IL SOLE COME SIMBOLO DEL LOGOS

IL SOLE COME SIMBOLO DEL LOGOS

Anche in questa ricerca desidero avvalermi del prezioso lavoro di Don Falconer per introdurre l’argomento da trattare che è l’associazione del Logos ai corpi celesti solari. Utilizzando come punto di partenza l’analisi del simbolismo solare contenuta nel capitolo XXIII del libro “The Square and Compasses” illustrerò l’associazione che è da sempre parte delle tradizioni di alcune delle civiltà di questo pianeta, tra il Sole come corpo celeste ed il Logos quale Principio Creatore.

«IL PUNTO ALL’INTERNO DI UN CERCHIO

Il Punto all’interno di un Cerchio è un antico e sacro geroglifico che da tempo immemorabile è un simbolo di grande importanza.

Antiche Origini

Il Punto all’interno di un Cerchio è un antico e sacro geroglifico che è divenuto un simbolo di grande importanza nella Massoneria Speculativa del Mestiere (speculative craft freemasonry), ma l’abituale spiegazione che viene data nei moderni rituali differisce notevolmente dal simbolismo originario. Tuttavia, questo non implica che si tratti di un’invenzione recente, ma piuttosto che il simbolismo si sia evoluto nel corso di molti secoli e ha assunto varie interpretazioni. Poiché l’antica interpretazione di questo sacro geroglifico è un principio fondamentale del sistema filosofico che costituisce la base della Massoneria Speculativa del Mestiere, è importante esaminare le origini del simbolo. Il simbolismo originale riflette le più antiche credenze nella Creazione, anche se il simbolo stesso sembra derivare da un’inusuale modificazione collegata all’Adorazione del Sole, che era ampiamente diffusa tra le nazioni dell’antichità. Una breve disamina delle antiche credenze in Egitto, India e Cina illustrerà i loro principi fondamentali, che saranno poi confrontati con simili credenze espresse in alcuni rilevanti passaggi delle Scritture Ebraiche.

I Misteri Egizi

Nei Misteri Egizi il dio del sole, Ra o Ra Harmakhis “il vivente per sempre”, è probabilmente uno dei più conosciuti. Ra era un simbolo del Logos, cioè il Sé Supremo o Sé Superiore, che prima creò se stesso e poi fece emanare l’Universo dal suo stato di latenza in Nu, e che era considerato il grande dio della verità e dell’esistenza. Lo storico, biografo e filosofo greco Plutarco (c.46-120), ci dice nei suoi “Moralia” che nel primo dei giorni dell’Universo nacque il dio Osiride, quando una voce dal cielo proclamò: “Il Signore di tutte le cose è apparso”. Quindi nacque la dea Iside. Iside era venerata come la Divina Madre ed era un simbolo della fonte della vita spirituale, che trascende l’intelletto più elevato ed è la fonte di tutte le alte emozioni e delle qualità ideali che appartengono alla verità, all’amore e alla saggezza.

Il filosofo greco Platone (c.428-348 a.C) è stato uno dei filosofi più importanti di tutti i tempi. Dice nelle sue “Lettere” che gli antichi significavano l’Essere Supremo chiamando Iside con il nome Isia, che significa “una corrente e un impulso di azione della mente che brama un oggetto e viene continuato”. Lo storico greco Plutarco (c.46-120 d.C.) ci informa che Iside e Osiride concepirono Horus il Vecchio, o Aroueris, mentre erano ancora nel grembo materno, da cui la Saggezza (nella persona di Iside) e la Volontà (nella persona di Osiride) hanno prodotto primordialmente l’Azione (nella persona di Horus), che si è manifestata come Secondo Logos, che è il Sé rivelato sul piano buddhico. Il piano buddhico è il più elevato dei quattro piani che si dice costituiscano l’arena della vita nel ciclo attuale. Questa Unione Divina dei due sessi è rappresentata nel pantheon egizio dal sacro geroglifico del Punto all’interno di un Cerchio.

Induismo e India Antica

I Veda, o Sastra, sono gli scritti sacri dell’antica India. Simboleggiano la Parola di Dio, che è la diretta espressione del Supremo all’interno dell’anima e la Legge Divina della vera vita sui piani più elevati. I Sastra sono supportati dalle Upanishad, i trattati teosofici e filosofici che comunicano i segreti significati e istruzioni nascosti nei Veda. Tutti i testi sacri dell’antica India erano scritti in Sanscrito, l’antica lingua letteraria indo-germanica dell’India. Le Upanishad ci dicono che all’inizio Brahma era tutto “questo”, con cui si intende l’Infinito Sé che è invisibile nel tempo e nello spazio, su cui non si può ragionare e non può essere concepito. “Questo” è anche indicato come il Sé Superiore. Così Brahma simboleggiava lo Spirito Supremo, l’Uno Essere Assoluto che soffiò la Vita Divina nel tempo e nello spazio per iniziare il ciclo della vita così come lo conosciamo e che, alla distruzione dell’universo, si desterà lui solo, l’unico.

È un concetto centrale dell’induismo che Dio sia sempre identificato con la totalità della creazione e non possa mai essere completamente separato da essa. Questo concetto differisce in modo significativo dai concetti sostenuti dagli Egiziani e dagli Ebrei, perché richiede che all’inizio Dio abbia creato da esso stesso, non da ciò che precedentemente non esisteva. I principi esposti nei Veda sono interpretati in due grandi poemi epici indù, il Ramayana e il Mahabharata. Nell’epica indù Rama è l’incarnazione o “Avatar” di Vishnu e personifica la Divinità incarnata che dimora nel Sé Superiore di un essere umano. Insieme a Rama c’è sua moglie, Sita, che simboleggia la trasmutazione delle emozioni inferiori nelle emozioni superiori che costituiscono il Sé Superiore incarnato. Così nell’Induismo, Rama e Sita sono congiunti, rappresentando insieme la duplice sessualità della Divinità che è rappresentata dal Punto all’interno di un Cerchio.

