rivelata al “roveto ardente” quando Mosè chiese a Dio cosa avrebbe dovuto dire ai figli d’Israele quando gli avrebbero chiesto chi lo aveva mandato per condurli fuori dall’Egitto. Quando Dio disse a Mosè di dire che “Il Dio dei loro antenati lo aveva mandato”, egli chiese a Dio, in Esodo (3:13-14), cosa avrebbe dovuto rispondere quando gli Israeliti gli avessero chiesto chi fosse Dio. Dio disse a Mosè che avrebbe dovuto dire “‘ehyey ‘asher ‘ehyeh”, che significa “IO SONO; Questo è chi Io sono”, che può anche essere tradotto con “sarò ciò che sarò”. In questa frase IO SONO è espresso dalla parola ebraica ‘ehyeh scritto Aleph He Yod He, un altro importante nome ebraico di Dio di quattro lettere traslitterato come AHIH in inglese.

Il Tetragrammaton è comunemente rappresentato dalle lettere JHVH in inglese, che si scrive “Jehovah” ed è solitamente trascritto come “Lord” nella Bibbia. Nella Cabala, i caratteri del Tetragramma (Tetragrammaton) sono trasposti e suddivisi in due pronomi che lo compongono. Il primo pronome comprende i caratteri He Vau, la parola ebraica “Ho” che significa “Egli” in inglese. Il secondo pronome comprende i caratteri He Yod, la parola ebraica “Hi” che significa “Essa” in inglese. Così, secondo la Cabala, il Tetragrammaton rappresenta misticamente il duplice sesso del Creatore, che è espresso nel passaggio di Genesi (1:27) che dice: “Così Dio creò l’uomo a sua immagine; a immagine di Dio lo creò; maschio e femmina li creò”.

Albert Gallatin Mackey (1807-1881) è stato uno dei più eruditi storici massonici. Ha richiamato l’attenzione su una significativa coincidenza riguardo alle consonanti iniziali delle tre parole ebraiche che significano Saggezza, Forza e Bellezza, i tre grandi pilastri della massoneria. Presi in ordine inverso, il primo pilastro è “Gomer” che significa Bellezza, che in ebraico si scrive Gheé-mel Mem Resh. Il secondo pilastro è “Oz” che significa Forza, che si scrive Ayin Zayin e il terzo pilastro è “Dabar” che significa Saggezza, che si scrive Daleth Beth Resh. Così Gomer, Oz e Dabar, le consonanti iniziali delle parole ebraiche per Bellezza, Forza e Saggezza, si traslitterano come “DIO” (GOD) in inglese.

Sostituti del Tetragrammaton

L’importanza della Yod, la lettera iniziale del Tetragrammaton, è già stata notata in relazione alla Cabala, la filosofia mistica degli ebrei. Aveva uguale importanza nel “Talmud”, i codici fondamentali del diritto civile e canonico ebraico, rispettivamente la “Mishna” e la “Gemara”. La Yod era particolarmente sacra tra i talmudisti, che vedevano in essa l’inaccessibile luce della divinità che consideravano di sconfinata efficacia. La Yod, inscritta in un triangolo equilatero, è da tempo immemorabile il simbolo della divinità. Se un cerchio di raggi circonda un triangolo equilatero con una Yod al centro, è chiamato “Gloria” ed è emblematico della gloria eterna di Dio.

Quando i raggi della Gloria emanano dalla Yod al centro del triangolo, avvolgendo così la Yod nel loro splendore, è un simbolo della Luce Divina. Lo Yod e la “gallows square” hanno una forma molto simile. La “gallows square” era una delle forme originarie del carattere ebraico Gheé-mel ed anche della lettera greca Gamma, che corrispondono entrambe alla lettera G dell’alfabeto romano e inglese.

Gheé-mel ha il valore numerico di tre, che allude all’essenza trina della divinità. Gheé-mel è anche associato al terzo nome sacro di Dio in ebraico, che è “Ghadol” e significa “il Potente”. Nella scrittura ecclesiastica usata nell’Europa medievale, la lettera maiuscola G era rappresentata da una gallows square verticale con bracci nel rapporto di tre a quattro. La gallows square è anche raffigurata ricamata sui paramenti dei discepoli così come sono raffigurati nei dipinti medievali. Alcuni eminenti ricercatori massonici ritengono che le logge operative medievali emulassero probabilmente l’usanza ebraica di utilizzare un carattere, come lo Yod, per rappresentare il Tetragrammaton ed esprimere la presenza di Dio. È in questo contesto che i ricercatori hanno suggerito che la gallows square sarebbe stata usata al posto della Yod all’interno di un triangolo equilatero, in primo luogo per rappresentare Dio, ma anche per esprimere quella caratteristica preminente della massoneria, che è la geometria, celando in tal modo il simbolismo in un mistero maggiore. Inoltre, poiché questo avrebbe tenuto la “Squadra” costantemente alla vista di tutti i fratelli e compagni, sarebbe stato anche un forte promemoria per loro che la squadra è uno dei più importanti degli emblemi morali del Mestiere.

Uno studio approfondito della maggior parte delle “Tavole di Loggia del Compagno d’opera (tracing boards of the Fellowcraft) o di secondo grado” rivelerà che quattro caratteri ebraici, solitamente circondati da una Gloria, sono raffigurati nel lucernario sopra l’ingresso schermato al “Santo dei Santi”, rappresentanti il Tetragrammaton.

IL NUMERO CINQUE NEL SIMBOLISMOPerciò, sebbene la lettera G al giorno d’oggi sia solitamente usata per rappresentare il Tetragrammaton in una “Lodge Room, il Tetragrammaton è ancora raffigurato sulla Tavola di loggia di un Compagno d’opera. Nelle logge scozzesi, la Tavola di loggia di un Compagno d’opera di solito incorpora un altro simbolo composito, che integra il Tetragrammaton sopra all’ingresso al Santo dei Santi. Comprende due triangoli equilateri intrecciati, chiamato il “Sigillo di Salomone” o lo “Scudo di Davide”, al centro dei quali c’è una lettera G. Questo simbolo composito è solitamente circondato da una “Gloria” ed è raffigurato vicino al bordo superiore della tavola di Loggia. È equivalente alla “Stella Fiammeggiante”, o “Gloria al Centro”, che era sospesa al soffitto nelle prime logge speculative inglesi, ma in seguito fu sostituita dalla sola lettera G. Il simbolo composito evidenzia le origini operative della massoneria speculativa del mestiere in Scozia.

IL NUMERO CINQUE NEL SIMBOLISMOLa forma originale della Stella Fiammeggiante, inclusa la lettera G, si interruppe in Inghilterra dopo che le Grandi Logge Antiche e Moderne si unirono nel 1813. Da questa unione in poi la Stella Fiammeggiante, o Gloria al Centro, non è più indicata nella massoneria inglese come simbolo della divinità, ma si dice che rappresenti il sole. Tuttavia, anche ai giorni nostri, quando è sospesa dal soffitto sopra al centro del pavimento a mosaico, la lettera G è chiamata il “Simbolo Sacro” ed è descritta come rappresentante Dio, il Grande Geometra dell’Universo. Il centro del pavimento a mosaico è dove dovrebbe essere raffigurata la Stella Fiammeggiante, quando di solito include un pentacolo o pentagramma. Nelle logge scozzesi il piedistallo, con le “Tre Grandi Luci” poste su di esso, si trova al centro del pavimento a mosaico immediatamente sotto la lettera G. Questo simboleggia che tutta la conoscenza, la bontà e la luce che è contenuta nel Volume della Legge Sacra ed è compresa dalla squadra e dal compasso, deriva direttamente da Dio.

