TAU SIMBOLO DEL SACRIFICIO NELLA MANIFESTAZIONE

TAU SIMBOLO DEL SACRIFICIO NELLA MANIFESTAZIONE

In questo testo ho intenzione di presentare l’ennesima analisi di un simbolo “sacro”,  il Tau, forma specialistica della Croce, al fine di rimuovere parte della distorsione che nel tempo si è accumulata attorno al significato originale di tale simbolo. È privilegio di ogni entità distorcere la comprensione della creazione dell’Uno Creatore nel modo che preferisce, è un privilegio garantito dalla Legge primaria, la Legge del Libero Arbitrio. È in questo modo che la creazione progredisce e si espande nello spazio-tempo. Ma quando la legittima distorsione inizia ad essere chiamata “La Tradizione” e ci si riferisce ad essa come all’unica legittima Verità è il momento di fare un po’ di chiarezza e ritornare all’origine di tali distorsioni. Non mi illudo di riuscire ad esplicare il pensiero originale ma con l’aiuto di illuminate guide è possibile gettare un po’ di luce dove ora aleggia la nebbia.

Ad una prima analisi storica dei vari significati attribuiti al Tau, con una particolare attenzione al rapporto tra san Francesco ed il simbolo, seguirà un approfondimento delle radici archetipiche del Tau e della Croce quale simbolo del Sacrificio nella Manifestazione.

Attestazioni Storiche del Simbolo

Il segno del Tau ha un’origine antichissima ma le testimonianze che ci giungono riguardo ad esso sono in gran parte riferite alla tradizione giudaico cristiana. La croce del Tau prende il nome dalla diciannovesima lettera dell’alfabeto greco (τ); ed è anche l’ultima lettera dell’alfabeto ebraico Taw o Tw (ת) . Nella Bibbia lo si ritrova nel libro della Genesi (4:15), nell’Esodo (12:7), in Giobbe (31:35), in Ezechiele (9:1-6):”Il Signore disse: passa in mezzo alla città, in mezzo a Gerusalemme e segna con il Tw sulla fronte degli uomini che sospirano e piangono per le malvagità che vengono commesse“. E ancora:”Percorrete la città dietro di lui e colpite senza pietà. Ma quelli che portano il Tw sulla fronte, quelli non toccateli“.

TAU SIMBOLO DEL SACRIFICIO NELLA MANIFESTAZIONEIl profeta Ezechiele raccomanda al Popolo di Dio di rimanere fedele sino all’ultimo giorno e per essere riconosciuto quale, appunto, prediletto da Dio, ecco che sulla fronte, ogni uomo, avrà tracciato il Tw. Quindi il Tw come simbolo di riconoscimento e di protezione Divina.

Il simbolo viene poi ripreso nel Nuovo Testamento, nell’Apocalisse di San Giovanni, in cui viene descritto come il sigillo del Dio vivente, portato da un angelo che sale da oriente (Ap. 7:2-3). Essendo l’ultima lettera dell’alfabeto ebraico, aveva lo stesso significato della lettera greca Omega (ω), la fine.

«E’ il medesimo Segno di cui parla sempre San Giovanni nell’Apocalisse (Ap. 7:2-14;1:7)? Il “Signum Salutis”, il Simbolo di Salute, di Salvezza.

Et vidi alterum angelus ascendentem ab ortu solis, habentem signum Dei vivi” (Apocalisse 7:2)

Un Angelo proveniente dall’Oriente segnerà gli Eletti con questo Sigillo. Pur non essendo espressamente indicato il Segno è forse il Tau?

Io sono l’Alfa e l’Omega, il principio e la fine. A chi ha sete io darò gratuitamente dalla fonte dell’acqua della vita“».

Ecco che nel Medio Evo il Tw ebraico diventa il Tau. Ma non soltanto per assonanza tra i termini Tw e Tau. Al Signum Salutis, il Segno di Dio viene data la forma della lettera “T” greca, anche perché è quella della “Vera Croce”. Rintracciandolo nei passi Biblici vi si vedeva l’ennesima profezia dell’incarnazione di Cristo e del suo martirio per mezzo della Croce.

La “Croce” intesa come strumento di esecuzioni capitali dei Romani, era formata da due elementi. Il primo era lo “Stipes” , il palo verticale che, generalmente, rimaneva sempre piantato sul luogo destinato alle esecuzioni, nel caso di Cristo, il Golgota o Monte Calvario. L’altro elemento era il “Patibulum“, ovvero il braccio orizzontale che fu legato sopra la schiena, agli omeri, alle braccia e ai polsi del Nazareno e portato faticosamente lungo la “Via Dolorosa”.

Pertanto, il condannato veniva issato sul palo verticale assieme al “patibulum“, in questo modo la “Croce” assumeva la forma di una gigantesca e terribile lettera “T”.

Persino papa Innocenzo III (1198-1216) durante il IV Concilio Lateranense del 1215, spiegò che il Tau era la Croce prima che vi venisse apposto il “Tutulus”, ovvero il cartello con al scritta I.N.R.I. che indicava il capo d’imputazione del Salvatore. “Uno porta sulla fronte il Tau se manifesta in tutta la sua condotta lo splendore della Croce, si porta il Tau se si crocifigge la carne con i vizi ed i peccati; si porta il Tau se si afferma: di nient’altro mi voglio gloriare se non di una vita di penitente e rinnovata in Cristo. Siate dunque campioni del Tau e della Croce!” così, citando Ezechiele, il Papa esortava i Cristiani a “riformare le proprie vite, a stare alla presenza di Dio come Popolo Giusto. Dio ci riconoscerà dal Tau impresso sulle nostre fronti(1).

Lui stesso avrebbe voluto essere colui che attraversando tutta l’Ecclesia avrebbe posto il Signum salutis sulla fronte degli uomini che accettavano di entrare in stato di vera conversione e comunione con Dio.

Signum salutis“, “Signum potentiae“, questi i significati che la stessa Chiesa di Roma attribuiva al Tau.

Ma al Concilio Lateranense era presente anche qualcuno che prese veramente in parola Innocenzo III. Un certo Francesco, figlio di Pietro di Bernardone di Assisi (1182-1226). Per il futuro Santo e Patrono d’Italia, il Tau era proprio la “Vera Croce” e lo adottò come una sorta di firma.

Era a lui familiare sovra ogni altro, il segno del Tau, col quale firmava le lettere e disegnava ovunque le pareti delle celle” (“Trattato dei Miracoli”, cap. 3); “Con tale sigillo san Francesco firmava le sue lettere, ogniqualvolta o per necessità o per spirito di carità, inviava qualche suo scritto” (“Trattato dei Miracoli”, cap.159) racconta l’abruzzese Fra Tommaso da Celano (Celano 1190 circa – Valdevarri 1260), che, su incarico di Papa Gregorio IX, compilò la prima biografia del Santo d’Assisi (1), approvata dal Pontefice il 25 febbraio 1229. Aspetti confermati anche da San Bonaventura da Bagnoregio (Filosofo e Teologo francescano, Bagnoregio 1217 – Lione 1274) nella sua “Legenda Major” (Vita di S. Francesco d’Assisi). “E in realtà il Santo nutriva una grande venerazione ed affetto per il segno del Tau, lo raccomandava spesso nel parlare e lo scriveva di propria mano sotto le lettere che inviava, come se la sua missione consistesse, secondo il detto del profeta, nel segnare il Tau sulla fronte degli uomini che gemono e piangono convertendosi sinceramente a Cristo(2).

L’affermazione del Celano concernente la scritta del Tau sui muri, è confermata dall’archeologia: al tempo del restauro della cappella di S. Maddalena a Fonte Colombo in Rieti, fu rinvenuto nel vano di una finestra, dal lato del Vangelo, un Tau, dipinto in rosso, ricoperto poi con una tinta del XV secolo.

Questo disegno risale allo stesso S. Francesco. Che il Santo assisiate abbia segnato con il Tau le sue lettere, ne abbiamo due conferme scritte. La prima è costituita dalla “Lettera a tutti i chierici”. L’originale è andato perduto, ma se n’è scoperta una copia in un messale del monastero benedettino di Subiaco. Questo documento, trascritto tra il 1229 e il 1238, riproduce scrupolosamente, alla fine, il Tau, con il quale Francesco aveva segnato la sua lettera. La seconda conferma è l’autografo originale della “Benedizione per frate Leone”, conservato nella cappella delle reliquie della Basilica di San Francesco ad Assisi. Il destinatario ha avuto cura di precisare: “Fece lui di sua mano il segno del Tau con la sua base”. E la “Seconda Considerazione sulle Stimmate” narra in quali circostanze Leone abbia ricevuto questa carta (“Fioretti”). Su se stesso, infine, Francesco tracciava il segno del Tau, per consacrare le sue azioni al Signore. Un tale senso ha la visione di frate Pacifico: “Scorse con gli occhi della carne sulla fronte del beato padre una grande lettera Tau, che risplendeva di aureo fulgore” (III Celano cap. 3:828). Tale anche il senso dato a questa visione di liturgia dell’ufficio della festa delle stimmate di S. Francesco (17 settembre, II Vesp.).