Credenze Religiose nella Cina Antica

Il Tao è l’antica religione della Cina che è registrata nella celebre opera taoista, il “Tao-te Ching” o “Via e principio morale classico”. L’antica religione taoista è anche chiamata “La Via del Potere”, che si suppone sia stata scritta da Lao Tzu, una oscura e forse mitica figura del VI secolo a.C, di cui non si sa praticamente nulla. Il Taoismo è una filosofia immaginosa. È intriso di misticismo, ma non ha statici standard o convenzioni. Il significato della designazione Tao è identico alla parola usata per tradurre sia la “Parola” che la “Via” nel primo e nel quattordicesimo capitolo del Vangelo di San Giovanni. La designazione Tao è della massima importanza nella filosofia cinese, perché indica principalmente la Via e la Strada ed è usata simbolicamente per indicare la Via dell’Universo. Il Tao è concepito come l’energia cosmica universale dietro all’ordine della natura, che si crede sia il Primo Principio, o Essenza, che ha preceduto anche l’esistenza di Dio. Il regno originario del Tao è concepito come quello stato ideale di perfezione originaria e armonia spontanea, in cui il bene e il male erano sconosciuti, simile alla rappresentazione che viene data nelle Scritture Ebraiche del Giardino dell’Eden prima della caduta della razza umana.

Il confucianesimo è una scuola o un insegnamento pragmatico che esprime le credenze taoiste in una forma pratica quotidiana che le masse possono comprendere. Un aspetto centrale sia del taoismo che del confucianesimo è l’antico principio cinese della polarità negativa e positiva. Questo principio è rappresentato da Yin e Yang, laddove Yin è il principio femminile ricettivo e Yang è il principio maschile creativo. Yin si rivolge verso l’interno e comprende l’attività interiore, mentre Yang si irradia verso l’esterno in tutte le direzioni come le fiamme solari. Questo antico concetto è registrato nei testi tradizionali di Chou Li, che furono raccolti ed editi da Confucio, forse nel XI secolo a.C.

Confucio espresse il concetto nei seguenti termini: “Il Grande Uno si separò e divenne Cielo e Terra. Girava e divenne le forze duali. Cambiò e divenne le quattro stagioni. Fu distribuito e divenne il respiro (ch’i).” Così nel Taoismo è detto che il ritmo del “Grande Respiro” produca la dualità di Spirito e Materia, mentre Yin e Yang rappresentano rispettivamente la terra e il cielo e insieme, la duplice sessualità della Divinità e tutta la Creazione che è simboleggiata dalla rappresentazione del Punto all’interno di un Cerchio.

Gli Insegnamenti Esoterici del Giudaismo

Gli insegnamenti esoterici dei mistici ebrei sono compresi nella Cabala, anche variamente denominata Kabbalah e Qabbalah. Tradizionalmente si insegnava che la Cabala non si sviluppò, ma fu rivelata nella sua perfezione ad Adamo, cosicché ogni nuova rivelazione veniva data solo quando gli insegnamenti originali erano stati dimenticati. Nonostante questa tradizione, c’è un insegnamento alternativo che dice che la Cabala fu la parte segreta della legge orale data a Mosè sul Monte Sinai. In particolare, la Cabala è concernente l’interpretazione della halakhah, il sistema legale ebraico che tradizionalmente si dice risalga integralmente a Mosè. In ogni caso, la Cabala si riferisce in particolare agli insegnamenti esoterici del giudaismo che si sono evoluti dal tempo del secondo tempio, che fu costruito dagli israeliti dopo la loro liberazione dalla prigionia in Babilonia, che ebbe luogo per Decreto di Ciro emanato nel 538 a.C. Il secondo tempio fu ampliato e abbellito dal re Erode, che iniziò i lavori di ristrutturazione intorno al 20 a.C, ma i romani lo distrussero completamente nel 70 d.C.

Moses ben Maimon (1135-1204), che di solito viene chiamato Maimonide, fu il più importante filosofo del giudaismo medievale. Maimonide portò in risalto gli insegnamenti della Cabala attraverso i suoi prolifici scritti, ponendo grande enfasi sulla convinzione cabalistica che Dio può essere più chiaramente percepito attraverso la contemplazione e l’illuminazione, grazie alle quali la trascendenza e allo stesso tempo l’immanenza di Dio possono meglio essere percepite. Nello spiegare i loro insegnamenti, i cabalisti attribuiscono grande importanza alla suddivisione delle parole e ai valori numerici dei loro caratteri. Un importante esempio nel presente contesto riguarda “l’Ineffabile Nome”, che i cabalisti riveriscono e hanno analizzato in vari modi. Gli equivalenti inglesi dei caratteri nell’Ineffabile Nome, o “Tetragrammaton”, sono IHOH. Se letto al contrario e suddiviso, il Tetragrammaton forma le parole ebraiche Ho e Hi. I cabalisti considerano questa una trasposizione molto importante, perché in ebraico le parole Ho e Hi significano rispettivamente Lui e Lei, che per questo denota misticamente sia l’aspetto maschile che quello femminile del Creatore. L’Ineffabile Nome rappresenta così il Principio Maschile e Femminile, che è perciò equivalente nel suo simbolismo al Punto all’interno di un Cerchio. Il concetto dell’esistenza di un Creatore con un doppio genere ha permeato tutti i principali sistemi religiosi fin dai tempi antichi.

Sintesi sulle Antiche Credenze

La credenza in un Supremo Creatore è stata una dottrina centrale delle religioni mondiali attraverso tutte le epoche, da ciò è inevitabilmente diventata un principio fondamentale nella massoneria speculativa. Anche il concetto che la Divinità abbia una doppia sessualità è stato riconosciuto e accettato fin dall’inizio della storia documentata, come narrato nella prima storia della Creazione fornita nella Genesi (1:27-28) delle Scritture Ebraiche: “Così Dio creò l’uomo a sua immagine, a immagine di Dio lo creò; li creò maschio e femmina. E Dio li benedisse e Dio disse loro: siate fecondi e moltiplicatevi e riempite la terra e soggiogatela”.

