RISVEGLIO E FENOMENI

RISVEGLIO E FENOMENI

RISVEGLIO E FENOMENIRISVEGLIO E FENOMENIAwakenment and Phenomena di Sarah B. Van Mater

A volte la maggior parte delle persone percepisce barlumi di una realtà spirituale, lampi di una magnificenza e di una pace più grandi di quelle che si trovano nel mondo delle loro incombenze personali. Pochi hanno l’intensità di desiderio, la forza di volontà e la profondità d’amore necessarie a rendere questi momenti fugaci la norma della propria esistenza – e andare coscientemente oltre i loro primi risvegli spirituali alla vita divina. Questo è il compito che si è coscientemente imposto il mistico che cerca di diventare uno con la Realtà, Dio, l’Universale. Nella ricerca di quest’unione, egli deve non solo trascendere lo stato “dormente” che per la maggioranza è “vita,” ma anche altri livelli più sottili di consapevolezza. Se ci riesce, le parti più elevate del suo essere agiscono in una relativa pienezza attraverso il proprio sé di ogni giorno, illuminando il corso dei suoi affari di vita pratica.

Comunque, molti di quelli che diventano coscienti che esiste qualcosa “di più” dietro l’universo, tentano, in maniera meno diretta, di trascendere la loro attuale condizione.

In questi sforzi, si accostano frequentemente alla meditazione e alle pratiche di concentrazione, o a qualche tipo di tecniche psico-fisiche che abbiamo a disposizione oggi, che portano spesso ai cambiamenti mentali e psicologici desiderati, ma che possono precipitare anche in esperienze paranormali, come viaggiare fuori dal corpo, visioni, voci, scrittura automatica e, in genere, stati alterati di coscienza. Poiché questo tipo di sensazioni va oltre le percezioni quotidiane, le persone sono inclini a credere che abbiano un valore intrinseco nello sviluppo personale. Essendo tali manifestazioni sempre più riconosciute ed accettate nella nostra cultura, abbiamo bisogno di domandarci quale sia il rapporto di questi fenomeni con la crescita interiore di un essere umano.

Possiamo trovare una risposta alla questione nelle riflessioni e nelle scoperte dei mistici, molti dei quali hanno analizzato proprio le esperienze che attualmente sono assai diffuse, valutandole alla luce della loro totale attività spirituale. Stranamente, sui grandi temi, i mistici di tutte le epoche e paesi sembrano essere fondamentalmente d’accordo, anche se le immagini e la teologia in cui sono espresse le loro affermazioni differiscono vistosamente. Una categoria che tratta questi argomenti in maniera veramente pratica ed illuminante sono i mistici cristiani, i cui scritti offrono spesso sani consigli come pure una descrizione individuale delle proprie ricerche religiose. Esaminando parecchie delle loro idee sullo sviluppo umano e sulle percezioni extranormali possiamo farci una prospettiva nelle nostre pratiche e problematiche attuali.

Come le loro controparti di altre fedi, i mistici cristiani fanno un’acuta distinzione tra lo sviluppo spirituale e i fenomeni, i “doni” o poteri che spesso li accompagnano.

Questi fenomeni ricevono un’interpretazione equilibrata e corretta solo se visti nell’ambito dell’intero processo di risveglio. L’elemento più essenziale di questa rigenerazione è l’amore di Dio, e i suoi primi passi consistono nella consapevolezza interna all’anima, per quanto debole possa essere, di una realtà divina. Qui la motivazione diventa un fattore cruciale perché solo l’individuo veramente umile ed altruista può passare senza pericolo attraverso le varie fasi che attraversa oltre la sua attuale esistenza personale e fisica. L’amore altruistico e il desiderio dell’unione con la sorgente immortale del nostro essere è la forza dirigente che stimola la ricerca mistica, un anelito verso la divinità in se stessa, piuttosto che per le cose positive che possono pervenire all’individuo tramite di essa. Questo lato altruistico di auto-sviluppo è sicuramente una delle chiavi che di solito vengono ignorate nella nostra scalata al successo e al progresso personale.

