Elefanti Torturati

Immagine

Elefanti Torturati

Elefanti Torturati 1Elefanti Torturati Perché I Turisti Possano Cavalcarli: Una Petizione Per Dire Stop Ai Maltrattamenti

Vi avevamo già parlato della scioccante verità sullo sfruttamento degli elefanti per il turismo in Thailandia. Purtroppo la situazione è sempre molto grave e gli elefanti continuano ad essere maltrattati perché i turisti possano cavalcarli.

Le torture sugli elefanti hanno inizio fin da quando sono ancora piccoli, per cercare di ammansirli e addomesticarli. Vengono chiusi in gabbia, legati, colpiti con bastoni e torturati fino a quando non iniziano ad obbedire agli ordini dell’uomo e a farsi cavalcare senza ribellarsi.

I maltrattamenti possono durare per molti giorni e addirittura per settimane; a subire le peggiori torture sono gli elefanti più ‘ribelli’, come denuncia il gruppo di animalisti Fighters Against Animal Cruelty. Alcuni elefanti non sopportano le torture e muoiono a causa dello shock a cui sono sottoposti o della mancanza d’acqua.

Gli elefanti vengono legati, ingabbiati, colpiti con bastoni ed oggetti metallici allo scopo di sottometterli alla volontà dell’uomo. Durante il crudele processo di addestramento gli elefanti vengono feriti e i segni delle torture appaiono ben visibili sulle loro orecchie.

Si tratta del destino crudele che purtroppo colpisce molti degli elefanti che verranno utilizzati nei circhi, nei film, nelle parate e nelle escursioni. Spesso sulla loro testa si formano profonde cicatrici e lacerazioni a causa delle torture. Mano a mano gli elefanti smettono di ribellarsi e i loro aguzzini hanno la meglio.

Elefanti Torturati 004 Elefanti Torturati 003 Elefanti Torturati 002Purtroppo il settore turistico in Asia alimenta la domanda per gli elefanti addomesticati e d’altro canto i circhi li richiedono come forma di intrattenimento. Le torture nei confronti degli elefanti dovrebbero diventare illegali, ma le norme non vengono quasi mai rispettate. Dopo le torture, gli elefanti diventano animali in cattività e eventuali tutele presenti per gli animali selvatici non sono più applicabili.

Ecco dunque che i meravigliosi pachidermi sono costretti ad un triste destino con il mero obiettivo del divertimento dei turisti e del tornaconto economico di chi li utilizza per le proprie attività. La grave situazione viene denunciata anche dalla Save Elephants Foundation. Se l’uomo non è in grado di rispettare gli animali, come potrà mai rispettare i propri simili?

Scritto da Marta Albè     Fonte:Greenme

Fonte foto: Save Elephants Foundation

Elefanti Torturati 6Firma QUI la petizione per dire stop alla tortura degli elefanti.

Fonte foto: Fighters Against Animal Cruelty

Leggi anche: La Scioccante Verità Dietro Il Turismo Sugli Elefanti In Thailandia

Tiger Temple: Basta Agli Abusi E Ai Maltrattamenti Nel Tempio Delle Tigri In Thailandia

Elefante Si Accascia Accanto Al Tendone Del Circo A Roma: Intervengono I Pompieri

Petizione che su Change.Org ha già raggiunto le 150000 firme: Petizione · APSARA Authority: End Elephant Riding at Angkor, Siem Reap · Change.org

Petizione di PETA per liberare gli elefanti americani dai circhi “Free Nosey Now”: Take Action to Help Americas Loneliest Elephants

AUROVILLE LA CITTÀ SENZA STATO

Immagine

Auroville

AUROVILLE LA CITTÀ SENZA STATO 1AUROVILLE LA CITTÀ SENZA STATO

Creare Un Mondo In Base A Quello Che Sentiamo Dentro. Non Il Contrario

Lungi dall’essere la città perfetta, Auroville è il tentativo visionario di creare un luogo dove quello che la maggior parte delle persone rifiuta di perseguire perché considerata utopia, diventi realtà. E’ il concretizzarsi di una vera unione tra esseri umani che tutte le divisioni, create artificiosamente nella storia, hanno reso impossibile conducendoci su una strada fatta di competizione e attriti ingiustificabili se non nella visione dei vari poteri che da queste traggono beneficio