La duplice sessualità della Divinità è nuovamente menzionata nell’introduzione alla generazione di Adamo nella Genesi (5:1-2), dopo il secondo racconto della creazione: “Nel giorno in cui Dio creò l’uomo, lo fece a somiglianza di Dio; maschio e femmina li creò e li chiamò Adamo, nel giorno in cui furono creati”.

Il primo di questi due passaggi delle Scritture mette in risalto anche la fertilità, che è un aspetto fondamentale e un principio essenziale di ciascuna delle religioni citate sopra.

L’antica interpretazione del Punto all’interno di un Cerchio si è evoluta come risultato del concetto fondamentale che Dio esisteva in uno stato di doppia sessualità e che la divinità intendeva che la sua creazione “fosse feconda e si moltiplicasse”. Il racconto della creazione nella Genesi non è un concetto originale degli israeliti che scrissero il testo ebraico, ma deriva direttamente dall’epopea della creazione della divinità babilonese Marduk, che era conosciuta in Caldea circa 1.000 anni prima di entrare a far parte della tradizione cananea, donde fu adottato dagli Israeliti. Tuttavia, il racconto originale era di origine sumera o anche precedente, e i Sumeri lo portarono nella Mesopotamia meridionale quando vi apparvero per la prima volta attorno al 4000 a.C. Il luogo di origine dei Sumeri è ancora sconosciuto. Nel suo libro intitolato “Genesis of the Grail Kings”, sottotitolato “The Pendragon Legacy of Adam and Eve”, Laurence Gardner fornisce un’interessante storia di tutto ciò che è attualmente conosciuto sull’evoluzione della storia della creazione registrata nella Genesi.

Antiche Interpretazioni

Nell’antico Egitto il Fallo, o personificazione maschile del principio generativo, era simbolo di generazione o fecondità, come lo era presso le razze asiatiche che lo chiamavano “Lingam”. Il simbolismo della generazione stabilito negli antichi Misteri Egizi, affascinò i primi filosofi greci che visitarono l’Egitto, da dove fu adottato e utilizzato nelle feste religiose della Grecia. La personificazione femminile del principio riproduttivo era chiamata “Cteis” presso i Greci e “Yoni” tra le razze asiatiche. Quando il principio generativo maschile era congiunto con il principio riproduttivo femminile, gli antichi veneravano l’icona come un simbolo sacro del Grande Padre e della Grande Madre, i due elementi che rappresentavano congiuntamente i poteri generativo e creativo della Divina Essenza. In Egitto il principio generativo maschile sembra essere stato invariabilmente scolpito nella pietra, spesso alto diversi metri. In India il principio generativo maschile era variamente scolpito nella pietra o “colato nell’argilla” (fuso), laddove il principio produttivo femminile era solitamente una pietra concava ellittica erosa naturalmente dall’acqua. Molte di tali pietre naturalmente sagomate dall’acqua sono state trovate nella valle del fiume Indo e risalgono al 2500 a.C. Anche in Sud America sono state trovate icone falliche scolpite nel marmo.

Nei paesi che si affacciano sul Mar Mediterraneo, il simbolo combinato in una forma tridimensionale comprendeva solitamente un “Cteis” a forma di piedistallo circolare concavo, al centro del quale veniva eretto un fallo (Phallus). Nei paesi asiatici, il simbolo combinato era manifestato in varie maniere. Spesso si usava un cerchio di pietre, o talvolta anche un quadrato di pietre, per rappresentare la “Yoni”, ma più frequentemente si trattava di una lastra concava o di un piedistallo, da cui sorgeva al centro il Lingam. Nei tempi antichi il principio generativo maschile era anche considerato un simbolo del Corpo Causale, che fornisce i mezzi dell’auto-manifestazione, comprese tutte le qualità e i poteri dell’anima. Tra gli antichi alcuni consideravano il Fallo o Lingam come l’equivalente del sole, realizzando che la terra è resa prolifica dal calore e dalla luce del sole e che i raccolti sono portati a piena maturità dalla sua benigna influenza. Così l’unione del Fallo e del Cteis, o del Lingam e della Yoni, in un’unica figura o icona composita è stata un simbolo sacro e venerato di nascita e rigenerazione da tempo immemorabile, ciò è opportunamente rappresentato dal geroglifico di un Punto all’interno di un Cerchio.

Oltre al suo utilizzo nella forma tridimensionale, il Punto all’interno di un Cerchio veniva utilizzato dagli antichi anche nelle incisioni o come bassorilievi per decorare edifici e monumenti. È significativo che nella pianta il “Punto all’interno di un Cerchio” fosse una disposizione comunemente usata in molti antichi monumenti religiosi, come i cerchi di pietre eretti dalle genti dell’età della pietra e successivamente dai Druidi. Nei tempi antichi il punto all’interno di un cerchio era usato come simbolo per rappresentare il sole, a causa degli aspetti che “sostengono la vita” del sole. Il simbolo è ancora usato per rappresentare il sole nella notazione astronomica. Sembra un paradosso ed è deplorevole che nella Massoneria Speculativa del Mestiere il candidato, che simbolicamente ha subito una rinascita alla sua iniziazione, non sia reso consapevole dell’antico e altamente significativo simbolismo del Punto all’interno di un Cerchio. Un candidato perspicace, che ascolti per la prima volta la spiegazione della Tavola di loggia (Tracing Board) di Primo Grado, non riesce a capire perché si parli così poco del Punto all’interno di un Cerchio, quando il simbolo ovviamente deve essere di notevole importanza per essere rappresentato sul piedistallo. Ciò è particolarmente vero in considerazione del fatto che nell’antico Egitto si usavano due parallele erette in congiunzione con il Punto all’interno di un Cerchio.