L’effettivo sentiero della crescita interiore è descritto come una purificazione e un rafforzamento dell’anima finché non diventa un compagno adatto per il divino, con cui ottiene l’unione finale. Paradossalmente, è raffigurato al tempo stesso come un auto-annullarsi o uno spogliarsi del sé nel nulla. Questa metafora suggerisce un distacco dell’anima dal desiderio di tutte le forme ed immagini, materiali e spirituali, in modo che alla fine sia capace di comunicare direttamente con Dio, invece che indirettamente, attraverso i sensi o l’intelletto, anche se ad un livello elevato.

L’anima, se vuole arrivare a Dio, deve essere “pura e semplice, né attaccarsi o confinarsi a qualche tipo d’intelligenza, né essere modificata da qualche limite o forma, specie ed immagine.”. (148)

I mezzi principali per arrivare a questa meta sono vari tipi di concentrazione e meditazione focalizzati sul divino, combinati ad una riforma del carattere. Tali pratiche di concentrazione variano in intensità a seconda del progredire del ricercatore, cominciando dal concreto e dal corporeo e raggiungendo vie di consapevolezza più immateriali. Alla fine l’anima arriva ad un punto in cui può abbandonare tutte le forme inferiori di meditazione ed entrare nello stato di “contemplazione,” un contatto senza forme con l’assoluto che non può essere espresso dai sensi umani o dall’intelletto. L’efficacia di tutte queste pratiche, comunque, dipende dallo spirito con cui sono fatte e, senza Dio e le sue creature, servono ad ottenere solo risultati insignificanti.

Da questi sforzi a trascendere la coscienza quotidiana derivano parecchi effetti collaterali. Molti ricercatori mistici, ad esempio, hanno sperimentato seri disordini del corpo o della mente, provocati da stress fisico e psicologico e dall’intervento di forze potenti e sconosciute nella loro essenza, che essi non sono abbastanza forti da controllare. Anche i fenomeni fisici avvengono ordinariamente, ma non in tutti i casi, e sono visti come mezzi usati da Dio per contattare l’anima ed avviarla ad una sempre crescente spiritualità. Si dice che i benefici della comunicazione siano trasmessi automaticamente da Dio all’anima, e che nessun atto di volontà da parte dell’anima può prevenire o migliorare i risultati benefici. L’anima, d’altra parte, può danneggiarsi usando male questi doni o permettendo a se stessa di esserne fuorviata.

Ogni ricercatore incontra diversi tipi e intensità di fenomeni, secondo il suo temperamento e le sue caratteristiche personali, che coprono un vasto raggio, il più universale, come visioni, voci, odori, sapori, o sentimenti, in parallelo con i comuni sensi umani. Può sembrare che si manifestino attraverso i sensi esterni, o che si presentino interiormente sotto forma di sensi fisici, secondo le memorie e le immaginazioni personali. Il tipo più elevato non ha alcuna forma sensoriale, ma adatta i suoi contenuti il più chiaramente e direttamente possibile. Altri fenomeni tipici che s’incontrano sul sentiero mistico includono la scrittura automatica e il rapimento estatico.

Come conseguenze naturali del penetrare oltre il fisico, questi fenomeni, in stessi, non sono né positivi né negativi. Tuttavia la maggior parte dei mistici hanno poca fiducia in tali manifestazioni, evidenziando l’ostacolo che generalmente pongono sulla via di chi aspira ad un’ illuminazione spirituale. Perché dovrebbe essere così?

Una ragione sta nella difficoltà di determinare la loro validità, poiché possono avere varie origini possibili. Alcuni fenomeni provengono da livelli ultraterreni, altri da livelli inferiori e materiali dell’essere, mentre quelli di un terzo tipo sono semplicemente il prodotto dell’immaginazione umana. In termini cristiani, si dice che vengano da Dio o dal Diavolo, che è capace di falsare i “doni” divini quasi alla perfezione. Parole o visioni derivanti dal Diavolo possono contenere la verità ed essere piacevoli, ma, come fu detto delle tre streghe nel Macbeth:

Spesso, i ministri delle tenebre

Per portarci alla perdizione

Ci dicono, con innocenti trastulli,

Verità che ci allettano

Per poi tradirci

Con profonde conseguenze …

La loro natura materiale e distruttiva alla fine porta il ricercatore che dà loro ascolto lontano da Dio e lo fanno ritornare al mondo dei sensi, puntando spesso sulla sua vanità spirituale. Questi risultati possono rivelarsi disastrosi per qualsiasi tentativo di avvicinarsi più strettamente alla realtà.