Questa città non solo ripristina la condivisione e il mutuo accordo tra gli esseri umani, ma anche tecnicamente ed economicamente parlando è un modello efficiente e sostenibile, in armonia con il naturale vivere, al contrario delle città che consideriamo “normali” che sono alveari di cemento che consumano vite e risorse in una corsa insensata verso felicità effimere e artificiali.

Il resto di questo articolo è tratto da: fonte

Auroville fu fondata nel 1968 da un gruppo di giovani hippie che si misero letteralmente a scavare le fondamenta della cittadina nel bel mezzo di un’appezzamento di terra di 25 kmq, arido e semi-desertico.

Auroville vuole essere una cittadina universale dove uomini e donne di ogni Paese possano vivere in pace ed armonia, al di sopra di ogni credo, della politica e di ogni nazionalità. L’obiettivo di Auroville è la realizzazione dell’unità umana.”

AUROVILLE LA CITTÀ SENZA STATO 2L’esperimento di Auroville, “una città in divenire”, dopo quasi 50 anni è ancora vivo più che mai. Il deserto ha lasciato il posto a una vegetazione rigogliosa piantata dagli stessi aurovilliani, e oggi questa apparentemente assurda comunità alternativa conta quasi 2500 abitanti da oltre 50 nazionalità diverse !

Ad Auroville l’ARTE non è stata dimenticata, troviamo infatti laboratori di artigianato, campi per coltivazioni biologiche, scuole, campi sportivi, atelier di artisti… Le boutique del Visitor Center espongono il frutto delle attività produttive di Auroville, uno dei mezzi di sostentamento dell’intera comunità che, coi proventi della vendita, rimpingua l’enorme “cassa comune” aurovilliana, dalla quale l’amministrazione attinge per pagare i servizi offerti dalla cittadina.

Un altro luogo imperdibile è il supermercato Pour Tous che purtroppo, nonostante il nome, è riservato agli aurovilliani, un supermercato ad abbonamento fisso dove la merce in vendita è esposta senza prezzo, educando il consumatore a una spesa responsabile.

VIVERE SENZA STATO, LEGGI E POLIZIA

AUROVILLE LA CITTÀ SENZA STATO 3Ad Auroville non ci sono leggi, non ci sono regole scritte, non c’è polizia e, sostanzialmente, non ci sono doveri se non quelli di contribuire al sostentamento della comunità.

Nel 1964, la Madre fondatrice di Auroville, aveva formulato così la sua idea di un centro internazionale, intitolandola “Un sogno”:

Ci dovrebbe essere da qualche parte sulla Terra un luogo che nessuna nazione abbia il diritto di dire “è mio”, in cui ogni uomo di buona volontà che abbia un’aspirazione sincera possa vivere libero, da cittadino del mondo, obbedendo a una sola autorità, quella della verità suprema; un luogo di pace, di concordia, di armonia.”

Nonostante le difficoltà del cammino, Auroville è ancora viva e vegeta dopo quarant’anni, un traguardo che difficilmente è stato raggiunto da altre Comunità utopistiche, come Auroville può essere definita.

Ora non resta che perfezionarla sempre di più.

Un italiano che vive li (India) – Voglio Vivere Così

http://www.masonmassyjames.it/blog/la-citta-senza-stato/

Correlato: http://www.aurovile.org/ 

Fonte: COMPRESSA-MENTE

Olio di palma: Indonesia brucia

Immagine

Olio di palma: Indonesia brucia ma Italia continua spot

Pubblicato il da Mirko Busto

Olio di palma: Indonesia brucia 002Una vasta cortina di fumo si sta alzando in questi giorni sull’isola di Sumatra, in Indonesia. A provocarla sono i vasti roghi appiccati per fare spazio alle piantagioni per la produzione di olio di palma.