Il simbolismo del Tau era conosciuto molto prima di frate Francesco: la cabala giudaica ed i Padri della Chiesa l’avevano largamente diffuso. La devozione al Tau era praticata molto prima del Santo poverello; essa potrebbe essere paragonata a quella che sarà suscitata più tardi dal JHS di S. Bernardino da Siena. Il fervore popolare vedeva in essa un mezzo magico e miracoloso, per essere preservati dalla peste e da ogni potenza diabolica. Lo si portava come anello al dito o come amuleto al collo; lo si disegnava su pergamene contro la peste; lo si dipingeva sugli stipiti delle porte. Nell’anno 546, in occasione di una peste, il vescovo di Clermont in Francia organizzò una processione solenne. Lo storico Gregorio di Tours (contemporaneo dell’avvenimento) dice che subito apparve sui muri di tutte le case e di tutte le chiese «un segno che i cittadini riconobbero essere il Tau», e cosi cessò l’epidemia.

Il Tau, diventato un simbolo importantissimo per i Cristiani, permeava talmente la vita e la cultura medioevale, che persino le rappresentazioni geografiche del Mondo erano riconducibili a questo segno. I continenti rappresentati erano tre, l’Asia veniva posta nella parte alta della carta (l’est veniva posto infatti nella parte superiore), l’Europa si trovava a sinistra e l’Africa a destra. I tre continenti erano divisi uno dall’altro da una sorta di mare che prendeva la forma di T, il tutto (terre e mare) era iscritto un una circonferenza. Queste carte non erano, ovviamente, una rappresentazione reale del Mondo, ne pretendevano di esserlo, ma semplicemente una raffigurazione simbolica.

TAU SIMBOLO DEL SACRIFICIO NELLA MANIFESTAZIONENei Messali, la capolettera “T” della frase “Te igitur, clementissime Pater…” veniva miniata nella forma del Tau. Nel 1198, il sacerdote Folco di Neuilly ebbe l’incarico di predicare la “Crociata” da Innocenzo III, assieme a Pietro Capuano ed ai monaci Cistercensi e Benedettini. “Ho visto l’Angelo del Signore salire dall’Oriente, e quell’angelo è Cristo, nunzio della volontà del Padre. E l’Angelo ha il segno del Dio vivo, il segno della Croce, con il quale egli segna i suoi per distinguerli dagli infedeli e dai reprobi“; Riprendendo l’immagine apocalittica dell’Angelo con il Signum Dei, in questo modo il predicatore infervorava i fedeli ed “egli segna i suoi cavalieri con al Croce, cioè il Tau(6). Nel 1212 la Croce Taumata era stata il simbolo della tragica Crociata dei fanciulli.

Ma in S. Francesco la spiritualità del Tau è molto più ricca e molto più profonda, venne scelto come segno di devozione cristiana, redenzione e salvezza. Il Tau è salvezza attraverso la Croce. Per essere salvato, è necessario essere battezzato nel sangue di Cristo sparso sulla Croce. Tale è il mistero che ogni Croce e ogni segno del Tau richiamano per S. Francesco e per i suoi compagni. Per questo essi recitavano la preghiera: “Ti adoriamo o Cristo (…) e ti benediciamo, perché con la tua santa croce hai redento il mondo”. La stessa cosa facevano “dovunque capitava loro di vedere una croce o una forma di croce per terra, sulle pareti tra gli alberi, nelle siepi” (I Celano, cap. 45). La spiritualità del Tau, dunque, altro non è che la spiritualità della Croce, cioè dell’amore di Cristo, morto per noi sulla Croce. Il libro dell’Esodo richiamava a Francesco l’agnello pasquale, il cui sangue designava un Tau salvatore sugli stipiti delle case, ed per questo che egli stesso segnava i muri delle celle dei frati. Con le braccia aperte, Francesco spesso diceva ai suoi frati che il loro abito religioso aveva lo stesso aspetto del TAU.

Può darsi che l’attenzione di Francesco per il Tau sia stata attirata dai suoi rapporti con gli Antoniani. Egli aveva iniziato la sua conversione mediante la cura ai lebbrosi (vedi “Testamento”); egli desiderava che i suoi frati “abitassero nei lazzaretti a servizio dei lebbrosi (…) ai postulanti (…) si diceva che era necessario servire ai lebbrosi e stabilirsi nei lazzaretti” (“Leggenda Prugina”, cap. 102). Ora a Roma esisteva un lazzaretto nel quale Francesco ospitava e soggiornava più di qualche volta: l’ospedale di S. Antonio (S. Bonaventura, “Leggenda maggiore”, cap. 3,9). Questo ospedale era tenuto dagli Antoniani, cioè dai frati ospedalieri di S. Antonio eremita, i quali portavano come distintivo il Tau. Essi portavano in mano un bastone, al quale si sovrapponeva un Tau ed avevano pure un grande Tau cucito sopra il loro abito. Il Tau degli Antoniani, che servivano ai lebbrosi, richiamava a Francesco amante dei simboli, “l‘amore di Cristo, il quale volle per noi essere riputato un ebbroso” (“Fioretti”, cap XXV).

La Croce di Sant’Antonio

Prima ancora di San Francesco, il Tau appare nelle rappresentazioni di un’altra illustre figura: Sant’Antonio abate.

Il manico del suo bastone, a forma di T, e la lettera greca Tau che compare sulla sua tonaca nelle raffigurazioni che lo riguardano, richiamano sia la croce egizia, simbolo adottato dai cristiani alessandrini, sia la parola greca thauma (θαῦμα), prodigio.

Sant’Antonio Abate nacque nel 250 DC. in Egitto nella località di Coma. Padre del monachesimo orientale, e primo degli Abati (termine che deriva da Abbà, padre spirituale) fu uno dei più illustri eremiti da quando, a circa 20 anni, seguendo letteralmente il passo evangelico “Se vuoi essere perfetto va, vendi quello che hai, e dallo ai poveri“, lasciò tutto per ritirarsi nel deserto egiziano per condurre una vita da anacoreta. Ben presto la sua fama fece accorrere numerosi discepoli. Pur abbandonando la vita da eremita mantenne sempre una condotta ascetica. Per due volte rientrò ad Alessandria d’Egitto, nel 311 per confortare ed aiutare i cristiani perseguitati dall’Imperatore Massimino Daia e nel 355 per combattere l’eresia di Ario. Morirà ultracentenario nel 356, in odore di Santità, tanto che persino l’Imperatore Costantino si rivolse a lui in cerca di consigli. Gran parte delle notizie sulla sua vita le possediamo grazie alla biografia scritta da Sant’Atanasio (7).

Sant’Antonio abate con il mantello dei canonici regolari di Sant’Antonio di Vienne (xilografia degli anni 1460).

I canonici regolari di Sant’Antonio di Vienne, detti Antoniani, erano un ordine religioso cattolico fondato, inizialmente come confraternita laica, intorno al 1095 da un nobile del Delfinato in segno di gratitudine per la cura miracolosa di suo figlio guarito dall’ergotismo grazie alle reliquie di sant’Antonio abate conservate nella chiesa dell’ordine di San Benedetto nella località oggi chiamata Saint-Antoine-l’Abbaye vicino a Vienne.

Il nuovo ordine costruì nella vicinanza della chiesa un ospedale dove curava in particolare i colpiti di ergotismo, malattia allora molto comune, soprattutto tra i poveri, per il consumo di Segale contaminata con Claviceps purpurea. L’ordine antoniano si sviluppò rapidamente, fino ad avere nel XV secolo, circa 370 ospedali e più di 10.000 religiosi.  I religiosi dell’ordine indossavano un abito nero con la lettera greca tau di colore azzurro nel petto, e così la croce tau prese il nome di croce di sant’Antonio, così come l’ergotismo, l’herpes zoster e simili malattie erano chiamati fuoco di sant’Antonio. A seguito della scoperta delle cause dell’ergotismo e della conseguente sparizione delle epidemie della malattia, l’ordine conobbe un rapido declino. Poi nella massima parte fu fuso con il Sovrano Militare Ordine ospedaliero di San Giovanni di Gerusalemme di Rodi e di Malta e nel 1803 fu chiusa l’ultima casa in Europa dell’Ordine di sant’Antonio.

L’Ordine del Tau di Altopascio

TAU SIMBOLO DEL SACRIFICIO NELLA MANIFESTAZIONEL’Ordine equestre più antico in assoluto, i Cavalieri del Tau, sono una autentica scoperta. Oltre all’assistenza ai pellegrini, i frati si occupavano anche della manutenzione delle strade e dei navigli da trasporto; la loro abilità è documentata dalla costruzione di ponti per l’attraversamento di diversi fiumi lungo la Via Francigena, come l’Arno, l’Elsa, l’Usciana, il Taro e l’Arda. La Domus Hospitalis Sancti Iacobi De Altopassu (erano devoti particolarmente a San Giacomo de Compostella, secondo la tradizione fratello di San Giovanni, entrambi apostoli di Gesù) vide le sue fortune economiche strettamente collegate alle vicende della Via Francigena, dove Altopascio, in provincia di Lucca, è ubicata.

Dal 1082 iniziarono ad ottenere privilegi dai Pontefici. Si ricorda il “Privilegium” di Papa Eugenio III del 1149. Mentre, nel 1239, Papa Gregorio IX consegnò la “Regola” dell’Ordine al maestro generale Gallico. Non solo i “Successori di Pietro” ma anche grandi Signori laici furono prodighi nei confronti dei Cavalieri del Tau di Altopascio. L’Imperatore Federico “Barbarossa” concesse, nel 1170, beni e prerogative. Suo nipote, Federico II, lo “Stupor Mundi”, nel 1244, nonostante lo stato di tensione con il papato, concesse, da Acquapendente, un ampio Privilegium di protezione ed immunità ai Fratres di Altopascio. L’Ordine iniziò il suo declino nel XIV secolo soprattutto a causa del trasferimento della Sede Papale ad Avignone (la cosiddetta”Cattività Avignonese”) e poi del lungo “Scisma d’Occidente”, che vide contrapporsi più Pontefici contemporaneamente. La soppressione definitiva avvenne però soltanto nel XVI secolo ad opera di Papa Sisto V che cedette i beni dei Cavalieri del Tau all’Ordine di Santo Stefano creato dal Granducato di Toscana. (Approfondimento)

Cavalieri Templari

Pare che anche l’ordine dei Cavalieri Templari utilizzasse tra i suoi simboli la Croce del Tau.

