Beltane e Beleno

Beltane e Beleno

Beltane e Beleno 10BELTANE Tradizioni popolari europee del Primo Maggio

L’importanza straordinaria del periodo tra aprile e maggio nelle tradizioni popolari europee

Il periodo che corre tra la fine di Aprile e i primi di Maggio deve aver avuto una importanza straordinaria nell’antico mondo contadino mitteleuropeo.

D’altra parte la nota festa celtica di Beltane cadeva in una data molto prossima al nostro primo di Maggio, così come le leggende di origine germanica indicano la notte di Valpurga (Walpurgisnacht) proprio nel medesimo periodo. L’antica festa di Beltane si collegava con i riti dei fuochi e dell’amore, tant’è che molti studiosi ci ricordano di come dovevano essere diffusi, in quel periodo, i riti della fertilità e l’uso di fare passare il bestiame tra grandi fuochi, al fine di proteggere e rendere prolifici gli animali. Di questo rito dei fuochi ne rimangono ancora tracce in Friuli e nel Sud Tirolo dove, fino a non molto tempo fa, vi era il costume di lanciare delle corone infuocate dai pendii (simbolo di Taranis, il “Giove” celtico, Dio del fulmine e della quercia)

Beltane e Beleno ciduljsSempre alla festa di Beltane, si diceva, erano collegati i riti d’amore, simbolicamente connessi con gli alberi e la vegetazione. A questo riguardo è necessario ricordare come nella bergamasca esisteva l’usanza di lasciare, in questo periodo, dei fiori davanti alle porte delle amate, così come sappiamo avveniva in certe zone della Baviera Beltane e Beleno 11dove si mettevano dei cespi anche davanti alle case delle coppie sposate di fresco, e la pratica veniva omessa soltanto se la donna era vicina al parto, perché in questo caso si diceva che il marito “si è già messo un cespo da sé”. Questa usanza, comune a molte aree dell” Europa centrale, di mettere dei fiori o dei cespi a Calendimaggio sulla porta dell’amata, deriva probabilmente dalla credenza nel potere fecondatore dello spirito arboreo. In Europa si crede che il “maggio” possegga poteri simili sulle donne e sopra il bestiame, tant’è che in molte parti della Germania il 1° di Maggio i contadini innalzano dei “maggi” o dei “cespi di maggio” anche alle porte delle scuderie e dei recinti dove si trovano gli animali domestici. Ed è probabilmente da questo simbolismo che nasce anche la tradizione dell’albero della Cuccagna e degli alberi di maggio, di cui abbiamo testimonianze anche in moltissime zone del nord Italia.

Beltane e Beleno 12A Ponte Nossa, in Valle Seriana nella bergamasca, vi è ancora la tradizione di “portare l’albero” o il “mazzo”. Il 25 Aprile (giorno dedicato a San Marco) i giovani del paese tagliano un abete di circa dieci metri e del peso quindi di circa 5 quintali; dopo aver caricato il “mas” su un camion (un tempo su un carro trainato da cavalli) lo portano in paese dove viene ornato con festoni e fiori di carta preparati dalle ragazze del paese; l’albero viene quindi benedetto e, al suono della banda, portato in un prato come un mazzo di fiori (incredibili le analogie di questa tradizione con quanto avviene in moltissime zone dell’Europa del centro-nord). Qui l’albero viene sfrondato, privato dalla corteccia e lasciato fino al mattino del primo di Maggio quando i giovani, di buon mattino, lo porteranno sulla cima del monte di fronte al paese. L’abete, una volta giunto sulla cima del monte, verrà issato, piantato in un foro e fissato con dei cunei, dove rimarrà piantato fino al primo giorno di Giugno, quando la sera, dopo averlo tagliato e ridotto in pezzi, verrà bruciato, dando inizio alla festa della “Madonna delle lacrime” che si tiene il due Giugno nel santuario di Ponte Nossa dal 1511.L’albero aveva sicuramente una simbologia di fecondità e di vitalità e, probabilmente, doveva anche ricordare “l’albero cosmico” su cui il dio Germanico Odino-Wotan (il Gotan dei Longobardi) passò nove giorni e nove notti, prima di conoscere le rune, gli antichi simboli di potere della tradizione nordica. Beltane e Beleno 15Ricordiamo, infatti, che il dio Odino-Wotan è dio della guerra e che proprio nel mese di maggio, per tutto il medioevo, cominciavano le “campagne militari di primavera”; “Campo di Maggio” si chiamava, dall’età carolingia in poi, l’assemblea annuale degli armati. Maggio dunque come mese delle tenzoni amorose e dei tornei; maggio come mese della vita, dell’amore e della guerra, in cui tutte le forze e le energie sbocciano per tingere con il rosso del sangue dei cavalieri europei la terra; il sangue offerto in battaglia quindi, come seme per la terra, la quale celebra le nozze con i suoi figli migliori che a lei si danno nell’impeto guerriero nella “morte di primavera”.Sempre tra Aprile e Maggio le tradizioni ricordano l’irrompere dell’elemento magico e fatato. Nella notte di Valpurga, infatti, si radunavano le streghe, i diavoli e tutte le creature che, durante il resto dell’anno, erano tenute a bada; ma era nella notte di Valpurga che il sabba delle streghe (che in Canton Ticino prese il nome di “barlott”) ritornava ad essere il vero protagonista. In questa notte di incantesimi i bambini europei accendono dei roghi sulle alture, e vi saltano sopra, agitando delle scope ardenti: fin dove si vede la luce del rogo la benedizione si stende sui campi. Questo accendere roghi la notte di Valpurga si chiama “cacciare via le streghe”. L’uso era molto diffuso nel Tirolo, in Moravia, in Sassonia e in diverse zone delle nostre Alpi. Durante tutto questo periodo, che non doveva coincidere necessariamente con i primi di Maggio, era poi diffusa la pratica di appendere delle ghirlande di fiori su alcuni alberi considerati particolarmente “magici”. Beltane e Beleno fiori su alcuni alberi consideraticentinaia di migliaia di eretici…». Vediamo quindi quale moltitudine di elementi entrano nelle feste di Maggio o comunque, dell’inizio della stagione calda: la presenza di fiori e piante, l’amore e i riti di fecondità, la magia, il soprannaturale, la festa, il fuoco e, necessariamente, la guerra. L’elemento dionisiaco penetra dunque prepotentemente a risvegliare il mondo e la natura dal lungo torpore invernale; il mondo antico sapeva quanto valesse il ritorno della stagione calda, del sole, della vita e così godeva di quel tempo con tutto l’entusiasmo e la gioia di cui l’uomo e la donna potessero disporre.