La notizia è riportata dall’agenzia reuters che denuncia come nella provincia occidentale di Riau sia stato addirittura necessario dichiarare lo stato di emergenza a causa dei gravi incendi boschivi. Scuole, ospedali e uffici chiusi. L’aria è irrespirabile e il pericolo che gli incindi si propaghino a macchia d’olio è altissimo.

Purtroppo non si tratta né dei primi né degli ultimi roghi appiccati da multinazionali e proprietari terrieri per far spazio alle piantagioni di palma da olio.

Il fatto che proprio in questi giorni sulle nostre reti stia andando in onda lo spot a favore dell’olio di palma sostenibile è paradossale.

Neanche un anno fa arrivava la denuncia di tante associazioni, tra cui GreenPeace, contro le certificazioni Rspo (Roundtable of Sustainable Palm Oil) rilasciate all’azienda United Plantations in Indonesia e Malesia.

Neanche un anno fa l’Indonesia bruciava come oggi. Nel silenzio assenso della nostra politica e con il benestare del nostro mercato.

Olio di palma: Indonesia brucia 004Io invece non mi stancherò mai di ripeterlo: non esiste olio di palma sostenibile. La produzione di olio di palma causa gravissimi crimini ambientali (quali la distruzione di foreste primarie, la deforestazione, la degradazione delle torbiere, inquinamento ed emissione di gas serra) conflitti sociali per la gestione della terra e danni alla salute pubblica.

Gli incendi provocati per far spazio alle piantagioni stanno letteralmente soffocando il Sudest asiatico: le emissioni dovute agli incendi appiccati per distruggere le foreste hanno portato un piccolo paese come l’Indonesia a superare le emissioni di gas serra degli Stati Uniti.

Tra il 2000 ed il 2012 l’Indonesia ha perso 6 milioni di ettari di foresta tropicale (60.000 chilometri quadrati), un’area grande all’incirca come la superficie dell’intera Irlanda. E nel 2012 la deforestazione ha colpito ben 840mila ettari contro, per esempio, i 460mila del Brasile.

Se non bastasse, a causa dei continui incendi la salute degli abitanti di queste zone è costantemente messa a rischio: ogni anno aumentano i casi di asma, bronchite e patologie respiratorie.

Olio di palma: Indonesia brucia 003Ma non si tratta solo di salute pubblica: la vera minaccia riguarda soprattutto lo sviluppo economico di questa parte di mondo che potrebbe vivere esclusivamente di turismo e agricoltura sostenibile. E invece muore, cacciata o sfruttata dalle multinazionali dell’olio di palma, dai proprietari terrieri, dalla corruzione e da uno Stato assente e complice.

Un disastro umano e ambientale inimmaginabile a cui sommare le drammatiche conseguenze sui cambiamenti climatici che pagheremo tutti noi e le future generazioni.

Anche quest’anno si dovrà attendere la stagione delle piogge per vedere spegnersi questa tragedia. Tragedia che se non impediremo noi, con i nostri consumi e il nostro boicottaggio dei prodotti contenenti olio di palma, si ripeterà anno dopo anno. Fino a quando non ci sarà più nulla da salvare e nulla per cui lottare.

Se anche tu ritieni giusta questa battaglia contro l’utilizzo dell’olio di palma aiutaci a condividerla e sostenerla, firma la petizione e fai girare questo post.

#‎oliodipalmainsostenibile‬ ‪#‎STOPoliodipalma‬

Leggi anche: L’olio di palma è ovunque. E sta distruggendo le foreste del Sud-est asiatico – Olio di Palma Insostenibile