“A Viterbo, per secoli “Città dei Papi” al pari di Anagni, i Cavalieri del Tempio possedevano la più importante Precettoria del Patrimonio Sancti Petri. Chiamata Santa Maria alla Carbonara (XII-XIII secolo) dal nome dell’annessa chiesa, che è situata presso l’attuale via Sant’Antonio, lungo la quale correvano le mura del XIII secolo…

A riprova di quanto si diceva sull’uso del Tau da parte dei Pauperes Milites, sul muro esterno dell’antica Magione, oggi trasformata in locale pubblico, si può ammirare un grande stemma in pietra con incisa la Croce Taumata.

Si discute ancora il motivo dell’adozione del Tau e quanto diffuso fosse il suo uso. I più ritengono che sia stato utilizzato soprattutto agli inizi dell’esistenza dell’Ordine. Ma potrebbe essere anche legato ai rapporti che ebbero con gli Antoniani e con i Cavalieri del Tau di Altopascio. Una Croce del Tau di colore rosso veniva indossata dagli scudieri e veniva sostituita con una Croce Patente una volta divenuti Cavalieri.

I gradi più elevati dell’Ordine erano indubbiamente a conoscenza che il Signum era citato nei Testi Biblici. Il Tau come ultima lettera dell’alfabeto ebraico; Segno, come nel caso del simbolo del “Fiore della Vita”, del compimento della Creazione, dell’Opera Divina. Inoltre sapevano che la “Vera Croce” aveva la forma di una “T”. Utilizzato per questo significato ma anche in quanto iniziale della parola Templum”.

Fonti: (Link) (Link) (Approfondimento)

Significato Esoterico attribuito dalle varie tradizioni

Quanto segue è tratto dal Libro “The Secret Teachings Of All Ages” di Manly P. Hall:

«La Croce nel Simbolismo Pagano

Nel suo articolo sulla Croce e Crocifissione nell’Encyclopædia Britannica, Thomas Macall Fallow getta molta luce sull’antichità di questo ideogramma: “L’uso della croce come simbolo religioso in epoca precristiana, e tra i popoli non cristiani, può probabilmente essere considerato quasi universale, e in moltissimi casi era connesso con qualche forma di culto della natura.”

Non solo la croce stessa è un oggetto familiare nell’arte di tutte le nazioni, ma la venerazione per essa è una parte essenziale della vita religiosa della maggior parte dell’umanità. È un simbolo comune tra gli indiani d’America: nord, centro e sud. William W. Seymour afferma: “La dea azteca della pioggia portava una croce in mano, e i Toltechi sostenevano che la loro divinità, Quetzalcoatl, insegnava loro il segno e il rituale della croce, quindi il suo bastone, o scettro del potere, somigliava a un pastorale, e il suo mantello era coperto di croci rosse”. (“The Cross in Tradition, History and Art”)

La croce è anche molto venerata dai giapponesi e dai cinesi. Per i Pitagorici il più sacro di tutti i numeri era il 10, il cui simbolo è una X, o croce. In entrambe le lingue giapponese e cinese il carattere del numero 10 è una croce. La ruota buddista della vita è composta da due croci sovrapposte, e le sue otto punte sono ancora conservate alla cristianità nella croce di forma particolare dei Cavalieri Templari, che è essenzialmente buddista. L’India ha conservato la croce, non solo nelle sue sculture e pitture, ma anche nella sua architettura; un gran numero dei suoi templi – come le chiese e le cattedrali della cristianità – sono innalzati da fondamenta cruciformi.

Sui mandala dei tibetani, il paradiso è disposto a forma di croce, con un re demone a ciascuna delle quattro porte. Una notevole croce di grande antichità è stata scoperta nelle grotte dell’isola di Elephanta nel porto di Bombay. Croci di vario genere erano i motivi preferiti nell’arte di Caldea, Fenicia, Egitto e Assiria. Agli iniziati dei Misteri Eleusini della Grecia veniva data una croce che appendevano al collo su una catena, o corda, al momento dell’iniziazione. Per i Rosacroce, gli Alchimisti e gli Illuminati, la croce era il simbolo della luce, perché ciascuna delle tre lettere LVX deriva da una parte della croce.

La Croce Tau

Ci sono tre forme distinte della croce. Il primo si chiama TAU (più correttamente TAV). Assomiglia molto alla moderna lettera T, costituita da una barra orizzontale appoggiata su una colonna verticale, i due bracci sono di uguale lunghezza. Una quercia tagliata a qualche metro dal suolo e la sua parte superiore sovrapposta a quella inferiore in questa forma era il simbolo del dio druido Hu. Si sospetta che presso gli Egizi questo simbolo abbia avuto origine dalla diramazione delle corna di un toro o di un ariete (Taurus or Aries) e dalla linea verticale del suo muso. Questo è talvolta designato come la “croce del martello”, perché se tenuto dalla sua base verticale non è dissimile da un martello o da un martelletto (mallet or gavel). In una delle leggende cabalistiche massoniche, a Hiram Abbif è dato un martello a forma di TAU dal suo antenato, Tubal-Caino. La croce TAU è conservata nella Massoneria moderna sotto il simbolo della Squadra a T. Questa sembra essere la più antica forma della croce esistente.

La croce TAU era incisa sulla fronte di ogni persona ammessa ai Misteri di Mitra. Quando un re veniva iniziato ai Misteri Egizi, il TAU veniva posto contro le sue labbra. È stato tatuato sui corpi dei candidati in alcuni dei Misteri degli indiani d’America. Per i cabalisti, il TAU rappresentava il paradiso e la Tetractys pitagorica. Il Caduceo di Hermes era una estensione (outgrowth) della croce TAU. (Vedi Albert Pike.)

La Crux Ansata

Il secondo tipo era quello di una croce a T, o TAU, sormontata da un cerchio, spesso ristretto nella forma di ovale verticale. Questa era chiamata dagli antichi la Crux Ansata, ovvero la croce della vita. Era la chiave dei Misteri dell’antichità e probabilmente ha dato origine alla più moderna storia della chiave d’oro di San Pietro per il paradiso. Nei Misteri d’Egitto il candidato passava attraverso tutte le forme di pericoli reali e immaginari, tenendo sopra la sua testa la Crux Ansata, davanti alla quale i poteri delle tenebre indietreggiavano intimoriti. Allo studente vengono in mente le parole “In hoc signo vinces”. La forma TAU della croce non è dissimile dal sigillo di Venere, come Richard Payne Knight ha notato. Afferma: “La croce in questa forma è talvolta osservabile sulle monete, e molte di esse furono trovate in un tempio di Serapide [il Serapeo], demolito nella distruzione generale di quegli edifici da parte dell’imperatore Teodosio, e furono considerate dagli antiquari cristiani di quel tempo a significare la vita futura“.

Augustus Le Plongeon, nel suo “Sacri Misteri tra i Maya e i Quiches”, nota che la Crux Ansata, che chiama “La Chiave del Nilo” e “il Simbolo dei Simboli”, sia nella sua forma completa sia come una semplice TAU, era vista adornare il petto di statue e bassorilievi a Palenque, Copan e in tutta l’America centrale. Nota che è sempre stata associata all’acqua; che presso i babilonesi era l’emblema degli dei dell’acqua; presso gli scandinavi, del cielo (heaven) e dell’immortalità; e presso i Maya, di ringiovanimento e liberazione dalla sofferenza fisica.

Correlato all’associazione di questo simbolo con le “Acque della Vita”, il Conte Calice d’Alviella, nella sua “Migrazione dei Simboli”, richiama l’attenzione sul fatto che uno strumento rassomigliante alla Crux Ansata e chiamato “Nilometro” era utilizzato dagli antichi Egizi per misurare e regolare le inondazioni del fiume Nilo. È probabile che questa relazione con il Nilo lo facesse considerare il simbolo della vita, poiché l’Egitto dipendeva interamente dalle inondazioni di questo fiume per l’irrigazione necessaria ad assicurare raccolti sufficienti. Nei rotoli di papiro la Crux Ansata è mostrata uscire dalle bocche dei re egizi quando perdonavano i nemici, ed era sepolta con loro per significare l’immortalità dell’anima. Era portata da molti dei e dee e apparentemente significava la loro benevolenza divina e il potere vivificante. Il Museo del Cairo contiene una magnifica collezione di croci di molte forme, dimensioni e design, a dimostrazione del fatto che erano un simbolo comune tra gli egiziani.

Le Croci Cattoliche Romana e Greca

La terza forma della croce è il familiare tipo romano o greco, che è strettamente associato alla crocifissione di Gesù Cristo, sebbene sia improbabile che la croce utilizzata assomigli alla sua, più familiare, moderna forma. Esistono infinite sottovarietà di croci, che differiscono nelle relative proporzioni delle loro sezioni verticali e orizzontali.