Da Beltane, La Festa Del Primo Maggio Di Andrea Mascetti

Fonte: BeltaneTradizioni popolari europee del Primo Maggio

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BELENOS il grande Dio Celtico del Sole

Tutto o quasi su Beleno il grande Dio celtico e su Belisama

BELENOS (Bel o Belenus o Belinus) Beleno (Belin)

Beltane e Beleno 007Belenos = lo splendore, il pulito, il dio del sole (Galli) Epiteto dell’Apollo dei Galli. Il Dio è collegato al fuoco come elemento trasformatore. Dio della luce, protettore delle pecore e del bestiame. Sua sposa è la dea Belisama. Sono figure assimilabili alle divinità classiche Apollo e Minerva. Assimilabile al Dio irlandese Lugh, e al Dio Gallese Llew.

Beleno (Belin) è il Dio solare e luminoso, protettore delle pecore e del bestiame, ed è ritenuto uno degli antichi dei celtici più diffusi in Europa. Il poeta gallo-romano Ausonio di Bordeaux nel VI sec d. c. afferma che anche a Bordeaux, oltre che ad Aquileia e in altre zone d’Europa, c’era un tempio dedicato al Dio Beleno.

BELISAMA o Belasama (Britanni) È la dea “molto brillante”, epiteto dato alla Minerva gallica. Dea del fiume Ribble presso le tribù britanne. Sposa di Beleno. Belisama = la dea splendente, la luna.


BELTAINE

Beltine. Questa parola è celtica e significa “fuoco” e viene collegata al dio Beleno, venerato nella Gallia sud-orientale, in Italia settentrionale, nel Norico. In Friuli è stata chiaramente individuata: sono state contate 54 epigrafi scoperte in Aquileia [vedi http://www.archeologhia.com/CIL/txt/Inschriften/cil05/insaqu-1.txt ] e dedicate al dio Beleno (I-III secolo dell’impero), altre epigrafi sono state rinvenute a Barbana, nella Laguna di Grado, a Concordia e a Zuglio in Carnia.

(Tratto da: Tito Maniacco, Storia del Friuli, Newton Compton editori, 1985)


LA FESTA DI BELENO.

È una delle quattro feste dell’anno celtico e si svolge il 1° maggio. Significa letteralmente “fuoco di Bel”. In questo giorno giunsero i diversi invasori dell’Irlanda, secondo le cinque invasioni descritte nel Libro delle Conquiste. La festa è carica di simbolismi solari e ignei. In questo giorno venivano bruciati i fantocci antropomorfi in vimini pieni di vittime umane. Esso segna l’inizio del ciclo diurno e solare, il momento in cui il bestiame si avvia al pascolo. È parimenti una festa sacerdotale della massima importanza, in cui il re supremo d’Irlanda riaccendeva il fuoco sacro insieme ai suoi druidi e che veniva festeggiata con giochi e banchetti. Chi avesse osato riaccendere il fuoco prima del re sarebbe morto immediatamente, cosa che san Patrizio fece impunemente determinando così molti a convertirsi al cristianesimo.