Fonte: Olio di Palma Insostenibile

Berta l’hanno uccisa mentre sognava

Immagine

Berta l’hanno uccisa mentre sognava

Di Francesco Martone | 4 marzo 2016

Hanno sfondato la porta mentre stava dormendo e l’hanno uccisa con quattro colpi. Berta Cáceres era molto conosciuta in Honduras e nel mondo perché aveva fatto della lotta per assicurare un futuro diverso ai suoi quattro figli, agli indigeni Lenca e a tutti noi la ragione stessa della sua esistenza. Nel 1993 era stata tra i fondatori del Consiglio dei Popoli Indigeni del suo paese, lo scorso anno le era stato attribuito il Premio Goldman, uno dei massimi riconoscimenti planetari per chi si batte in difesa della vita e dell’ambiente. Dopo averlo ritirato, aveva detto alla Cnn che lo Stato in cui viveva “criminalizza il diritto umano di difendere i beni comuni e la natura” e che “le imprese transnazionali operano con molta impunità in Honduras, dove c’è un processo intenso di militarizzazione, repressione e violazione dei diritti umani”. Oggi il presidente Juan Orlando Hernandez dice che “la morte” di Berta è “un attacco a tutto l’Honduras” e pretende che i responsabili siano assicurati “alla giustizia”. Ma chi sono i responsabili Berta lo sapeva e lo ha detto.

Berta Caceres stands at the COPINH (the Council of Popular and Indigenous Organizations of Honduras) offices in La Esperanza, Intibucá, Honduras where she, COPINH have organized a two year campaign to halt construction on the Agua Zarca Hydroelectric project, that poses grave threats to Rio Blanco regional environment, river and indigenous Lenca people.

Ha suscitato ammirazione il discorso di accettazione del premio Oscar per The Revenant nel quale Leonardo di Caprio esprime il suo sostegno ai popoli indigeni, alle loro lotte contro le imprese multinazionali, e per proteggere la Terra dai cambiamenti climatici. Non va però dimenticato che la realtà sul terreno, per le migliaia e migliaia di indigeni, campesinos, uomini e donne che soffrono l’impatto devastante di quella che David Harvey ha definito la seconda fase del capitalismo, quella “estrattivista”, non è un pranzo di gala. E’ piuttosto questione di vita o di morte come dimostra la tragica notizia di ieri dell’assassinio della leader indigena dell’Honduras Berta Caceres, ennesima cronaca di una morte annunciata. Insignita lo scorso anno del prestigiosissimo Goldman Environmental Prize , Berta era un esempio, un punto di riferimento, una compagna per chi lavora accanto a comunità indigene, chi sostiene la resistenza contro le grandi opere, il diritto all’autodeterminazione.

Nel 2010 aveva partecipato come testimone alla sessione del Tribunale Permanente dei Popoli dedicata alle imprese europee in America Latina, in occasione del vertice – Euro-Latinoamericano di Madrid. Dal 2013 in Honduras erano state assassinate altre tre donne compagne di Berta, che lottavano accanto a lei contro la diga di Agua Zarca sul fiume Gualcarque, dalla quale proprio a seguito delle campagne di pressione di Berta e delle reti di solidarietà internazionali si erano ritirate la International Finance Corporation della Banca Mondiale e l’impresa statale cinese Sinohydro. Va sottolineato che dal golpe del 2009 che portò alla destituzione del presidente Zelaya il paese ha registrato un aumento esponenziale di progetti idroelettrici per la generazione di energia a basso costo necessaria per alimentare le attività di estrazione mineraria. Ed è proprio da allora che il mondo sembra essersi dimenticato dell’Honduras.

Berta l’hanno uccisa mentre sognava foto2Poco più di una settimana fa Berta e 200 esponenti delle comunità indigena del popolo Lenca vennero fatti oggetto di gravi intimidazioni da parte dei sostenitori della diga, in occasione di una loro manifestazione di protesta quando vennero fatti scendere a forza dai bus e costretti a camminare per cinque ore attraverso zone infestate dai paramilitari. Sempre a febbraio alcune comunità del popolo Lenca erano state espulse dalle loro terre con la forza. Oggi la notizia del suo assassinio nella sua casa nel paesino di Esperanza, Intibucà. Il suo nome si unisce a quelle decine di difensori della terra che ogni anno cadono per mano di sicari, forze di sicurezza, “pistoleros” di imprese o di grandi latifondisti. Secondo l’Ong Global Witness solo nel 2014 sono caduti 116 difensori della terra, in una media di due a settimana.