IL SOLE COME SIMBOLO DEL LOGOSEvoluzione del Punto all’interno di un Cerchio

Nella sua forma decorativa sui monumenti egizi, due serpenti eretti paralleli della specie del cobra, che rappresentano il Potere e la Saggezza del Divino Creatore, di solito sostenevano il Punto all’interno di un Cerchio. A volte un serpente con la coda nella sua bocca rappresentava il cerchio, che era chiamato “Ananta” dalla parola sanscrita che significa Eternità. Al centro del Cerchio, ai lati del Punto, erano spesso inscritti gli equivalenti egiziani dell’Alfa e dell’Omega a rappresentare l’onnipotenza di Dio, simbolicamente circondato dalla Sua Intera Creazione, che si riteneva non avere limiti nell’ambito del Suo sconfinato Potere e Saggezza. In questa forma del geroglifico, il cerchio esprimeva anche la protezione collettiva dei popoli del mondo da parte di quei due grandi e paralleli attributi del Divino Creatore, la Sua illimitata Potenza e Saggezza. Le due grandi linee parallele a cui si fa riferimento nei moderni rituali della Massoneria Speculativa del Mestiere derivano da questo antico simbolismo.

Interpretazioni Speculative

Nei moderni rituali speculativi si dice che il parallelo che delinea il confine settentrionale del cerchio rappresenti Mosè, il grande leader e legislatore del popolo ebraico, da cui è il simbolo del Potere. Si dice che il parallelo che delinea il confine meridionale rappresenti il saggio e potente re Salomone che costruì il tempio di Gerusalemme, da cui è il simbolo della Saggezza. Fin dall’antichità era detto che queste due linee parallele rappresentassero anche i limiti delle declinazioni settentrionali e meridionali del sole in estate e in inverno, che sono i punti solstiziali raggiunti nei giorni ventuno di giugno e dicembre, da ciò derivano i Tropici del Cancro e del Capricorno. Queste date sono molto vicine alle date dell’anniversario che le chiese cristiane hanno attribuito a San Giovanni Battista e San Giovanni Evangelista, che sono stati considerati i santi patroni dei frammassoni fin dal medioevo. Per questo le due grandi linee parallele erano riferite ai due San Giovanni nei giorni formativi della massoneria speculativa del mestiere, prima dell’unione degli Antichi e dei Moderni, quando l’intenzione era espuntare dai rituali ogni riferimento specificamente cristiano. Anche così, i due San Giovanni sono ancora indicati come i due grandi paralleli in alcune giurisdizioni.

Nei moderni rituali speculativi viene data pochissima spiegazione circa il simbolismo del punto all’interno di un cerchio. C’è solo una breve esposizione di un dato geometrico e una breve esortazione etica ad avere familiarità con le dottrine contenute nel Libro Sacro e ad essere aderenti a queste come lo furono quei due grandi paralleli, Mosè e Re Salomone. A titolo di spiegazione si dice anche che un massone che percorre questo cerchio deve necessariamente toccare il Libro Sacro e questi due grandi paralleli e che se mantiene se stesso così circoscritto egli non può materialmente errare. Una certa comprensione delle origini e del profondo significato simbolico dell’antico geroglifico migliora notevolmente questa scarna spiegazione del Punto all’interno di un Cerchio. Il punto o Yod al centro di un cerchio ha anche un antico significato religioso, a significare l’onnificenza della divinità, a cui si allude nelle seguenti parole dalla versione “New English Bible” di Isaia (40:22) e Proverbi (8:27):

Non lo hai intuito… Dio siede in trono sul tetto a volta della terra, i cui abitanti sono come cavallette? Egli distende i cieli come un sipario, li distende come una tenda per abitare; riduce il Grande a nulla…”

Quando mise i cieli al loro posto, io ero lì, quando cinse l’oceano con l’orizzonte, quando fissò il baldacchino di nuvole sopra la testa e fissò le sorgenti dell’oceano al loro posto, quando prescrisse…”

Antichi Paralleli

In precedenza è stato menzionato che il Punto all’interno di un Cerchio era un simbolo sacro che rappresentava l’unione divina dei due sessi nell’antico pantheon egizio. È stato anche menzionato che nell’antico Egitto si usavano due parallele erette in congiunzione con il Punto all’interno di un Cerchio. Quelle due parallele erette potevano essere linee o rappresentazioni di colonne, ma di solito erano rappresentazioni del cobra. Il cobra o serpente ha giocato un ruolo importante nel simbolismo dell’antico Egitto ed era anche un emblema indossato dai faraoni come simbolo del loro potere e saggezza imperiali. Quando usati in congiunzione al Punto all’interno di un Cerchio, i due cobra eretti stanno con la testa in alto e sembrano quindi sostenere il cerchio nei loro punti mediani, uno sul lato sinistro o settentrionale e l’altro sul lato destro o meridionale. Rappresentano il Serpente del Nord, che è il Basso Egitto e il Serpente del Sud, che è l’Alto Egitto. Il Serpente del Nord è un simbolo delle emozioni inferiori che emanano dall’unione di mente e desiderio, che è il piano mentale inferiore che si diceva il Basso Egitto tipificasse. Al contrario, il Serpente del Sud è un simbolo della saggezza che emana dai piani superiori dell’esistenza. Per la maggior parte degli antichi egizi la terra dell’Alto Egitto a sud era considerata un paese quasi mistico, a cui si riferivano come alla “Terra degli Dei”.