Beltane e Beleno ciduljs02Beltane (la notte che precede l’alba del il 1° Maggio) è la festa dedicata al “Fuoco di Bel” come dice il nome, che richiama il Belenus Gallico, dio della Luce, segna la fine dell’Inverno e l’inizio dell’estate. Con l’annuncio della buona stagione, Beltane, per un popolo guerriero come i Celti, segnava anche l’inizio delle scorrerie e delle glorie d’armi.


BELENO AD AQUILEIA

Beleno è una divinità panceltica, il cui culto è sempre associato alle acque, ai complessi termali, alle pratiche di medicina e all’oracolo. Beleno è il dio della rinascita.

Esiste un profondo legame tra Aquileia e il culto di Beleno, tanto che si può affermare che questa doveva essere la principale divinità aquileiese. Tra l’altro Aquileia non era nuova a sincretismi culturali, data la sua posizione chiave – fin dall’epoca preistorica – nel crocevia tra l’area alto adriatica ed il mondo norico, retico, pannonico, danubiano.

Beltane e Beleno 06Nel 238 d.C. i soldati dell’imperatore Massimino cingono d’assedio Aquileia: la città è stremata ma non cede. Ascoltiamo il racconto di Erodiano: “Questo si diceva del resto all’inizio della guerra: che [gli aquileiesi] erano rimasti fedeli perché dentro la città c’erano molti che si occupavano dell’altare del sacrificio ed erano esperti di lettura del fegato, e annunciavano i sacri auspici; gli italiani infatti credono moltissimo in questo tipo di indagine. E diversi responsi dicevano che il dio protettore della terra prometteva la vittoria. Chiamano questo [dio] Beleno, e lo venerano grandemente; pretendendo che sia Apollo. Dicevano alcuni dei soldati di Massimino che la sua immagine era apparsa spesso nell’aria combattendo sopra la città”.

Un’altra fonte riporta una versione simile: “Assediando dunque Aquileia, Massimino mandò ambasciatori in quella città: ai quali il popolo forse avrebbe dato retta, se non si fossero opposti Menofilio e l’altro console, dicendo anche che il dio Beleno per bocca degli aruspici aveva risposto che Massimino doveva essere sconfitto. Per cui si dice che anche dopo, i soldati di Massimino si vantavano che Apollo doveva aver preso le armi contro di loro, e che quella non era stata la vittoria di Massimo o del senato, ma la vittoria degli dei”.

Il culto di Beleno pare attestato sino al VI secolo dopo Cristo in area aquileiese. E’ un dio legato all’acqua e al tema della rinascita e il culto in area aquileiese di San Giovanni Battista, attestato anteriormente all’anno 390, può forse essere considerato una derivazione sincretistica di quello del dio celtico. Beleno è inoltre il dio della luce, del sole, della conoscenza, come Apollo. Ma anche come Mitra o Cristo, ambedue ben presenti nel mondo aquileiese. Dunque nel 238 d.C. vi fu la difesa di Aquileia dall’assedio di Massimino il Trace, imperatore barbaro eletto in campo di Marte. In Aquileia infatti viveva la resistenza fedele al Senato romano e per 22 giorni l’impetuosità e la forza fisica dei Celto-Karni affiora in città tanto che i cittadini resistono al forte esercito di Massimino. Erodiano racconta che il dio Beleno era stato visto combattere sulle mura insieme ai suoi devoti.

Il culto del dio Beleno era da secoli il fulcro della religiosità dei Karni, assieme ad un nutrito pantheon di divinità che sempre hanno contraddistinto la vita mistica dei popoli celtici. Beleno (Belin) è il dio solare e luminoso ed è ritenuto uno degli antichi Dei celtici più diffusi in Europa. Il poeta gallo-romano Ausonio di Bordeaux nel VI sec d. c. afferma che anche a Bordeaux, oltre che ad Aquileia e in altre zone d’Europa, c’era un tempio dedicato al dio Beleno. I Romani lo paragonavano ad Apollo.

Nella Carnia era molto radicato anche il culto del dio Ogmios, il dio che guida le anime nell’aldilà, il dio campione; esso raffigura l’aspetto oscuro della divinità suprema e dai Romani venne identificato con Ercole, come colui che interviene in prima persona nelle vicende dei Celti rendendo sicura la via delle Alpi.

297-297 d.C. Soggiorno di Diocleziano e Massimiano, che offrono dediche al dio Beleno, nume tutelare di Aquileia. Questo periodo è legato all’ultima persecuzione contro i cristiani, che fu a lungo ricordata perché’ diede dei martiri anche in Aquileia nel 303-305. La presenza degli Augusti segna l’ultimo atto di venerazione a Beleno, che si inginocchiarono di fronte al Dio celtico, in antitesi al cristianesimo ed in omaggio al culto tradizionale. Il dio solare Beleno diventa Belinus Augustus, il nume tutelare di Aquileia. (Non si tratta di un caso raro: nell’olimpo di Roma trovarono posto gli dei egiziani ed etruschi).