Presso gli ordini segreti di diverse generazioni troviamo croci composite, come la tripla TAU “nell’Arco Reale della Massoneria” e le doppie e triple croci del simbolismo massonico e cattolico romano.

Per il cristiano la croce ha un duplice significato. In primo luogo, è il simbolo della morte del suo Redentore, attraverso il cui martirio egli si sente partecipe della gloria di Dio; in secondo luogo, è il simbolo dell’umiltà, della pazienza e del peso della vita. È interessante che la croce possa essere sia un simbolo di vita che un simbolo di morte. Molte nazioni consideravano profondamente l’aspetto astronomico della religione, ed è probabile che Persiani, Greci e Indù guardassero alla croce come ad un simbolo degli equinozi e dei solstizi, nella credenza che in certe stagioni dell’anno il sole fosse simbolicamente crocifisso su questi immaginari angoli celesti.

Il fatto che così tante nazioni abbiano ritenuto il loro “Salvatore” come una personificazione del globo solare è una prova convincente del fatto che la croce deve esistere come elemento astronomico nell’allegoria pagana. Augustus Le Plongeon credeva che la venerazione per la croce fosse in parte dovuta alla levata di una costellazione chiamata “Croce del Sud”, che precedeva immediatamente le piogge annuali, e poiché i nativi di quelle latitudini si affidavano interamente a queste piogge per coltivare i loro raccolti, vedevano la croce come una annuale promessa di temporali in arrivo, che per loro significavano vita.

Ci sono quattro Elementi Fondamentali (secondo sia la filosofia antica che la scienza moderna), e gli antichi li rappresentavano mediante i quattro bracci della croce, ponendo all’estremità di ogni braccio una misteriosa creatura cabalistica a simboleggiare il potere di uno di questi elementi. Pertanto, simboleggiavano l’elemento Terra con un toro; Acqua con uno scorpione, un serpente o un’aquila; Fuoco con un leone; e l’Aria con una testa umana circondata da ali. È significativo che le quattro lettere incise su pergamena (alcuni dicono legno) e fissate in cima alla croce al momento della crocifissione siano le prime lettere di quattro parole ebraiche che stanno per i quattro elementi: “Iammin, il mare o acqua; Nour, fuoco; Rouach, l’aria; e Iebeschah, la terra arida”. (Vedi “Morals and Dogma” di Albert Pike.)

Il fatto che una croce possa essere formata aprendo o dispiegando le superfici di un cubo ha fatto sì che quel simbolo fosse associato alla terra. Sebbene una croce all’interno di un cerchio sia stata a lungo considerata come il segno del pianeta Terra, in realtà dovrebbe essere considerata come il simbolo dell’elemento Terra composito, poiché è composto dai quattro triangoli degli elementi. Per millenni la croce è stata identificata con il piano di salvezza per l’umanità.

Gli elementi – sale, zolfo, mercurio e Azothutilizzati nella fabbricazione della pietra filosofale in Alchimia, erano spesso simboleggiati da una croce. Anche l’incrocio dei quattro angoli cardinali aveva il suo significato segreto, e gruppi massonici di tre ancora vanno verso i quattro punti cardinali della bussola* alla ricerca della “Parola Perduta”.»(Nell’originale:The cross of the four cardinal angles also had its secret significance, and Masonic parties of three still go forth to the four cardinal points of the compass* in search of the Lost Word“; “Compass” significa sia bussola che compasso)

La croce in senso generale e la croce tau in particolare, è spesso stata intesa come simbolo sessuale o di procreazione/generazione. Da: “An Encyclopedic Outline of Massonic, Hermetic, Qabbali-stic and Rosicrucian Symboli-cal Philosophy”, Los Angeles California 90027. p. CLXXXIII: “Sia la croce che il cerchio erano simboli fallici, poiché il mondo antico venerava i poteri generativi della Natura come espressione degli attributi creativi della Divinità. La Crux Ansata, combinando il maschile TAU con l’ovale femminile, esemplificava i principi della generazione”.

Ma in quest’ottica si intende generazione nella materia, nella manifestazione, e pertanto il simbolo più appropriato sarebbe questo:

TAU SIMBOLO DEL SACRIFICIO NELLA MANIFESTAZIONEIn questa forma la croce può anche essere vista come la quadripartizione della materia nei quattro elementi fondamentali: Fuoco, Acqua, Aria e Terra. La “Croce della Vita” evocata tramite gli Elementi.

Nel testo seguente si incomincia ad intravvedere la Luce ma vi è ancora parecchia distorsione presente.

«Le prime croci che la storia archeologica ricorda risalgono all’antica Mesopotamia, in particolare erano simbolo del dio sumero Tammuz, rappresentante fondamentalmente l’organo genitale maschile. (Tammuz non era altro che il dio della Fertilità, il dio della vegetazione e del raccolto, questo corrisponde al cambio delle stagioni, dato che l’abbondanza delle messi diminuisce in sua assenza).

Non a caso, la croce, nel raffigurare il ciclo delle stagioni, la terra, la fertilità, è stata associata all’organo genitale maschile (ma in correlazione anche a quello femminile, come vedremo nella croce ansata). Tammuz, secondo una intricata ricostruzione del mito, fu generato da Semiramis, la quale sosteneva di essere stata concepita immacolatamente (le similitudini con quello che il cristianesimo affermerà più tardi non si fermano qui) venendo sulla terra da un uovo lunare che cadde nel fiume Eufrate. La luna era paragonata ad una dea che aveva un ciclo di 28 giorni e quando era piena ovulava. Semiramis venne riconosciuta come Ishtar (da cui sarebbe derivato il nome Easter, Pasqua in inglese) e sostenne che il dio Sole-Baal con i sui raggi la mise incinta ed il figlio che partorì fu chiamato Tammuz. Quando Tammuz venne poi ucciso da un maiale il suo sangue cadde su un ceppo di un albero che crebbe interamente durante la notte. Gli adoratori di Tammuz, asceso al dio padre Baal, mentre lo adoravano dovevano farsi un segno a forma di “T” davanti ai loro cuori. Dal segno della T a quello della croce il passo è breve!

La Croce Ansata

La croce ansata, cioè la croce egizia della vita, è una T con un cerchio sopra. La T è un simbolo maschile, il cerchio un simbolo femminile, quindi in qualche modo un simbolo sessuale, cioè della dualità, delle due polarità. Ma la T della croce ansata rappresenta il Tau, cioè l’ultima lettera dell’alfabeto ebraico. Ogni lettera ebraica rappresenta un’idea, oltre che un carattere alfabetico, il tau è la sintesi dello Spirito e della materia: dello Spirito che ha accettato di prendere corpo per trascendere l’umanità intera: è il mistero che sorge dal punto d’incontro del verticale e dell’orizzontale, e può essere Osiride, Krishna, Gesù Cristo. La divinità discesa tra gli uomini per mostrare loro il cammino è un segno di Dio sulla terra, un’incisione praticata nella corteccia dell’egoismo di tutta la razza umana. “Il Tau … ecco la lettera: non lettera e suono generatori, ma lettera e suono riparatori”.

La Crux Ansata rappresenta per gli antichi Egizi l’immortalità dello Spirito. Da un punto di vista più terreno è la croce della fertilità: il buon raccolto deriva tanto dall’azione dello Spirito Santo (elemento positivo) sulla materia (elemento negativo), quanto dall’azione del sole e dell’acqua (associazione energetica) sulla materia che la riceve. La croce egizia ha stabilito una sorta di trinità Vita, Amore, Fertilità, ove ogni elemento deriva dall’altro, formando un ciclo eterno.

A Babilonia la Crux Ansata era l’emblema degli dei dell’acqua, generatrice di vita: presso i Maya era il segno della rigenerazione, primavera in natura e primavera dell’uomo che riscopre lo Spirito. Presso gli Scandinavi era il segno degli Dei del cielo, i creatori del genere umano.

L’ankh, conosciuto anche come chiave della vita e croce ansata, è un antico simbolo sacro egizio che essenzialmente simboleggia la vita. Gli dèi sono spesso raffigurati con un ankh in mano, o portato al gomito, oppure sul petto.

Questo simbolo potrebbe rappresentare una stilizzazione dei genitali umani in atto di unione. Tra i fautori di questa teoria ricordiamo Howard Carter che afferma che l’origine dell’ankh sia da ricollegare alla simbolica unione mistica dei due principi, il principio maschile e il principio femminile. Le due parti dell’ankh, la tau sottostante e l’ansa sovrastante, corrispondono infatti ai simboli di due delle divinità più importanti della religione egizia, Iside e Osiride. L’ansa è il simbolo isiaco, probabilmente una stilizzazione dell’utero; la tau, ovvero una croce senza l’estensione superiore del braccio verticale, è invece il simbolo di Osiride, rimandabile al fallo. Come simbolo dell’unione dei due principi cosmici sta ad indicare anche l’unione mistica tra il cielo e la terra, ovvero il contatto tra il mondo divino e il mondo umano, nonché l’unione dei due principi intesa come generatrice dell’esistenza. La denominazione chiave della vita, oltre che un richiamo alla forma del simbolo stesso, sta ad indicare anche il significato escatologico del simbolo: l’ankh è anche infatti vita eterna, grazie alla quale l’uomo riesce a superare la morte, per giungere alla rinascita. In quanto simbolo della vita e dell’immortalità, il suo significato è estensibile a quello di simbolo dell’universo, dato che il cosmo è pura vita, pura esistenza ed eterno alternarsi di cicli regolatori, oltre che costantemente generato dall’alternarsi di principi in eterna opposizione.» (Fonte)

Se si vuole arrivare al significato originale del Tau e della Croce bisogna però guardare agli archetipi della mente archetipica. Mario Pincherle, un attivo ricercatore italiano ora scomparso, ha svolto nel secolo scorso un lavoro di studio ed interpretazione personale riguardo ad essi. Ai fini della nostra ricerca è utile osservare la sua definizione del Tau come funzione della mente archetipica.