Il simbolismo dei serpenti che sostengono il Punto all’interno di un Cerchio si rifletteva nelle corone indossate dagli antichi faraoni. La corona rossa del Basso Egitto aveva la forma di una bocca aperta con una lingua sporgente che era arricciata e all’indietro in punta, in modo da ritornare su se stessa. Il rosso simboleggia il potere del sé inferiore e la forma della corona simboleggia la Parola di Potere pronunciata, che è un’espressione della Vita Divina sui piani inferiori che deve tornare alla sua fonte. L’alta corona bianca dell’Alto Egitto era la corona di Osiride che simboleggia il Sé Superiore e si riferisce alla “Voce” o Parola (Verbo) che in principio era “presso Dio”. Il bianco, ovviamente, è il simbolo della perfetta purezza e simboleggia il potere del sé superiore sul sé inferiore. Le corone combinate dell’Alto e del Basso Egitto dopo l’unione, la corona “Sekhet” o “Peschent”, era un emblema della supremazia divina sulla natura superiore e inferiore dell’anima. Altri emblemi regali usati dagli egizi in congiunzione alle corone erano il bastone da pastore (crook) ed il correggiato (flail), che rappresentavano la pastorizia e l’agricoltura. Simboleggiavano la protettiva cura e sostentamento del Divino Pastore e Agricoltore e ricordavano il monte di aspirazione che ogni individuo deve scalare per ottenere la perfezione.

Osservazioni conclusive

In massoneria l’interpretazione che si dà per il punto all’interno di un cerchio, delimitato da due linee parallele erette, ha chiaramente la sua origine nell’antico geroglifico egizio e nella sua interpretazione. Tuttavia, la maggior parte del significato esoterico originale è stato trascurato e le identità dei due grandi paralleli sono state cambiate, presumibilmente nel tentativo di stabilire un’ambientazione che rifletta le tradizioni della massoneria. Inoltre, per certi aspetti l’antico simbolismo è stato ribaltato, in quanto si dice che il punto sia quella posizione che, se occupata dal singolo massone, è quella da cui egli non può errare. In quel contesto il cerchio rappresenta la linea di confine del dovere dell’individuo verso Dio e verso il prossimo, mentre i due grandi paralleli rappresentano due esempi umani di integrità, il che non è la medesima cosa dell’Unione dell’emozione e della saggezza mediante l’avvolgente potere della Divinità, che era rappresentata nel geroglifico egizio. Come geroglifico scritto, il punto all’interno di un cerchio significava il Sole e rappresentava la Luce, compresa la Luce della Saggezza che viene dall’Alto. Utilizzato con determinativi appropriati, esprimeva anche molti aspetti del tempo e delle stagioni.»

IL SOLE COME SIMBOLO DEL LOGOSL’analisi filosofica e storica fino a qui esposta può essere integrata dall’osservazione di un fenomeno puramente fisico che è la conferma tangibile del rapporto tra il logos ed il simbolo del Punto nel Cerchio. Tratto dal testo “Cimatica lo studio delle onde sonore”:

«Come abbiamo detto, C. Chladni prima e in seguito Hans Jenny, compirono esperimenti per verificare alcuni fenomeni particolari che avvenivano quando si sottoponeva a particolari vibrazioni acustiche materiale fine come sabbia, disposto su una lastra di metallo. Si scoprì che certe vibrazioni formavano complicati disegni.

Successive ricerche, con l’ausilio del fonoscopio, permisero a Jenny di produrre le vibrazioni direttamente dalla voce umana. La scoperta più sorprendente fu che pronunciando vocali dell’antica lingua fenicio-ebraica e sanscrita, la sabbia assumesse la forma del simbolo grafico della vocale stessa!

Questo fenomeno mette in evidenza che queste antiche lingue “sacre” (e qua non è un appellativo a caso) furono create da persone che conoscevano una scienza simile alla cimatica. E non solo, ma queste scritture, oggi perdute, informavano il cervello tramite due canali, quello analitico e logico (emisfero sinistro) e quello sensoriale e globale (emisfero destro). Erano insomma più efficaci delle nostre lingue attuali, per trasmettere conoscenza. (Approfondimento Sanscrito ed Ebraico)

Ad esempio pronunciando la parola OM (AUM, il suono della creazione per i buddisti) una particolare polvere (di licopodio) si disponeva sulla lastra metallica formando un cerchio con un punto centrale.

IL SOLE COME SIMBOLO DEL LOGOSVideo di Steven Halpern “Great Pyramid OMs Cymatics “ (Link YouTube)

Il simbolo con il quale quelle popolazioni indicavano appunto l’OM e utilizzato in seguito anche dall’alchimia e nell’esoterismo occidentale per indicare l’aspetto solare

IL SOLE COME SIMBOLO DEL LOGOSUtilizzando sabbia di quarzo ed un tonoscopio è possibile, vibrando appropriatamente il suono creatore OM, visualizzare un’altra figura.

IL SOLE COME SIMBOLO DEL LOGOSQuesto è un potente simbolo associato al Logos Creatore.

Tale simbolo è ben conosciuto all’interno della tradizione induista con il nome di Sry (Shri) Yantra:

IL SOLE COME SIMBOLO DEL LOGOS«Devi Khadgamala Stotram

Khadga significa spada, Mala significa ghirlanda, Stotram significa inno di lode. Quindi il Khadgamala Stotram è un inno alla Grande Madre, che elargisce una ghirlanda di spade su coloro che lo recitano, simbolo dell’energia che ci permette di trascendere l’attaccamento ed elevarci sul piano spirituale.

In questo straordinario Khadgamala Stotra sono nominate una per una tutte le Devi dello Shri Yantra (o Shri Chakra), cioè la mistica rappresentazione geometrica della Dea suprema. Questo stotra accompagna passo per passo il devoto al culto della Devi nello Shri Yantra ed è considerato come la più alta forma di culto alla Devi.

Lo Yantra è costituito da una serie di nove triangoli sovrapposti intorno a un piccolo punto centrale, Bindu, formando 43 proiezioni triangolari. Attorno al diagramma centrale ci sono un primo loto con 8 petali ed un secondo con 16 petali racchiusi in tre cerchi ed in un recinto quadrato (bhupur) di tre linee con quattro entrate sui quattro lati. Il Bindu al centro rappresenta l’unione cosmica di Shiva e Shakti e contiene la potenzialità dell’universo dentro di sé. È l’universo prima del Big Bang. Tutte le altre parti del diagramma rappresentano il cosmo evolutosi dal Bindu, espandendosi per Tripura Sundari o potere cosmico creativo. La divinità che presiede lo Shri Yantra è appunto Maha Tripura Sundari, la Grande Madre.