Il 40 per cento erano indigeni la cui unica colpa era quella di opporsi a progetti idroelettrici, minerari o di estrazione mineraria nella maggior parte dei casi imposti violando le Convenzioni internazionali sui diritti dei popoli indigeni ed il loro diritto al consenso previo libero ed informato. 3/4 dei casi registrati da Global Witness erano in Centramerica ed in Sudamerica. Dal 2004 al 2016 solo in Honduras hanno trovato la morte 111 leader ambientalisti ed indigeni. Una strage silenziosa quella dei difensori della terra, denunciata più volte, ad esempio in occasione delle iniziative parallele alla COP20 di Lima, funestate dalla notizia dell’uccisione di Josè Isidro Tendetza Antun, leader Shuar ecuadoriano trovato morto pochi giorni prima di recarsi a Lima per testimoniare ad una sessione del Tribunale dei Diritti della Natura e delle Comunità Locali, che ha in cantiere proprio una sessione dedicata ai difensori della Madre Terra.

Berta l’hanno uccisa mentre sognava foto3Nel 2014 Edwin Chota, leader della comunità Ashaninka nell’Amazzonia peruviana venne ucciso assieme ad altri tre suoi compagni per essersi opposto all’estrazione di legname dalle sue terre. Tomas Garcia compagno di lotta di Berta assassinato nel 2013 o Raimundo Nonato di Carmo che si opponeva alla diga di Tucurui, o Raul Lucas e Manuel Ponce uccisi nel febbraio del 2009 per essersi opposti alla diga di Parota ad Acapulco, Una sequela interminabile di omicidi collegati alla costruzione di dighe o altri progetti di sfruttamento delle risorse naturali. Andando ancora indietro nel tempo, e riaprendo gli archivi del genocidio Maya perpetrato in Guatemala dalle varie dittature militari, riemerge la storia delle centinaia di indigeni Maya Achì , 376, sterminati dall’esercito per far posto alla diga di Chixoy, allora costruita dalla Cogefar Impresit, grazie a finanziamenti della Banca mondiale e poi anche della cooperazione italiana. Solo qualche mese fa, dopo venti anni, i parenti di quei morti hanno iniziato ad ottenere un risarcimento dal governo guatemalteco.

ARTICOLO PUBBLICATO ANCHE SU: il manifesto

GIUSTIZIA PER BERTA: La campagna

Video: Mother of All Rivers

Video: Cáceres, del COPINH represión en Honduras. – YouTube

Fonte: Comune-info.net

Fawn mucchina coraggiosa

Immagine

Fawn Mucchina Coraggiosa

Fawn mucchina coraggiosa 003La Storia Di Fawn

In passato avevo già pubblicato la storia di Fawn mucchina coraggiosa (link: Fawn la mucca salvata dall’allevamento), ora ci sono degli aggiornamenti.

Fawn è nata in un allevamento intensivo dove la madre l’ha partorita chiusa in una stalla che non le permetteva nemmeno di sdraiarsi, così durante il parto Fawn è caduta nella fossa del letame retrostante battendo le ginocchia anteriori e restando tutto un giorno immersa nelle feci delle altre mucche, mal curata dal veterinario dell’allevamento la sua situazione si è aggravata tanto da dover essere soppressa.

Ma una donna del luogo l’ha salvata e gli ha prestato le prime cure, poi non potendo prendersene cura ulteriormente l’ha affidata al Woodstock Sanctuary, un santuario per il recupero di animali da fattoria maltrattati.

Fawn mucchina coraggiosa 005Qui Fawn è stata curata da un’equipe di veterinari (video:Fawn Amazing Recovery – YouTube) e grazie a dei tutori è stata rimessa in grado di camminare, Qui la sua pagina Web: Fawn – Woodstock Sanctuary ,La sua pagina Facebook con più di un milione di contatti: https://www.facebook.com/video.php?v=….