«Archetipi secondo l’interpretazione di Mario Pincherle

Ciò che è all’Inizio e Funge da Modello all’Immagine”

Cosa sono gli archetipi? Gli archetipi sono le funzioni elementari, che da sole o combinate, determinano le forme e la materia. Sono cioè l’espressione simbolica di quegli elementi irriducibili dei processi di pensiero che costituiscono, attraverso la loro combinazione e ripetizione, il pensiero stesso. Sono “atomi” funzionali di pensiero che, come materiali da costruzione, permettono la strutturazione di forme a cui corrisponde una ben precisa funzione. Gli archetipi vengono individuati in numero di ventidue, non uno di più né uno di meno. Ogni aggiunta di un archetipo crea una funzione individuale, capace di complementarsi con le altre lettere madri minori e maggiori. Ad ogni lettera dell’alfabeto corrisponde un archetipo, cioè una funzione : unione, contenimento, rotazione, traslazione… cui a sua volta corrisponde una forma, un suono, un colore, un profumo, un sapore. Ognuno di questi “mattoni” di pensiero, da solo od opportunamente combinato, permette di identificare veramente, ed univocamente, le forme nella materia…

Questa è la grammatica del Pensiero, la strada per recuperare la “Lingua Vera”, i “Nomi Veri” delle cose; un utile libro da leggere su questi temi è: “Gli Archetipi”, gli atomi del pensiero, di Mario Pincherle – ediz. Filelfo, Ancona.» (Fonte)

Dal libro “La vera storia di Sargon di Accadia” di Mario Pincherle: “Ho visto al piano terreno del British Museum di Londra la copia di una antichissima statuetta. L’originale, che era in basalto nero, è andato perduto. È posta in una vetrina, accanto ad alcune sculture “sumere”. In un cartellino è scritto:”la piccola statua originale, perfettamente uguale a questa copia, era in basalto nero. La statua rappresenta un sacerdote che tiene sul petto una targa su cui sono incisi dei caratteri… Sentivo che quella statuetta alta due palmi mi interessava. Effettuai ricerche… Osservai varie volte e con molta attenzione la fotografia della copia e sopratutto la targa coi 22 segni e il cartiglio posto ai piedi del personaggio… Ventidue segni? Le lettere dell’alfabeto? Perché gli archeologi di Londra non se ne erano accorti? Vi era una relazione fra i moderni alfabeti, a base fonetica, e questi segni? Andando indietro nel tempo A, B, C, D, diventarono Alfa, Beta, Gamma, Delta e, retrocedendo ancora, si trasformarono in Aleph, Beth, Ghimel, Dalet. Il mio pensiero si fermò sulla Dalet. Il Delta dei greci era a forma di triangolo perfetto. E così quello dei Fenici. Nella targa del sacerdote la quarta lettera era rappresentata da un perfetto triangolo equilatero. Allora controllai uno per uno i 22 segni… La mia conoscenza dei 22 archetipi e dell’alfabeto Aramaico mi facilitava molto… E infine vidi, con crescente meraviglia, la Sin, il “vascello di dio” rappresentato, in modo assai più perfetto che nella scrittura aramaica ed ebraica, come una nave rovesciata avente la chiglia alta verso il cielo: il “Vascello cosmico”.

E l’ultimo segno? Quella dolorosa TAU che i fenici avevano rappresentata come una croce e gli Ebrei come una forca? Ebbene, il grande sacerdote, nell’ultimo segno, mostrava l’immagine di un patibolo fatto di due punte acuminate, pronte a trafiggere la carne…

22) Taw – croce – TRIBOLARE (valore 400) – soffrire, travagliare, indica supplizio e dolore.

Tau nei Ra Materials

Nei Ra Materials il simbolo del Tau è citato esplicitamente in relazione a due degli arcani maggiori dei tarocchi egizi rappresentativi dei complessi concettuali degli archetipi.

Nel “Carro” o “Grande Via della Mente” il Tau è in relazione al Tempo o più specificamente allo Spazio-Tempo come ambiente in cui ha luogo l’Esperienza dopo il “Processo di Velatura” della mente cosciente da quella sub-conscia. Cito dai Ra Materials:

100.7 Interrogante: Grazie. Probabilmente torneremo su questa carta la prossima sessione per ulteriori osservazioni dopo aver studiato i commenti di Ra. Per conservare e utilizzare in modo efficiente il tempo in questo momento farò alcune annotazioni riguardo alla Carta Sette.

Primo, il velo tra la mente conscia e quella inconscia è stato rimosso. Il velo è la tenda, presumo, nella parte superiore, che è sollevata. Anche se questo velo è stato rimosso, la percezione dell’infinito intelligente è ancora distorta in base alle convinzioni del cercatore e ai modi della ricerca. Ra vorrebbe commentare questo?

Ra: Io sono Ra. Quando si osserva il velo dell’immagine della Grande Via della Mente, esso può essere utile per ideare usando la struttura dell’ambiente. La Grande Via della Mente, del Corpo o dello Spirito è intesa a ritrarre il Milieu entro il quale il lavoro della mente, del corpo o dello spirito deve essere posto.

In tal modo, il velo viene mostrato sia un pò sollevato e sia ancora presente, poiché il lavoro della mente e la sua trasformazione prevedono il sollevamento progressivo del grande velo tra le menti cosciente e profonda. Il completo successo di questo tentativo non è propriamente una porzione del lavoro di terza densità e, sopratutto, dei processi mentali di terza densità.

100.11 Intervistatore: Le entità – la piccola entità nera o color ruggine – e bianca sono state ora cambiate così che appaiano come sfingi, cosa che supponiamo significhi che il catalizzatore è stato padroneggiato. Suppongo anche che agiscano come la forza che muove il carro raffigurato qui, così come questa maestria abilita la mente nella sua trasformazione a divenire mobile, diversamente da come essa era prima di questa maestria, rinchiusa all’interno dell’illusione. Ra commenterebbe questo?

Ra: Io sono Ra. In primo luogo, chiediamo allo studente di considerare la Grande Via non come il culmine di una serie di sette attività o funzioni, ma come un’immagine molto più chiaramente delineata dell’ambiente in cui la mente, il corpo o lo spirito funzioneranno. Pertanto, le creature culturalmente determinate chiamate sfingi non indicano la maestria sul catalizzatore.

La seconda supposizione, quella di porre le creature come le motrici del carro della mente, ha molta più virtù. Puoi connotare il concetto di tempo all’immagine della sfinge. Il complesso mentale/emotivo matura, si muove ed è trasformato nel tempo.

103.10 Interrogante: In questo caso ho alcune domande sulla Carta Sette per concludere la nostra prima disamina degli archetipi della mente. C’è una T con due angoli retti sopra ad essa, sul petto dell’entità nella carta sette. Abbiamo ipotizzato che la T in basso ha a che fare con la possibilità di scegliere uno dei due percorsi nella trasformazione e i due angoli sopra ad essa che rappresentano la Grande Via del percorso della mano sinistra o della destra in una trasformazione mentale che crea il cambio dallo spazio/tempo nel tempo/spazio, si potrebbe dire. Questo è difficile da esprimere. C’è qualcosa di corretto [risatina] in questa ipotesi?

Ra: Io sono Ra. Sì.

103.11 Interrogante: Ra vorrebbe commentare questo?

Ra: Io sono Ra. L’uso del Tau e della squadra dell’architetto è infatti inteso a suggerire la prossimità dello spazio/tempo dell’ambiente della Grande Via al tempo/spazio. Troviamo questa osservazione molto perspicace.

L’intera atmosfera (mood), diciamo, della Grande Via dipende infatti dalla sua notabile differenza dal Significatore. Il Significatore è il sé significativo, in larga misura ma non interamente influenzato dall’abbassamento del velo.

La Grande Via della Mente, del Corpo o dello Spirito disegna l’ambiente che è stata la nuova architettura causata dal processo di velatura e, quindi, immersa nella grande, illimitata corrente del Tempo/spazio.

103.12 Interrogante: Immagino che le ruote su questo carro indichino la capacità della mente di essere in grado ora di muoversi nel tempo/spazio. È corretto?

Ra: Io sono Ra. Non possiamo dire che l’osservazione sia del tutto incorretta, perché c’è tanto lavoro nel tempo/spazio quanto l’individuo che evoca questo complesso di concetti ne abbia assimilato.

Tuttavia, sarebbe più appropriato richiamare l’attenzione sul fatto che, sebbene il carro sia a ruote, non è imbrigliato a ciò che lo trae da un’imbracatura fisica o visibile. Che cosa dunque, o Studente, collega e imbriglia la forza motrice del carro al carro?

103.13 Interrogante: Dovrò pensare a questo. A meno che… Ritornerò su questo.

Stavamo pensando di sostituire la spada nella mano destra con la sfera magica e con uno scettro che punta verso il basso nella mano sinistra, similmente alla Carta Cinque, il Significatore, come più appropriato per questa carta. Ra vorrebbe commentare questo, per favore?