Lo Shri Yantra è la rappresentazione a due dimensioni del Sacro Monte Meru, centro dell’universo nella cosmologia induista, jainista e buddista. Ci sono nove chakra nello Shri Yantra. Questi nove livelli hanno ciascuno una forma distinta, un nome distinto e sono associati ad una serie di incarnazioni o aspetti della Madre Suprema. Ogni livello è uno dei circoli di triangoli o di petali di loto, con la piazza più esterna che rappresenta il livello del suolo ed il bindu nel suo centro è il picco della montagna. Essi sono:

Trailokya Mohan o Bhupur, un quadrato di tre linee con quattro portali.

Sarvasa Paripurak, un loto a sedici petali, che esaudisce tutti i desideri.

Sarva Sankshobahana, un loto a otto petali, che agita tutto.

Sarva Saubhagyadayaka, composti di quattordici piccoli triangoli, che dona buon auspicio a tutti.

Sarvartha Sadhaka, composti di dieci piccoli triangoli, che realizza tutti i sensi.

Sarva Rakshakara, composti di dieci piccoli triangoli, che dà tutte le protezioni.

Sarva Rogahara, composti di otto piccoli triangoli, che rimuove tutte le malattie.

Sarva Siddhiprada, composti da 1 piccolo triangolo, che dona tutte le realizzazioni.

Sarva Anandamay, composto da un punto o Bindu, che è pieno di beatitudine per tutti.»

IL SOLE COME SIMBOLO DEL LOGOS(Fonte) (Approfondimento: sry yantra)

Bisogna inoltre precisare che presso le tradizioni di molte civiltà il sole era spesso rappresentato da una sua umanizzazione, cioè dal disco solare con occhi e bocca sorridente, emanante gli otto raggi delle sue Virtù (Amore, Luce, Unità, Armonia, Saggezza, Compassione, Volontà, Equilibrio); come da sempre lo disegnano i bambini.

Un esempio lo si può osservare nella simbologia dei nativi americani, dove il sole è rappresentato sia in questa maniera che con il Punto all’interno di un Cerchio.

Ed anche nella simbologia dei popoli sud e mesoamericani.

IL SOLE COME SIMBOLO DEL LOGOSIn questa forma il Sole è però spesso inteso a rappresentare l’aspetto maschile della divinità, le qualità del “Lato Destro” o come vengono comunemente definite, dell’emisfero sinistro del cervello, e sono: Utilizzo della logica, meticolosità, strutturare concetti complessi, parole e linguaggio, matematica e scienze, comprensione intellettuale, sapere, giudizio ed altre.

Mentre la Luna è intesa rappresentare l’aspetto femminile della divinità, le qualità del “Lato Sinistro”, controllate dall’emisfero destro del cervello, ad esempio: Fantasia, immaginazione, uso del “sentire”, simboli e immagini, spiritualità, sentimenti e sensazioni, ed altre.

IL SOLE COME SIMBOLO DEL LOGOSDevo notare che queste definizioni delle qualità associate agli emisferi del cervello non sono precisamente corrette, il maestro Ra ci spiega perché:

«Interrogante: …L’uso dell’effetto fionda per viaggiare è ciò che potresti chiamare un tipo di impiego della comprensione, intellettuale o del cervello sinistro, piuttosto che del tipo del cervello destro?

Ra: Io sono Ra. La tua percezione su questo punto è ampia. Penetri l’insegnamento esteriore. Preferiamo non utilizzare la terminologia del cervello destro e sinistro a causa delle inaccuratezze di questa terminologia. Alcune funzioni sono ripetitive o ridondanti in entrambi i lobi e, inoltre, per alcune entità le funzioni di destra e di sinistra sono invertite. Tuttavia, il cuore della domanda merita qualche considerazione…»

Questa visione polarizzata della divinità viene poi riunificata dall’unione del simbolo solare con quello lunare.

IL SOLE COME SIMBOLO DEL LOGOSDio egizio khosu adornato da sole e luna insieme.

Capitello abbazia di Mirasole del XII secolo.

IL SOLE COME SIMBOLO DEL LOGOSQuesta riunificazione è rappresentata nella tradizione induista dall’unione del Lingam e dello Yoni, unione questa intesa in senso spirituale aldilà dall’aspetto sessuale del simbolismo.

La pietra che simboleggia lo yoni e il simbolo del lingam e dello yoni compenetrati, santuario di Cát Tiên, Lam Dong, Vietnam.

Lingam nel tempio di Katas Raj nel nord del Pakistan.

Ad un livello profondo di comprensione questo simbolismo rappresenta l’unione delle due parti del complesso mentale, la mente cosciente e quella inconscia che si riuniscono dopo la “penetrazione” del “Velo dell’Oblio” che le teneva separate qui nella terza dimensione. Riunificazione che crea l’androgino, l’essere completo, colui che ha trasceso la polarità sessuale duale e riprende il cammino verso l’Unita in corpo mente e spirito.

IL SOLE COME SIMBOLO DEL LOGOSNella tradizione egizia era rappresentato da uomini con attributi femminili.

Statua di Hemiunu.

O da rappresentazioni asessuate.

Colosso asessuato di Akhenaton. Museo egizio, Il Cairo.

Presso i greci questa riunificazione era rappresentata dalla dea Diana (Minerva) o da Amazzoni, con la barba.

Il Corpo è lo specchio della Mente e la separazione di questa nelle due polarità sessuali ebbe luogo ad un livello archetipico, Ra ci spiega come:

«78.33 Intervistatore: …Hai parlato del Mago come di un archetipo di base e che questo sembra essere stato portato (carried through) dall’ottava precedente. Sarebbe quindi questo, se esiste un ordine, il primo concetto archetipico di questo Logos?