Fawn mucchina coraggiosa 004Ora Fawn non cammina molto bene, ma grazie alle cure e all’amore di Jenny cofondatrice del centro (anche lei disabile priva di un arto), è in grado di giocare a calcio e di muoversi in libertà all’interno della fattoria (video: Year in Review: Woodstock Farm Sanctuary – YouTube).

Fawn mucchina coraggiosa 06 Fawn mucchina coraggiosa 07Il Woodstock farm animals Sanctuary non si occupa solo di Fawn ma nel 2015 ha seguito più di 200 animali afflitti dai problemi più diversi occupandosi di loro con amore e ridandogli la dignità che meritano, Video: Lexi the Rescued Piglet Has a Lust For Life! – YouTube.

Fawn mucchina coraggiosa 1Certamente questo santuario non può risolvere il problema dello sfruttamento degli animali da fattoria ma almeno con il suo esempio crea una forma pensiero “Amore per gli animali” e grazie all’informazione della rete questa si propaga e amplifica nella coscienza collettiva.

Schiavi Della Pesca In Thailandia

Galleria

This gallery contains 5 photos.

Schiavi Della Pesca In Thailandia “Se si acquistano gamberi o gamberetti dalla Thailandia si acquista il prodotto del lavoro di uno schiavo” Aidan McQuade direttore della ONG Anti-Slavery International Ho dovuto pubblicare questo post dopo aver letto una serie di articoli che trattano la tematica dello schiavismo nella pesca dei Gamberi in Asia. Avevo già letto di come l’industria della … Continue reading

Il Lato Oscuro del Cioccolato

Galleria

This gallery contains 4 photos.

Il Lato Oscuro del Cioccolato Ecco un coraggioso reportage filmato che documenta i loschi affari che ci sono dietro al commercio mondiale del Cioccolato. Il cioccolato che si commercia nei paesi industrializzati è nella maggior parte dei casi un prodotto scadente in cui il cacao contenuto arriva di solito ad un 33%, nei costosi prodotti di alta pasticceria può arrivare … Continue reading

Olio di palma novembre 2015

Galleria

This gallery contains 5 photos.

Olio di palma novembre 2015 Proponiamo un interessante articolo di Eleonora Degano pubblicato sulla rivista online OggiScienza sugli incendi dolosi in Indonesia. L’Indonesia va a fuoco Almeno 19 morti e mezzo milione di persone con problemi di salute legati alla respirazione, mentre foreste e fauna vengono spazzati via: l’emergenza ambientale continua, ma i media guardano altrove. In alcune città dell’Indonesia … Continue reading

Farmageddon

Galleria

This gallery contains 5 photos.

Farmageddon “Un’indagine che attraversa i cinque continenti e che propone il resoconto delle devastanti modalità – per gli animali, per l’ambiente e per la nostra salute – di produzione di carne e pesce, tali da suscitare ben più di una riflessione”. La Repubblica “Un catalogo di devastazioni, che convincerà chiunque, anche i più scettici, che l’allevamento intensivo sta provocando un … Continue reading

Wake Up Call

Immagine

Wake Up Call

Wake Up Call 2Viviamo in una società dove spesso non ci si rende conto di quanti oggetti si comprino pensando possano essere utili o solo cercando nel loro possesso un senso di soddisfazione che chiaramente non possono dare, quindi vengono gettati e se ne acquistano di altri in un perverso ciclo, che però con il suo consumo di materie prime ed il conseguente inquinamento ambientale, rischia di distruggere il pianeta su cui viviamo.

Avevo già parlato del problema del consumo eccessivo delle risorse dovuto all’obsolescenza degli apparecchi elettronici e dei suoi drammatici risvolti sociali nel post: “Crisi Coltan e consapevolezza | Scarabeokheper “, questo concetto era ribadito nel bellissimo video “Man | Scarabeokheper “.

Ora Steve Cutts artista londinese ripropone questa tematica in un video molto realistico e denso di signicati dal titolo: Wake Up Call, “Chiamata al Risveglio della Terra”.