Ra: Io sono Ra. Questo è abbastanza accettabile, soprattutto se la sfera può essere rappresentata come sferica e fulgente.

103.14 Interrogante: La gamba sinistra piegata delle due sfingi indica una trasformazione che avviene sulla sinistra (ma) che non sulla destra, forse, in quella posizione, un’incapacità a muoversi. Questo ha qualche merito?

Ra: Io sono Ra. L’osservazione ha merito in quanto può servire da inverso della connotazione intesa. La posizione ha lo scopo di mostrare due elementi, uno dei quali è la duplice possibilità dei personaggi colmi di Tempo qui ritratti.

Il riposo è possibile nel tempo, così come il progresso. Se un riposizionamento è tentato, la gamba eretta in movimento sarà notevolmente ostacolata dalla gamba piegata. L’altro significato ha a che fare con lo stesso Angolo Retto, con la sua ortogonalità architettonica, come il dispositivo sul petto dell’attore.

Il Tempo/spazio è vicino (is close) in questo complesso di concetti, reso vicino (brought close) a causa del processo di velatura e alla sua efficacia nel produrre attori che desiderano utilizzare le risorse della mente per evolversi.

85.18 Interrogante: Dopo il processo di velatura, certe funzioni o attività velate devono essere state di primaria importanza nel creare l’evoluzione nelle desiderate direzioni di polarizzazione. Mi stavo solo chiedendo quale di queste ha avuto il maggiore effetto sulla polarizzazione?

Ra: Io sono Ra. Il velo più efficace fu quello della mente.

85.19 Intervistatore: Vorrei continuare con questo per scoprire quali specifiche funzioni della mente erano più valide e quali i tre o quattro cambiamenti più efficaci apportati per creare la polarizzazione.

Ra: Io sono Ra. Questa è una domanda interessante. Il velo primario fu di tale importanza che può essere visto come un analogo al “mantello” della Terra su tutti i gioielli all’interno della crosta terrestre. Mentre in precedenza tutte le sfaccettature del Creatore erano consciamente conosciute, dopo la velatura la mente non conosceva pressoché nessuna sfaccettatura del Creatore. Quasi tutto era sepolto sotto il velo.

Se si tentasse di elencare quelle funzioni della mente più significative in quanto potrebbero essere di aiuto nella polarizzazione, sarebbe necessario iniziare con la facoltà di visionare (il futuro, visioning), prevedere o vedere lontano. Senza il velo la mente non era intrappolata nel vostro illusorio Tempo. Con il velo lo spazio/tempo è l’unica ovvia possibilità per l’esperienza”.

Ne ”L’Imperatore” o “Esperienza della Mente” il Tau rappresenta il simbolo del Sacrificio nella Manifestazione di terza densità. Ra Materials:

94.18 Interrogante: Nella Carta Tre i piedi dell’entità femminile sono sopra la piattaforma instabile, significante polarità duale a causa del suo colore. Nella Carta quattro un piede, appuntito*, indica che se l’entità maschile si regge sulla punta del piede sarebbe attentamente bilanciata. L’altro piede è puntato* a sinistra. Ra commenterebbe la mia osservazione che se l’entità si regge su questo piede sarà molto, molto attentamente bilanciata?

Ra: Io sono Ra. Questa è un’importante percezione, perché è una chiave non solo per questo concetto complesso ma anche per altri. Puoi vedere la “Squadra a T” che, a tratti separa “come a un piede** da fondamenta sicure” dalla natura dell’esperienza ma tuttavia da questa stessa natura dell’esperienza, è accuratamente, precisamente e architetturalmente collocata nel fondamento di questo complesso concettuale e, in effetti, nel complesso mentale archetipico.

Esperienza” ha la natura di esprimere più efficacemente e intensamente l’architettura dell’esperienza, sia la fragilità della struttura che la sicurezza della struttura.

*(pointed significa sia appuntito che puntato) **(unità di misura anglosassone)

94.19 Interrogante: A me pare che dalla configurazione di questa entità maschile nella Carta Quattro, che guarda alla sinistra e il piede destro è puntato alla sinistra, questa carta vorrebbe indicare che si debba essere in una posizione difensiva rispetto al percorso della mano-sinistra, senza il bisogno di preoccuparsi di protezione rispetto al percorso della mano-destra. Ra commenterebbe questo?

Ra: Io sono Ra. Ancora una volta, questa non è la suggestione che cercavamo di offrire costruendo questa immagine. Tuttavia, la percezione non può dirsi essere incorretta”.

TAU SIMBOLO DEL SACRIFICIO NELLA MANIFESTAZIONELa croce del Tau è simboleggiata dalle gambe incrociate della figura sopra al quadrato rappresentante la manifestazione materiale, al di sopra di essi si trova il triangolo rappresentato dalla particolare gonna indossata dalla figura; Ra:

95.22 Interrogante: E sembra che il quadrato su cui siede l’entità, che è pressoché totalmente nero, sia una rappresentazione dell’illusione materiale e il gatto bianco stia custodendo (is guarding) il percorso della mano-destra che è ora separato nell’esperienza da quello della sinistra. Ra commenterebbe questa osservazione?

Ra: Io sono Ra. O studente, la tua visione quasi vede ciò che era inteso. Tuttavia, le polarità non necessitano guardiani. Cosa, allora, o studente, ha bisogno della guardia?..

94.28 Interrogante: L’entità della Carta Quattro indossa una gonna dalla forma inusuale. C’è un significato per la forma di questa gonna?

Ra: Io sono Ra. Sì…

94.30 Interrogante: Vorrei solo affermare che questa carta, essendo maschile, indicherebbe che quando si acquisisce esperienza la mente diventa il “motivatore” o ciò che si sforza o (che)“fa” di più del semplice “sperimentatore” precedente all’azione catalitica. Cioè, c’è una maggiore tendenza per la mente a guidare il complesso mente/corpo/spirito, e oltre a questo vorrei solo chiedere se c’è qualcosa che possiamo fare per rendere lo strumento più confortevole o migliorare il contatto?

Ra: Io sono Ra. Nel contesto della tua penultima domanda, ti suggeriamo di ponderare ancora la forma della veste che l’immagine indossa. Un tale indumento non è naturale, la forma è significativa ed è così sulla falsariga della tua domanda”…

Nel simbolismo ermetico il Quadrato rappresenta la materia, la manifestazione fisica, il Corpo; La Sfera lo Spirito ed il Triangolo la Mente. Il concetto complesso può essere interpretato come: ”la Mente Guida lo Spirito e la manifestazione fisica del Corpo”; questo si può notare chiaramente nello scettro impugnato dalla mano sinistra della figura nell’immagine seguente proveniente dai tarocchi egizi originali di C.C. Zain.

Le gambe incrociate simboleggiano il sacrificio nella manifestazione; Ra:

94.26 Interrogante: Dovrò lavorarci sopra.

Quindi suppongo che le gambe incrociate dell’entità nella Carta Quattro abbiano un significato simile alla croce della croce ansata. È corretto?

Ra: Io sono Ra. Questo è corretto. La Croce formata dalle membra viventi dell’immagine indica ciò che è la natura dei complessi mente/corpo/spirito in manifestazione all’interno della vostra illusione. Non c’è esperienza che non sia acquistata da uno sforzo di qualche tipo, nessun atto di servizio a se stessi o agli altri che non comporti un prezzo, all’entità che manifesta, commisurato alla sua purezza. Tutte le cose in manifestazione possono essere viste in una maniera o nell’altra essere offrenti se stesse, in modo che le trasformazioni possano aver luogo al livello appropriato all’azione.

94.27 Interrogante: L’uccello si trova all’interno di un cerchio sulla parte anteriore dell’entità nella Carta Quattro. Questo avrebbe la stesso significato come la parte circolare della Croce Ansata?

Ra: Io sono Ra. È una forma specialistica di questa forma significativa. È specialistica in gran parte a causa della natura delle gambe incrociate della manifestazione di cui abbiamo discusso in precedenza.

92.29 Interrogante: Il simbolo sulla parte anteriore della camicia della sacerdotessa è stato dato da Ra?

Ra: Io sono Ra. La croce ansata è il simbolo corretto. L’aggiunta e la distorsione di questo simbolo è pertanto astrologica e può essere liberata dalla sua vincolante definizione.

92.30 Intervistatore: Questa croce ansata indicherebbe quindi un segno di vita o spirito, vivificante la materia?

Ra: Io sono Ra. Questo è abbastanza corretto. Per di più, illumina un concetto che è una parte dell’archetipo, che ha a che fare con la continuazione della coscienza che viene potenziata in incarnazione, oltre l’incarnazione.

TAU SIMBOLO DEL SACRIFICIO NELLA MANIFESTAZIONE92.24 Interrogante: Mi sembra che i disegni su ciascuna di queste colonne siano identici ma che la colonna di sinistra, cioè alla sinistra della Sacerdotessa, è stata ombreggiata molto scura così da indicare che gli eventi o le esperienze possono essere identiche nell’incarnazione, ma possono essere approcciate e viste e utilizzate con l’una o l’altra polarità a seconda del pregiudizio (bias). È corretto in qualche modo?

Ra: Io sono Ra. Questo è corretto. Noterai anche, dal simbolo che denota lo spirito in manifestazione posto su ciascun pilastro, che l’Uno Infinito Creatore non rispetta la polarità ma offre sé stesso in pienezza a tutti.