Chiesa Di San Martino Alla Beligna

A quasi due chilometri a sud di Aquileia, sul lato sinistro della strada che porta a Grado, su di una leggera ma vasta altura ritenuta antico cordone litoraneo (ma da recenti indagini è risultata duna sabbiosa di origine fluviale – probabilmente afferente all’antico Isonzo-Torre-Natisone) denominata Alt di Beligna, sorgeva l’abbazia di San Martino. Il toponimo Beligna è in evidente relazione alla nota divinità indigena celtica di carattere solare e quindi purificatrice e salutare: Beleno, che era, tra l’altro, il nume tutelare di Aquileia. La località ha restituito diverse dediche a questo nume celtico, tra cui quella degli imperatori Diocleziano e Massimiano poste evidentemente nel tempio che qui sorgeva.

Beleno a Gorizia

Un tempo i nati con la camicia erano destinati a diventare Benandanti. Erano uomini e donne che si radunavano, ad ogni passaggio di stagione, armati di mazze di finocchio per combattere i Malandanti, stregoni armati di canne di sorgo. Non è chiaro se questi combattimenti avvenissero realmente o fossero dei rituali, certamente i benandanti si battevano per difendere la fertilità ed i frutti della terra, difendendo la prosperità della comunità dal destino avverso. C’è chi vuole vedere in queste figure il rinnovarsi di riti antichi legati al dio Beleno, per assonanza con il nome “benandant” o “belandant”, ipotesi certamente suggestiva… Comunque sia, si dice che i benandanti nel bosco si accompagnino agli sbilfoni.

Beleno a Zuglio (Iulium Carnicum)

Vi è una ‘epigrafe che parla della riedificazione, avvenuta verso la fine della repubblica, di un tempio a Beleno. Quest’epigrafe, tra quelle del dio a noi note, è una delle più antiche. “Se già alla fine della repubblica si provvide a rifare il tempio del dio, è ovvio concludere – osserva giustamente il Brusin – che a Zuglio il culto di Beleno fosse radicato da antica data. Ne è casuale la presenza di questa bella epigrafe, purtroppo mutila, nel cuore della Carnia, giacché Beleno, per giudizio che si può dire concorde degli studiosi, è considerato per l’appunto una divinità di origine carnica” (G. BRUSIN, Beleno. il nume tutelaci di Aquileia, in Aquileia Nostra, X, 1939, col. 2). Beltane e Beleno zuglioTale lo considera anche il Chilver (G. E. F. CHILVER, Cisalpine Gaul. Oxford, 1941, p. 191), e il fatto che Tertulliano parli di Beleno come divinità norica è stato spiegalo (3) con la supposizione che Tertulliano avesse scambialo le contrade, tra loro contigue, della Carnia e del Norico o che comunque vi si fosse espresso inesattamente. Forse invece Tertulliano ha pensato al Norico perché il paese era abitato da popolazioni celtiche. Dove sorgesse questo tempio, già alla fine della repubblica ricostruito con tanto fasto, non sappiamo con sicurezza, ma non esiterei a identificarlo con quello di cui vediamo ancor oggi le vestigia al centro del foro (4).

Beleno a Cividale (Ud)

Beltane e Beleno 008Beleno a Montecretese (Val d’Ossola)

Montecretese. Si lascia la macchina dopo il bivio per Alloggio davanti alla chiesa della Madonna di Vignale. Da qui si torna indietro a piedi e si percorre la prima strada sterrata che si trova sulla sinistra. Dopo circa duecento metri passata un terrazzamento di sassi si gira a destra inoltrandosi nella boscaglia fino ad un altro terrazzamento, si tiene la destra e si aggira la motta fino a ritrovarsi sulla parte sinistra in un pianoro dove si estende un prato incolto. A sinistra avremo un muro megalitico di età antichissima, al centro del muro si apre una camera a volta anticamente usata per seppellire i defunti. Nella tradizione celta questo tipo di camere interne ai muri megalitici servivano per la sepoltura di personaggi illustri, in quanto era diffusa la credenza che dopo sette anni le rocce avessero assorbito l’energia del morto e il luogo potesse essere utilizzato con una funzione propiziatoria anche nei confronti delle gestanti.