Wake Up Call 1Guardatelo con attenzione vi darà molti spunti di riflessione a proposito dello stile di vita imperante e delle conseguenze che ne possono derivare a breve termine.

Video: Wake Up Call on Vimeo

Pagina Vimeo di Steve Cutts: Steve Cutts on Vimeo

Sito Web gaia foundation: Home | Wake-up Call

Gli Orfani dell’olio di Palma

Immagine

Gli Orfani dell’olio di Palma

Gli Orfani dell'olio di Palma Oranghi in carriola 2JUzF L’olio di Palma (di cui avevo già parlato nel precedente nel post: OLIO CHE UCCIDE GLI ANIMALI | Scarabeokheper) oltre ad essere dannoso per la salute di chi lo consuma essendo ricchissimo di grassi saturi, si è dimostrato una catastrofe per gli ecosistemi in cui le sue piantagioni vengono introdotte, le terre vengono sottratte ai contadini locali, il cosiddetto Land grabbing (vedi: il land grabbing| Oxfam Italia), le foreste vergini vengono bruciate con la conseguente morte della fauna che le abitano e tutto per il profitto di poche potenti multinazionali mentre i contadini coltivano le piantagioni per delle paghe che consentono la mera sopravvivenza.

In Indonesia la situazione è particolarmente grave, oltre ai danni tremendi provocati dall’industria mineraria che ha inquinato con metalli pesanti i principali corsi d’acqua del paese, migliaia e migliaia di ettari di foresta pluviale vengono bruciati ogni anno per far posto a questa sciagurata monocultura, gli Oranghi, pacifici primati fruttariani, vedono distrutto il loro habitat e per sopravvivere rubano il cibo dalle coltivazioni mettendosi così in conflitto con le popolazioni locali, video:▶ Save the Orangutan – Stop Palm Oil – YouTube.

Gli Orfani dell'olio di Palma 1I contadini locali considerandoli alla stregua di parassiti, insieme ad elefanti e tigri, li uccidono con trappole, veleno e armi da fuoco, mentre catturano i loro cuccioli a mò di trofei e li li fanno crescere in cattività in condizioni terribili.

Questa è la storia di Budi uno di questi cuccioli, chi lo aveva catturato a Kubin nel Borneo, dopo averlo sottratto alla madre, lo nutriva poco e male e il piccolo denutrito e malformato dopo aver passato il suo primo anno di vita all’interno di una gabbietta per polli e nutrito soltanto con latte condensato era quindi in gravissime condizioni.

Gli Orfani dell'olio di Palma 30La sua padrona pensava di poterlo tenere come un animale domestico, quando ha capito che Budi stava per morire, ha consegnato la scimmietta ai responsabili dell’International Animal Rescue che lo hanno salvato, “La proprietaria temeva di dare della frutta a Budi, e così ha pensato che il latte condensato fosse sufficiente”, racconta uno dei medici dello Iar’s Orangutan Rescue Centre del Kepatapang ( International Animal Rescue),dove si trova la bestiola.

Gli Orfani dell'olio di Palma WA002Budi presentava i sintomi di una gravissima denutrizione, il suo corpo era gonfio di liquidi, un segno dovuto alla mancanza di proteine, era molto debole, incapace di muoversi e soffriva di una forte anemia, “Non possiamo nemmeno immaginare quanto dolore abbia provato questo cucciolo” racconta il veterinario che lo segue.

Budi è arrivato alla clinica a dicembre, le sue condizioni non erano buone, basta vedere i primi secondi del video, Budi piange dal dolore quando viene messo seduto per bere dal biberon video:▶ Crying baby orangutan Budi receives loving care after suffering year of neglect – YouTube.
Passati tre mesi dal suo salvataggio e Budi inizia a riprendersi e a camminare, Video: ▶ Budi takes his first steps! – YouTube.

