LA PERSONA COMUNE DOPO LA MORTE

LA PERSONA COMUNE DOPO LA MORTE

di C.W. Leadbeater

LA PERSONA COMUNE DOPO LA MORTE 6La lunghezza della vita sul piano astrale può variare; ci sono quelli che rimangono alcuni giorni o alcune ore e quelli che rimangono anche per secoli.

Un uomo che abbia condotto una vita buona e pura, di cui le aspirazioni e i sentimenti più forti siano tutti disinteressati e Spirituali, non sentirà attrazione per questo piano e, se lasciato interamente solo, troverà ben poco che lo trattenga. Non si dimentichi che dopo la morte l’uomo va ritirandosi in se stesso e appunto come primo passo di questo processo egli abbandona il corpo fisico e quasi subito dopo il doppio eterico, così egli dovrà abbandonare anche il corpo astrale o del desiderio, e passare nel mondo celeste, la sola regione dove le sue aspirazioni spirituali possano portare un frutto perfetto.

L’uomo dall’animo nobile e puro potrà fare questo perché durante la vita ha soggiogato tutte le passioni terrene. La forza della sua volontà è stata diretta a canali più alti, e perciò rimane soltanto ben poca energia di desideri inferiori da esaudire sul piano astrale.

LA PERSONA COMUNE DOPO LA MORTE LA MORTEL’uomo comune non si è affatto liberato da tutti i desideri inferiori prima della morte e occorre un lungo periodo di vita più o meno pienamente cosciente nelle varie suddivisione del piano astrale. Nel caso di una persona completamente Spirituale, il risultato sarebbe un passaggio istantaneo attraverso tutto il piano, di modo che si riacquisterebbe per la prima volta coscienza nel mondo del Cielo.

Le persone che si sveglieranno coscienti nella suddivisione più bassa del pian astrale sono quelle i cui desideri sono rozzi e brutali. Là rimarranno per un periodo di tempo proporzionato alla forza dei loro desideri, soffrendo spesso terribilmente per il fatto che, mentre le loro cupide voglie terrene sono più che mai forti, essi si trovano nell’impossibilità di saziarle, eccetto i pochi casi in cui riescono a farlo indirettamente impadronendosi di qualche vivo che gli somigli e possedendolo.

Le persone si trovano, là come qui, associate in gruppi formati per continuanza di simpatie, di credenza e di linguaggio. L’idea poetica della morte come eguagliatrice universale è un’assurdità nata dall’ignoranza; nella grande maggioranza dei casi la perdita del corpo fisico non modifica in nulla il carattere o l’intelletto dell’individuo e perciò vi sono tante varietà di intelligenza fra coloro che si sogliono chiamare i morti, quanto i vivi.

L’orribile dottrina della punizione eterna è anch’essa responsabile di una gran parte del miserevole e infondato terrore che i nuovi arrivati provano in questa vita superiore. In molti casi essi passano lunghi periodi di acuta sofferenza mentale prima di potersi liberare e convincersi che il mondo è governato non dal capriccio di qualche demone, che gioisce dell’angoscia umana, ma da una legge d’evoluzione benevola e meravigliosamente presente.

Vi è un’influenza che assai spesso si esercita su un’entità disincarnata che può seriamente ritardare il suo cammino verso il mondo del Cielo ed è quella del cordoglio intenso e non raffrenato dagli amici e parenti che sopravvivono. Fra i molti tristi effetti dell’idea terribilmente sbagliata e anche irreligiosa, che per tanti secoli noi occidentali ci siamo formati della morte, c’è anche quello che non soltanto provochiamo in noi stessi un’immensa quantità di dolore affatto inutile per questa temporanea separazione dai nostri amati, ma spesso anche col nostro rimpianto facciamo grave danno a coloro per i quali nutriamo una così profonda affezione. Quando il nostro fratello defunto cade pacificamente e naturalmente nell’incoscienza che precede il suo risveglio fra le glorie del mondo Celeste, egli è troppo di frequente richiamato da quello stato felice della vivida rimembranza della vita terrena, che ha da poco lasciato, unicamente per l’azione del rimpianto e del desiderio appassionato dei suoi amici terreni, rimpianto e desiderio che risvegliano vibrazioni corrispondenti nel suo corpo astrale, cagionandogli così un acuto malessere.

Sarebbe bene che coloro che sono stati preceduti nell’aldilà dai propri cari, imparassero il dovere di raffrenare per loro amore un dolore che, per quanto naturale, è pur sempre egoistico nella sua coscienza.

Leadbeater LA MORTENon si tratta di dimenticare i nostri cari; il  ricordo affettuoso di un uomo per l’amico defunto è una forza, la quale, se giustamente diretta a formare dei fervidi voti per il suo progresso verso il Cielo e per il suo tranquillo passaggio attraverso lo stato intermedio, potrebbe essergli di un vero valore, mentre se sprecata in condoglianze e in desiderio di farlo tornare quaggiù, non solo è inutile ma anche dannosa

Stralci da: IL PIANO ASTRALE di C.W. Leadbeater

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