COSTANTINO CATTOI

COSTANTINO CATTOI

COSTANTINO CATTOI COSTANTINO CATTOI 1894-1975

Il tenente colonnello aviatore Costantino Cattoi, nato in Frosinone nel 1894, esprimeva una poliedrica personalità, ma soprattutto credeva nell’uomo e nelle sue origini divine.

Eroe della prima guerra mondiale, inventore della prospezione fotografica applicata alla cartografia, legionario nell’impresa di Fiume, intimo di Gabriele D’Annunzio e di Italo Balbo, esperto internazionale di ricerche idriche e minerarie, scopritore negli anni Trenta delle antichissime città di Capena nel Lazio (7) e di Lylybeo vicino Marsala, in Sicilia, si presenta al dottor Filippo Martinelli, chimico ed esoterista di Carrara, nel lungo e appassionante carteggio svoltosi negli anni 1958-1960: Non sono un professore, ma il geotecnico Cattoi. Se fossi professore avrei tenuto in gran dispregio le sculture rupestri, e non sarei giunto a scoprire che non sono altro che iscrizioni oracolari e ideografiche, i prototipi italici di tutte le successive iscrizioni e scritte geroglifiche del mondo, a partire dall’Egitto… La mia è una ricerca mistica sulle origini dell’uomo.(8)

Costantino Cattoi, dopo aver conseguito il diploma di perito geotecnico durante l’anno scolastico 1912-13,venne chiamato alle armi nel 1914 nel Corpo dell’Artiglieria, ma nel 1915 chiede e ottiene da tenente di frequentare a Torino il Corso Allievi Osservatori d’aeroplano. Nel settembre 1915 entra in Zona di Guerra ove è destinato prima alla 46 ima e indi alla 49 ima e alla 32 ima squadriglia aeroplani per artiglieria. Nel 1917 passa alla 252 ima squadriglia idrovolanti per artiglieria, poi è destinato all’Ufficio Servizi aeronautici del Comando Supremo e indi al Comando Artiglieria della iv Armata; infine nel 1918 al Comando Artiglieria della 1 ma Armata. Dopo la guerra fu Legionario fiumano. È decorato di tre medaglie d’argento e di due di bronzo al valore militare.(9) Successivamente partecipa a operazioni aeronautiche in Libia, esattamente in Tripolitania e Cirenaica.(10) Fotografando e osservando dall’aereo i rilievi montani, le varie colture dei terreni e i rilievi topo-fotografici, Cattoi comprende l’importanza della rilevazione aerea per la topografia e la cartografia, anzi propone inutilmente alle sfere militari di brevettare questa sua scoperta; saranno i francesi a sviluppare più tardi le sua intuizione tramite brevetti internazionali, nonostante la rivendicazione del primato italiano da parte della direttrice del Museo aeronautico Gianni Caproni, la signora Maria Fede Caproni di Taliedo.

COSTANTINO CATTOI Guidato e sostenuto dal geologo professor Trèner e dal geografo professor Fiorio, Cattoi presenta i risultati del suo lavoro, comprendente quasi duecentocinquanta voli sia in Italia che in Libia, al trentaseiesimo Congresso italiano della Società geologica italiana, tenutosi a Piacenza il 16-22 settembre 1923.(11)

L’importanza dell’attività di Cattoi per l’Italia è testimoniata dal fatto che, a partire dal 1927, il Ministero dell’Aeronautica mette a sua disposizione un aereo e il luogotenente Giulio Keller allo scopo di effettuare rilevamenti fotografici per cercare petrolio e di altri minerali. Verranno scattate quarantamila fotografie per uno studio geofisico di quasi tutta l’Italia. (12)

Assegnato al comando militare di Grosseto nel 1930, durante una ricerca idrica in porto Santo Stefano da parte di un rabdomante, Cattoi conosce una giovane sensitiva, comprendendone immediatamente le enormi possibilità nel campo della ricerca. La ragazza, Maria Domenica Mataloni, diverrà una celebre radiomante, formando con Cattoi, che sposerà il 10 giugno 1933, (13) una celebre coppia.

Maria Domenica gli donerà due figlie, Giovanna Atlantina, nel 1934, e Maria Pia, nel 1938. Il binomio Cattoi-Mataloni riuscì a far dotare di un acquedotto autonomo ben centoventi aeroporti tra il 1932 e il 1942, rilevò giacimenti di metano, gas naturale e idrocarburi, nonché tre laghi sotterranei in Libia, consentendo così l’irrigazione intensiva di quasi tutta la fascia costiera tra Misurata e la Tunisia.