IL PENTAGRAMMA

Il pentagramma è una stella a cinque punte aperta formata disegnando una serie continua di linee rette intrecciate, partendo da uno qualsiasi dei cinque punti equidistanti su di un cerchio, quindi procedendo in senso orario ad ogni secondo punto fino a tornare al punto originale. Queste cinque rette formano così un nodo infinito (Endless knot) a forma di stella a cinque punte che racchiude un pentagono al centro. Pentagramma deriva dalle parole greche “pente” o “penta” e “gramma”, che significano rispettivamente “cinque” e “lettera”. Poiché la stella sembra un’alfa greca o una lettera maiuscola A che è stata intrecciata ciclicamente cinque volte, con una gamba di ciascuna delle due A con i loro apici in punti adiacenti su un lato del cerchio che si incontrano e formano l’apice di un’altra A sul lato opposto del cerchio, è nota anche come “Pentalfa”. Il pentagramma è anche chiamato pentacolo, dalla parola latina “pentaculum” che significa “cinque angoli”, che è analogo alla parola in francese antico “pentacol” da “pendre” che significa “appendere” e “col” che significa “collo”. Il pentagono è una figura piana rettilinea con cinque lati uguali e cinque angoli inscritti uguali, dal greco “pentagonon” in cui “gonon” è un derivato di “gonia” che significa “angolo”. Anticamente il pentacolo, il pentagono e altre figure simili erano tutte indossate come amuleti.

Si dice che il pentacolo fosse la stella dei Magi e cinque era un numero sacro tra i primi ebrei. La dottrina dei numeri come simboli era fondamentale per la filosofia dei pitagorici, che consideravano il cinque un numero mistico. Pitagora (c.580-500 a.C.) era un matematico e filosofo greco, che credeva nell’immortalità e nella trasmigrazione dell’anima. Adottò il pentagramma come simbolo della scuola da lui fondata a Crotone, nell’Italia del sud. Il pentagramma è un antico simbolo della materializzazione dei cinque elementi sacri di terra, acqua, fuoco, aria e etere o luce; ed anche dei cinque sensi di vista, udito, tatto, gusto e olfatto. A causa delle numerose virtù attribuite al pentagramma nel corso dei secoli, gli sono stati attribuiti molti titoli tra cui il “Sacro Pentagramma”, il “Pentacolo di Salomone” e il “Pentalfa di Pitagora”. I liberi muratori operativi medievali consideravano il pentagramma un simbolo di profonda saggezza, in ossequio a Pitagora che chiamavano il loro “antico amico e fratello”. Il pentagramma fu utilizzato come ornamento architettonico nella maggior parte degli edifici ecclesiastici costruiti dai liberi muratori operativi durante il Medioevo. Quando fu usato per la prima volta nelle logge speculative del Mestiere, il pentagramma fu adottato come talismano e anche per rappresentare la stella del mattino. Originariamente il pentagramma aveva al centro una “gallows square”, poi sostituita dalla lettera G. Gli “Antichi” adottarono il pentagramma come loro emblema “dell’Arco Reale”, che è conservato nel gioiello di un Maestro Eccellente. Nelle logge europee il pentagramma è comunemente usato come gioiello del Maestro Massone, a conferma dello stretto legame tra i gradi di Arco Reale e Maestro Massone.

Fin dagli albori della storia il pentagramma è stato un simbolo mistico a cui sono state attribuite virtù magiche. Il pentagramma era usato in tutto l’Oriente come difesa contro gli spiriti maligni e i druidi lo indossavano sui loro sandali come simbolo della divinità. Durante il Medioevo, in Europa e anche in Gran Bretagna, il pentagramma veniva indossato come amuleto o portafortuna appeso al collo o attaccato agli abiti per allontanare il male. Era anche usato come segno sulla porta per tenere lontane le streghe.

L’uso simbolico delle lettere nelle Scritture è esemplificato in Isaia (44:6), in cui il Signore afferma che: “Io sono il primo e sono l’ultimo”. Il simbolismo è amplificato ed esteso in Apocalisse (22:13), quando il Signore Dio afferma anche che: “Io sono l’Alfa e l’Omega, il Principio e la Fine, il Primo e l’Ultimo”. La descrizione del pentagramma come pentalfa, che è una serie di cinque A intrecciate, è di particolare significato. La maggior parte degli alfabeti moderni discendono direttamente o indirettamente dai pittogrammi usati in Palestina quattromila anni fa o prima. I Fenici furono i primi a formalizzare quei pittogrammi come una scrittura alfabetica, che fu adattata dai Greci e modificata dai Romani, da cui derivò direttamente l’alfabeto inglese moderno.

Nella maggior parte delle lingue la A è la prima lettera dell’alfabeto. Negli alfabeti inglese, romano e greco la lettera maiuscola A è quasi identica al primo carattere della scrittura pseudo-geroglifica cananea, che era in uso intorno al 2000 a.C. .

IL NUMERO CINQUE NEL SIMBOLISMOIl primo carattere della scrittura cananea rappresentava un “bue”, come il geroglifico egizio che lo precedeva, sebbene i due caratteri fossero abbastanza diversi. Il primo carattere dell’alfabeto ebraico è Aleph, che anch’esso rappresenta un “bue”, ma la sua somiglianza con “la testa di un bue” è molto più rozza rispetto al suo predecessore egiziano. Quando usata come parola in ebraico, la lettera A originariamente significava “con” o “insieme” e significava anche “l’inizio”, da cui fu derivata la sua associata connotazione di “unità” o “uno”. Poiché i caratteri ebraici non includono numeri, i numeri sono rappresentati da caratteri, rispetto ai quali Aleph significa uno. Il carattere ebraico Aleph è composto da un Waw o Vau inclinato da sinistra in alto a destra in basso, insieme a due Yod, uno nell’angolo in alto a destra del carattere e l’altro nell’angolo in basso a sinistra.

Si dice che questa combinazione dei caratteri ebraici usati per formare Aleph caratterizzi la “Trinità nell’Unità”, il “gancio” del Vau che unisce gli Yod della divinità, motivo per cui l’Aleph è considerato uno dei caratteri sacri ebraici.

Geometria, Pitagora, Euclide e Plutarco

La tradizionale storia del mestiere della massoneria, esposta nelle “Old Charges” dei “liberi muratori” operativi medievali, dice che Nimrod, il re di Babilonia, era un maestro massone che amava molto il mestiere e che i massoni inizialmente “abbiano fatto molto” durante la costruzione della Torre di Babele, chiamata ziggurat. Uno ziggurat tipicamente comprendeva una serie di piattaforme di area decrescente, comunemente in numero di cinque, ciascuna delle quali era alta da circa 5 metri a 20 metri. Babel era una delle principali città costruite da Nimrod nel paese di Sennaar, o Sumer, in Babilonia. Nimrod era un figlio di Cush, citato in Genesi (10:8-13). Indagini archeologiche rivelano che in effetti la torre fu costruita con mattoni cotti uniti a bitume, come riportato in Genesi (11:2-9). Non si sa quando la torre fu costruita per la prima volta, ma era stata restaurata per volere di Marduk in tempi antichi, molti secoli prima che Sargon la distruggesse attorno al 2350 a.C. . La tradizione dice anche che Nimrod inviò sessanta logge di massoni per costruire Ninive su un sito che era occupato dal 4500 a.C. circa.