93.24 Interrogante: Presumo che tu intenda una domanda completa, e farò questa domanda: mi piacerebbe conoscere il significato della forma della croce ansata, e se questa è una risposta troppo lunga chiederò solo se c’è qualcosa che possiamo fare per rendere lo strumento più confortevole o migliorare il contatto?

Ra: Io sono Ra. Ci sono rapporti matematici all’interno di questa immagine che possono fornire intuizioni istruttive ad un appassionato di rompicapi. Non scioglieremo il rompicapo. Possiamo indicare che la Crux ansata fa parte dei complessi concettuali della mente archetipica, il cerchio indicante la magia dello spirito, la croce indicante quella natura della manifestazione che può essere valorizzata solo dalla perdita. Così la Crux ansata è intesa per essere vista come un’immagine dell’eterno nella e attraverso la manifestazione e oltre la manifestazione attraverso il sacrificio e la trasformazione di ciò che è manifesto.

TAU SIMBOLO DEL SACRIFICIO NELLA MANIFESTAZIONENegli archetipi è possibile osservare la forma del Tau nella “Ruota della fortuna”, “Catalizzatore” del complesso del corpo.

TAU SIMBOLO DEL SACRIFICIO NELLA MANIFESTAZIONEMa è nel “Appeso” o “Martire”, il “Significatore” del Corpo, che abbiamo la rappresentazione più esplicita del Tau come simbolo di sacrificio nella manifestazione essendo il Corpo il prodotto del lavoro della Mente manifestato.

Inoltre la gamba piegata della figura rappresenta il simbolo dell’angolo retto, la Squadra dell’Architetto, presente due volte anche sul petto della carta numero sette, il “Carro” o “Grande Via della Mente”, assieme al Tau; Ra:

95.27 Interrogante: La possibilità che le gambe dell’entità della Carta Quattro siano ad angolo retto approssimativo fosse collegata con il Tesseract, menzionata in una sessione molto precedente da Ra, come la direzione della trasformazione dallo spazio/tempo nel tempo/spazio e io stavo pensando che forse era collegata anche con la croce ansata. È qualche modo corretta questa osservazione?

Ra: Io sono Ra. Questa sarà l’ultima domanda di questo lavoro, mentre l’energia trasferita decresce. L’osservazione degli angoli retti e del loro significato trasformazionale è molto percettiva, o studente. Ognuna delle figure che portano alle Trasformazioni* di Mente, Corpo e Spirito e, infine, alla grande trasformativa Scelta* [ha] la crescente intensità di una crescente articolazione del concetto; vale a dire, ogni immagine in cui si trova questo angolo può essere vista essere un sempre più potente richiamo di opportunità ad utilizzare ogni risorsa, sia essa l’Esperienza* che tu ora osservi o ulteriori immagini, per il grande lavoro dell’adepto che progredisce verso la Trasformazione* usando la generosa spola dello spirito per l’infinito intelligente. Si prega di fare brevi domande in questo spazio/tempo”. *(carte dei tarocchi)

TAU SIMBOLO DEL SACRIFICIO NELLA MANIFESTAZIONEArcano maggiore numero 22 il “Matto” o “La Scelta” il Tau si può osservare sia nella figura che nella lettera al centro sotto ad essa.

La Croce come simbolo di sacrificio è stata naturalmente associata dai cristiani al sacrificio di Gesù nel suo martirio della crocefissione sul Golgota.

Secondo alcune fonti storiche la forma originale della croce da esecuzione romana era il T o Tau (Link).

L’entità Gesù si è incarnata con il preciso obbiettivo del martirio al fine di fornire un esempio di Sacrificio per Amore. Nel compimento di questo suo progetto di vita Gesù ha personificato l’archetipo del “Martire” nella sua pienezza; Ra:

84.4 Interrogante: Lo strumento ha posto la seguente domanda: Ra ha implicitamente affermato che lo strumento è su un percorso di martirio, ma poiché tutti muoiono non siamo tutti martiri di qualcosa? Quando, semmai, il martirio partecipa alla saggezza?

Ra: Io sono Ra. Questa è una domanda ponderata. Usiamo come modello colui che è noto come Jehoshua. Questa entità si è incarnata con il piano del martirio. Non c’è saggezza in questo piano, ma piuttosto comprensione e compassione estese alla massima perfezione. Quello noto come Jehoshua non avrebbe compreso tutto quanto c’era da comprendere durante il suo percorso esperienziale, se avesse scelto di seguire la sua volontà in qualsiasi spazio/tempo durante i suoi insegnamenti. In vari lassi di tempo questa entità aveva la possibilità di muoversi verso il luogo del martirio che era, per quel martire, Gerusalemme.

Eppure in meditazione questa entità affermò, più e più volte: “Non è ancora l’ora”. L’entità avrebbe anche potuto, quando fosse giunta l’ora, percorrere un altro sentiero. La sua incarnazione sarebbe stata quindi prolungata, ma il percorso per il quale si era incarnato si sarebbe alquanto confuso.

In tal modo, si può osservare la massima quantità di comprensione, di cui questa entità era davvero capace, avvenire nel modo in cui l’entità in meditazione sentiva e sapeva che era giunta l’ora che si adempisse quel (progetto) che era la sua incarnazione.

È davvero così che tutti i complessi mente/corpo/spirito moriranno all’illusione di terza densità?; cioè, che ogni corpo del complesso fisico di raggio giallo cesserà di essere vitale?. È un termine improprio, per questo solo motivo, chiamare ogni complesso mente/corpo/spirito un martire, poiché questo termine è riservato a coloro che sacrificano la propria vita per il servizio che possono fornire agli altri. Possiamo incoraggiare la meditazione sulle funzioni della volontà”.

TAU SIMBOLO DEL SACRIFICIO NELLA MANIFESTAZIONEAlla luce di questa interpretazione della croce e del tau come simbolo di sacrificio nella manifestazione è possibile approfondire e rivelare nuovi particolari del rapporto fra san Francesco e questo simbolo. Guardando alla vita ed alla conversione di Francesco è naturale che egli l’abbia eletto a suo emblema. Figlio di un ricco mercante poteva scegliere di condurre una vita di agi in una situazione di privilegio, invece scelse di sacrificare tutto questo per aiutare gli altri, i più poveri, i lebbrosi, gli emarginati. Questo è il segno più verace del sacrificio nell’incarnazione.

Ad un livello più profondo il suo sacrificio fu anche maggiore. Egli era in realtà uno dei 150 “Antichi”, coloro che alla fine del secondo Ciclo Maggiore potevano essere raccolti e passare in quarta dimensione positiva ed invece si sacrificarono per Servire gli Altri rimanendo ancora in terza dimensione, reincarnandosi periodicamente per aiutare l’evoluzione della Coscienza Planetaria. Cito dai Ra Materials:

14.15 Interrogante: Tornando all’inizio di questo periodo di 75.000 anni, c’è stato un raccolto 25.000 anni dopo il suo inizio, dunque 50.000 anni fa, suppongo. Puoi dirmi quante entità sono state raccolte dal nostro pianeta a quel tempo?

RA: Io sono Ra. Il raccolto è stato nessuno.

14.16 Interrogante: Non c’è stato alcun raccolto? E invece 25.000 anni fa? C’è stato un raccolto allora?

RA: Io sono Ra. È iniziato ad esserci un raccolto nell’ultima porzione del secondo ciclo, come voi misurate il tempo/spazio, grazie ad individui che hanno trovato il portale per l’infinito intelligente. Il raccolto di quell’epoca, sebbene molto piccolo, era composto da entità che erano caratterizzate da un’estrema distorsione verso il servizio nei confronti delle entità che a quel punto ripetevano il ciclo maggiore. Tali entità, pertanto, sono rimaste in terza densità pur potendo, in qualsiasi momento del presente nexus, lasciare questa densità mediante l’uso dell’infinito intelligente.

14.17 Interrogante: Quindi nel raccolto di 25.000 anni fa le entità che avrebbero potuto essere raccolte in quarta densità sono rimaste qui per servire questa popolazione planetaria. È esatto?

RA: Io sono Ra. È esatto. Quindi, non c’è stato alcun raccolto, ma c’erano delle entità che avrebbero potuto essere raccolte, e che sceglieranno la modalità con cui entrare nella quarta dimensione”.

15.15 Interrogante: Non intendo porre la stessa domanda due volte, ma ci sono degli argomenti che considero così importanti che magari può essere ottenuta una maggiore comprensione esprimendo lo stesso concetto con parole diverse. Vi ringrazio molto per la vostra pazienza. Ieri avete anche affermato che quando non c’è stato alcun raccolto al termine dell’ultimo periodo di 25.000 anni, “c’erano delle entità che avrebbero potuto essere raccolte, e che sceglieranno la modalità con cui entrare nella quarta densità”. Potete dirmi cosa intendete con “sceglieranno la modalità con cui entrare nella quarta densità”?

RA: Io sono Ra. Questi “pastori” o, come qualcuno li ha chiamati, la “Razza degli Antichi”, potranno scegliere il tempo/spazio della loro partenza. È improbabile che se ne vadano finché non sarà possibile raccogliere anche gli altri-sé.

15.16 Interrogante: Cosa intendete con “non sarà possibile raccogliere anche gli altri-sé”?

RA: Io sono Ra. Gli altri-sé per i quali queste entità si preoccupano sono quelli che non sono riusciti ad essere raccolti durante il secondo ciclo maggiore”.

22.7 Interrogante: Avete parlato del gruppo del Sud America che poteva essere raccolto al termine del secondo ciclo. Qual era la durata media della loro vita al termine del secondo ciclo?

RA: Io sono Ra. Questo gruppo isolato aveva raggiunto una durata della vita che si spingeva fino alla lunghezza, adatta per questa densità, pari a circa novecento [900] anni.

22.8 Interrogante: Quindi presumo che l’azione planetaria che stiamo sperimentando ora, che sembra accorciare la durata della vita di ogni entità, non era a quel tempo abbastanza intensa da avere influenza su di loro e ridurre così la loro durata della vita. È corretto?

RA: Io sono Ra. È corretto. È bene ricordare che in quel nexus di spazio/tempo era possibile un notevole isolamento.

22.9 Interrogante: Circa quante persone popolavano la Terra in totale in quel tempo, cioè, incarnate nel fisico contemporaneamente?

RA: Io sono Ra. Presumo che tu intenda chiedere il numero di complessi mente/corpo/spirito incarnati alla fine del secondo ciclo maggiore; questo numero è pari a circa tre quattro cinque zero zero zero, trecento quarantacinque mila [345.000] entità.

22.10 Interrogante: Quante erano in grado di essere raccolte, all’incirca, rispetto al numero totale?

RA: Io sono Ra. C’erano circa cento cinquanta [150] entità che potevano essere raccolte.

22.11 Interrogante: Un numero molto basso. Quando è iniziato il ciclo successivo… sono queste le entità che sono rimaste a lavorare con il pianeta?

RA: Io sono Ra. La Confederazione ha fatto visita a queste entità ed esse hanno desiderato rimanere per aiutare la coscienza planetaria. È esatto.

22.12 Interrogante: Che tipo di visita ha fatto la Confederazione a questo gruppo di 150 entità?

RA: Io sono Ra. È apparso loro un essere di luce, che portava con sé quello che può essere definito uno scudo di luce. Egli ha parlato dell’unità e dell’infinità di tutta la creazione e di quello che attendeva le entità che erano pronte per il raccolto. Egli ha descritto con parole dorate le bellezze dell’amore quando esso viene vissuto. Egli ha poi permesso un collegamento telepatico per mostrare progressivamente, alle entità interessate, la grave situazione della terza densità quando vista come un complesso planetario. Poi se ne andò.

22.13 Interrogante: E tutte queste entità hanno a quel punto deciso di rimanere e di prestare assistenza durante il successivo ciclo di 25.000 anni?

RA: Io sono Ra. È esatto. Esse sono rimaste come gruppo. C’erano alcune entità che erano marginalmente associate a questa cultura che non sono rimaste. Tuttavia, nemmeno loro sono state in grado di essere raccolte, ed esse hanno dovuto pertanto ripetere questa densità iniziando dalla sub-ottava più elevata della terza densità, per così dire. Molte fra le entità che hanno dimostrato una natura amorevole non erano Erranti, ma erano piuttosto di questa particolare origine del secondo ciclo.

22.14 Interrogante: Tutte queste entità sono ancora con noi in questo ciclo?

RA: Io sono Ra. Le entità che hanno ripetuto il ciclo maggiore di terza densità sono state in grado, in alcuni casi, di procedere oltre. Queste entità hanno scelto di congiungersi ai loro fratelli e sorelle, come voi chiamereste queste entità.

22.15 Interrogante: Qualcuna di queste entità ha avuto nomi che conosciamo dalla nostra storia passata? Sono apparsi come esseri incarnati che possiamo trovare nella nostra storia?

RA: Io sono Ra. L’entità conosciuta col complesso sonoro vibratorio di Sant’Agostino è di questa natura. L’entità conosciuta col complesso sonoro vibratorio di Santa Teresa è di questa natura. L’entità conosciuta col complesso sonoro vibratorio di San Francesco d’Assisi è di questa natura. Queste entità, provenendo da un passato monastico, come voi lo chiamereste, si sono incarnate nello stesso tipo di ambiente che era adatto ad un ulteriore apprendimento”.

Il gruppo degli “Antichi” è nuovamente citato nei Ra Materials a proposito di George Hunt Williamson alias Michael D’Obrenovic figura di poliedrico ricercatore spirituale; Ra:

15.17 Interrogante: Potreste raccontarmi una piccola parte della storia di quella che chiamate la Razza degli Antichi?

RA: Io sono Ra. La domanda non è chiara. Riformulala per favore.

15.18 Interrogante: Domando questo perché in precedenza ho sentito parlare della Razza degli Antichi in un libro, “Road in the Sky”, di George Hunt Williamson, e mi stavo chiedendo se questa Razza degli Antichi è la stessa della quale lui ha parlato.

RA: Io sono Ra. La domanda ha ora la sua risposta, poiché in precedenza abbiamo parlato della modalità in cui è stata presa la decisione che ha fatto sì che queste entità rimanessero qui al termine del secondo ciclo maggiore del vostro attuale Grande Ciclo*. Ci sono alcune distorsioni nelle descrizioni fornite dall’entità nota come Michael; comunque, tali distorsioni hanno principalmente a che vedere con il fatto che queste entità non sono un complesso di memoria sociale, ma sono invece un gruppo di complessi mente/corpo/spirito dediti al servizio. Queste entità lavorano insieme, ma non sono completamente unificate; pertanto, ognuno di loro non vede completamente i pensieri, i sentimenti e le ragioni dell’altro. Tuttavia, il desiderio di servire che li caratterizza è il desiderio tipico della quarta dimensione e questo fa sì che essi siano uniti fra loro in quella che potreste chiamare una fratellanza. *(un Grande Ciclo (master cycle) è lungo circa 75.000 anni ed è composto da tre cicli maggiori (major cycles) lunghi circa 25.000 anni)

15.19 Interrogante: Perché li chiamate la Razza degli Antichi?

RA: Io sono Ra. Li abbiamo così chiamati per far riconoscere la loro identità, a te che sei l’Interrogante, nel modo in cui essa viene compresa dalla tua distorsione del complesso mentale”.

Il libro “Road in the Sky” contiene un riferimento alla Tau a proposito delle scoperte di Costantino Cattoi:

Cattoi conosce una giovane sensitiva, comprendendone immediatamente le enormi possibilità nel campo della ricerca. La ragazza, Maria Domenica Mataloni, diverrà una celebre radiomante, formando con Cattoi, che sposerà il 10 giugno 1933, una celebre coppia. Maria Domenica gli donerà due figlie, Giovanna Atlantina, nel 1934, e Maria Pia, nel 1938. Il binomio Cattoi-Mataloni riuscì a far dotare di un acquedotto autonomo ben centoventi aeroporti tra il 1932 e il 1942, rilevò giacimenti di metano, gas naturale e idrocarburi, nonché tre laghi sotterranei in Libia, consentendo così l’irrigazione intensiva di quasi tutta la fascia costiera tra Misurata e la Tunisia. Cattoi, dopo aver verificato le straordinarie facoltà della moglie, decide di abbandonare la carriera militare per fondare assieme a lei una propria società, la Società radiogeotenica di Grosseto, che si occupa di ricerche idriche, minerarie e archeologiche nel sottosuolo. Tra le maggiori scoperte della coppia si possono citare due importanti ritrovamenti: innanzitutto quello dell’antica città etrusca di Capena nel Lazio, a nord di Roma, alcuni metri sotto la quale Cattoi e la moglie trovarono resti di una Capena ancora più antica; successivamente Cattoi e Maria Mataloni vennero invitati dal Dipartimento delle Antichità di Trapani e Marsala a cercare l’antica città di Lylybeo. Nel dicembre 1931, Cattoi poté annunciare di aver localizzato la città nello “Stagnone di Marsala”, rinvenendo molte croci a forma di Tau. (Cattoi comunicò le proprie scoperte a George Hunt Williamson, il quale le riportò nel libro “Road in the sky”, Neville Spearman, Londra 1959, pp. 53-54)”.

Per concludere, come ho già affermato nell’introduzione, con questo testo non è mia intenzione offendere la sensibilità o le credenze di nessuno. Ognuno ha il diritto alla “sua versione della storia” e ha anche il diritto di credervi. Con la mia ricerca ho solamente cercato di portare un po’ di Luce per stimolare la mente a porsi delle domande e iniziare quindi un processo di analisi e ricerca al fine di ottenere una Comprensione, se questa è possibile in un ambiente di terza densità. Per quanto riguarda il maestro Gesù, pur comprendendo il valore del sacrificio nel suo martirio, non amo vederlo ritratto sulla croce, l’immagine che preferisco di lui è questa.

Mentre predica insegnando a cuore aperto in tutta la sua bellezza.

2 thoughts on “TAU SIMBOLO DEL SACRIFICIO NELLA MANIFESTAZIONE

  1. Anch’io non amo Gesù raffigurato sulla croce, lo trovo triste e riduttivo rispetto al significato della sua predicazione che mira alla gioia e alla Gloria già nel qui ed ora (il regno è già qui) e non al dolore. Per me il numero 22 ha un significato particolare perché il giorno 22 gennaio di molti anni fa ho dato alla luce una piccola creatura che non è rimasta – non poteva, era molto ammalata – ma è andata da tutti gli andati, in un oltre. Molto interessante l’ampio studio che piano piano cercherò di assimilare, grazie. 🌹

    • Mi spiace per la tua perdita Cristina, se può consolarti sappi che la morte è solamente il passaggio da uno stato dell’esistenza ad un altro. La Coscienza è infinita ed eterna, Infinito è Creazione.
      Ti saluto e ringrazio per il tuo commento.
      Massimiliano

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