Ra: Io sono Ra… Affrontiamo ora la tua domanda sull’archetipo che è la Matrice della Mente. Per quanto riguarda il suo nome, l’appellativo di Mago è comprensibile se si considera che la coscienza è il grande fondamento, mistero e rivelazione che rende possibile questa particolare densità. L’entità autocosciente è piena della magia di ciò che verrà. Può essere considerato il primo, poiché la mente è il primo dei complessi che deve essere sviluppato dallo studente di evoluzione spirituale.

78.34 Interrogante: Allora l’archetipo che è stato chiamato Alta Sacerdotessa, che rappresenta l’intuizione, sarebbe propriamente il secondo degli archetipi?

Ra: Io sono Ra. Questo è corretto. Vedi qui il compendio della conoscenza iniziale di questo Logos; cioè matrice e potenziatore. L’inconscio è davvero ciò che può essere poeticamente descritto come Alta Sacerdotessa, poiché è il Potenziatore della mente e come potenziatore per la mente è quel principio che potenzia tutta l’esperienza.

78.11 Interrogante: Potresti approfondire per favore la natura e la qualità della Matrice e del Potenziatore?

Ra: Io sono Ra. Nel complesso della mente la Matrice può essere descritta come coscienza. È stato chiamato il Mago. È da notare che di per sé la coscienza è immobile. Il Potenziatore della coscienza è l’inconscio. Questo racchiude un vasto regno di potenziale nella mente.

Nel corpo la matrice può essere vista come funzionamento equilibrato o funzionamento uniforme. Nota che qui la matrice è sempre attiva senza la possibilità che diventi inattiva. Il potenziatore del complesso del corpo, quindi, può essere chiamato Saggezza perché è solo attraverso il giudizio che le incessanti attività e tendenze del complesso del corpo possono essere sperimentate in modi utili.

87.27 Interrogante: Lo faresti?

Ra: Io sono Ra. Hai ragione nel presumere che l’energia di cui parliamo discutendo dei trasferimenti di energia sessuale sia una forma di ponte vibratorio tra spazio/tempo e tempo/spazio. Sebbene questa distinzione non sia separata da quello che segue, quello che segue può far luce su questa affermazione di base.

A causa del processo di velatura, l’energia trasferita da maschio a femmina è diversa da quella trasferita da femmina a maschio. A causa della differenza di polarità dei complessi mente/corpo/spirito del maschio e della femmina, il maschio immagazzina energia fisica, la femmina energia mentale e mentale/emotiva. Quando il trasferimento di energia sessuale di terza densità è completato il maschio avrà offerto lo scarico di energia fisica. La femmina è, da ciò, rinvigorita, avendo molta meno vitalità fisica. Allo stesso tempo, se volete usare questo termine, la femmina scarica l’efflusso della sua energia mentale e mentale/emotiva immagazzinata, offrendo con ciò ispirazione, guarigione e benedizione al maschio che per natura è meno vitale in quest’area.

A questo punto possiamo chiedere un’altra domanda completa.

87.28 Interrogante: Perché la natura maschile e quella femminile sono diverse?

Ra: Io sono Ra. Quando il processo di velatura fu compiuto, alla polarità maschile venne attratta la Matrice della Mente e alla femmina il Potenziatore della Mente; al maschio il Potenziatore del Corpo, alla femmina la Matrice del Corpo.»

La Matrice della Mente il Mago e il Potenziatore del Corpo La Saggezza.

IL SOLE COME SIMBOLO DEL LOGOSLa Matrice del Corpo la Giustizia e il Potenziatore della Mente l’Alta Sacerdotessa.

Sempre ad un livello archetipico il tarocco del “Sole”, Significatore del complesso spirituale, mostra la Riunione con le due polarità che si danno simbolicamente la mano mentre al centro del sole campeggia il simbolo induista dell’unione coniugale del Lingam all’interno dello Yoni.

Dopo la “Trasformazione dello Spirito” mediante il “Giudizio”, l’archetipo del “Mondo”, Grande Via dello Spirito, ci mostra il simbolo del Punto all’interno di un Cerchio.

Il Sole come Logos in un contesto più ampio può essere inteso come il Padre di un sistema, di una galassia o di un universo ed i pianeti, le stelle o le galassie come la sua prole. Ma questa è una visione limitata poiché, in effetti, si tratta sempre di un rapporto tra Logos quale genitore e Logos quale sua prole. Nulla ha esistenza al di fuori del Logos, Tutto è Unità. Ra:

«65.16 Interrogante: Ora, il catalizzatore aggiunto alla fine del ciclo è una funzione specifica dell’orientamento della coscienza che abita il pianeta. La coscienza ha fornito il catalizzatore per se stessa nell’orientare il suo modo di pensare nella maniera in cui lo ha orientato, agendo così su se stessa come il catalizzatore del dolore corporeo e della malattia agiscono sul singolo complesso mente/corpo/spirito. Ho già fatto questa analogia in una precedente occasione, ma l’ho reiterata in questo momento per chiarire il mio pensiero nel vedere l’entità planetaria come una specie di singola entità composta da miliardi di complessi mente/corpo/spirito. Il mio punto di vista è corretto?

Ra: Io sono Ra. È abbastanza corretto.

65.17 Interrogante: Allora abbiamo a che fare con un’entità che non ha ancora formato una memoria sociale ma è ancora un’entità proprio come uno di noi può essere chiamato una singola entità. Possiamo continuare questa osservazione della, direi, entità conglomerata attraverso l’entità galattica, o devo dire, un piccolo tipo di sistema planetario di…

Lasciami provare a dirlo in questo modo. Potrei guardare un singolo sole nel suo sistema planetario come un’entità e poi guardare una galassia maggiore con i suoi miliardi di stelle come un’entità? Posso continuare questa estrapolazione in questo modo?