All’inizio del prato è possibile ammirare su due file dei menhir, questo luogo era con tutta probabilità legato al culto del sole e all’adorazione del dio Belenos, il cui culto risale all’epoca del Megalitismo ed è una delle divinità più antiche, dio pastore, guaritore e protettore delle acque termali (una fonte termale è presente anche in Val d’Ossola).
http://digilander.libero.it/cronos74/stregoneria2/domodossola.htm

Beleno a Venezia

ANNO 60 a.C. Sulla religione, l’azione della cultura romana non riuscì ad offuscare gli antichi culti: su tutti prevaleva il dio Beleno, forse di origine gallo-carnica, ma era vivo anche quello della Fonte del Timavo e di alcune divinità fluviali (Aesontius) e boschive (Silvanus). Naturalmente poi si aggiunsero quelle romane (Mars. Mercurius, ecc.). http://www.cronologia.it/mondo36a.htm

Beleno e Belluno

Non è un caso se l’antico nome di Belluno è tradotto “Città Splendente”, con riferimento non solo alla divinità celtica Beleno, dio del Sole, ma anche alle chiare acque che la lambiscono (Beleno era protettore delle acque). http://www.ascuola.it/dovesiamo.htm

Beleno a Biella

Il toponimo “Biella” deriva da “Belenus” oppure da “Bhel” che significa splendente; “Biella” da Bugella Civitas ma anche da BELENUS, Dio gallico del Sole. http://www.biellaclub.it/_cultura/storia/Yule.htm

Bugella Civitas – Antico nome della città di Biella. Contrariamente a quanto si potrebbe pensare, non è di origine latina ma latinizzato in tempi successivi. Secondo alcuni studiosi la “g” doveva essere pronunciata in modo tale che suonasse come “bujella”; secondo altri il nome potrebbe invece derivare da “Bruticella”, come veniva chiamata un’antica dimora romana. Ci sono poi altre versioni che vogliono il nome derivante da “Betulla” (”Biolla” nel dialetto locale), oppure “Biel” (dio celtico della vegetazione) e infine da “Bag” (o “Bhag”) che nell’antica lingua indo-europea significava faggio, albero diffuso sui monti e sulle colline biellesi. Non a caso l’albero di faggio campeggia nello stemma della città. http://www.encyclopedia.it/b/bu/bugella_civitas.html

Poco dopo il paese di Campiglia, nella Valle del Cervo, a 1020 metri d’altezza sorge il Sacro Monte di Andorno che ospita il Santuario di San Giovanni Battista. Beltane e Beleno biellaL’origine di questo luogo sacro è sconosciuta: attorno al Simulacro del Santo, trasportato qui in tempi antichi e venerato in una grotta naturale dove fu trovata miracolosamente la statua dell’apostolo. La statua fatta risalire al 1500 (ma che, forse, ha origini remotissime) è venerata in una “Balma” o “Barma” che, in celtico significa proprio “riparo sotto la roccia”. Dopo lo sfaldamento dell’Impero Romano il luogo sacro venne cristianizzato come dimostra il toponimo del rio Bele a monte del Santuario, probabile sito di un culto dedicato a Belenos, divinità pastorale, cui era dedicata la festa di Beltaine, ai primi di maggio, Fuoco di Bel (o “grande fuoco”) che riecheggia i fuochi tradizionali di San Giovanni, presenti in Piemonte e in altre regioni, dove rivestono significato e importanza particolari. La festa di San Giovanni coincide concretamente col solstizio d’estate.

Beleno a Bellino (Cuneo)

Nell’alta val Varaita: L’origine del toponimo si ricollega,secondo alcuni, alla divinità celtica “Belenus”, l’Apollo dei romani; per altri deriva dal termine medievale “belins”, pecore; ed infatti nel “Roman de Renart” la pecora si chiama Belin.
http://www.ghironda.com/vvaraita/comuni/belli.htm

Beltane e Beleno 003Gli “altri” dimenticano che Beleno era protettore delle pecore e del bestiame … All’esterno della Chiesa di San Giacomo a Bellino è murato un concio lapideo che rappresenta un volto umano incorniciato da una raggiante massa di capelli sciolti al vento. In questa figura è parso di intravedere Belenus, il dio celtico del sole corrispondente ad Apollo, venerato in tempi lontani nelle valli alpine e dal quale potrebbe derivare il nome del villaggio. http://www.viaoccitanacatalana.org/zone/zone_dettaglio_valli_ita.asp?IDrecord=22

Belino a San Bartolemeo al Mare (Imperia)

La storia di S.Bartolomeo al Mare segue quella della zona di Diano con la quale confina strettamente. Dalla fondazione di Marsiglia (600 a.C.), i Greci cercarono sempre più di rafforzare la pressione sulla Liguria occidentale benché non siano andati oltre Monaco. I Liguri Intemeli, abitanti la costa, opponevano una tenace resistenza anche se dovevano affrontare contemporaneamente le mire dei Liguri montani. Il culto principale era legato a Belenus, dio del fuoco cui erano consacrate le feste di maggio (purificazione del bestiame).http://www.rivieraligure.it/imperia/sanbartolomeo/storiamonumentiprodotti.htm

Beleno a Taggia (IM)

Elementi più sicuri si hanno dopo che la costruzione della via Giulia Augusta, completata nel 13 a. C., collegò l’intera Riviera di ponente fino al Varo. Nei pressi di capo Don, a levante di Arma di Taggia e prima di Riva Ligure, presso la foce dell’Argentina, venne istituita una mansio o stazione stradale per il cambio dei cavalli e la sosta, detta di Costa Balenae. La foce del fiume accoglieva il porto-canale del Tabiafluvius, di cui fino al secolo scorso esistevano resti murari delle banchine, lunghe un centinaio di metri. La mansio derivava il proprio nome forse dalla divinità celtica Belenus, assimilata dai Romani ad Apollo, legata al primitivo culto del sole. Sul posto fu rinvenuta una pietra miliare, che indicava la sua collocazione a 16 miglia dalla successiva stazione di Lucus Bormani (Diano Marina).

In tempi molto remoti, prima che la conquista romana raggiungesse anche la Liguria, nel territorio di Taggia si stanziarono popoli celti e liguri. Il loro grado di civiltà raggiunse livelli avanzati tra commercianti, pastori e guerrieri. Si distinsero per coraggio e fierezza, e nel 192 a C. Caio V Minucio riusci a conquistare la zona ed inserirla nell’impero Romano. Sorse cosi una “mansio” romana, cioè una stazione di rifornimento chiamata “Costa Balena” o “Bellene” corrispondente all’attuale Capo Don. Questo curioso nome derivò dal dio celtico Beleno, venerato, un tempo, nella zona. La mansio fu quindi un centro romano importante per i traffici commerciali e per il rifornimento delle truppe che sostavano nella zona prima di andare alla conquista di nuovi territori.

Beleno a Bellusco (Milano)

Belusco, Beluselo, Bellusco, Billusco, Beluxo, Beusco.

Bellusco viene nominato per la prima volta in un atto di permuta di beni tra il vescovo di Bergamo Adalberto e il nobile lnselberto rogato nell’anno 898, e appare con la grafia ‘Belusco’. La spiegazione dei termine è incerta e la difficoltà nasce dalla varietà delle ipotesi che si possono avanzare. E’ opinione comune che la maggior parte delle località lombarde deve il proprio nome a quello dell’antico proprietario del un fondo su cui si sarebbe poi sviluppato l’abitato. A tale proposito Dante Olivieri nel ‘Dizionario di Toponomastica Lombarda’ suppone che Bellusco derivi dal nome romano ‘Bello’ con l’aggiunta dei suffisso -usco. In un articolo apparso nel 1966 sulla rivista ‘Brianza’, Virginio Riva propende invece per ‘Bellus lucus’, accennando all’esistenza di un bosco sacro (’Iucus’) e ameno nel luogo in cui sarebbe sorto Bellusco. Si potrebbe supporre anche una derivazione da ‘beluarum locus’ (luogo delle fiere), in rapporto con il carattere selvaggio e insidioso dei territorio. Il nome Bellusco potrebbe essere una forma contratta di ‘Beleni lucus’, bosco sacro di Beleno, nome di una divinità celtica del ceto rurale padano corrispondente ad Apollo. Tale ipotesi potrebbe essere avvalorata dall’esistenza di una frazione detta ‘Bellana’ e dal fatto che numerosi toponimi lombardi- veneti si rifanno ad antiche divinità locali, come Mercurago da Mercuriacum, Bergamo da un dio preromano detto Bergimus, Albano dal dio Aponus. L’ipotesi non è azzardata se consideriamo che la toponomastica lombarda è così eterea, che non esclude il bello anche se non è rigorosamente comprovato. Non è presunzione se un oscuro paese della Brianza vanta le proprie origini da un altrettanto oscuro dio celtico. http://www.comune.bellusco.mi.it

Beleno a Milano

L’1 agosto, Lugnasad, nel calendario ambrosiano è dedicato a S. Calimero Martire, predicatore che, rifugiatosi nella zona dell’attuale Porta Romana, era solito battezzare i catecumeni con le acque di una fonte dedicata a Belenos [Lorenzo Busi]. http://www.leganordcarmagnola.org/Celti/LeFesteCeltiche.htm

Beleno a Gallipoli

Gallipoli e il culto di S. Antonio di Bienna. (di Elio Pindinelli ) Cfr. J. O. FRAZER, il Ramo d’oro. i sacrifici e le feste del fuoco, Einaudi, Torino 1959; F. e D’ELlA, il falò di San Antonio. Note di folclore salentino, Martina Franca 1912

Ancora da definire è l’origine del culto di S. Antonio Abate per come andò attestandosi nel Salento in epoca medioevale e sopravvisse fino ai nostri tempi secondo una tradizione popolare e devozionistica che ha legato indissolubilmente il santo eremita al rito del fuoco. Una vastissima letteratura ha contribuito a sviluppare e diffondere del rito del fuoco in genere quei caratteri precristiani propri di culture etnico-folcloristiche legate alla pratica agraria e sopravvissute ad assimilazioni classiche, cui si lega per esempio il mito di Prometeo, o a quelle celtiche degli antichi riti in onore di Beleno. http://it.geocities.com/eliopindinelli/bienna.htm