Un altro inconveniente è il grande spiraglio che questi fenomeni, se richiesti o invocati, aprono all’illusione. Ė anche usuale per i ricercatori ingannarsi con segni interiori ed essere così fuorviati dai loro stessi desideri. Frasi, o voci interiori, sono un caso emblematico. Riferendosi ai molti resoconti di voci soprannaturali di moda nel 1600, San Giovanni della Croce dice: Sono inorridito da ciò che accade in questo periodo – cioè, quando qualche anima con un minimo d’esperienza di meditazione, se è ben cosciente di certe locuzioni di questo tipo mentre è in stato di raccoglimento, immediatamente le definisce come provenienti da Dio, ed asserisce che questo è il suo caso, proclamando: “Dio mi ha detto …” “Dio mi ha risposto …” mentre non è del tutto così, ma, come abbiamo sottolineato, per la maggior parte sono parole rivolte a se stessi. E, oltre questo, il desiderio che gli individui hanno per tali fenomeni di voci e parole, e il piacere che ne deriva per i loro spiriti, li porta a dare risposte a se stessi e quindi a pensare che è Dio ad aver loro risposto e parlato. (149)

RISVEGLIO E FENOMENILa nostra tendenza a credere in ciò che vogliamo credere può anche farci accettare come spirituali alcune impressioni che non provengono dal divino, perché ci conformiamo alle nostre nozioni ed opinioni. Inoltre, la nostra ignoranza può condurci a travisare anche le impressioni genuine, come puntualizza la mistica francese Madame Guyon riguardo le voci: Le parole che sentiamo distintamente dentro di noi sono soggette all’illusione … quando vengono dal nostro buon angelo (poiché Dio stesso non parla in questo modo) non sempre significano ciò che dicono, e raramente troviamo che ciò che è stato predetto si avvera. Quando Dio causa parole di questo tipo, le fa dire dai Suoi angeli, Egli le intende a modo suo, e noi a modo nostro, e questo è ciò che c’inganna. (150)

Poiché siamo inclini a prendere in termini letterali e temporali qualsiasi segno percepiamo, quando invece vanno intesi in maniera più spirituale ed ampia, spesso sbagliamo il significato e saltiamo a conclusioni inesatte. Per tali motivi la validità e il significato dei fenomeni deve essere sempre esaminato il più accuratamente possibile e oggettivamente, se vogliamo evitare una delusione personale.

Ma agli occhi dei mistici la delusione non è l’inconveniente maggiore che i fenomeni presentano. Molto più distruttivo per il progresso interiore è la tendenza, per coloro che sviluppano questi doni, a compiacersene e, di conseguenza, perdono il desiderio della spiritualità nella ricerca del fenomenico. Anche se spesso sono stimolanti ed incoraggianti, questi segni e l’automatismo non sono, in se stessi, un mezzo per una crescita ulteriore. Madame Guyon, nella sua autobiografia, osserva che molte persone

non avanzano mai oltre lo stadio fenomenico proprio perché sono assorbiti da esso.

Sulla stessa linea d’onda, San Giovanni della Croce sottolinea che gli individui “smaniosi di spiritualità,” che vi indulgono in maniera esagerata e vengono assorbiti dalle manifestazioni percepite dai sensi dell’anima, sono distolti dal loro proposito, così come lo sono coloro che vengono assorbiti dalle impressioni che i sensi del corpo presentano alla coscienza. Per tale motivo, molti mistici mettono in guardia contro tutti i fenomeni, quali che ne siano le origini, ammonendo i ricercatori a sviluppare un’attitudine di non attaccamento e indifferenza, e non essere né compiaciuti né confusi da essi. Come per il mondo materiale, non conta l’assenza di qualche scopo o pratica, ma l’assenza del desiderio di uno scopo, che può essere molto attivo anche quando l’oggetto in questione non è presente.

Come per i fenomeni, la meditazione va intrapresa con distacco. Le forme della disciplina mentale usate lungo il percorso di auto-sviluppo possono facilmente diventare di ostacolo per un ulteriore progresso. Queste pratiche sono state paragonate ai gradini di una scala – ciascuno deve essere a sua volta superato se vogliamo raggiungere la meta, il vero scopo per cui ci siamo arrampicati. Rimanere attaccati ad un particolare metodo o soggetto di meditazione dopo che sono stati raggiunti i risultati interiori è come rimanere fermi su un determinato gradino senza alcuna voglia di oltrepassarlo. San Giovanni della Croce ricollega il risveglio spirituale a una serie di battaglie, con il nostro attaccamento a ciò che ci è familiare, personificato come una bestia dalle sette teste. Ogni vittoria ci permette di trascendere il nostro stato attuale, ma ad ogni battaglia possiamo rischiare di non andare avanti oppure di retrocedere:

… “quindi bisogna deplorare davvero che i molti individui che ingaggiano questa battaglia spirituale contro la bestia, non distruggono nemmeno la sua prima testa, restando ancorati alle cose sensuali del mondo. E, sebbene alcuni distruggano e tronchino questa prima testa, tuttavia non distruggono la seconda testa, che è quella delle visioni dei sensi di cui stiamo parlando. Ma ciò che è più deplorevole è che alcuni, avendo distrutto non solo la prima e seconda testa, ma anche la terza, che è quella dei sensi interiori, oltrepassano lo stato meditativo, e vanno ancora più lontano, eppure sono sopraffatti da questa bestia spirituale nel momento in cui entrano nella purezza dello spirito, poiché essa risorge ancora una volta contro di loro, ed anche la sua prima testa ritorna in vita, e lo stato finale di quelle anime è peggiore del primo, perché quando ricadono la bestia porta con sé altri sette spiriti peggiori di lei”.

Sulla via della rinascita spirituale, allora, i principali pericoli d’incoraggiare i fenomeni non fisici risiedono nelle nostre imperfezioni e nel nostro egoismo personale. L’esercizio deliberato di queste capacità tende a generare l’orgoglio spirituale, un desiderio di sempre maggiori esperienze, e di attaccamenti personali e compiacenza. Queste tendenze sono in diretta opposizione al non attaccamento, umiltà, universalità, e dissoluzione delle debolezze personali, che sono sempre state la caratteristica di un crescente risveglio interiore. Tutti questi limiti e passioni che così spesso fanno parte del nostro sé quotidiano, sono, se non altro, rafforzati da quest’assorbimento di poteri, piuttosto che trasformati per riflettere le forze divine presenti dentro e fuori. Il messaggio del mistico non perde di vista la vera meta del nostro viaggio come figli di Dio nei campi allettanti delle sensazioni psichiche, fisiche e spirituali. San Giovanni della Croce riassume la tendenza dei cristiani nel suo consiglio agli insegnanti spirituali che desiderano aiutare i loro discepoli: “Non disprezzate né sopravvalutate i fenomeni naturali,” ma fate in modo che i discepoli “comprendano come molto più preziosa, nella prospettiva di Dio, siano un’opera o un’azione della volontà, compiuta per amore del prossimo, più di quanto lo siano tutte le visioni e le comunicazioni che essi possano ricevere dal Cielo.” (151)

(148)San Giovanni della Croce, Ascesa al Monte Carmelo, libro 2, cap.16,sec.7.

(149) Ascesa al Monte Carmelo,cap.29,sec.4-5

(150) Autobiography of Madame Guyon,Libro I,capo.9.

(151) Ascesa al Monte Carmelo,cap.22,sec.19

Fonte: “I Miti Della Creazione Nelle Tradizioni Dei Popoli” edito dall’Istituto Cintamani.

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