Quando Imhotep, l’architetto reale d’Egitto, progettò la piramide a gradoni che costruì a Saqqara per il faraone Zoser intorno al 2650 a.C., fu il precursore di una nuova era della geometria. Si ritiene che la piramide a gradoni sia il primo grande edificio in pietra costruito dall’uomo, tanto che a Imhotep viene solitamente attribuita l’invenzione della muratura in pietra, che successivamente sostituì i mattoni di fango precedentemente utilizzati per costruire edifici importanti. La piramide di Zoser fu eretta in sei livelli disuguali su di una tradizionale tomba a mastaba costruita con mattoni di fango. La piramide a gradoni raggiungeva un’altezza di 62 metri ed era completamente rivestita di pietra calcarea lavorata. Gli egiziani attribuiscono a Imhotep anche l’istituzione della scienza della medicina, sebbene il suo titolo ufficiale fosse “Capo degli osservatori”, suggerendo che anche l’astronomia doveva essere una delle molte capacità di Imhotep. La famosa “piramide piegata” di Dashour, costruita da Sneferu intorno al 2550 a.C., si trova a circa otto chilometri a sud di Saqqara. La “piramide settentrionale o rossa” di Dashour, che si ritiene sia stata costruita anch’essa da Sneferu, è considerata la prima tomba conosciuta progettata come una vera piramide con lati inclinati uniformemente.

Abramo (Abraham) è conosciuto come l’antenato del popolo ebraico. Nacque intorno al 2160 a.C. in una città chiamata Ur dei Caldei, sul fiume Eufrate in Sumeria. Quando Abraham aveva circa 75 anni si recò ad Haran, circa 900 chilometri a nord sul fiume Balih, da dove viaggiò a sud in Canaan e da lì verso ovest in Egitto. Si dice che Abramo abbia comunicato agli egiziani una certa conoscenza della più avanzata geometria babilonese. A partire da quel periodo, gli egizi adoperavano un triangolo con i lati lunghi tre, quattro e cinque unità come squadra per tracciare un angolo retto.

Pitagora nacque sull’isola greca di Samos e viaggiò molto attraverso l’Egitto, la Caldea e l’Asia Minore, dove risolse molti problemi matematici. Pitagora è famoso per la risoluzione di un triangolo rettangolo, nota come “Teorema di Pitagora”, che è il fondamento della quarantasettesima proposizione di Euclide (c330-260 a.C.), il famoso matematico greco nato ad Alessandria. Euclide è meglio conosciuto per la sua sistematica composizione delle scoperte precedenti, che espose nei tredici libri che componevano la sua “Stoicheia” o “Elementi”, nove dei quali trattavano di geometria piana e solida usando definizioni, assiomi e teoremi.

In Egitto e in India il numero cinque era riverito come un richiamo dei cinque sensi umani ed anche dei cinque elementi o piani manifestati della natura, che erano considerati sacri. I cinque sensi umani sono l’udito, la vista, il tatto, il gusto e l’olfatto. I cinque elementi sacri sono terra, acqua, aria, fuoco ed etere o luce, che rispettivamente rappresentano i piani fisico, astrale, mentale, buddhico e atmico della natura. Le antiche credenze riguardanti i cinque elementi sacri sono riassunte dal celebre biografo greco Plutarco (c.46-120), nel seguente brano della sua opera intitolata “Moralia”:

Il mondo può in un certo senso essere considerato come composto e formato di altri cinque mondi; per esempio, l’uno è di terra, l’altro di acqua, il terzo di fuoco, il quarto di aria e il quinto elemento chi lo chiama cielo, chi luce e chi etere”.

Alcune eminenti autorità hanno richiamato l’attenzione sull’intimo rapporto che intercorre tra l’Arco Reale e gli “Inner Working del cerimoniale del Maestro Installato, derivante dalle antiche cerimonie praticate nelle logge dei liberi muratori operativi. A questo proposito ci sono anche collegamenti tra il cerimoniale del Maestro Insediato (Installed Master’s ceremonial) e il grado di Eccellentissimo Maestro. I componenti riconoscibili del lavoro “dell’Arco Reale” che sono inclusi nei cerimoniali di installazione in alcune giurisdizioni della massoneria speculativa del Mestiere, ricevono un’enfasi ancora maggiore nei cerimoniali del “Royal Order of Scotland”. Il pentagramma è un componente del gioiello del Vice Gran Maestro della Gran Loggia d’Inghilterra e di alcune altre Grandi Logge che hanno un retaggio inglese. Il pentagramma è anche un elemento centrale nei gioielli dei Gran Maestri provinciali e distrettuali e dei Gran Sovrintendenti nelle giurisdizioni inglese e scozzese. In diverse giurisdizioni il pentagramma è utilizzato come elemento base del gioiello del “Past Master”.

Capitolo XXVI del libro “The Square and Compasses” Autore WM Don Falconer PM, PDGDC.

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Sin dai tempi antichi i cinque elementi fisici hanno rappresentato i cinque piani attivi della vita.

Precedenti Orientali

La maggior parte delle nazioni nell’antichità considerava il cinque un numero mistico. Questa credenza sembra essere stata predominante molto prima dell’avvento della scrittura, tanto che le ragioni originarie della sua esistenza non sono note. Uno dei primi riferimenti scritti al Cinque appare nelle antiche scritture indù, che furono scritte in sanscrito a partire dai “Veda” in poi. Il sanscrito è il più antico ramo conosciuto della famiglia delle lingue indoeuropee ed è la lingua sacra dell’India. Indù è una parola persiana derivata dal sanscrito “sindhu” che significa “fiume”, in particolare il fiume Indo. Un aspetto fondamentale dell’induismo è noto come “sanatana dharma”, parole sanscrite che significano rispettivamente “eterno” e “legge”, che si riferiscono alla natura assoluta ed eterna di Dio. Le “Upanishad” sono le sezioni della letteratura vedica che espongono i trattati filosofici e metafisici dell’induismo. Nella “Svetasvatara Upanishad, VI. 2”, vi è una fondamentale dichiarazione che Dio ha creato l’universo dalla Realtà Ultima di Sé stesso, data nelle seguenti parole:

È comando di Dio che quest’opera (che è la creazione) si svolga, che è chiamata terra, acqua, fuoco, aria ed etere”.

Sin dai tempi antichi sono stati riconosciuti cinque piani di attività nel nostro presente ciclo di vita, dal piano più esterno o fisico al piano più interno o spirituale. Quando sono aggiunti i due piani più elevati della nostra esistenza futura, chiamati piani latenti, la natura materiale dell’universo è rappresentata da sette piani. I cinque piani di attività nel nostro presente ciclo di vita sono rappresentati da cinque elementi fisici, che sono terra, acqua, fuoco, aria ed etere. Possiamo discernere questi cinque elementi fisici con i nostri cinque sensi, che sono vista, audio, tatto, gusto e olfatto. Di questi cinque elementi la terra rappresenta il piano fisico, che è fondamentale per il nostro attuale ciclo di vita. L’acqua rappresenta il piano subconscio che si trova tra il piano fisico e quello mentale, reagente con ciascuno di essi. Il fuoco rappresenta il piano emozionale, che è la sede del desiderio e della passione e dà energia al piano subconscio. L’aria rappresenta il piano mentale e l’etere rappresenta il piano di luce, o celestiale. I due piani latenti della nostra futura esistenza spirituale si riferiscono all’anima umana e al suo spirito. La reazione dei piani latenti alla Voce di Dio e all’immanenza della Realtà Divina si riflette in Apocalisse (3:20-21) della “New English Bible”:

Eccomi qui a bussare alla porta; se qualcuno ascolta la mia voce e apre la porta, io entrerò e mi siederò a cenare con lui ed egli con me. A colui che è vittorioso accorderò un posto al mio trono….

Il buddismo è una progenie dell’induismo che ebbe origine in India circa 600 anni prima della nascita di Cristo. Buddha non è un nome, ma un titolo che fu applicato in particolare a Siddhartha Gautama, che fondò la religione dopo aver raggiunto l’illuminazione. Buddha significa “Illuminato”, o “Risvegliato”. Nelle scritture buddiste le parole che tradizionalmente erano state pronunciate dal Buddha sono chiamate “Sutra”, la parola sanscrita “sutra” che significa “filo”, che nel corso del tempo ha assunto anche il significato di “regola”. Le credenze indù che si riferiscono ai cinque elementi sono anche importanti principi del buddismo, in relazione a cui uno dei Sutra dice:

Sappi che quando all’inizio tutto era perfetto vuoto e i cinque elementi non erano, allora Adi-Buddha, l’immacolato, fu rivelato sotto forma di Fiamma e Luce“.

Il sikhismo è un altra progenie dell’induismo, fondato nel nord dell’India dal Guru Nanak (1469-1539). Nanak insegnò una forma rigorosa e inequivocabile di monoteismo e si è sforzato di armonizzare le tradizioni sufi dell’Islam con le tradizioni bhakti dell’induismo. Entrambe queste tradizioni si basano su di un’intima, diretta e personale esperienza di Dio, il che è di natura molto simile all’ideologia del cristianesimo protestante. I cinque elementi degli indù e dei buddisti sono citati anche nel “Adi-Granth”, il libro sacro dei sikh, in cui è scritto che:

Dio pervade i cinque elementi, i tre mondi, le nove regioni e i quattro angoli dell’universo. L’Onnipotente sostiene la terra e i cieli”.

In questo contesto i tre mondi si riferiscono al corpo, alla mente e allo spirito, mentre le nove regioni si riferiscono ai piani emozionale, subconscio e mentale che svolgono un ruolo attivo in ognuno di quei mondi.

Sin dai tempi antichi anche i saggi cinesi sostenevano che vi fossero cinque elementi originari. Disposti nella sequenza in cui i saggi sostenevano fossero venuti in esistenza, che è nel loro decrescente ordine di importanza, quegli elementi sono acqua, fuoco, legno, metallo e terra. Sebbene non esista una semplice definizione dei significati e delle interazioni di questi cinque elementi, essi possono essere spiegati dicendo che l’acqua rappresenta il piano spirituale, il fuoco rappresenta il piano emozionale, il legno rappresenta il piano intellettuale, il metallo rappresenta il piano mentale e la terra rappresenta il piano fisico. La terra era immaginata come al centro di un cerchio formato dagli altri quattro elementi, ciò intendeva indicare che l’esistenza fisica è solo un temporaneo centro per l’anima nel suo cammino verso la luce eterna del cielo.

Un interessante corollario a questa percezione dei cinque elementi è la credenza che lo Yang e lo Yin, che sono le componenti maschile e femminile dello spirito e della materia, contengano i cinque elementi in forma embrionale. Inoltre, dal tempo in cui lo Yang e lo Yin erano uniti e i cinque elementi erano mescolati al centro dell’universo, l’umidità e il calore operavano l’uno sull’altro e producevano un essere intelligente. Un altro corollario all’interazione dei cinque elementi è un’antica filosofia taoista, che cerca di spiegare l’eterno ciclo di creazione, distruzione e resurrezione. Insegna che la terra genera il metallo e prevale sull’acqua; quel metallo genera acqua e prevale sul legno; che l’acqua genera il legno e prevale sul fuoco; e quel legno genera fuoco e prevale sulla terra.

Precedenti Egizi

Sebbene le immagini associate all’iconografia dell’antica religione egizia siano spesso grottesche o demoniache e sembrino essere state usate per rappresentare innumerevoli dei e dee, tuttavia le credenze fondamentali erano monoteistiche. Infatti l’antica religione era una religione di profonda speranza, unita alla credenza nella risurrezione dell’anima ad una vita eterna. La cosmogonia dell’antico Egitto e le credenze riguardanti la morte e la resurrezione sono strettamente intrecciati in processi che coinvolgono cinque elementi distinti. Il primo elemento riguardava l’inizio della creazione ed era la credenza che, prima dell’inizio del tempo, Ra fosse lo Spirito Assoluto o Luce e Coscienza dell’Universo diffuso nel Caos Primordiale.

Si credeva che il secondo elemento fosse venuto in esistenza all’inizio del tempo, quando Ra divenne consapevole di se stesso nel Grande Silenzio e richiamò la propria immagine, Amon, per essere lo spirito dell’universo. Questa chiamata era il “Verbo” o potere creativo che attivò il terzo elemento e portò alla materializzazione di Shu e Tefnut, che erano rispettivamente spazio-aria e movimento-fuoco. Questi a loro volta generarono e separarono la terra Geb dal cielo Nut, ponendo così fine al Caos e stabilendo l’equilibrio nell’universo. Il quarto elemento fu l’introduzione della forza fecondatrice di Osiride e del potere procreativo di Iside come coppia portatrice di vita, che avviò e nutrì la vita terrestre e quella celeste. Il quinto e ultimo elemento della creazione fu l’introduzione delle forze del male nella forma di Seth e Nephthys, che erano una coppia distruttrice. Tuttavia, la coppia distruttrice era eternamente destinata a soccombere alla coppia portatrice di vita, inducendo in tal modo l’eterna rinascita.

I vari passaggi e camere nella Grande Piramide di Cheope illustrano i cinque elementi nelle antiche credenze egiziane riguardanti la morte e la risurrezione. Poiché non ci sono iscrizioni geroglifiche in questa piramide che siano equivalenti ai “Testi delle Piramidi” di Unas, non possiamo essere sicuri che i suoi passaggi e le sue camere fossero stati concepiti solo per essere usati durante la sepoltura di un faraone, o se fossero utilizzati anche in riti cerimoniali simili a quelli dei Misteri Eleusini. Sembra molto probabile che l’uso previsto per essi fosse per entrambi quei riti di passaggio. I materiali e i colori utilizzati nella costruzione dei passaggi e delle camere della Grande Piramide di Cheope sono di particolare significato. Il primo elemento del rito di passaggio avrebbe avuto luogo nel compartimento sotterraneo chiamato “Camera dell’Ordalia”, che potrebbe essere considerata come una controparte dell’oscuro pozzo del nulla che è lo “Sheol” ebraico, o il “Purgatorio” cattolico romano dove si crede che le anime dopo la morte vengano purificate dai peccati veniali non perdonati. La Camera dell’Ordalia è scavata a circa 25 metri di profondità nel substrato roccioso sotto la piramide e vi si accede da uno stretto passaggio in ripida discesa.

Il secondo elemento del rito si svolge in una Grotta, anch’essa scavata nella roccia appena sotto la base della piramide. Rappresenta il “Pozzo della Vita” e vi si accede risalendo un cunicolo molto ripido. Tutti questi passaggi, pozzi e camere sono stati lasciati grezzi e disadorni nello stesso stato in cui furono scavati, a simboleggiare gli stati originale e finale dell’esistenza umana, il che richiama alla mente le parole del predicatore in Ecclesiaste (12:7), che dicono: “Allora la polvere ritornerà alla terra com’era prima e lo spirito ritornerà a Dio che lo ha dato”.

Il terzo elemento del rito si svolge in una camera di lucente calcare bianco, emblema di verità e rigenerazione, che è stata descritta come la “Camera della Regina”, ma in realtà è la “Camera della Rigenerazione e della Rinascita”. Il quarto elemento ha luogo nella “Sala della Verità nelle Tenebre”, attraverso la quale un’anima rinata deve passare in umiltà prima della sua risurrezione. Questa sala è chiamata la “Grande Galleria” ed è costruita in granito nero lucidato, simbolo “dell’imperscrutabile Sorgente di tutte le cose”. Per gli egizi l’oscurità era il mistero di tutti i misteri. L’ambientazione del quinto e ultimo elemento del rito è la camera più alta della piramide, costruita in granito rosso levigato, emblema del fuoco e della purificazione. È la “Camera della Resurrezione”, chiamata “Camera del Re”.

Precedenti Classici

Non molto tempo dopo che Ciro “il Grande” ebbe fondato l’impero persiano, sconfisse il re di Lidia nel 545 a.C. e annesse i suoi vasti territori. Di conseguenza i vicini greci, che vivevano nelle colonie ioniche dell’Egeo orientale, entrarono in contatto con i persiani per la prima volta. Da quel momento in poi i primi filosofi greci viaggiarono ampiamente in tutto l’Egitto e nei paesi del Vicino Oriente. Studiarono, assorbirono e diffusero le conoscenze accumulate dalle antiche civiltà di queste regioni, che influenzarono profondamente lo sviluppo dei concetti moderni. L’influenza persiana dominò lo sviluppo politico della Grecia e dell’Asia Minore per più di duecento anni, fino al 331 a.C. quando Alessandro Magno di Macedonia inflisse la sua terza e ultima sconfitta al re persiano, Dario III detto “Codomannus”, a Gaugamela conosciuta anche come Arbela. Durante la sua fuga Dario fu ucciso a tradimento da Artaterse, uno dei suoi satrapi. Alessandro occupò quindi Persepoli, la capitale della Persia. Fu durante questo periodo tumultuoso che i primi filosofi greci nacquero in Ionia. Impararono a fare generalizzazioni astratte e svilupparono il pensiero concettuale in un’arte pratica e utile.

Pitagora fu uno dei più celebri di quei filosofi. Nacque a Samo intorno al 582 a.C., più di un secolo prima che Socrate divenisse eminente. Pitagora fu educato come atleta, ma abbandonò questa come professione e si dedicò allo studio della filosofia, viaggiando estesamente in Egitto, Caldea e Asia Minore. Durante i suoi viaggi, si dice che Pitagora si sia sottoposto a diverse iniziazioni nella sua ricerca della conoscenza. Intorno al 529 a.C. Pitagora si stabilì a Crotone, una colonia greca nell’Italia meridionale, dove stabilì una comunità religiosa. La sua celebre istituzione fu spesso indicata come la “Scuola Italica”, che presto acquisì una così buona reputazione che vi accorsero aderenti da tutte le parti della Grecia e dell’Italia. Poiché i primi filosofi greci vivevano nel Mediterraneo orientale, avevano facile accesso a tutta la conoscenza accumulata nel corso di molti secoli dai matematici e dagli astronomi babilonesi ed egiziani. Alcuni di loro studiarono persino con insegnanti egiziani. Così i primi filosofi greci furono in grado di trarre pieno vantaggio dai notevoli traguardi raggiunti delle loro controparti nei paesi vicini.

Pitagora e gli altri filosofi che hanno preceduto Socrate (c.460-399 a.C.) non si occuparono tanto quanto lui degli usuali argomenti di epistemologia, etica e moralità, ma concentrarono i loro sforzi sulla formulazione di leggi razionali per la matematica, le scienze fisiche e l’astronomia. Il sistema di Pitagora ebbe una profonda influenza sul lavoro di Platone e dei successivi filosofi, astronomi e matematici. L’originalità dei filosofi che hanno preceduto Socrate si riflette nei loro tentativi di organizzare in Teorie Universali tutta la conoscenza che avevano accumulato da Babilonia e dall’Egitto, formulando allo stesso tempo principi per integrare e spiegare tutti i fatti su cui le loro teorie si basavano. Talete (c.624-545 a.C.), nato a Mileto, fu il tradizionale fondatore della filosofia greca, ma non ha lasciato scritti propri. Diversi secoli dopo, Plutarco (c.46-120 d.C.), il famoso storico, biografo e filosofo greco nato a Cheronea, disse nelle sue “Biografie” che era stato un profondo desiderio di formulare principi generali che aveva portato Talete a chiedersi: “Che cosa è la sostanza fondamentale dell’universo?”.

Molte teorie furono avanzate riguardo alla natura della materia o dell’essere, ma l’acqua, il fuoco, l’aria, la terra e l’etere erano di solito nominati come gli elementi principali. Alcuni dei primi filosofi dichiararono che la materia è sempre in mutamento, mentre altri sostenevano che fosse statica. Tuttavia fu Omero, il poeta epico greco probabilmente vissuto nella seconda metà del VIII secolo a.C. e noto per aver scritto “l’Iliade e l’Odissea”, che è reputato di essere stato il primo a dividere il mondo in cinque parti. Disse che la Terra e l’Olimpo sono i due estremi, che rappresentano rispettivamente gli attributi fisici e celesti della natura. Omero assegnò tre divinità alle porzioni intermedie, delle quali Hera significava il fuoco e rappresentava la percezione, Hermes significava l’aria e rappresentava la mente e Ade significava l’acqua e rappresentava il desiderio. In un’altra delle famose opere di Plutarco, “Moralia”, è registrato che quando si rivolse ad un’assemblea a Delfi si riferì ai cinque elementi nei seguenti termini: “Il mondo può in un certo senso essere considerato come composto e formato di altri cinque mondi; per esempio, l’uno è di terra, l’altro di acqua, il terzo di fuoco, il quarto di aria; il quinto elemento alcuni chiamano cielo, altri luce, altri etere”.

Tra i primi filosofi greci, anche altri due meritano una speciale menzione. Il primo fu Leucippo, nato a Mileto intorno al 490 a.C. . Fu l’ideatore della cosmologia atomica e il primo a suggerire che tutta la materia è composta da atomi che sono unità indivisibili. Democrito (c.460-370 a.C.), nato ad Abdera, fu il secondo. Adottò e sviluppò la teoria di Leucippo e propose che tutta la materia del mondo fosse costituita da un numero infinito di minuscole particelle, le cui varie combinazioni spiegano le diverse proprietà e qualità della materia.

Tra i molti altri filosofi classici che hanno gettato le fondamenta da cui si è sviluppata la filosofia moderna, tre dovrebbero essere menzionati. Di loro il primo fu Socrate (469-399 a.C.), che nacque ad Atene e svolse un ruolo fondamentale nello sviluppo della filosofia greca. Socrate fu responsabile di apportare cambiamenti decisivi nell’enfasi filosofica. Il suo lavoro spaziava dalla speculazione sul mondo naturale e la cosmologia ad un focus sull’etica e l’analisi concettuale. Il secondo fu Platone (c.428-348 a.C.), probabilmente nato ad Atene. Come allievo di Socrate e in seguito suo stretto collaboratore, Platone divenne uno dei più importanti e influenti filosofi di tutti i tempi. Il terzo fu Aristotele (384-322 a.C.), un macedone nato a Stagira. Andò ad Atene come allievo di Platone e in seguito divenne insegnante all’Accademia di Platone. Aristotele scrisse in modo prodigioso e coprì l’intero campo della conoscenza a quel tempo. Socrate, Platone e Aristotele sono riveriti come tre delle più grandi figure della filosofia greca. Hanno stabilito principi che hanno modellato lo sviluppo del pensiero progressista per secoli dopo la loro epoca. I loro metodi esercitarono una potente influenza sulla condotta dei rapporti nelle successive società erudite ed anche i fondatori della moderna massoneria speculativa adottarono i loro sistemi.

L’Eredità di Pitagora

Le scuole fondate da Pitagora a Crotone e altrove sono state citate da molti studiosi massonici come i modelli sui quali si sono costituite le logge speculative della massoneria. Mentre non vi è dubbio che le scuole di Pitagora fornissero un modello che influenzò la forma delle istituzioni monastiche stabilite durante il primo secolo del cristianesimo, non è stata trovata alcuna prova che dimostri una diretta connessione tra le scuole e la massoneria. Tuttavia, quasi tutte le logge di massoni operativi in Gran Bretagna furono intimamente associate alle istituzioni monastiche da quando la prima chiesa cristiana in Inghilterra fu fondata da San Giuseppe d’Arimatea nel 63 d.C., presumibilmente a Glastonbury, e poi per tutto il Medioevo. C’è da aspettarsi, quindi, che logge di massoni operativi avrebbero assimilato per associazione l’influenza delle scuole pitagoriche sulle istituzioni monastiche. Pitagora adottò il modo di insegnamento praticato dai sacerdoti egiziani, dividendo anch’egli i suoi scolari in “Exoterici” ed “Esoterici” come gli egiziani avevano fatto prima di lui. Gli studenti exoterici frequentavano solo le assemblee pubbliche, dove veniva impartita un’istruzione etica generale, ma la vera scuola comprendeva solo gli studenti esoterici, che Pitagora chiamava i suoi “compagni e amici”.

La vita e il carattere di un candidato venivano esaminati rigorosamente prima dell’ammissione ai privilegi di una scuola pitagorica come studente esoterico. Se accettato, il candidato prestava giuramento di segretezza durante una cerimonia di iniziazione ed era tenuto a sottoporsi alle più severe prove di fortezza e autodisciplina. La condotta, l’abbigliamento e i pasti all’interno della scuola erano regolati con frugalità e con la severità predominante nelle più rigide istituzioni monastiche. Pitagora istruiva i suoi scolari esoterici nelle arti e nelle scienze dell’epoca, così come nelle sue dottrine interiori o nascoste, che spiegava per mezzo di simboli. All’interno del suo sistema di istruzione c’erano tre gradi. Il primo grado era “Mathematici”, che riguardava lo studio delle scienze esatte. Il secondo grado era “Theoretici”, che insegnava la comprensione di Dio e teorizzava sullo stato futuro dell’uomo. Il terzo o massimo grado veniva comunicato solo a pochi eletti che erano intellettualmente capaci di cogliere il pieno significato della filosofia pitagorica, che si basava sulla dottrina dei numeri come simboli. Pitagora aveva studiato la dottrina dei numeri in Egitto e nel Vicino Oriente, dove il simbolismo numerico aveva prevalso fin dai tempi più remoti della storia documentata.

Nel simbolismo pitagorico il numero uno era riservato a rappresentare l’unità della divinità, che era il segreto più importante impartito negli antichi misteri. Il numero cinque era considerato un numero mistico, perché è la somma del primo numero pari e del primo numero dispari eccetto l’Uno che rappresenta la divinità. Il numero cinque era considerato un simbolo degli opposti rappresentati dalle commistioni di ordine e disordine, felicità e sventura, vita e morte. Questa combinazione di numeri pari e dispari rappresentava anche l’unione degli elementi maschile e femminile e simboleggiava il matrimonio. Presso i Greci il numero cinque era un simbolo del mondo, si diceva rappresentasse gli elementi terra, acqua, fuoco, aria ed etere. Pitagora usò il pentagramma per illustrare il simbolismo del numero cinque, motivo per cui è anche chiamato “Pentalfa di Pitagora”. In epoca classica il pentagramma era così venerato che divenne noto anche come il “Sacro Pentagramma”.

Il Pentagramma

Il pentagramma è una stella a cinque punte aperta formata disegnando una serie continua di linee rette intrecciate. Partendo da uno qualsiasi dei cinque punti equidistanti sulla circonferenza di un cerchio, la linea procede in senso orario ad ogni secondo punto sul cerchio fino a tornare al primo punto. Le “gambe” intrecciate del pentagramma così formano anche un pentagono al centro della stella. “Pentalpha” deriva dalle parole greche “pente” e “alpha” che significano “cinque” e la lettera “A”. Questo perché la figura ha l’aspetto di cinque lettere “A” intrecciate ciclicamente, in modo che le due gambe di una “A” con il suo apice in un punto del cerchio che la circoscrive sono coincidenti con una gamba di ciascuna delle due “A” che hanno i loro apici in due punti sul lato opposto del cerchio. Anche pentagramma e pentagono derivano dal greco usando le parole “gramma” e “gonia”, che significano rispettivamente “lettera” e “angolo”. Pentacolo deriva dalla parola latina “pentaculum”, che significa “appendere”. La parola latina discende dal greco “pentakt”, una parola composita derivata da “pente” e “aktis”, che significano rispettivamente “cinque” e “raggi”. I pitagorici chiamavano “Il Simbolo Sacro” un pentacolo, nome con cui compare frequentemente nelle formule ermetiche. Il Simbolo Sacro nella forma di Pentagramma è chiamato anche “Pentacolo di Salomone”, che differisce e non deve essere confuso con il “Sigillo di Salomone”. Il Sigillo di Salomone comprende due triangoli equilateri aperti intrecciati per produrre una stella aperta a sei punte, chiamata anche “Scudo di Davide”.

Dagli albori della storia il pentagramma è stato utilizzato in tutto l’Oriente come talismano o amuleto per allontanare gli spiriti maligni. Si dice anche che fosse la stella dei Magi, gli antichi sacerdoti persiani indicati nelle scritture come i “Saggi d’Oriente” che seguirono la stella fino a Betlemme. Si dice che i Druidi, uomini santi dei Celti, portassero il pentagramma sui loro sandali come simbolo della Divinità. In tedesco il simbolo è chiamato “druttenfuss”, che originariamente significava “piede del druido”, ma fu corrotto ad indicare il “piede della strega”. Nel Medioevo il simbolo veniva utilizzato come contrassegno sulle porte per tenere lontane le streghe. In epoca medievale i massoni operativi consideravano il pentagramma un simbolo di profonda saggezza, in ossequio a Pitagora, loro “antico amico e fratello”. Il pentagramma fu usato come ornamento nella decorazione della maggior parte degli edifici ecclesiastici eretti durante il Medioevo. Il pentagramma fu utilizzato anche nelle prime logge di massoni speculativi come Talismano che rappresentava la “Stella del Mattino”, sospeso al soffitto al centro dell’edificio, direttamente sopra ad un punto all’interno di un cerchio segnato sul pavimento. In quei giorni il nome in ebraico dell’Unico vero Dio, il “Tetragrammaton”, era raffigurato al centro del “Talismano”.

Al giorno d’oggi, nelle logge della massoneria speculativa tenute dalla maggior parte delle “costituzioni”, la lettera G ha sostituito il “Talismano” ed è chiamata il “Simbolo Sacro”, a cui in molti rituali si fa riferimento durante la “chiusura del Secondo Grado”. È anche menzionato nella maggior parte delle “Letture” sulla “Tavola di Loggia di Secondo Grado”, che dicono che era posto all’attenzione di ogni Compagno d’Opera quando “entrava nella camera di mezzo per ricevere il suo salario”. Il pentagramma allude anche alle prove e alle tribolazioni che devono essere superate, con l’aiuto di Dio, quando si sale la “scala a chiocciola” di questa vita terrena. Infine, il pentagramma dovrebbe ricordarci i “cinque punti di comunione” (the Five Points of Fellowship) derivati dalle consuetudini dei massoni operativi, che ogni Maestro Massone dovrebbe praticare durante tutta la sua vita mortale.

Anticamente, quando sul sito veniva stabilito il centro di un edificio sacro, si determinava l’orientamento dell’edificio, si tracciavano le diagonali e si fissavano gli angoli sul terreno. Dopo che un’offerta sacrificale era stata fatta al centro del cantiere, una pietra centrale veniva posata a significare le fondamenta dell’edificio e quindi veniva colpito il punto centrale. Offerte sacrificali venivano quindi fatte ai quattro angoli dell’edificio in successione, iniziando da nord-est, dopo ognuna di queste veniva posata una pietra angolare. Nelle logge operative e nelle moderne logge speculative di massoni del mestiere operanti sotto la costituzione scozzese e molte altre, il candidato è obbligato al centro del pavimento a mosaico, che rappresenta la pietra di fondazione della struttura spirituale che sta iniziando ad erigere. Egli è quindi al centro dei “cinque punti di comunione”, gli altri quattro punti sono le quattro pietre angolari che, nelle moderne logge di massoni speculativi, sono solitamente rappresentate da “squares” o nappe (The Four Tassels) ai quattro angoli del pavimento a mosaico.

Quarantasettesima Proposizione di Euclide

Quando Pitagora visitò la valle del fiume Nilo, apprese che per migliaia di anni gli Egiziani avevano utilizzato un triangolo in rapporto 3:4:5 per produrre un angolo retto, che misero in pratica quando costruirono le numerose piramidi, templi e altri maestosi edifici per i quali essi sono famosi. Gli Egiziani tenevano in grande considerazione il triangolo rettangolo, con i lati nelle proporzioni 3:4:5, e lo chiamavano il “Triangolo della Divinità”. Era il loro simbolo della natura eterna, in cui il principio femminile Iside era rappresentata dal lato di tre unità, il principio maschile Osiride era rappresentato dal lato di quattro unità e il loro discendente Horus era rappresentato dall’ipotenusa di cinque unità, che rappresentava gli attributi procreativi della Divinità. Questo simbolismo è molto significativo, perché tre, quattro e cinque sono tutti considerati come numeri sacri. Presso gli antichi il tre era uno dei numeri più sacri e frequentemente utilizzato in relazione alla Divinità. Quattro è la “Tetrade” o “Quaternario” dei Pitagorici, che lo chiamavano numero perfetto. Il nome della Divinità consiste spesso di quattro lettere, come “Adad” degli Assiri, “Amon” degli Egiziani, “Oeos” dei Greci, “Deus” dei Romani e il “Tetragrammaton” degli Ebrei.

Pitagora apprezzava particolarmente il simbolismo egiziano di natura universale, perché era sua dottrina che tutte le cose procedessero dai numeri. Fu Pitagora a fornire per primo una dimostrazione matematica che la somma dei quadrati della base e della perpendicolare di un triangolo rettangolo è uguale al quadrato dell’ipotenusa, formulando così la risoluzione universale che poi divenne il teorema dimostrato da Euclide nella sua quarantasettesima proposizione. Pitagora adottò il diagramma della quarantasettesima proposizione come simbolo della sua scuola, in aggiunta al Sacro Pentagramma, che aveva usato a tale scopo fin da molto prima. Pitagora insegnava il potere mistico dei numeri in congiunzione alla metempsicosi, o trasmigrazione delle anime, che erano le principali dottrine della sua filosofia.

Pitagora fu anche esperto nella musica e si dice che abbia inventato un certo numero di strumenti musicali, oltre ad aver dimostrato le relazioni matematiche degli intervalli musicali. Quando il reverendo dottor James Anderson scrisse le “Costituzioni” per l’originale Gran Loggia d’Inghilterra nel 1723, incluse nel frontespizio un diagramma della quarantasettesima proposizione di Euclide, con sotto la parola greca “Eureka”. “Eureka” significa “l’ho trovato!”. Il dottor Anderson pensava erroneamente che Pitagora avesse esclamato “Eureka” quando risolse la quarantasettesima proposizione, ma fonti attendibili lo attribuiscono ad Archimede, un altro matematico greco nato a Siracusa attorno al 287 a.C., quando scoprì come testare la quantità di lega in una corona d’oro.

Altri aspetti mistici

Un altro aspetto del simbolismo massonico del cinque che riceve poca o nessuna spiegazione, tranne che in alcune delle “Tavole di Loggia” scozzesi, si riferisce alla sezione centrale della scala a chiocciola che rappresenta il viaggio della vita. La scala a chiocciola ha quindici gradini in sezioni di tre, cinque e sette gradini. I cinque gradini della sezione centrale si riferiscono agli aspetti fisici della vita. In un certo senso simboleggiano i cinque stati della materia nel nostro ambiente, che sono terra, acqua, fuoco, aria ed etere o luce. In senso complementare simboleggiano i cinque sensi umani attraverso i quali l’ambiente può essere compreso e apprezzato, che sono il tatto, il gusto, l’olfatto, l’udito e la vista. Il numero dieci fu un simbolo mistico nei tempi antichi, che i numerologi consideravano l’origine di tutte le cose, essendo il doppio del valore di cinque e pari alla somma dei primi due numeri pari e dei primi due numeri dispari. Dieci e Uno furono entrambi usati per indicare la divinità.

Il numero dieci era rappresentato simbolicamente dalla “Tetractys” di Pitagora, un triangolo equilatero composto da dieci punti disposti su quattro file, con un punto all’apice, poi due, poi tre e poi quattro punti che formavano la base. Il Tetractys era l’equivalente di un altro antico simbolo della divinità, lo Yod al centro di un triangolo equilatero. I talmudisti consideravano lo Yod straordinariamente sacro, perché in ebraico ha un valore numerico di dieci ed è anche la lettera iniziale del “Tetragrammaton”, “l’Ineffabile Nome” che si scrive Yod He Waw He. Il carattere Waw è anche chiamato Vau e può essere pronunciato sia come W che come V, a seconda della struttura della parola. Questi quattro caratteri ebraici sono variamente trascritti in inglese come YHWH e JHVH, che sono tradotti rispettivamente come Yahweh e Jehovah.

Capitolo XXVII del libro “The Square And Compasses” Autore WM Don Falconer PM, PDGDC.

Nei due capitoli sopracitati il simbolismo del numero cinque è stato trattato principalmente nei suoi aspetti storici, filosofici o legati alle particolari religioni e tradizioni mistiche, con la palese intenzione di stabilire un background alla tradizione massonica. Dagli insegnamenti di Ra sappiamo però che simboli come il pentalfa possono essere utilizzati per celare precisi rapporti matematici e geometrici ed anche per rappresentare determinati asterismi.

È cosa risaputa che la costruzione geometrica del Pentacolo – Pentagramma sia in grado di tassellare lo spazio con una sequenza di pentacoli e pentagoni che si contengono a vicenda. Inoltre i lati del pentacolo sono in Rapporto Aureo fra di loro e con il lato del pentagono che lo contiene. Nei due seguenti video questo è spiegato visivamente con dovizia di particolari e di esempi.

Video originale (Link)

Video originale (Link)

Inoltre la figura geometrica del pentacolo presso alcune antiche culture simboleggiava il pianeta Venere, l’astro più luminoso del firmamento sia all’alba che al tramonto quando è visibile in alcuni periodi dell’anno. Nel Passato era chiamata “Stella del Mattino”(Morning Star) o “Luciferoall’Alba ed “Esperoo “Vespero” al Tramonto. Particolare interessante è che il percorso effettuato da Venere e osservato dalla Terra ha una forma molto particolare dovuta alla risonanza orbitale di circa 13:8. Sotto questa risonanza il percorso descrive una figura simile a un pentagramma in funzione di direzione e distanza, pentagramma che si ripete ogni 8 anni, ovvero 13 orbite complete di Venere: il rapporto 8/13 è approssimativamente 0,6154 mentre il periodo di rivoluzione di Venere è 0,6152 anni, da qui la risonanza. Questa leggera differenza fa sì che dopo 8 anni il pentagramma successivo sia ruotato rispetto al precedente di 2,55°.

IL NUMERO CINQUE NEL SIMBOLISMOIl pentagramma di Venere. La Terra è posizionata al centro del diagramma e la curva rappresenta la posizione relativa di Venere in funzione del tempo.

Presso molte altre antiche culture tra cui quelle egizia,romana e greca il pentagramma rappresentava Sirio, la “Stella del Caneo “Canis Maior” dei greci e romani.

Notevole importanza religiosa aveva nell’antico Egitto la Levata eliaca (circa 30′ prima dell’alba) della stella “spdt”, Sopedet, la Sothis dei greci, la nostra Sirio. Questa stella era associata alle dee sincretiche Hathor e Iside e il suo apparire in cielo intorno al Solstizio d’estate, dopo un lungo intervallo di circa 70 giorni di non visibilità, sembrava annunciare la benefica inondazione estiva del Nilo che fertilizzava la terra prima delle semine.

Geroglifico egizio indicante Sirio.

Questo video (Sirius: The Diamond Dog) contiene molte rilevati informazioni storiche ed astronomiche riguardanti Sirio.

Particolare interessante è che come accadeva per la costellazione dell’Orsa Maggiore anche Sirio era riconosciuta e raffigurata come un animale, un “Cane” nel suo caso, da diverse antiche culture anche geograficamente molto distanti fra loro. “Molte culture storiche hanno dato a Sirio dei forti significati simbolici, in particolare legati ai cani; in effetti, è spesso chiamata nei Paesi anglosassoni con l’appellativo “Stella del Cane”, ossia la stella più luminosa della costellazione del Cane Maggiore. Spesso appare anche legata al mito di Orione e al suo cane da caccia; gli antichi Greci credevano che le emanazioni di questa stella potessero avere degli effetti deleteri sui cani, rendendoli particolarmente irrequieti durante i caldi giorni dell’estate (i “Giorni del Cane”). I Romani chiamavano i giorni dell’inizio estate “dies caniculares” e la stella Canicula (“piccolo cane”). Nell’astronomia cinese la stella è conosciuta come la “stella del cane celestiale” (cinese e giapponese: 天狼; coreano: 천랑; cinese romanizzato: Tiānláng; giapponese romanizzato: Tenrō; koreano romanizzato: Cheonlang). Più lontano ancora,molte tribù di nativi americani associavano Sirio con un canide; alcuni indigeni del sud-ovest del Nord America indicavano questa stella come un cane che seguiva delle pecore di montagna, mentre i Piedi Neri la chiamavano “faccia di cane”. I Cherokee appaiavano Sirio ad Antares e le consideravano come due cani da guardia alle estremità di quello che chiamavano “percorso delle anime”. Le tribù del Nebraska facevano invece diverse associazioni, come la “stella-lupo” o la “stella-coyote”. Più a nord, gli Inuit dell’Alaska la chiamavano “Cane della Luna”. Altre culture in diverse parti del mondo associavano invece la stella ad un arco e delle frecce. Gli antichi cinesi immaginavano un ampio arco e una freccia lungo il cielo australe, formato dalle attuali costellazioni della Poppa e del Cane Maggiore; la freccia era puntata sul lupo rappresentato da Sirio. Una simile associazione è rappresentata nel tempio di Hathor di Dendera, in Egitto, dove la dea Satet ha disegnato la sua freccia su Hathor (Sirio). Nella tarda cultura persiana la stella era similmente rappresentata come una freccia, ed era nota come Tir”.

Altro particolare rilevante è che Sirio è un sistema binario composto da due stelle bianche orbitanti l’una attorno all’altra con una separazione di circa 20 Au. Sembra che alcune antiche civiltà conoscessero questa particolarità astronomica molto prima che fosse ipotizzata in Europa alla fine del 700’. Fra queste vi erano la civiltà Dogon del Mali e la civiltà della valle dell’Indo.

Video originale (Wonders of Indian Astronomy)

Nel seguente video (Masonic Symbolism – The Blazing Star of Sirius) viene illustrata brevemente la connessione fra Sirio, il simbolo del pentagramma e la tradizione massonica; come per altri simbolismi la distorsione presente è notevole ma la sua comprensione può contribuire a superarla.

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