Beleno A Villa Di Villa (Veneto)

Ed il culto d’Ercole collegato con sorgenti salutari ed oracolari, attirando a sé alcuni attributi di Apollo, deriverebbe da una componente celtica del mito. Difatti il culto del dio, che è documentato presso gli antichi Veneti dal ritrovamento di varie statuette (si pensi a quella famosissima di Contarina, di provenienza etrusca), è particolarmente diffuso presso i Galli del territorio aquileiese e carnico dove il mito di Ercole si mescola a quello di Apollo (vedi anche Lagole), ma soprattutto del dio celtico Beleno.

È evidente tutto un groviglio quasi inestricabile di attributi e prerogative che riguardano i culti delle genti paleovenete ed i loro collegamenti con quelli del mondo mediterraneo e celtico. http://www.tragol.it/flaminio/flaminio-5/3-16.htm

Beleno in Francia

Un altro protagonista della venerazione del popolo celtico-cristiano è san Michele Arcangelo, l’angelo guerriero che brandisce la spada ed abbatte il dragone, a cui sono dedicati numerosi santuari in tutta Europa, come quello famoso di Mont-St.-Michel, in Francia, un tempo luogo sacro ai Druidi con il nome di Mont Bélaine, il Monte di Belenus, e quello del Gargano in Italia. Parrebbe infatti che l’angelo della tradizione cristiana incarni le caratteristiche del dio luminoso Lugh-Belenos, un dio che esprimeva la funzione guerriera e sacerdotale.

Beleno in Spagna

Nei piccoli villaggi gli usi e i costumi sono sempre verdi, tenuti in vita soprattutto dal sentimentalismo dei molti emigrati ritornati nella madrepatria. Nelle Asturie si celebrano “fiestas vaqueiras”, tradizione di un’antica popolazione oggi praticamente scomparsa. Altre feste asturiane sono il Gurrio, a Beleno (gennaio) ..

Beleno a Lugano

Il ricordo della precedente popolazione celtica non è affatto dimenticato. Infatti il celtico nome Lugano significa “città al lago”. Il Monte S.Salvatore, che domina la città, aveva un tempo un tempio celtico dedicato al dio Beleno; da ciò, fino al XIX secolo il nome di Campo Beleno, oggi Biagno (Hardmeyer).

Beleno e il lupo in Friuli

Nell’antichità di queste terre il dio Beleno era colui che, per i Celti, ammazzava le pecore e quindi era divenuto oggetto di culto, tanto che appariva vestito proprio di lupo. (con una interessante analisi sul lupo)

Prosciutto di Sauris

Il “prosciutto di Sauris, rosso gioiello affumicato e stagionato con tecnica che risale al dio Beleno, cui fu dedicato il tempio di Iulium Carnicum (Zuglio)”

Beleno ad Altino

L’iscrizione votiva in onore di Belatukadro: L’iscrizione venetica [—]kadriako, leggibile su un frammento di cornicione con tutta probabilità pertinente ad un altare votivo databile al V-IV secolo a.C. (cfr.Scarfì – Tombolani, Altino preromana e romana, Quarto d’Altino 1985, p. 63) viene commentata ampiamente da Marinetti, [Epigrafia e lingua di Altino preromana, in La Protostoria tra Sile e Tagliamento. Antiche genti tra Veneto e Friuli, Mostra archeologica (Concordia Sagittaria Basilica paleocristiana, 14 settembre – 10 novembre 1996, Pordenone ex convento di S. Francesco, 23 novembre 1996 – 8 gennaio 1997), Piazzola sul Brenta (PD) 1996, pp. 75-80]. Beltane e Beleno 005L’epigrafe sembra integrabile con [*Belatu]kadriako, appositivo derivato dal nome del dio celtico della guerra Belatukadro, al quale potrebbe essere assimilato il dio Beleno, il cui culto è già testimoniato ad Altino (CIL, V 2143-2146). Ricorda inoltre un frammento di lamina bronzea recante iscritta parte di un nome proprio (Tombolani, Altino, in Il Veneto nell’età romana, II, Verona 1987, p. 836) pertinente ad un contesto votivo, a quanto si deduce dal confronto con oggetti simili rinvenuti ad Este, Vicenza e Lagole. L’iscrizione viene ripresa, in quanto risulta l’attestazione più antica del culto di Beleno-Apollo portata alla luce nel territorio in esame, da Verzar-Bass, [Verzár-Bass M., Spunti per una ricerca sulla politica religiosa in età repubblicana nella Gallia Cisalpina, in Les èlites municipales de l’Italie péninsulaire des Gracques à Néron, Actes de la table ronde de Clermont-Ferrand (28-30 novembre 1991), sous la direction de M. Cébeillac-Gervasoni, Naples-Rome 1996, p. 222], e viene ricordata, senza però la trascrizione del testo, anche nel volume Altino Preromana e Romana. Belatucadrus = il dio luminoso della giustizia