Ra: Io sono Ra. Puoi ma non all’interno della struttura dello spazio/tempo di terza densità.

Proviamo a parlare di questo interessante argomento. Nel vostro spazio/tempo tu e la tua gente siete i genitori di ciò che è nel grembo materno. La Terra, come la chiamate voi, è pronta per nascere e il parto non procede agevolmente. Quando questa entità sarà nata sarà istintivamente con il complesso di memoria sociale dei suoi genitori che sono diventati positivi di quarta densità. In questa densità c’è una visione più ampia.

Potreste iniziare a vedere la vostra relazione con il Logos o il sole con cui siete più intimamente associati. Questa non è la relazione tra genitore e figlio ma da Creatore, ossia Logos, a Creatore che è il complesso mente/corpo/spirito, quale Logos. Quando si verifica questa realizzazione, potete quindi ampliare il campo del “colpo d’occhio”, se volete, infinitamente riconoscendo parti del Logos attraverso l’una infinita creazione e percependo, con le radici della Mente che informano l’intuizione, i genitori che aiutano i loro pianeti in evoluzione a diventare vasti e ignoti nella creazione, poiché questo processo avviene molte, molte volte nell’evoluzione della creazione nel suo Intero (Whole).»

È opportuno precisare che l’associazione del corpo solare con il Logos viene spesso intesa da molti a rappresentare l’aspetto creativo dell’Uno Essere Supremo e non la sua Totalità dell’Esistenza, Ciò Che È oltre la Creazione. Quell’Essere Totale e perfetto che periodicamente desidera creare e manifesta il suo aspetto creativo, ma è l’Unica Cosa che realmente esiste a prescindere dall’atto creativo. Ho dissertato ampiamente su questo argomento nel testo “Realizzazione dell’Unita della Creazione”, Ra ci illumina:

«27.12 Interrogante: Vorrei che tu definissi l’amore nel senso — nel suo senso come seconda distorsione.

Ra: Io sono Ra. Questo deve essere definito sullo sfondo dell’infinito intelligente o Unità o l’Uno Creatore con la distorsione primaria del libero arbitrio. Il termine Amore quindi può essere visto come il focus, la scelta di attacco, il tipo di energia di un estremamente, diciamo, Elevato Ordine che causa che l’energia intelligente si formi dal potenziale dell’infinito intelligente solo in quel determinato modo. Questo può quindi essere visto come un oggetto piuttosto che un’attività da parte di alcuni dei vostri popoli, e il principio di questa estremamente forte focalizzazione di energia viene adorato come il Creatore al posto dell’Unità o Unificazione da cui emanano tutti gli Amori.

28.1 Interrogante: …il concetto che ho in questo momento del processo, utilizzando sia ciò che mi hai detto e sia parte del materiale di Dewey Larson che ha a che fare con la fisica del processo, …ho il concetto che l’infinito intelligente si espanda verso l’esterno da tutte le posizioni dappertutto. Si espande verso l’esterno in ogni direzione in modo uniforme come la superficie di un palloncino o di una bolla che si espande verso l’esterno da ogni punto dappertutto. Si espande verso l’esterno a quella che viene chiamata velocità unitaria o la velocità della luce. Questa è l’idea di Larson della progressione di ciò che chiama spazio/tempo. Questo concetto è corretto?

Ra: Io sono Ra. Questo concetto è incorretto come lo è qualsiasi concetto dell’uno infinito intelligente. Questo concetto è corretto nel contesto di un particolare Logos, o Amore, o focalizzazione di questo Creatore che ha scelto le sue, diciamo, leggi naturali e modi di esprimerle matematicamente ed in altra maniera.

L’uno infinito intelligente indifferenziato, non polarizzato, pieno e intero, è il macrocosmo dell’essere ammantato di mistero. Siamo messaggeri della Legge dell’Uno. L’Unità, a questa approssimazione di comprensione, non può essere specificata da nessuna fisica, ma solo essere Infinito Intelligente attivato o potenziato grazie al catalizzatore del libero arbitrio. Questo può essere difficile da accettare. Tuttavia, le comprensioni che dobbiamo condividere iniziano e finiscono nel mistero.»

Concepire il Logos come Essere Totale non è sicuramente facile in terza densità e anche lo strumento degli archetipi non è stato progettato per questo:

«Ra: …C’è una sostanziale precisazione da fare al riguardo. Con l’aiuto dell’interrogante, abbiamo indagato sui concetti complessi della grande architettura della mente archetipica. Per cogliere più chiaramente la natura, il processo e lo scopo degli archetipi, Ra ha fornito una serie di concetti complessi. In nessun modo dovremmo, come umili messaggeri dell’Uno Infinito Creatore, desiderare di portare innanzi alla considerazione di qualsiasi complesso mente/corpo/spirito che cerca la sua evoluzione, la sfumatura più pallida dell’idea che queste immagini siano nient’altro che una risorsa per lavorare nell’area dello sviluppo della fede e della volontà.

Per mettere ciò in prospettiva, dobbiamo guardare allo sbalorditivo mistero dell’Uno Infinito Creatore. La mente archetipica non risolve alcun paradosso né porta tutto nell’unità. Questa non è proprietà di alcuna risorsa che sia di terza densità. Pertanto, possiamo chiedere allo studente di alzare lo sguardo dal lavoro interiore e contemplare la gloria, la potenza, la maestà, il mistero e la pace dell’Unità (unificazione oneness). Nessuna considerazione di uccelli o animali, tenebre o luce, forma o ombra trattenga chiunque cerca dalla considerazione centrale dell’Unità.

Non siamo messaggeri del complesso. Portiamo il messaggio di Unità. Solo in questa prospettiva possiamo affermare il valore per il cercatore dell’adepthood (adeptato) del comprendere, articolare e utilizzare questa risorsa della mente profonda esemplificata dai concetti complessi degli archetipi.»

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *