ARTE E ASTROLOGIA NELLA STORIA

ARTE E ASTROLOGIA NELLA STORIA

di Andrea Fontana 2012

Nel corso dei secoli gli artisti hanno raffigurato l’Astrologia in alcune loro opere, che durante i secoli si sono salvate dalle calamità naturali e disastri dolosi.

L’elenco sarebbe molto lungo, quindi citeremo solo qualcuna di queste opere artistiche contenenti riferimenti astrologici.

Premesse Storiche dell’Astrologia

Le scienze astrologiche e astronomiche furono coltivate nell’antica Mesopotamia sin dalla fine del IV millennio a.C., anche se è dal II millennio a.C. che prima i Babilonesi e successivamente gli Assiri ci hanno trasmesso le prime copie scritte di veri e propri trattati, elaborati da specialisti. Nella più celebre cosmogonia babilonese, il “Poema della Creazione (Enuma elish)”, la volta del cielo è sublimata come la metà del corpo di una dea, Tiamat sconfitta in agone cosmico da Marduk. Data la sacralità del cielo, la lettura dei suoi fenomeni non solo abilitava i sacerdoti a prevedere gli eventi naturali e politici, imponendo ai regnanti di agire conseguentemente, ma costruiva allo stesso tempo una ricchissima biblioteca di immagini, segni e simboli astrali che rappresentavano i miti sull’origine dell’universo.

Con i primi filosofi, attivi nella fascia costiera dell’Asia Minore tra il VI e il V secolo a.C., la civiltà ellenica ha posto le basi per la nascita dell’Astrologia scientifica. I filosofi greci hanno sviluppato riflessioni capaci di fornire risposte alla varietà dei fenomeni osservati.

Pitagora (V secolo a.C.) ed i suoi discepoli hanno concepito la sfericità del Cosmo e la regolarità dei moti circolari dei corpi celesti con la sfericità della Terra con la sua rotazione sul proprio asse, dove, al Caos iniziale hanno opposto l’ordine del Kosmos.

La civiltà greca, con Platone, Eudosso e Aristotele, ha elaborato gli schemi destinati a esercitare una profonda influenza sugli sviluppi successivi dell’Astrologia e Astronomia, che erano unite in un’unica grande Scienza.

Nel IV secolo a.C. Eraclide Pontico, discepolo di Platone, elaborò l’ardita ipotesi dei moti di Mercurio e Venere intorno al Sole, che seguitava tuttavia a orbitare attorno alla Terra.

Aristotele, allievo di Platone, riteneva che gli elementi fondamentali di cui è costituita la materia – terra, acqua, fuoco e aria – fossero dotati di un movimento rettilineo verso il basso o verso l’alto a seconda della maggiore o minore pesantezza. Ai corpi celesti, costituiti invece da una quinta essenza, l’etere, attribuiva il moto circolare uniforme. La teoria dei quattro elementi esercitò a lungo forte influenza sulla cultura occidentale e araba. Venne riecheggiata frequentemente in numerose opere d’arte fino all’inizio dell’Età Moderna, come mostrano i due dipinti di Brueghel il Giovane.

Anonimo. Globo celeste, II sec. a.C.-I sec. d.C. – Parigi, Collezione Kugel.

Su questo globo in argento sono raffigurate le costellazioni secondo la tradizione iconografica di Igino. È tra le più antiche raffigurazioni della sfera celeste che sia pervenuta a noi.

Rilievo in marmo con Phanes (erroneamente identificato con Mitra), II sec. circa.

Modena, Museo Civico Archeologico

Primo dispensatore di vita nell’universo, emerso dall’uovo cosmico all’inizio dei tempi, Phanes rappresentava una nuova Era di salvezza per i seguaci dell’Orfismo: la fascia dello Zodiaco simboleggia il tempo eterno, il serpente che lo avvolge il rapido corso del tempo degli uomini. Phanes o Fanete è raffigurato come un giovane dotato di ali dorate, che tiene in una mano lo scettro e nell’altra il fulmine, ed è considerato il signore del Tempo cosmico. Le spire che lo avvolgono simboleggiano la ciclicità delle Stagioni, mentre tutt’intorno scorre la fascia dei dodici Segni zodiacali, che ruotano stranamente in senso antiorario; sopra la testa di Fanete si trova l’Ariete, il primo Segno dello Zodiaco.

Globo astrologico, II sec. a.C.-II sec. d.C. – Matelica (MC), Civico Museo Archeologico.

Si tratta di uno strumento per osservazioni e calcoli astronomici, astrologici e di misurazione del tempo, un antichissimo orologio solare che si distingue per la particolare forma sferica.

Nel III secolo a.C. lo studio degli astri si è spostato sulla sponda meridionale del Mediterraneo, in Egitto. Nel Museo di Alessandria l’Astronomia e l’Astrologia raggiunsero il massimo livello di rigore concettuale e perfezione teorica. Alcuni studiosi assidui della volta celeste, quali Ipparco e Tolomeo, accumularono dati che, legati al rapido sviluppo della matematica e della geometria, permisero di conseguire straordinari risultati. Verso la metà del II secolo a.C. fecero la loro comparsa i primi planetari meccanici, che misero in evidenza i perfetti meccanismi della grande macchina del mondo. Con la conquista del Mediterraneo da parte di Roma si sviluppò maggiormente l’Astrologia, che interessò tutte le classi sociali. Il cielo per i Romani non era solo il principale mezzo di orientamento dei naviganti e l’orologio che scandisce il calendario dei lavori agricoli ma, soprattutto, il più importante strumento di conoscenza dei destini umani e dei comportamenti più utili da seguire.

ARTE E ASTROLOGIA NELLA STORIARilievo con Mitra, II sec. – Roma, Museo Nazionale Romano

Afferrato il toro, Mitra lo colpisce al collo con la spada. Dal contatto tra il sangue del toro e la terra nascono piante benefiche per l’uomo. Uno scorpione, mandato dal dio del male, cerca di contrastare questa profusione di vitalità avvelenando il seme del toro, aggredito anche da un cane e da un serpente. Alla sinistra e alla destra di Mitra sono Cautes e Cautopates: il primo ha la fiaccola alzata, l’altro abbassata a rappresentare il ciclo solare dall’alba al tramonto. Nei vertici superiori le personificazioni del Sole e della Luna e, in alto, la fascia circolare che raffigura la sfera delle stelle fisse, dove risiedono le anime immortali cui Mitra ha rivelato il percorso di salvezza.

La Melotesia Zodiacale, il Macrocosmo nel Microcosmo

La serie di corrispondenze tra l’Uomo e l’Universo risale alle epoche più remote.

Nella letteratura sacra dell’Induismo troviamo la ‘Brhajjâtaka’ di Varâhamihira, in cui i dodici Segni dello Zodiaco rappresentano le membra di Purusa, l’Uomo Cosmico o Anima dell’Universo, l’Essere primordiale increato che, secondo i Veda, fu sacrificato per dare origine al mondo manifesto.

ARTE E ASTROLOGIA NELLA STORIAI Veda sono la più antica raccolta di inni religiosi composti in una forma arcaica dal sanscrito, detto ‘sanscrito vedico’, un grande insieme di testi religiosi che sono il fondamento della Religione vedica, successivamente del Brahmanesimo e, infine, di quel complesso e composito sistema religioso e filosofico che va sotto il nome di Induismo.

Gli inni sacri dei Rigveda, nella compilazione a noi pervenuta, risalgono probabilmente al secondo millennio a.C., nel periodo compreso tra il 2000 a.C. e il 1500 a.C. con la sua definitiva collocazione nella forma attuale, databile al VII secolo a.C.

Le correlazioni tra i Segni dello Zodiaco e le parti del corpo umano si fanno risalire al grande matematico e studioso del cielo Hipparcos di Nicea, vissuto fra il 190 e il 120 a.C. in Grecia. Ipparco proseguì gli studi del grande medico greco Hippokrates, nato circa tre secoli prima, che affermava di essere un discendente diretto di Asclepio, dio della Medicina, fondò in Grecia la prima Scuola medica e scrisse una settantina di opere, raccolte nel “Corpus Hippocraticum”.

Hippocrate coniugò la medicina con la chirurgia e scrisse anche il testo più celebre che codifica l’etica medica, “Il Giuramento”, ancor oggi in uso in Medicina, in cui sono enumerati i principi fondamentali che deve seguire chi esercita la professione medica ed egli è considerato ancor oggi il padre della Medicina moderna. Hippocrate sostenne la teoria di Empedocle dei “Quattro Elementi” ed elaborò una “teoria umorale”, secondo la quale il nostro corpo sarebbe governato da quattro umori diversi (sangue, bile gialla, bile nera o atrabile e flemma, elaborati rispettivamente da cuore, fegato, milza e cervello) dalla cui corretta proporzione (crasi) dipende lo stato di salute o malattia (discrasia).

Ipparco di Nicea estese gli studi di Ippocrate e seguì il pensiero di Platone, secondo cui ogni fenomeno sulla Terra è in analogia con gli eventi cosmici, per cui il corpo umano è una riproduzione dei modelli celesti (Archètipi).

Ma è stato Claudio Tolomeo, astronomo, astrologo, matematico e geografo, vissuto nel II secolo d.C. ad Alessandria d’Egitto, che per primo ha introdotto i metodi scientifici nell’interpretazione dei corpi celesti ed ha scritto il ‘Tetrabiblos’, il primo trattato scientifico di Astrologia pubblicato in Occidente, in cui ha riunito ed ordinato tutto quanto era noto a quei tempi in materia astrologica a Babilonia, in Egitto e in Grecia. Tolomeo ha definito lo Zodiaco “creatura animata”.

Dal Cielo natale di un individuo è possibile conoscere le sue parti del corpo più vulnerabili e la sua predisposizione nei confronti di alcune malattie, che possono esternarsi nel corso della sua vita.

Nella Grecia classica, questa teoria era definita “Melotesia zodiacale”, o Medicina celeste e si riferisce agli influssi esercitati dai Segni zodiacali, dai Pianeti e dalla Luna sui diversi organi del corpo umano: l’Ariete domina la testa e il cervello; il Toro influenza il collo; i Gemelli dominano le braccia e i polmoni; il Cancro è connesso con il torace; il Leone e il Sole influenzano il cuore; la Vergine domina gli intestini e la milza; la Bilancia è connessa con i reni e la regione lombare; lo Scorpione è il segno degli organi genitali; il Sagittario influenza il fegato, i nervi sciatici e la coscia; il Capricorno è connesso con il ginocchio e le articolazioni; l’Acquario domina le caviglie e il sistema circolatorio; i Pesci influenzano i piedi.

Si devono anche considerare le correlazioni tra Segni zodiacali opposti o complementari, situati cioè sullo stesso asse zodiacale, che si influenzano l’un l’altro nel tipo di patologie.

Esiste quindi:

l’asse Ariete-Bilancia o asse umorale ippotalamico-drenante renale, dall’impulso al vaglio;

l’asse Toro-Scorpione o asse oro-anale o riproduttivo;

l’asse Gemelli-Sagittario o asse degli arti superiori ed inferiori;

l’asse Cancro-Capricorno o asse temporale della crescita, dalla giovinezza alla vecchiaia, dall’immaturità alla saggezza;

l’asse Leone-Acquario o asse circolatorio;

l’asse Vergine-Pesci o asse carpale-tarsale di mani e piedi, o della psicosomatizzazione.

La “Melotesia Zodiacale” si basa sulla corrispondenza tra Macrocosmo e Microcosmo, teoria riportata in auge dall’Ermetismo alessandrino.

La Melotesia Zodiacale è stata studiata e considerata nell’Astrologia Indiana, Araba, Greca e Latina.

Codice miniato del 1475 con le correlazioni fra l’Uomo e i Segni dello Zodiaco

Johannes de Ketham. Libro di medicina. Venezia, 1493

Felice Passera, Il nuovo tesoro degli arcana farmacologici galenici, Venezia 1688-89

Le teorie astrologiche di Tolomeo sono state successivamente seguite da molti altri studiosi, come ad esempio il medico naturalista Theophrast Bombast von Hohenheim, noto come Paracelo (1493-1541), il quale sosteneva che ogni medico dovrebbe essere anche astrologo e conoscere il Cielo in cui l’uomo vive, per cui non è sufficiente che un medico sappia giudicare il presente, ma dovrebbe anche comprendere quello che potrebbe accadere in futuro.

Ma già Leonardo Da Vinci (1452-1519) aveva studiato gli antichi testi ermetici ed astrologici, come si comprende da alcuni suoi celebri dipinti, soprattutto nel Cenacolo, che ha realizzato con molti riferimenti zodiacali e planetari, ed inoltre il suo interesse verso l’Astrologia si vede dall’elenco dei volumi che possedeva nella sua biblioteca personale.

Molto eloquenti sono il suo celebre disegno dell’Uomo Vitruviano, conservato a Torino, che sarebbe il suo completo autoritratto giovanile, ed in particolare nell’Uomo circondato dai Quattro Elementi.

L’Uomo Vitruviano (1490) e il Cenacolo (1492) di Leonardo Da Vinci

l’Astrologo di Bonnart del 1600 – Stampa in cui è raffigurata una donna con le figure dello Zodiaco

Arte e Religione Cristiana

L’Astrologia si diffuse anche nella Religione Cristiana, per cui la Cosmologia e la Teologia procedettero strettamente affiancate in un’epoca che non registrò sensazionali avanzamenti delle conoscenze astronomiche, ma che contribuì a rafforzare la visione classica di un Universo creato per l’uomo e a sua perfetta misura. Una visione che trovò espressione sia nella Cosmologia mistica di Ildegarda di Bingen che nella Commedia di Dante.

La Religione Cristiana è stata oggetto di grandi capolavori di poesia e di letteratura, fortunate sintesi enciclopediche e un numero considerevole di opere d’arte.

Sappiamo che diversi Pontefici si sono interessati ai Pianeti e ai ritmi dell’Astrologia, ed alcuni Papi avevano un astrologo come consulente privato.

Le trattazioni cosmologiche degli autori cristiani medievali sono caratterizzate dalla volontà di presentare la struttura armonica dell’universo come la prova più eloquente della potenza e dell’infinita saggezza del Creatore. Le immagini miniate nei codici del Medioevo cristiano narrano ascese mistiche verso il Cielo e mostrano angeli che muovono la Sfera celeste, ed altri autori si impegnarono nella produzione di testi che spiegavano in maniera semplice la struttura della Sfera celeste.

La produzione di strumenti scientifici restò limitata e di qualità non eccelsa durante il Medioevo, che subì in questo campo l’influenza della tradizione bizantina e, più tardi, quella della cultura araba. Quest’ultima costituì un punto di riferimento importante anche per lo studio e per la pratica dell’Astrologia, stimolando la realizzazione di cicli figurativi con soggetti mitologici ed astrologici.

Cristo al centro dello zodiaco (Italia del Nord, Secolo XI) con le 4 Stagioni

Giusto de Menabuoi – circa 1370 – Padova. Battistero del Duomo

In questo famoso affresco di Giusto dè Menabuoi, dipinto a Padova nel Battistero del Duomo circa nel 1370, si vede il Signore che benedice lo Zodiaco, gli Astri e la Terra.

Tavola in legno dipinta nel 1470, attribuita a san Giovanni da Capestrano, conservata nella Galleria di Stato di Bamberga.

Si tratta di una delle opere artistiche che dimostra l’esistenza ancora nel Medioevo del collegamento fra Astrologia e Religione Cristiana, in particolare qui si vede rappresentato il Natale di Gesù nel Presepio (simbolo esoterico della Prima Iniziazione) al centro dello Zodiaco.

Zodiaco di Maria, Napoli 1715

Questa incisione è tratta da un volume del 1715 intitolato: “Zodiaco di Maria, ovvero le Dodici Provincie del Regno di Napoli…” e consiste in una descrizione storica di tutti i Paesi, Città e luoghi dove sono venerate le immagini della Vergine Maria. In questa immagine si vede il trionfo della Vergine al centro di uno Zodiaco composto dagli stemmi delle Province del Regno di Napoli sormontati dai dodici Segni zodiacali.

I Calendari con i Mesi e lo Zodiaco

Fin dai tempi più antichi, gli uomini mentalmente più raffinati hanno avvertito l’esigenza di comprendere i cicli che scandiscono il succedersi delle stagioni e il variare della durata del giorno e della notte e di calcolare lo scorrere del tempo. Per dare risposta a questi interrogativi di importanza cruciale per le attività agricole, per le pratiche religiose e per la vita economica e sociale, l’umanità ha osservato con attenzione i grandi luminari che solcano il cielo con i loro moti periodici. Infatti i più antichi Calendari sono stati basati sui cicli del Sole e della Luna.

Nelle civiltà antiche prevalse inizialmente la tendenza a fondare il calendario sul ciclo lunare, poiché la Luna completa un’intera lunazione in 29 giorni e mezzo, in un anno solare si verificano dunque 12 lunazioni, per un totale di 354 giorni: 11 giorni in meno dell’anno solare. Il ciclo lunare non è sincronizzato col succedersi delle stagioni, che è determinato dal percorso della Terra intorno al Sole e dall’inclinazione dell’asse terrestre di 23 gradi e mezzo sull’eclittica. L’astronomo greco Metone notò tuttavia che 235 lunazioni corrispondevano quasi esattamente a 19 anni solari. Il ciclo metonico consentiva di sincronizzare il calendario lunare con l’anno solare e con lo scorrere delle stagioni.

Gli antichi popoli della Mesopotamia adottarono un calendario lunisolare nel quale l’inizio del mese era stabilito dall’apparizione della prima falce di Luna dopo il Novilunio. Il calendario lunare era mantenuto in accordo con il solare grazie all’aggiunta, stabilita dal Re, di un mese intercalare.

Gli Egizi, come narra Erodoto, utilizzarono un calendario scandito dal percorso apparente del Sole. Aveva una durata di 365 giorni esatti, risultanti da 12 mesi di 30 giorni ai quali venivano aggiunti 5 giorni all’inizio di ogni anno. L’elemento regolatore del calendario civile e religioso era costituito dalla riapparizione della stella Sirio (identificata con la dea Iside), della costellazione del Cane Maggiore che annunciava l’inondazione annuale del Nilo. Sirio torna ad essere visibile all’orizzonte orientale, prima del sorgere del Sole, intorno al 20 luglio, dopo essere rimasta invisibile per circa 70 giorni. La levata eliaca di Sirio e il variare nel corso dell’anno della posizione del Sole all’alba erano osservati da punti di riferimento fissi, come gli obelischi. L’anno solare egizio era più corto dell’anno solare vero di circa sei ore; ciò comportava lo scarto di un giorno ogni 4 anni.

A Romolo, primo re di Roma, è attribuito il più antico calendario romano, che avrebbe avuto solo 10 mesi, come sembra indicare la successione dei loro nomi. A marzo, aprile, maggio e giugno, seguivano infatti il quintile, il 5° mese, il sestile, il 6° mese e poi settembre, 7° mese e così via. I mesi avevano una durata di 30 giorni, tranne marzo, maggio, il quintile e ottobre che ne avevano 31, per un totale di soli 304 giorni, una durata talmente breve da far dubitare che il calendario romuleo sia effettivamente esistito.

A Numa Pompilio, successore di Romolo, la tradizione attribuisce la prima riforma del calendario, mutuato da quello lunare dei Greci che avevano un anno di 354 giorni (equivalenti a 12 lunazioni di 29 giorni e mezzo ciascuna), ottenuto alternando mesi di 29 giorni a mesi di 30 giorni.

Per far corrispondere il calendario lunare con l’anno solare, un anno sì e uno no, veniva intercalato un mese, detto mercedonio, della durata alternativamente di 22 o 23 giorni. Il mercedonio cadeva dopo il 23 febbraio, giorno della festa dei Saturnalia. Il Collegio dei Pontefici, l’organo dell’antica Roma preposto al culto religioso e alla gestione del Calendario, manipolava tuttavia a fini politici le intercalazioni, creando sfasature tra anno solare e anno civile. Succedeva, ad esempio, che le ricorrenze primaverili venissero festeggiate in pieno inverno.

Nel 46 a.C., Giulio Cesare promulgò la riforma del calendario, che porta il suo nome, realizzata con la consulenza dell’astronomo alessandrino Sosigene. La riforma giuliana segnò il passaggio al calendario solare. La durata media dell’anno solare fu fissata in 365 giorni e un quarto, ottenuta con un ciclo quadriennale di tre anni di 365 giorni e uno di 366. A tale scopo, la riforma stabilì anche per i mesi di gennaio, agosto e dicembre una durata di 31 giorni, mentre ai rimanenti mesi di 29 giorni fu aggiunto un giorno ciascuno. Il giorno supplementare del quarto anno del ciclo si otteneva duplicando il 24 di febbraio, il sesto giorno prima delle calende di marzo, che quindi fu detto «bis sextus», cioè sesto giorno ripetuto. Di qui il termine ‘anno bisestile’.

Nel 44 a.C. Marco Antonio cambiò il nome del mese Quintilis in Iulius, l’attuale luglio, in onore di Giulio Cesare. Nell’8 d.C. il mese Sextilis fu chiamato Augustus, l’attuale agosto, in onore di Ottaviano. L’anno del calendario giuliano presentava ancora tuttavia uno scarto di circa 11 minuti rispetto all’effettiva durata dell’anno solare. Ne derivava che, nel XVI sec., la data dell’equinozio di primavera era spostata di 10 giorni rispetto all’evento astronomico.

In pieno Rinascimento Papa Gregorio XIII istituì un’apposita Commissione per la Riforma del Calendario. Dopo lunghe discussioni si impose la proposta avanzata dal medico calabrese Luigi Lilio di considerare bisestili solo gli anni multipli di 100 divisibili per 400. Negli ultimi 4 secoli, non sono stati così bisestili gli anni 1700, 1800 e il 1900. Per annullare lo scarto di 10 giorni accumulatosi nei 15 secoli trascorsi dall’introduzione del calendario giuliano, si passò dal giovedì 4 ottobre 1582 al venerdì 15 ottobre. L’equinozio di primavera tornava così a coincidere col 21 marzo, data fissata dal Concilio di Nicea nel 325 d.C. Il Concilio aveva stabilito anche che la festa mobile della Pasqua andava celebrata la domenica successiva al primo plenilunio dopo l’equinozio di primavera. La riforma gregoriana ristabiliva dunque una corrispondenza precisa tra l’evento astronomico e la ricorrenza religiosa.

Il calendario gregoriano venne promulgato nel 1582 con bolla papale e fu adottato inizialmente solo nel mondo cattolico, ma poi si diffuse progressivamente nel resto del pianeta ed è ancora oggi quasi universalmente in uso.

Le origini del tema dei Mesi con i Segni Zodiacali si ritrova nella decorazione musiva romana e nei calendari di età paleocristiana, ma è durante il Medioevo che questo soggetto, legato anche al lavoro agricolo, divenne una costante in tutta l’Europa medievale.

Il suo successo è attribuibile ai significati simbolici insiti nella sua rappresentazione: il lavoro come espiazione del peccato originale e come scansione del trascorrere del tempo. Gli esempi di maggiore significato si ritrovano nella scultura romanica di area francese e italiana.

L’elenco delle opere artistiche raffiguranti i Mesi e i Segni dello Zodiaco è molto lungo, quindi si citano solo alcuni degli esempi più antichi.

Sacra di San Michele (Torino)

La Sacra di S. Michele si trova in Piemonte, nella valle di Susa, ed è un antico monastero, la cui costruzione iniziò intorno all’anno 1000, che contiene il cosiddetto ‘portale dello Zodiaco’.

Il portale sommitale è l’opera più importante della Sacra. Si tratta del portale dello Zodiaco, opera del Maestro Nicholaus che lavorò alla Sacra intorno al 1125. Ignota è la sua collocazione originaria, probabilmente nella chiesa dell’abate Ugo.

Sul lato verso lo scalone sono invece raffigurati i segni dello Zodiaco, da cui il nome del portale.

Lungo la lesena è scolpita la scritta “VOS QUI TRANSITIS SVRSVM VEL FORTE REDITIS / VOS LEGITE VERSVS QVOS DESCRIPSIT NICHOLAUS” che assegna l’opera a Nicholaus.

Il portale presenta su entrambi i lati delle profonde strombature che poggiano su montanti perpendicolari al piano della soglia. L’archivolto più interno poggia su due lesene mentre il resto dei montanti è sostenuto da colonne.

I Segni zodiacali rappresentati in apparenza sono solo 11, ma in realtà la Bilancia e lo Scorpione sono uniti nella stesso quadro, perché un tempo le chele dello Scorpione erano unite con la Bilancia.

Sacra di S. Michele (TO)- Segni zodiacali nel Portale dello Zodiaco – circa anno 1125

Parma – Cattedrale e Battistero

Parma. Cattedrale e Battistero

Il Battistero di Parma contiene una serie di sculture ad altorilievo raffiguranti i Mesi, le Stagioni e le figure mitologiche dei Segni dello Zodiaco, che anticamente facevano parte probabilmente di uno dei Portali della contigua Cattedrale. L’attuale disposizione è molto antica e risale probabilmente agli anni immediatamente successivi al cantiere di Antelami, ma quasi certamente non rispecchia la disposizione originaria, tema sul quale gli esperti continuano a dibattere. Nella teoria del noto esperto e studioso Quintavalle la loro provenienza deriverebbe da un portale dei Mesi progettato per la facciata della cattedrale e mai completato. La studiosa Chiara Frugoni ha ipotizzato che inizialmente vi fosse una statua per ognuno dei 16 lati interni (12 mesi e 4 stagioni, comprese quelle raffiguranti l’Estate e l’Autunno che sarebbero disperse) partendo dalla Primavera che sarebbe stata posta al di sopra dell’altare sul lato orientale.

I 12 Mesi con le figure Zodiacali scolpiti in marmo nel 1180 circa da Benedetto Antelami

ARTE E ASTROLOGIA NELLA STORIAFerrara e la Cattedrale

La città di Ferrara è stata costruita con una geometria sacra ed esoterica.

Ercole I d’Este fu il promotore di un’opera fondamentale per la città di Ferrara, consistente nell’addizione erculea, ovvero un ampliamento della città per renderla più prestigiosa, ma anche per trasformarla su alcuni schemi simbolici e astrologici, coinvolgendo nel progetto non solo architetti e geometri, ma anche astrologi, come il famoso Pellegrino Prisciani.

La pianta della città, anche se si distingue confusamente ai giorni nostri, è pentagonale con una diramazione di strade dal castello estense e dalla Cattedrale, che costituiscono il centro della città.

Piantina di Ferrara rilevata nel 1800

All’interno della città si trova il Palazzo dei Diamanti, che ha un ruolo fondamentale nella geometria sacra.

Sembra che secondo la nuova piantina della città il Palazzo dei diamanti sia stato posizionato in un punto particolare, come ad indicare una stella di grande luminosità in terra. Il tutto è rapportato alla presenza del diamante che dovrebbe essere nascosto all’interno del suo perimetro, con il quale si voleva ricopiare la mappa celeste in terra. Il Palazzo e soprattutto il diamante fu situato in una posizione ben precisa perché potesse concentrare determinate energie telluriche direttamente all’interno dell’edificio, dove, non a caso, si tenevano intense sedute riguardo l’astrologia e l’alchimia.

Ferrara. Cattedrale

La Cattedrale di Ferrara risale al 1135, è in stile romanico nella parte inferiore della facciata e in gotico in quella superiore, ed è consacrata a San Giorgio.

Questa Cattedrale è stata edificata con antichissimi simboli iniziatici legati all’Astrologia, Numerologia e geometria sacra.

La Cattedrale di Ferrara fu realizzata anche con la successiva opera dei maestri Comacini, famosi per lasciare messaggi nascosti nelle loro opere.

Le sculture della facciata sono attribuite al Maestro Nicholaus come recita la scritta che si trova attorno alla lunetta:

ARTIFICEM GNARUM – QUI SCULPERSIT HAEC NICHOLAUM HUNC CURRENTES – LAUDENT PER SAECULA GENTES

La facciata è stata costruita sulla geometria del cerchio diviso in dieci parti uguali. Il 10 ha un grande valore simbolico essendo la somma dei primi quattro numeri: 1+2+3+4: il Cosmo più il dualismo più la Trinità più la Terra = il Tutto Assoluto. E’ identificato non a caso con la X dai romani, cioè l’unione del principio maschile con quello femminile, la V, che dà la vita senza la quale non vi è nulla.

I Telamoni, così cari agli architetti medievali, hanno spesso le gambe incrociate a X e sorreggono le colonne del tempio perché esso è costruito metaforicamente sull’uomo. La X raffigura anche la l’unione tra “Alto” e “basso”, fra il Macrocosmo e il microcosmo.

Le chiese medievali sono architettonicamente perfette, perché dovevano rappresentare la casa di Dio in terra, in cui lo si poteva incontrare misticamente. Tutto ciò che era strutturalmente imperfetto, storto, asimmetrico era “opera del male”.

Nel Museo accanto alla Cattedrale di Ferrara sono esposte le sculture ad altorilievo dei Mesi che ornavano la grandiosa “Porta dei Pellegrini”, detta anche “Porta dei Mesi”, situata al centro del fianco meridionale della Cattedrale e chiusa nel 1711.

Le sculture dei Mesi sono state attribuite ad un anonimo artista a cui è stato dato il soprannome di “Maestro dei Mesi di Ferrara”.

La Porta dei Pellegrini occupava una posizione rilevante nella Ferrara medievale: essa, infatti, non solo era posizionata frontalmente a una delle vie d’accesso principali della città, ovvero San Romano, ma costituiva un punto di riferimento religioso della massima importanza, essendo utilizzata come varco d’uscita dei pellegrini diretti a sud.

Essa venne chiusa nel 1711 e definitivamente demolita nel 1736. Resta visibile all’esterno solo il profilo dell’arcata superiore, al di sopra della Loggia dei Merciai.

È possibile ricostruirne la forma originaria grazie alle descrizioni fornite dalle fonti settecentesche.

Il Portale era composto da un protiro strutturato su due ordini: quello inferiore era caratterizzato dalla presenza di un’ampia volta a tutto sesto, sorretta ai lati da due colonne di marmo rosso poggiate sul dorso di due grifi; nel livello superiore, invece, erano collocati due leoni stilofori sormontati da colonnine a fascio, sulle quali si impostava l’arco di copertura con le falde spioventi.

La Porta fu costruita e decorata pochi anni dopo l’edificazione della Cattedrale (1135). Vi trovano posto, ad esempio, nel frontone superiore un Cristo giudice con ai lati due figure inginocchiate di un giovane e di un vecchio, poste, e le Storie dell’Antico Testamento, collocate sull’architrave del primo ordine.

ARTE E ASTROLOGIA NELLA STORIARicostruzione grafica dell’imbotte della Porta dei Mesi (1987) da A. Andreotti, “Il Maestro dei Mesi”, Padova 1987

Architetto e scultore fu il grande Maestro Nicholaus, al quale si deve l’ideazione dell’intera Cattedrale.

Della decorazione scultorea dell’originaria Porta dei Mesi sopravvivono i due grifi e i due leoni stilofori, ora posizionati sul sagrato della Cattedrale, mentre nell’adiacente Museo sono esposti la formella con Eva filatrice, proveniente forse dall’architrave o dagli stipiti del portale, e il frammentario Telamone, oltre alle grandi formelle superstiti dei Mesi. Infatti un secolo dopo, attorno al 1225-1230, la Porta fu oggetto di un’importante integrazione, sull’esempio di Benedetto Antelami a Parma, il sottarco del Portale fu arricchito dalle formelle dei Mesi, disposte su due fasce sovrapposte; il ciclo era completato da altre sculture di soggetto astrologico.

Artefice di quest’opera fu un anonimo e straordinario scultore, noto con il nome convenzionale di “Maestro dei Mesi di Ferrara”.

Ferrara. Museo della Cattedrale. Maestro dei Mesi di Ferrara. (circa 1230)

Sculture ad altorilievo dei Mesi: Gennaio, Febbraio, Marzo-Aprile, Luglio, Agosto, Settembre

Il mistero intorno all’identità di questo artista rappresenta uno dei quesiti più affascinanti della storia dell’Arte Medievale. Fu attivo a Ferrara, Forlì e Venezia nella prima metà del Duecento e fu uno dei più grandi scultori della sua generazione. Nato in seno alla tradizione Romanica Padana di Benedetto Antelami, egli elaborò uno stile chiaramente personale, molto affine al naturalismo di matrice gotica in voga nelle decorazioni scultoree delle cattedrali dell’Île-de-France. La sua attenzione alla Natura e alla descrizione della realtà si esprime appieno nelle sculture dei Mesi.

A Ferrara, nel Portale dei Pellegrini, l’aspetto narrativo legato alla rappresentazione dell’attività agreste era prevalente. Nei mesi di Gennaio e Febbraio il Maestro è riuscito a rievocare il clima invernale grazie a dettagli quali le calzature dei personaggi o gli insaccati appesi e il calderone in cui bolle il sanguinaccio. Nell’originaria collocazione, riproposta nel Museo, la sequenza delle opere fu immaginata dallo scultore al fine di superare le barriere imposte dalle singole formelle per proporre all’osservatore un sequenzialità narrativa, come accade per il coperchio del pentolone di Febbraio appeso alle spalle del Giano di Gennaio.

Il Maestro dei Mesi ha raggiunto gli esiti più straordinari nel mese di Settembre, dove il lavoro della vendemmia è reso al massimo grado di verosimiglianza: la cuffia serve per proteggere i capelli dalla caduta dell’uva non matura, la veste è annodata attorno alla coscia in previsione della pigiatura; di risalto plastico strabiliante sono particolari come la cesta di vimini o la mano destra del contadino dove, nonostante la consunzione del marmo, sono ancora ben visibili le vene. Studi recenti hanno chiarito che il ciclo veniva a completarsi con una serie di sculture di uguale altezza, ma di minor spessore, raffiguranti i Segni Zodiacali, che probabilmente erano raccolte in un fregio a parte, secondo una tradizione iconografica risalente al Portale di Nicholaus alla Sacra di San Michele in Val Susa, posto probabilmente sopra l’arco inferiore del protiro e sotto alla cornice del suo piano superiore.

A causa delle vicissitudini che hanno interessato i frammenti della Porta dei Mesi, solo alcuni Segni zodiacali sono giunti fino a noi, tra questi svetta il Capricorno, simboleggiato dal Fanciullo allattato da una capra.

Queste sculture sono state trovate sepolte nel pavimento esterno della Cattedrale durante alcuni lavori di ristrutturazione, di cui affiorava solo la parte posteriore liscia e piatta, che fu usata come pavimentazione, infatti nel Settecento l’Astrologia venne messa all’indice dalla Chiesa Cattolica e per questo motivo la Porta dei Mesi fu demolita e tutte le sculture dei Segni Zodiacali con i Mesi furono staccate, di cui sono furono risparmiati solo i Mesi, usati appunto come lastre da pavimento, invece le sculture dei Segni zodiacali sono state probabilmente distrutte, poiché non sono mai state ritrovate.

Questi sono i Mesi rimasti superstiti:

Gennaio: vi è la figura di Giano Bifronte, un uomo con 2 volti, uno giovanile e l’altro anziano, come se l’uno guardasse al passato, senza dimenticarlo per l’esperienza e la saggezza che ha saputo dare e l’altro al futuro verso l’anno che verrà. Inoltre Giano Bifronte era considerato il “Dio delle Porte”, metafora del passaggio dal passato al futuro. Era colui che stava tra la porta degli uomini e la porta degli Dei e spesso veniva rappresentato con le chiavi in mano, esattamente come San Pietro, colui che sta tra il mondo dei vivi e il mondo dei morti nell’ambito del cristianesimo. Ancora una volta cristianesimo e paganesimo hanno qualcosa in comune!

Inoltre veniva rappresentato non a caso di gennaio, perché il doppio volto significava lo sguardo al passato e quello al futuro, era il presente che conosceva trascorso e avvenire. Lo stesso nome Giano significa Ianus, Gennaio, ma anche Johannes, Giovanni. E non è un caso che Giovanni Battista si festeggi il 24 Giugno (in corrispondenza con la festa pagana del solstizio d’estate) e Giovanni Evangelista il 27 dicembre (in corrispondenza con il solstizio d’inverno).

Febbraio: Viene mostrata la potatura delle piante e la preparazione delle carni. Inizia il cammino dell’anno e il lavoro fisico per il nutrimento del corpo.

Marzo: vi è un uomo molto forte fisicamente che soffia dentro a un corno producendo un vento sostenuto. E’ la stagione di marzo quella dei venti che porta le piogge ma è anche raffigurato come il vento del destino che ci conduce sulla nostra via già preordinata, che conosciamo perché in principio noi siamo “Giano Bifronte”

Aprile: vi è un ragazzo giovane con corone di fiori e con in mano germogli a rappresentare il trionfo della primavera, della nascita della vita, sensazione che sul nostro cammino dobbiamo saper vivere. Come se il vento, il soffio della vita del mese precedente, fa nascere tutto quanto.

Finora l’interpretazione può essere questa: nasciamo come anima “Giano bifronte” in cui sappiamo tutto, siamo onniscienti come Dio, poi viene preparata la carne, il nostro corpo viene scolpito e infine gli viene data vita con il soffio che trasmette l’anima sulla terra.

In mezzo a marzo e aprile vi è il sole, il divino che rende possibile tutto questo.

Maggio: vi è il cavaliere ardente, un uomo a tutto tondo che sta partendo per le Crociate, un cavaliere templare. Ecco che l’anima consapevole si appresta a iniziare il cammino alla ricerca del Graal, del Cristo, della divinità perduta.

Giugno: la raccolta della frutta, ovvero la raccolta della conoscenza. Vi è un uomo che raccoglie i frutti da un albero, in questo caso l’albero della vita. Alla base vi è una biforcazione della strada che indica che nonostante il nostro destino sia scritto noi dobbiamo saperlo interpretare per scegliere la via corretta, quella fondamentalmente scelta dal fato, che ci indicherà con una serie di segnali. Ma per “vederli”, leggerli e saper scegliere la strada da lui suggerita dobbiamo essere ricolmi di conoscenza.

Luglio: La trebbiatura del grano. Vi è l’immagine del pane, il simbolo dell’eucarestia, del corpo di Gesù, della semplicità del cibo. Inizia il nostro approccio al Cristianesimo.

Agosto: l’accomodamento nella botte. Vi è la preparazione degli strumenti che servono per la produzione del vino, del sangue di Gesù, secondo ingrediente necessario all’anima e al suo nutrimento. Il contadino che prepara la botte si trova accanto ad un albero di fico che rappresenta l’abbondanza e la conoscenza (quando Adamo ed Eva “conobbero” si coprirono con foglie di fico). Continua la nostra assimilazione della religione cristiana.

Settembre: è naturalmente la raccolta dell’uva e quindi la produzione del vino sacro sia alle religioni pagane che a quelle cristiane.

Ottobre: un fanciullo viene allattato da una capra. Dopo il pane e il vino vi è il latte trasmesso da un essere vivente che spesso nelle mitologie antiche era la stessa divinità (Zeus o la lupa di Romolo e Remo)

Novembre: la raccolta delle rape. La rapa che in sé è una delle verdure più semplici, indica che in ciò che vi è di più umile si può trovare la stessa immortalità. La rapa come il melograno simboleggiava immortalità ed essa, il nostro premio, il nostro Graal lo possiamo ritrovare nei luoghi più semplici e umili, nella stessa nuda terra.

Dicembre: Figura di un arciere, colui che scocca la freccia verso il cielo rimanda la nostra anima a casa nel divino, in terra lontana dopo che essa ha passato una vita a nutrirsi di nuove conoscenze. Si torna sì al principio ma rinnovati proprio come ci insegna la stessa Madre Natura, che tutto rinasce più forte di prima, più consapevole.

Ferrara – Palazzo Schifanoia

Il nome di questo palazzo deriva dal termine “Schifar la noia” e quindi indica un luogo di rifugio per la noiosa vita quotidiana. Venne costruito nel 1385 da Alberto V d’Este, è strutturato ad un solo piano. Il palazzo ha subito una radicale trasformazione sotto il duca Borso (1450-1471), che nel 1465 ha fatto sopraelevare di un piano l’edificio dall’architetto Pietro Benvenuto degli Ordini per ricavarne l’appartamento ducale munito di un grande salone d’onore, la cosiddetta sala dei Mesi, dal tema degli affreschi con cui è stata decorata, alla quale si accedeva direttamente dal giardino tramite una scala monumentale addossata alla loggia estiva. Queste ultime costruzioni vennero demolite dopo il 1703, quando il palazzo, dopo vari passaggi ereditari, venne ceduto alla famiglia Tassoni. Negli anni seguenti l’edificio venne subaffittato e adibito a manifattura di Tabacchi e gli affreschi vennero coperti con strati di intonaco. Dopo ulteriori vicissitudini, nel 1918 Schifanoia divenne proprietà comunale e da questo momento cominciò la straordinaria fortuna dei dipinti del salone, lentamente recuperati tra il 1820 e il 1840.

Si tratta dell’unico importante ciclo affrescato a noi pervenuto risalente all’epoca del duca Borso, in cui i dipinti risultano eseguiti prevalentemente ad affresco e completati a tempera, ed è di fondamentale importanza per una più chiara definizione dei contorni della scuola pittorica ferrarese del XV secolo e come documentazione storica, grazie alla grande ricchezza di particolari narrativi e di costume.

I Mesi sono stati ideati per celebrare il duca Borso; i dipinti risalgono al 1469-70 e sono stati tradizionalmente attribuiti all'”officina ferrarese”, Cosmè Tura, Francesco del Cossa (l’ unico pittore documentato) e Ercole de’ Roberti. La questione attributiva è comunque ancora aperta e sembra ormai sicura la non diretta partecipazione del Tura, malgrado la sua pittura costituisca il punto di riferimento dell’intera decorazione. La grande fortuna critica degli affreschi è cominciata all’indomani della loro riscoperta; il primo studioso a soffermarsi sulla cultura astrologica presente negli affreschi è stato il tedesco Aby Warburg, che tenne una conferenza su questo argomento al X Congresso Internazionale di Storia dell’Arte a Roma, suscitando non poche reazioni e perplessità nel campo degli addetti ai lavori.

Il grande salone decorato, il cui effetto ricorda i grandi arazzi spesso utilizzati a decorare le sale principesche, è lungo 24, largo 11 e alto 7,5 metri ed è diviso in tre fasce affrescate sovrapposte, delle quali la mediana è la più sottile.

Le pareti sono a loro volta suddivise in dodici sezioni, corrispondenti ai dodici Mesi dell’anno, ma rimangono intatte solo sette sezioni, all’interno delle quali si mantiene la triplice divisione in fasce orizzontali, con l’aggiunta di un frammento del mese di Dicembre.

Ad ogni mese e segno zodiacale corrisponde un dio greco circondato da una serie infinita di precisi simboli astrologici e mitologici.

Gli affreschi furono realizzati da Francesco Del Cossa, Ercole De Roberti e Cosmè Tura.

La sua rovina fu principalmente dovuta al fatto che all’inizio del 1700 il Palazzo fu utilizzato come fabbrica di tabacco e le pareti furono imbiancate così da danneggiare in maniera irreversibile molti preziosi dipinti.

Entrando nel salone ci si trova di fronte lo spazio in cui c’era il mese di Gennaio, ormai scomparso.

Di seguito sono rimasti i Mesi ancora intatti.

In alto e in basso appaiono rispettivamente le divinità olimpiche su carri trionfali che proteggono i Mesi e scene della vita alla corte del duca Borso.

Nella fascia mediana appaiono i Segni zodiacali corrispondenti ai vari Mesi, circondati da tre figure: sono i Decani, personificazioni delle stelle fisse.

L’intera sala è una rappresentazione di relazioni astrali volte a cogliere il favore degli astri nei loro reciproci influssi.

Oltre che alla tradizione iconografica calendariale, il complesso di affreschi fa riferimento, nella fascia superiore, all’iconografia dei Trionfi, rappresentando un corteo di divinità in movimento.

La fonte di tali divinità è il poema latino “Astronomicon” di Marco Manilio, del quale fu ritrovato un codice da Poggio Bracciolini nel monastero di San Gallo nel 1417.

Il poema di Manilio ha rivelato l’esistenza di uno Zodiaco particolare in cui la disposizione degli dèi planetari segue la regola dell’opposizione diametrale a partire dal segno del Leone. L’estensore dell’erudito programma della decorazione ha utilizzato questa fonte recentemente riscoperta e molto in auge e ne ha rispettato scrupolosamente la disposizione degli dèi planetari, arricchita con particolari desunti da altri testi, tra i quali la “Genealogia Deorum” di Boccaccio, della quale erano presenti due copie nella biblioteca di Borso D’Este.

Accanto ai carri degli dèi compaiono i “figli del pianeta”, cioè le categorie di persone che in base alla loro attività e temperamento godono della protezione e dell’influsso della divinità.

Nella fascia intermedia si trovano i Segni zodiacali del mese e le tre figure dei decani, identificate da Warburg.

Ogni decano occupa una decade di ciascun mese e sta a rappresentare una stella fissa.

In origine le figure della sala dei mesi erano 36, ma ne sono rimaste solo 21.

L’origine di queste figure è egiziana e risale probabilmente al tempo della nona o decima Dinastia, cioè ai secoli XXII-XXI a.C. Queste figure furono aggiunte alle divinità greche da Teucro di Babilonia, nella sua “Sphaera barbarica” e da qui rielaborati da Albumashar, (morto nel 886) nel suo “Introductiorum majus”. Il testo di Albumashar confluisce, passando attraverso complicate migrazioni e traduzioni all’Astrolabio di Pietro d’Abano, redatto in latino nel 1293. Un precoce esempio della codificazione attuata da Teucro si trova nel famoso Planisfero Bianchini, ritrovato a Roma nel 1705 sull’Aventino ed oggi conservato al Louvre.

Infine la fascia inferiore della sala dei mesi è dedicata a ritrarre Borso d’Este impegnato a fianco dei membri della sua corte in una serie di attività principesche. L’intento delle raffigurazioni è quello di esaltare la disponibilità ed il senso della giustizia del duca. Le scene si riferiscono probabilmente ad eventi gioiosi realmente accaduti in quegli anni a Ferrara, ad esempio, le scene cavalleresche presso il camino, legate alla tradizione francese, sono forse da collegare ad una memorabile giostra tenutasi nel 1464. L’intero ciclo, che è stato interpretato come una celebrazione del duca e della prosperità economica e culturale raggiunta sotto il suo regno si basa su di un programma iconografico probabilmente elaborato da Pellegrino Prisciani, bibliotecario, storiografo, sovraintendente alle arti di corte, nonché professore di astronomia all’università di Ferrara.

MARZO: ARIETE = MINERVA; DECANI: Marte, Sole e Venere

Francesco del Cossa, Allegoria di Marzo, segno dell’Ariete: il trionfo di Minerva.

Nella fascia superiore dell’affresco è rappresentato il trionfo di Minerva: la dea procede su di un carro decorato, trainato da due cavalli bianchi, ed ha in mano la spada ed un libro, poiché è la dea della guerra ma anche della saggezza. Ai lati del carro vediamo, sulla destra, un gruppo di saggi che leggono e discutono, mentre sulla sinistra troviamo un gruppo di donne intente nell’arte della tessitura.

Marte come Decano di sinistra, al centro l’Ariete, ed a destra Venere come Decano del mese di Marzo

Nella parte centrale vi è un ariete con la testa all’indietro e sotto c’è il Sole.

Marte è rappresentato da un Giovane forte e prominente; il Sole come una donna in atteggiamento regale e Venere come una giovane donna con una freccia nella mano destra e un cerchio nella sinistra.

La sequenza dei Decani raffigurati che governano i Segni dello Zodiaco è di tipo Caldaico: Saturno, Giove, Marte, Sole, Venere, Mercurio, Luna e sono stati considerati solo i sette Pianeti dell’Astrologia classica che all’epoca erano noti.

Padova – Palazzo della Ragione

Il Palazzo della Ragione, detto anche Salone per sineddoche (dal greco: «ricevere insieme»), era l’antica sede dei tribunali cittadini di Padova. Fu eretto a partire dal 1218 e sopraelevato nel 1306 da Giovanni degli Eremitani che gli diede la caratteristica copertura a forma di carena di nave rovesciata. Il piano superiore è occupato dalla più grande sala pensile del mondo, detto “Salone”, che misura 81 metri per 27 ed ha un’altezza di 27 metri, con soffitto in legno a forma di carena di nave.

Gli affreschi originali, attribuiti a Giotto sono andati distrutti nell’incendio del 1420. Il Salone è affrescato da un grandioso ciclo di affreschi a soggetto astrologico (completati tra il 1425 e il 1440) basati sugli studi di Pietro d’Abano.

Nella sala è conservato un gigantesco cavallo ligneo, copia rinascimentale di quello del monumento al Gattamelata di Donatello, e due sfingi egiziane portate nell’800 da Giovan Battista Belzoni. Recentemente un angolo del Salone è stato adibito ad ospitare un pendolo di Foucault, a sottolineare l’inscindibile connessione tra Padova e la Scienza.

Il Salone divide le due grandi piazze delle Erbe e delle Frutta, sedi dei mercati padovani. Sotto il Salone, lungo due gallerie parallele, trovano posto numerose e caratteristiche botteghe di generi alimentari.

Come ideale congiunzione alla sua primitiva funzione è fisicamente collegato ad oriente all’attuale sede municipale.

Il Palazzo della Ragione sorge nel centro di Padova, all’interno dell’antica cerchia muraria duecentesca.

La città visse un periodo di grande splendore tra Duecento e Trecento grazie allo sviluppo delle attività artigianali e commerciali e alla stabilità politica determinata dalla nuova forma di governo, il Comune. In quegli stessi anni si costruirono e si ampliarono numerosi edifici religiosi, come la cappella degli Scrovegni, la chiesa degli Eremitani e il battistero del Duomo, decorati con grandiosi cicli di affreschi.

Il palazzo della Ragione era il simbolo del potere comunale, il centro dei mercati cittadini ma soprattutto la sede dell’amministrazione della giustizia.

Al suo interno si può ammirare un grande ciclo astrologico composto da più di trecento riquadri disposti su tre file, ispirato dalle dottrine del medico, astronomo e astrologo Pietro d’Abano e in origine realizzato dal più grande pittore dell’epoca: Giotto.

Il palazzo della Ragione, definito anche “nave per solcare i cieli”, è quindi una macchina di previsione, un microcosmo in cui le attività umane sono giudicate tenendo conto dell’influenza degli astri.

L’aspetto del palazzo della Ragione nel XIII secolo era molto diverso da ciò che possiamo vedere oggi: in origine il piano superiore era suddiviso in tre parti, con una sala centrale a quattro colonne reggenti una copertura a capriate.

Nei primi anni del Trecento fra’ Giovanni degli Eremitani rinnova la struttura del palazzo introducendo due nuovi elementi: la copertura e le logge a due piani. Per la prima volta si innesta su di un edificio pubblico una copertura a carena di nave rovesciata che diventa elemento identificativo del Palazzo della Ragione.

Nel 1420 un incendio nei locali del mezzanino distrusse gran parte del palazzo. Le strutture in legno che sostenevano il pavimento del Salone e le coperture delle logge furono sostituite con volte in laterizio. Si eliminarono inoltre le partizioni interne del Salone che divenne un ambiente unico. Sempre in quegli anni la crescita delle attività commerciali determinò l’aggiunta di due portici sui lati Nord e Sud. Dopo l’incendio, all’interno venne ripristinata la volta stellata dipinta sulla copertura.

Un altro evento traumatico nella storia del palazzo accadde nel 1756, quando un turbine distrusse gran parte della copertura del salone e della loggia settentrionale. Solo le volte della loggia meridionale rimasero affrescate, mentre quelle sul lato settentrionale vennero ricostruite.

Dal 1797 il palazzo cessò di essere la sede dei tribunali e diventò lo spazio per eventi temporanei. Memorabile al riguardo l’allestimento in occasione della visita dell’imperatore d’Austria Francesco I d’Asburgo nel 1815.

Le insegne dei tribunali, dipinte a partire dal 1271, costituiscono la più antica decorazione del Salone insieme alle rappresentazioni delle Virtù teologali e cardinali e del Processo a Pietro d’Abano, realizzate tra il 1370 e il 1380. Tutti questi affreschi sono collocati nella fascia inferiore delle quattro pareti perimetrali.

Osserviamo nel dettaglio l’insegna del tribunale della volpe, dove fu siglato il contratto tra Imperatrice Ovetari e Andrea Mantegna per la decorazione della cappella Ovetari. Queste insegne derivano per lo più da bestiari medievali, libri didattico-morali che raccoglievano l’antica tradizione per cui ogni animale possedeva virtù e vizi relazionabili ai caratteri umani.

L’incendio del 1420 distrusse anche il ciclo astrologico dipinto da Giotto.

Niccolò Miretto e Stefano da Ferrara si occuparono del rifacimento degli affreschi ancor oggi esistenti.

Nei diversi riquadri che compongono il ciclo, posizionato nella fascia superiore delle quattro pareti, sono rappresentate le Costellazioni, i Pianeti, gli Influssi dei pianeti, i Segni zodiacali, gli Influssi dei Segni zodiacali, i Mesi e gli Influssi dei Mesi. Dei dodici Segni zodiacali osserviamo nel dettaglio il Cancro e l’Ariete. Entrambi i Segni sono collocati sulla parete meridionale; in particolare è interessante la posizione dell’Ariete, in prossimità dell’angolo sud-orientale. In passato si faceva coincidere l’inizio dell’anno con il risveglio della natura; anche l’Anno astrologico inizia con l’Equinozio di Primavera, nel mese di Marzo, e quindi con il segno dell’Ariete ad esso associato.

La decorazione è divisibile in dodici settori, corrispondenti ai Mesi dell’anno. In ognuno sono rappresentati un apostolo, il Segno zodiacale, la personificazione del mese, la raffigurazione del pianeta che vi ha domicilio, le influenze esercitate sui caratteri e le attività dell’uomo e le Costellazioni extra-zodiacali. Dei sette pianeti, vediamo in dettaglio Giove in Sagittario e Marte in Scorpione collocati sulla parete settentrionale.

Delle costellazioni raffigurate nel ciclo di affreschi, determinanti nella vita degli uomini a seconda dell’aspetto che assumono al momento della nascita di ogni individuo, osserviamo in dettaglio Pegaso che si trova sulla parete orientale e l’Aquila in quella settentrionale. Delle personificazioni dei dodici Mesi, osserviamo in particolare Agosto che si trova sulla parete occidentale e Aprile che si trova su quella meridionale.

La concezione astrologica descritta nel ciclo pittorico deriva da una codificazione delle antiche osservazioni dirette del cielo. Nel 150 d.C. Tolomeo ha elaborato un modello astratto dello Zodiaco diviso in dodici parti uguali. Tale codificazione non tiene conto della precessione degli equinozi, fenomeno conosciuto fin dall’Antichità per cui la mutevole oscillazione dell’asse terrestre inclinato di 23°27′ rispetto all’eclittica determina la retrocessione dei punti equinoziali, perché Tolomeo si è riferito allo Zodiaco Tropicale di 12 Segni, mentre invece le Costellazioni appartengono al lontanissimo Zodiaco Siderale.

Il ciclo astrologico del Palazzo della Ragione può essere interpretato come un trattato di Astrologia, dove le costellazioni dello Zodiaco rimandano in modo esplicito all’immagine dell’Eclittica.

Il significato di alcune figure del ciclo padovano è di difficile interpretazione. L’analisi delle corrispondenze con testi astrologici medievali suggerisce che si tratti di paranatellonta, ovvero Costellazioni o parti di Costellazioni extra-zodiacali che ogni giorno accompagnano il sorgere del sole.

Analizzando la costellazione del Toro si possono verificare corrispondenze di posizione tra alcune figure del ciclo e quelle ad esse relative in tre trattati medievali: l’Introductio in Astrologiam, nella trascrizione trecentesca di un manoscritto derivato da Albumasar e attribuito a Zaparo Fendulo, un manoscritto duecentesco proveniente dalla corte di Alfonso X e l’edizione a stampa del 1488 dell’Astrolabium Planum di Pietro d’Abano.

ARTE E ASTROLOGIA NELLA STORIAAnalizzando alcune corrispondenze, vediamo che la posizione di Cassiopea, così come appare nel ciclo, si ritrova uguale nella prima decade del trattato di Zaparo Fendulo, e al grado settimo sia della rota di Alfonso X che dell’Astrolabium Planum di Pietro d’Abano. Oppure che la posizione dell’immagine che rappresenta una lite tra due cani, si ritrova uguale al ventesimo grado della “rota alfonsina” e dell’Astrolabium Planum di Pietro d’Abano.

Per il ciclo astrologico padovano, oltre alle corrispondenze di posizione di cui abbiamo visto due esempi, sono stati identificati anche alcuni modelli iconografici di riferimento in testi astrologici medievali.

Nel caso della Costellazione del Cancro, la figura del Centauro nel ciclo padovano trova evidenti riferimenti figurativi nella corrispondente immagine della costellazione sia nel Liber di Michele Scoto dell’inizio del XIII secolo che nel trattato di Zaparo Fendulo.

Anche nel caso della rappresentazione della Barca, si trovano chiari riferimenti figurativi sia nell’Astrolabium Planum che nel trattato redatto alla corte di Alfonso X.

Spostandosi lungo l’eclittica e passando dalla costellazione del Cancro a quella del Leone, si riscontrano interessanti analogie formali tra la rappresentazione dell’Idra nel ciclo padovano e quella nei trattati astrologici menzionati; in particolare interessante la compresenza di Idra e Crater sia nell’affresco del salone che nel trattato di Michele Scoto.

In conclusione possiamo dire che il Ciclo conservato nel Palazzo della Ragione di Padova sia la più vasta e completa opera pittorica antica a carattere astrologico meglio conservata, seguita da quella di Ferrara.

Lucca – Duomo di san Martino

Lucca – Duomo di San Martino

Lucca – Ciclo dei Mesi nell’atrio del Duomo con le sculture dei Segni Zodiacali, aggiunti nel 1204 da Guidetto da Como:

Giugno, Maggio, Aprile, Marzo, Febbraio, Gennaio

Perugia – Fontana di Piazza

Perugia. Piazza con la Fontana del 1270

Un altro esempio di arte astrologica si trova a Perugia, nella Fontana di Piazza, realizzata intorno al 1270 da Nicola Pisano con l’assistenza del figlio Giovanni. La fontana fu concepita come intervento urbano di grande utilità, proprio al culmine della città, davanti al Palazzo dei Priori e di fianco alla cattedrale, e presenta una successione di rilievi e di sculture che compongono una sorta di “enciclopedia” del sapere tardo-medievale; è composta da due vasche poligonali sovrapposte, con quella superiore di diametro inferiore; è completata da una piccola conca bronzea arricchita da un gruppo scultoreo raffigurante le tre “ninfe” che rappresentano le tre virtù teologali (Fede, Speranza, Carità).

Le due vasche poligonali concentriche sono decorate a bassorilievi: in quella inferiore sono rappresentati i simboli e le scene della tradizione agraria e della cultura feudale, i Mesi dell’anno con i Segni zodiacali, le Arti liberali, episodi della Bibbia, delle favole di Esopo e della storia di Roma; in quella superiore sono raffigurati, nelle statue poste agli spigoli, personaggi biblici e mitologici.

Nelle lastre di tema zodiacale, i contadini intenti ai lavori mensili hanno una solennità e una nobiltà che ricorda la grande statuaria classica; ad esempio nel Mese di Luglio il mietitore raccoglie le spighe mature con gesti solenni, e nel Mese di Dicembre, il macellaio che uccide il maiale sembra un sacerdote che compie un sacrificio rituale.

Rimini – Tempio Malatestiano

Mantova – Palazzo d’Arco

Il Palazzo d’Arco fu eretto a partire dal 1784 su impulso di un ramo della nobile famiglia trentina dei D’Arco che si era stabilmente insediato a Mantova dal 1740. Dopo l’acquisizione della dimora dei conti Chieppo, il conte Giovanni Battista Gherardo d’Arco pensò di trasformare il palazzo seguendo i dettami del neoclassicismo ispirato all’opera di Andrea Palladio. L’opera d’edificazione fu affidata all’architetto Antonio Colonna. Come risultato finale è stato prodotto un notevole esempio di residenza aristocratica ricca di arredi e di dipinti, forte di una libreria e una collezione naturalistica, di un giardino racchiuso da una esedra sul quale si affaccia un’ala cinquecentesca con lo straordinario ciclo pittorico della “Sala dello Zodiaco”.

La “Sala dello Zodiaco” chiamata anche “sala del Falconetto” (dall’artista Giovanni Maria Falconetto, Verona, 1468 – Padova, 1535), si trova all’interno del palazzo d’Arco. Non si conosce con sicurezza né il nome dell’artista né del committente, né il tempo dei lavori né l’uso della sala, ma oggi è condivisa l’attribuzione dei dipinti al Falconetto, proposta nel 1931 dal Fiocco, che datò l’opera attorno al 1520.

La sala misura misura metri 9.70 x 15.40 x 6.30 e presenta le quattro pareti adorne dei Segni zodiacali, uno su ognuno dei lati brevi, cinque su entrambi quelli lunghi, così che i segni opposti si affrontano fra loro: l’Ariete è opposto alla Bilancia, il Toro allo Scorpione, i Gemelli al Sagittario, il Cancro al Capricorno, il Leone all’Acquario, la Vergine ai Pesci. Purtroppo il dipinto della Bilancia è stato nascosto da un camino addossato alla parete forse nel XVII sec., ma la raffigurazione che decora la fronte della cappa, probabilmente ripete quella originaria andata perduta.

ARTE E ASTROLOGIA NELLA STORIAAriete e Toro

Gemelli e Cancro

ARTE E ASTROLOGIA NELLA STORIALeone e Vergine

Bilancia e Scorpione

Sagittario e Capricorno

Acquario e Pesci

Inoltre nella fascia superiore vi sono dipinte sedici fantastiche scene con figure teratomorfiche di grande interesse iconografico con rappresentazioni desunte da miti di Ovidio (tranne il primo, il dodicesimo e il quindicesimo), seminate, come i sottostanti medaglioni dei Cesari corredati di epigrafi, di globuli di cera dorata.

Le diverse immagini zodiacali, che trovano il modello diretto nell’affresco attribuito al Pinturicchio del palazzo di Domenico della Rovere a Roma (di cui rimangono pochi lacerti), sono state formulate secondo un criterio che si ripete in modo simile nei vari Segni. In primo piano vi è la rappresentazione delle diverse attività dei Mesi dell’anno, e sullo sfondo un mito classico o una pagina di storia antica, e un’architettura di epoca romana o bizantina. A sinistra o a destra del Segno zodiacale, che campeggia sulle nubi del cielo sotto la chiave di volta delle arcate, vi è un personaggio, ad esempio Giove in Ariete, poi il Toro, i Gemelli, il Leone, la Vergine, il Sagittario, il Capricorno; Giunone in Cancro e lo Scorpione; Giove in Pesci sporge da sopra l’uno o l’altro dei capitelli per collocare l’animale o un’altra figura in cielo e farne un Segno astrale, una figura che è scomparsa nella Bilancia e assente nell’Acquario, sostituita dal volo di Ganimede verso il cielo sull’aquila di Giove.

Si pensa che le raffigurazioni dei Mesi siano state desunte da quelle di affreschi romani, la cui fonte letteraria fu il romanzo bizantino del XII sec. di Eustathios (o Eumathios) Makrembolites, “Ismine e Isminia”.

Iniziando dall’Ariete (parete settentrionale) verso destra si riconoscono i seguenti miti:

PARETE SETTENTRIONALE

01 – Pan ebbro e sonnolento portato dai putti e da un satiro.

02 – Giove, mutatosi in toro, rapisce Europa.

03 – Il mito di Meleagro (le Parche: Cloto, Lachesi e Atropo, l’una soprintendente alla nascita, l’altra alla vita, la terza alla morte degli uomini) e il piccolo Meleagro con la madre Altea che esibisce il tizzone spento dal quale dipendeva la vita del figlio.

PARETE ORIENTALE

04 – Èneo liba agli dèi dell’Olimpo (ma dimenticandosi di Diana) assieme al figlio Meleagro e alla moglie Altea.

05 – Meleagro uccide il cinghiale calidonio (a quella caccia parteciparono anche i Dioscuri, che cavalcano sullo sfondo), la cui pelle egli avrebbe donato ad Atalanta; sul lato sinistro è raffigurata Diana.

06 – Altea brucia il tizzone da cui dipendeva la vita del figlio Meleagro, reo di averle ucciso i fratelli Ideo, Plesippo e Linceo, che volevano sottrarre ad Atalanta la pelle del cinghiale.

07 – Meleagro morente.

08 – Altea getta nel fuoco il tizzone da cui dipendeva la vita del figlio Meleagro.

PARETE MERIDIONALE

09 – Latona tra i figli Diana e Apollo.

10 – Apollo saetta sul monte Sipilo i figli di Niobe, madre di dodici (sei femmine e sei maschi) o di quattordici figli (sette maschi e sette femmine), ma il numero varia, che s’era vantata d’essere più prolifica di Latona, madre di soli due figli.

11 – Atteone, cacciatore mutato in cervo per aver visto Diana e le compagne al bagno, e sbranato dai suoi stessi cani.

PARETE OCCIDENTALE

12 – Una figura muliebre (derivata dalla statua della Ninfa “alla spina” conservata agli Uffizi), offre un cinghialetto a Venere assisa sul delfino (fraintendimento, secondo lo Schweikhart, del mito di Polifemo che offre un orsetto a Galatea).

13 – Cerere o Demetra in cerca della figlia Prosepina rapita da Plutone mentre coglieva fiori sull’Etna.

14 – Plutone rapisce Proserpina, figlia di Cerere.

15 – Il trionfo di Bacco e Arianna.

16 – Apollo con la lira, Marsia legato all’albero, condannato ad essere spellato perché sconfitto dal nume di Parnaso nella gara musicale, e Olimpo, discepolo di Apollo, ma anche ritenuto ora padre ora, ma più spesso, figlio di Marsia, che pianse e seppellì il padre morto.

Galles, Regno Unito – Castello di Cardiff

Nella torre del castello di Cardiff, nel Galles, sono situate le più grandi statue colorate che raffigurano i sette pianeti degli antichi, disposte in senso orario in quest’ordine: Luna, Mercurio, Venere, Sole, Marte, Giove e Saturno. Le statue comprendono anche le figure dei Segni zodiacali. Ogni statua è alta in media 9 piedi (metri 2,75).

Le statue sono considerate come un raro esempio di sculture dipinte conservate all’esterno, che furono scolpite nella pietra da Thomas Nicholls nel 1869 e colorate nel 1873. Nel corso degli anni sono state ridipinte più volte a causa del degrado causato dagli agenti atmosferici; l’ultimo restauro è iniziato nel 2004 ed è terminato nel 2008, stavolta includendo la completa ridipintura e ristrutturazione delle statue con foglie d’oro, dopo una ricerca effettuata con il microscopio sugli strati decorativi che sono stati applicati nel corso degli anni, al fine di identificare i colori originali e le tecniche decorative.

ALTRE OPERE ARTISTICHE RIFERITE ALL’ASTROLOGIA E COSMOLOGIA

Andreas Cellarius (1596-1665) Atlas coelestis seu Harmonia Macrocosmica, Amsterdam 1660 – Firenze, Biblioteca Nazionale Centrale

In questo Atlante venne fatto un nobile tentativo, che però non ebbe seguito, di ribattezzare le Costellazioni classiche con i nomi di personaggi del Nuovo e dell’Antico Testamento, mentre i Segni zodiacali vennero sostituiti con i nomi dei 12 Apostoli. Cristo coincide col Sole, mentre la Vergine è identificata con la Luna.

I due dipinti di Jan Brueghel il Giovane (1601-1678) Allegoria dell’Aria e del Fuoco, e della Terra e dell’Acqua, visualizzano le qualità dei quattro elementi secondo l’iconografia classica che trae ispirazione dalla concezione di Aristotele.

CICLI ZODIACALI MENO ANTICHI

A conclusione di questo excursus di Arte ed Astrologia, fra tanti Cicli zodiacali realizzati in tempi recenti ne illustro uno meno noto di altri, ma non per questo meno bello.

Si tratta di un ciclo di affreschi situati a Bentivoglio di Bologna, in un salone di palazzo Rosso denominato “Sala dello Zodiaco”.

Palazzo Rosso è una bella costruzione affacciata sul Navile, forse uno dei più noti esempi extraurbani della stagione Liberty bolognese; semplice ed elegante riassume in sé i caratteri locali ed internazionali dell’arte sviluppatesi in Europa a cavallo tra Ottocento e Novecento.

Il Palazzo è stato costruito nel 1887 ad opera del Marchese Carlo Alberto Pizzardi e prende il nome dai mattoni rossicci con cui fu fatto edificare. Inizialmente l’entrata propendeva sul Navile, ed era accessibile tramite un ponte, tutt’ora esistente. In seguito, l’ingresso principale divenne il sostegno sul lato opposto.

L’edificio è composto da tre piani, adibiti in precedenza a varie funzioni: Il piano terra era la sede degli uffici; il primo piano, denominato piano nobile, era l’abitazione vera e propria dei Pizzardi, con un balcone e varie finestre particolarmente ampie; il secondo ed ultimo piano, invece, era l’abitazione dei dipendenti.

Al suo interno vi si trova la Sala dello Zodiaco, decorazione realizzata tra il 1896 ed il 1897 da Augusto Sezanne nella quale si possono osservare elementi vegetali, animali e simbologie celesti tra le quali, da qui il nome, la rappresentazione delle principali Costellazioni dello Zodiaco Siderale con i nomi in latino.

Vi sono inoltre rappresentate le fasi lunari con al centro il globo terrestre e la stilizzazione di una parte del Sole, rappresentato con i soli raggi di un intenso colore rosso.

Dopo la morte nel 1922 di Carlo Alberto Pizzardi il palazzo, provvisto di acqua corrente, luce elettrica ed un impianto igienico, venne affittato a varie famiglie. Durante la Seconda guerra mondiale il palazzo venne leggermente danneggiato. Nel 1981 il Comune ne ha acquistato la gestione e nel 1992 ne è divenuto proprietario, iniziando già dall’anno seguente il primo trasferimento della Biblioteca Municipale, che attualmente è stata restituita alla cittadinanza completamente rinnovata e ampliata.

Nella Sala dello Zodiaco sono state effettuate talvolta Mostre di artisti moderni.

Bentivoglio (Bologna) Palazzo Rosso, Sala dello Zodiaco

Particolare delle Costellazioni di Orion e Gemini, chiaramente riferite alle Costellazioni dello Zodiaco Siderale, non ai 12 Segni Zodiacali dello Zodiaco Tropicale

Articolo di Andrea Fontana (SCIENZE ASTRATTE)

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