Beleno nel dialetto ligure

Una sola parola ligure è peraltro conosciuta in tutta Italia, resa certamente famosa da Gilberto Govi, grande attore del teatro dialettale genovese: belin. Non molti sanno che questo attributo genitale maschile, usato “prevalentemente” come interiezione (la Liguria ha il più basso tasso di natalità d’Europa), deriva da Belenus, il dio della fecondazione un tempo adorato sulla costa. Alcuni documenti antichi citano a proposito un luogo fra Ventimiglia e Albenga detto “Costa Beleni”. Sembra fuori dubbio che persino il nome “Belhen” (Ballon) dato ad alcune cime della Foresta Nera e dei Vosgi abbia la stessa etimologia. Chi abbia trascorso un periodo prolungato in Liguria si sarà certo divertito sentendo alcune variazioni folcloristiche sul tema: abelinato, vale a dire privo di belin, significa semplicemente “scemo”, mentre imbelinarsi significa “cadere” o “inciamparsi”.

CARNIA ritorna Beleno

La recente scomparsa di don Attilio Balbusso, parroco di Timau-Cleulis, costringe nuovamente a tornare su un problema assai dibattuto negli ultimi tempi ma che non trova alcuna concreta soluzione nei vertici della Curia udinese. La Chiesa di Carnia soffre dunque non solo del calo demografico dei fedeli ma anche e soprattutto del calo demografico dei preti, che solo in rarissimi casi vengono rimpiazzati. Vediamo nel dettaglio la situazione odierna delle 4 Foranie in cui è suddivisa la Carnia.

[…] Forse sarà un bene per la Carnia restare senza preti, così almeno avrà un senso compiuto il famoso detto friulano: cjargnei cence Diu e cu l’anime di carton. Nel frattempo il dio carno-celtico Beleno, espulso 1300 anni fa dalle nostre Valli, si appresta a rientrare trionfalmente in Carnia sotto mentite spoglie. ttp://www.cjargne.it/zuj/zuj2.htm

Se davvero nella Chiesa vi è fraternità e solidarietà e non si vuole ricacciare le Valli della Carnia nuovamente verso il culto celtico del dio Beleno, occorre che le forze ancora giovani e vitali della Chiesa vengano mobilizzate verso la Montagna vera, quella delle Valli, già abbandonata dallo Stato. http://www.cjargne.it/convegno/convegnomontagna1.htm

FESTE TRADIZIONALI:

LAS CIDULIS Marzo: Forni Avoltri (Ud)

Festa tradizionale della Carnia che consiste nel lanciare da un’altura delle rotelle di legno di faggio infuocate. La cerimonia si rifà ad un rito celtico dedicato a Beleno, Dio del Sole. Il lancio delle rotelle viene fatto dai “coscritz” (le reclute dell’anno) ed è accompagnato da annunci di fidanzamento su una cantilena in dialetto carnico. http://www.parcorurale.com

Beltane e Beleno 004il “Tir des cidules”, rito di origine molto remota che alcuni storici fanno risalire al culto del fuoco, di derivazione celtica, in onore del dio Beleno, re del sole. Con il cerimoniale di sempre, questa caratteristica usanza si svolge sul far della sera, di solito su un’altura che sovrasta il paese: rotelle di legno, “les cidules”, vengono arroventate sul fuoco e poi lanciate dall’altura stessa con messaggi di rito che segnalano le varie coppie di giovani del posto, futuri sposi dell’anno. L’allegria e il divertimento sono poi assicurati da scherzi improvvisati e da ironiche filastrocche recitate dal gruppo organizzatore: tutto rigorosamente nel dialetto locale!

UN PESCE

Dragoncello (callionymus belenus)

Bibliografia

G. BRUSIN

Beleno, il nume tutelare di Aquileia, “Aquileia Nostra”, X (1939 A Rimini, nel XVII° sec. furono trovate le rovine di un tempio dedicato ad Apollo Beleno (R. Adimari; Sito riminese; Brescia 1616, Lib.I p.116). Pare che il tempio sia stato dissotterrato e ritrovato addirittura completo (verosimilmente crollato) e tra le varie parti era l’iscrizione BELEN.U.S . Nei pressi della città romagnola era poi il fundus Beleni (documentato sin dal XI° sec.) presso il quale tuttora esiste una chiesa eretta sui resti evidenti di un antico tempio. Tra l’altro ritornano in questi casi il tema delle fonti, delle dediche a San Giovanni Battista, il culto di Ercole ecc..

FonteIl grande Dio Celtico del Sole

DOC: B,-nella-storia

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