Cattoi, dopo aver verificato le straordinarie facoltà della moglie, decide di abbandonare la carriera militare per fondare assieme a lei una propria società, la Società radiogeotenica di Grosseto, (14) che si occupa di ricerche idriche, minerarie e archeologiche nel sottosuolo. (15) Tra le maggiori scoperte della coppia si possono citare due importanti ritrovamenti: innanzitutto quello dell’antica città etrusca di Capena nel Lazio, (16) a nord di Roma, alcuni metri sotto la quale Cattoi e la moglie trovarono resti di una Capena ancora più antica; successivamente Cattoi e Maria Mataloni vennero invitati dal Dipartimento delle Antichità di Trapani e Marsala a cercare l’antica città di Lylybeo. Nel dicembre 1931, Cattoi poté annunciare di aver localizzato la città nello “Stagnone di Marsala”, rinvenendo molte croci a forma di Tau.(17)

COSTANTINO CATTOI Nel 1934 invece la coppia localizzò presso l’isola di Linosa, nel canale di Sicilia, una città sommersa che venne successivamente filmata nel 1957 dal famoso sommozzatore e campione di immersioni subacquee  Raimondo Bucher.(18)

È soprattutto la scoperta di Capena che avvicina la stampa alla coppia. Alcuni articoli apparsi durante il 1931 spiegano infatti il fenomeno “Mataloni” e l’importanza della radiomanzia: La radiomanzia è qualcosa di conduttore, accumulatore… un fatto è tuttavia certo, quello cioè di una certa “corrispondenza” tra la Mataloni e il regno minerale. Le misteriose onde “corrispondono” infatti con la radiomante e le segnalano non solo la presenza, ma anche la natura dell’oggetto, con assoluta precisione. […] La radiomanzia potrebbe dunque essere… un effetto di onde che vengono emesse dai centri nervosi del soggetto e che, lanciate nello spazio, a sua insaputa, tornino a sensibilizzare altri centri nervosi del medesimo soggetto; forse intensificate, forse trasformate dall’urto che ricevono all’incontro dell’oggetto nascosto.(19)

COSTANTINO CATTOI Di carattere molto schivo, Cattoi rifiuta favori e aiuti da parte del regime fascista, nonostante la sua antica amicizia con Italo Balbo. Di lui rimane traccia in un libro scritto alla fine degli anni Trenta (20) allo scopo di celebrare la grandezza del regime fascista legandola alla storia di Roma, senza tuttavia provare a sviluppare la ricerca archeologica e quella delle origini, come avvenne invece nella Germania hitleriana. (21)

A conferma della sua attività nelle ricerche nel sottosuolo, sappiamo che Cattoi partecipò sia al secondo Convegno nazionale per il metano nel 1939 in Bologna, che al terzo l’anno successivo.(22)

Nel dopoguerra Cattoi resta sconosciuto alla pubblica opinione,infatti l’unico documento in cui viene citato è un’intervista che rilascia nel 1967 al giornalista Franco Bertarelli per il settimanale Epoca,per cui fra gli addetti ai lavori Cattoi viene ricordato come il “Cacciatore di giganti”.(23) Infine bisogna ricordare alcune citazioni delle sue intuizioni in saggi apparsi su Internet, in riferimento ad alcune scoperte del professor Ighina.(24)

COSTANTINO CATTOI Nonostante la moglie perda progressivamente la vista e, di conseguenza, le proprie capacità radiomantiche, Cattoi continua le proprie ricerche nel campo dell’archeologia e nello studio della storia delle origini, localizzando l’antica città di Cosa presso la costa maremmana, fotografando la Sfinge di Cosa sull’Argentario, il “Giano Bifronte” di Pisco Montano a Terracina, la Sfinge di Eryx a Trapani e tutte le sculture rupestri all’Ansedonia.

COSTANTINO CATTOI Tali scoperte vengono comunicate da Cattoi nel 1956 all’editore italiano di un importante libro del professor Denis Saurat, per cui, nella seconda edizione, le informazioni e i dati dello studioso italiano vengono inseriti in appendice: Numeroso materiale fotografico ci è stato inviato da Costantino Cattoi che, da oltre quarant’anni, cerca, scopre e studia questi monumenti scolpiti nelle montagne, simboli e messaggi di lontane generazioni.(25)

Proprio in quel periodo, Cattoi invia a George Hunt Williamson il materiale fotografico e il report delle proprie scoperte. L’antropologo statunitense si reca intanto nel 1957 sull’altipiano di Marcahuasi in Perù, allo scopo di studiare le sculture rupestri scoperte dal dottor Ruzo e di verificare le ipotesi del ricercatore italiano. I riscontri che Williamson riuscirà a effettuare con le ipotesi di Cattoi saranno talmente probanti che l’anno successivo l’antropologo americano organizzerà una speciale missione in Europa con l’obiettivo principale d’incontrare Cattoi all’Ansedonia e di discutere con lui tutte le comuni scoperte.

Durante il mese di agosto del 1958, i due straordinari personaggi si incontrano prima a Roma, durante la conferenza tenuta da Williamson presso il Circolo della stampa a Palazzo Marignoli grazie all’organizzazione del dottor Francesco Polimeni, editore della rivista Spazio e vita.(26) Successivamente, Cattoi ospita Williamson nella propria residenza in Santa Liberata, all’Argentario, e assieme visitano le sculture rupestri, la città di Cosa, l’oreopitecus di Baccinello.(27)

I due studiosi concordano anche su una questione estremamente vitale. Ribadisce Cattoi: Infatti Williamson sa benissimo, per conto suo, dell’energia elettro-magnetica, e ha riconosciuto che le sculture rupestri degli uomini supini sono veri e propri fari orientativi per i provenienti dagli spazi siderali, e stazioni di rifornimento di energia per i dischi. Entrambi ignoravamo di esserne tutti e due al corrente, quindi le reciproche meraviglie e i reciproci entusiasmi di avere entrambi visto giusto, così enormemente lontani. Ma io avevo dalla mia non i documenti del tempo della Lemuria di cui dispone Williamson, bensì 25 anni di sopralluoghi per ricerche di acque minerali e archeologiche con mia moglie, la radiomante Maria Mataloni. Conoscevo queste linee come fasce di emissioni di energia elettro-magnetica, dalle quali Maria rifuggiva sempre, perché ne vedeva da grande distanza le emanazioni e i loro fulmini continuati, scagliatisi dalle terre verso il cielo e viceversa, così come vedeva a distanza le fasce gassose e i giacimenti petroliferi, le correnti d’acqua, l’uranio, il radio, l’oro, l’argento, il rame (calcopirite), la pirite, il piombo argentifero, eccetera.(28)

L’entusiasmo del colonnello Cattoi è enorme: dopo anni di ricerche, di studi, di enormi difficoltà, ha trovato dall’altra parte dell’Oceano la conferma alle proprie teorie. Infatti Ruzo e Williamson concordano sul legame fra le sculture rupestri e le linee di energia, sulle loro duplici funzioni, sia come punto di segnalazione per i piloti di veicoli spaziali, sia come riferimento per l’energia di rifornimento per gli stessi veicoli. Pertanto è evidente che le sculture rupestri vennero deliberatamente costruite dagli antichi con un duplice scopo: da una parte esse indicano luoghi per l’atterraggio di veicoli volanti, dall’altra servono a segnalare le aree dove esistono minerali e, soprattutto, energia elettro-magnetica.

Il comandante Cattoi aveva attentamente studiato le opere storiche di autori come Mario Guarnacci, Angelo Mazzoldi, Evelino Leonardi, Colonna di Cesarò, Guido d’Alessio, Guido di Nardo, i quali, sin dal Settecento, cercarono di proporre un cosiddetto “primato italico” riguardo alle origini dell’uomo. La scoperta di antichissime sculture rupestri in varie aree d’Italia parve dunque a Cattoi una conferma delle tesi di tali studiosi; nello stesso tempo, la comparazione dei ritrovamenti italiani con quelli di Daniel Ruzo in Marcahuasi, la sintesi operata da Williamson, le innumerevoli apparizioni ufo in tutto il mondo, portano tali uomini a comprendere di stare affrontando un momento cruciale e decisivo per la vita dell’uomo.

In uno scritto del 1967, (29) in un crescendo lirico di temi estremamente attuali, Cattoi sintetizza i lunghi decenni di attività e ricerche:

Ecco l’elenco schematico delle mie realizzazioni…

1. La scoperta delle cause ascose operanti nei terremoti e nelle eruzioni vulcaniche.

2. La scoperta di squilibri elettro-magnetici di carica positiva, captabili strumentalmente, prima che si formino sulla superficie della Terra gli uragano, i tornado, i tifoni, i cicloni, la grandine, le nebbie.

3. La scoperta dei fenomeni che precedono la formazione delle valanghe, delle frane interne o di scorrimento, captabili strumentalmente.

4. La scoperta di nuove linee di formazione di fenomeni sismici e vulcanici, la quale prevede fenomeni endogeni.

5. La scoperta di aree di grandi frane interne, schematizzate per ora su carte 1:1.000.000.

6. Scoperta di orme e di impronte lasciateci da civiltà fiorite e sparite milioni di anni fa fin dalle ere arcaica, paleozoica e mesozoica.

7. Scoperta di uomini giganti, esattamente come descritto nella Bibbia, grazie alle foto aeree scattate da me con gli idrovolanti della crociera Atlantica.

8. I voli con il dirigibile pilotato da S.E. il generale Valle e con gli aeroplani degli aeroporti di Centocelle e Guidonia (Monte Celio) mi orientarono per la ricerca di segni esterni, indicanti in profondità la ubicazione delle 300 città sotterranee del cosiddetto mitico regno nascosto di Saturno. Queste città del regno dell’Età dell’Oro di detta deità, la Saturnia Tellus, sono state da me quasi tutte individuate nella Toscana e nel Lazio, a circa 200 m. di profondità. Erano abitate dai giganti di 18 m. di altezza che, per la prima volta al mondo, ho scoperto oltre che all’Argentario, all’isola del Giglio, al Circeo, all’Elba, e nelle altre isole tirreniche, lungo l’arco alpino e l’Appennino…

9. La scoperta di grandi laghi sotterranei, che furono controllati e utilizzati dai terrestri che dovettero trovare rifugio nel sottosuolo, quando sulla superficie imperversavano le fasi glaciali e quelle degli allineamenti vulcanici noti.

10. La scoperta di opere d’arte scultoree nelle rupi costiere e montane sparse su tutta la Terra, lungo le direttrici delle grandi migrazioni che sin dalle prime ere geologiche della Terra si irradiarono dal Monte Argentario verso le terre di tutti i continenti del pianeta.

11. La scoperta dei segni esteriori scolpiti, delle grandi, delle immense centrali di energia, delle quali i giganti delle prime ere si valevano per circolare e navigare sul pianeta e nel suo interno, e per volare verso le stelle.

12.La scoperta di punti di impatto sulla Terra dei mezzi di volo che gli uomini di prima della storia vollero impiegare, per conquistare con la violenza e la prepotenza le altrui Case del Cielo. Le grandi battaglie aeree contro gli invasori terrestri vivono tuttora nelle descrizioni dei miti indù, quelli pagani e persino nel capitolo 12 dell’Apocalisse di Giovanni Apostolo, e rivivranno nei punti d’impatto delle astronavi abbattute che ho scoperto, dandone più volte notizia scritta all’Ufficio Storico dello Stato maggiore dell’Aeronautica Italiana.

Anche per Cattoi, come per Williamson, nell’ultima parte della vita prevale un senso mistico, un’attesa quasi messianica di incontri con esseri superiori e di avvenimenti sconvolgenti per il pianeta. D’altra parte era lo stesso Costantino Cattoi a spiegare al dottor Martinelli: Lo sbaglio di noi tutti è di tendere a tenerci segrete le proprie fonti di notizie. […] A un indiano venne chiesto: «Cosa è il Bene e cosa è il Male?» E l’indiano, senza esitazione alcuna rispose: «Il Bene è tutto ciò che unisce e il Male è tutto ciò che divide». […] Noi ci teniamo egoisticamente divisi l’uno dall’altro. Invece ora urge unirsi, fondersi! (30)

E ancora: Non so se le è mai venuto in mente, se, sotto sotto, alle mie ricerche sulle sculture rupestri, si nascondesse un preciso programma non manifesto, chiamiamolo pure “misterioso”. Ebbene questo mio non manifesto programma consiste in quanto segue: la mia è la ricerca mistica e pura, sulle origini dell’uomo. Origini che già conosco spiritualmente.(31)

“Copyright Dr. M. Martinelli – Reprinted with permission”

Per chi fosse interessato ad approfondire gli argomenti trattati in questo articolo, il Dr. M. Martinelli ha pubblicato due libri di estremo interesse, Apu-An, il ritorno del sole alato e Extraterrestri: il contatto è già avvenuto. Questi testi possono essere acquistati, anche in formato pdf, dal sito dell’editore Verdechiaro edizioni: Maurizio Martinelli, Autore a Verdechiaro Edizioni.

 

 

 

 

 

 

NOTE:

7 Il filmato della scoperta venne riportato nel cinegiornale dell’Istituto Luce, gennaio 1931 serie AO719.

8 Lettera del 1 ottobre 1959.

9 Cfr. l’Albo d’oro dell’Aeronautica militare al valor militare del 1928, vol. 1°, oltre alle notizie su Cattoi riportate dal nipote Antonio Mataloni in Diario di una vita, Edizioni Il mio amico, Argentario, luglio 2008.

10 Citato in Aeronautica no. 3-1931, in Regia Aeronautica, Ufficiali in congedo, Libretto personale di Costantino Cattoi, Roma, Stato Maggiore A.M., 5° reparto, Ufficio Storico.

11 Cfr. Lettera di Gabriele D’Annunzio recata al presidente del congresso dal tenente aviatore Costantino Cattoi, E. Berardi, Milano 1923. Carta a mano, le carte sono assicurate alla copertina mediante un nastrino tricolore. Foglie con l’impresa dannunziana Semper Adamas.

12 Ne sono testimonianza due lettere, di cui addirittura una in lingua inglese, firmate da Italo Balbo su carta intestata appunto del Ministero dell’Aeronautica, Gabinetto del Ministro, la prima in lingua italiana con protocollo no. 25800 del 27 gennaio 1927 e l’altra con protocollo no. 27303 del 16 marzo 1927.

13 I rapporti tra Cattoi e Balbo erano talmente stretti che Italo Balbo fu il suo testimone di nozze, vedi Antonio Mataloni in Diario di una vita, Edizioni Il mio amico, Argentario, luglio 2008, p. 35.

14 Per una conferma dell’attività della società cfr. Maria Cecilia Mazzi, G. Giacomo Pani, Capena e il suo territorio, Centro regionale per la documentazione dei beni culturali e ambientali del Lazio, Edizioni Dedalo, Bari 1995, pp. 35-40.

15 Sull’attività della società e sulle “capacità” della signora Mataloni, cfr. l’articolo di Mario Vinci Il tuscolo e tre millenni in Notizie in controluce, Mensile di cultura e attualità dei Castelli Romani e dintorni, anno viii , no. 10, ottobre 1999.

16 La scoperta avvenne grazie alla visione da parte di Maria Mataloni delle foto aeree fatte eseguire da Italo Balbo sopra il comune di Leprignano.

17 Cattoi comunicò le proprie scoperte a George Hunt Williamson, il quale le riportò nel libro Road in the sky, Neville Spearman, Londra 1959, pp. 53-54.

18 Citato in un articolo di Francesco Polimeni nella rivista Spazio e vita, p. 3, 1958. Per una conferma del fatto, vedi l’articolo del 1 settembre 1957 pubblicato dal Corriere della sera, in cui vengono riportate le dichiarazioni di Bucher all’agenzia Italia. Bucher spiega di aver filmato una struttura di pietra lunga alcune centinaia di metri a circa cinquantacinque-sessanta metri di profondità.

19 Articoli apparsi sul Tevere del 14 e del 19 gennaio 1931.

20 Mario Eugenio Rangoni, Missione di Roma, tratto dalla concezione mistica di Costantino Cattoi, Ist. Ed. Cisalpino, Milano 1939. Da notare a p. 8 la spiegazione dell’appellativo “Costantin dall’ala occhiuta” che Gabriele D’Annunzio riserva a Cattoi.

21 Vedi il saggio di Marco Zagni L’archeologia misterica italiana durante il fascismo in Gianfranco De Turris (a cura di), Esoterismo e fascismo, Ed. Mediterranee, Roma 2006.

22 Atti del secondo Convegno nazionale per il metano, xiii Fiera di Bologna, 25-28 maggio 1939, Tip. Parma, Bologna 1940.

23 Franco Bertarelli, Il cacciatore di giganti, in Epoca, no. 883 del 27 agosto 1967.

24 Cfr. il sito www.ascensione.org/le_scoperte_di_ighina.htm.

25 Denis Saurat, L’Atlantide e il regno dei giganti, Le nuove edizioni d’Italia, Milano 1957, pp. 203-204.

26 Cfr. il resoconto integrale della conferenza in ben tre numeri della rivista Spa zio e vita durante il 1958.

27 Cfr. articoli de La nazione del 16 e 18 agosto 1958 con le foto della visita di Williamson. Interessante notare come la corrispondenza da Madrid mostri l’ampio risalto che il quotidiano nazionale accordò all’evento. Cfr. Roberto Pinotti, L’Atlantide, il mistero dei continenti perduti, Nuovi misteri, Mondadori, Milano 2001, p. 251.

28 Lettera del 29 settembre 1958.

29 Si tratta di una lunga nota in forma di lettera scritta il 24 luglio 1967, trovata dal nipote di Costantino Cattoi, Marco Savarese, il quale ne ha gentilmente permesso la pubblicazione.

30 Lettera del 10 febbraio 1960.

31 Lettera dell’ 1 marzo 1960.

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