Gli Orfani dell'olio di Palma budi receiOra Budi si è completamente ripreso ed ha trovato un nuovo amico Jemmi un orfanello come lui video: ▶ Baby orangutan Budi meets another orangutan for the first time. – YouTube, i due sono inseparabili dormono, mangiano e giocano sempre insieme, grazie ai volontari del Iar’s Orangutan Rescue Centre del Kepatapang questa storia si è conclusa con un lieto fine ma molti sono gli oranghi che muoiono e soffrono a causa delle piantagioni di Palma da olio.Gli Orfani dell'olio di Palma budi jemmiEcco un pò di foto degli oranghi del kepatapang centre:

Voi potete, se lo volete, inviare un sostegno a questa associazione, link: Adopt an Orangutan | International Animal Rescue e sopratutto boicottare i prodotti che utilizzano l’olio di Palma tra i loro ingredienti, se nessuno comprerà i prodotti con olio di Palma saranno costretti a non produrlo piùGli Orfani dell'olio di Palma Elefanti-malesi-avvelenati

L’OLIO CHE UCCIDE GLI ANIMALI

Immagine

L’OLIO CHE UCCIDE GLI ANIMALI

OLIO CHE UCCIDE GLI ANIMALI angeloAngelo è un orango di 14 anni. Quattro proiettili ad aria compressa lo hanno ferito nei pressi di una piantagione di palma da olio, a Sumatra, in Indonesia. Come lui, ogni giorno, tanti animali rischiano la vita a causa della grande richiesta nel mondo, da parte dell’industria alimentare, di olio di palma: un prodotto dannoso per l’ambiente e, secondo alcuni studi, anche per la salute. Hai già firmato per dire basta al suo utilizzo?

Dallo scorso 13 dicembre milioni di consumatori italiani ed europei hanno scoperto la presenza di un nuovo ingrediente in migliaia di prodotti alimentari. Stiamo parlando dell’olio di palma, una sostanza fino a oggi camuffata dietro la scritta “olii e grassi vegetali”. Per rendersi conto di quanto l’olio di palma sia diffuso basta dire che è il grasso principale di quasi tutte le merendine, i biscotti, gli snack dolci e salati, le creme… in vendita nei supermercati. L’ampio utilizzo di questa materia prima è dovuto sia al costo estremamente basso, sia al fatto di avere caratteristiche simili al burro.

Il Fatto Alimentare dice “no” all’olio di palma per motivi etici, ambientali e di salute e invita le aziende a sostituirlo con altri oli vegetali non idrogenati o burro.

1) La produzione di palma è correlata alla rapina delle terre e alla deportazione di milioni di famiglie africane e asiatiche (land grabbing). È inoltre causa primaria della deforestazione di aree boschive (prima causa di emissioni di CO2 nel Sud-Est asiatico) e della devastazione degli “habitat” naturali per lasciare spazio alle monocolture come quelle della palma da olio.

defo OLIOQueste operazioni comportano gravi violazioni dei diritti umani, l’eliminazione della sovranità alimentare e la riduzione della biodiversità. Per stemperare le problematiche e ripulire l’immagine dell’olio di palma esiste una certificazione sostenibile (RSPO), che tuttavia copre solo una quota minima della produzione, senza neppure mitigare i problemi denunciati.

2) L’olio di palma viene utilizzato dalla maggior parte delle aziende alimentari perché costa poco e si presta a molti utilizzi. Secondo i nutrizionisti l’assunzione giornaliera di dosi elevate di questo ingrediente può risultare dannosa per la salute a causa della presenza dei grassi saturi. Questa ipotesi si verifica più spesso di quanto si creda, visto che il palma si trova nella maggior parte degli alimenti trasformati, soprattutto in quelli più consumati dai giovani. Anche se in Italia non esistono studi sul consumo pro-capite, i nutrizionisti consigliano di limitarne l’assunzione, in particolare ai bambini che sono i più esposti.

Il Fatto Alimentare chiede al Ministero della salute e agli enti pubblici di disporre l’esclusione dalle pubbliche forniture di alimenti che contengano olio di palma. Questa clausola deve essere inserita in tutti i capitolati di appalto per l’approvvigionamento delle mense scolastiche, ospedaliere e aziendali, nonché dei distributori automatici collocati in scuole e pubblici edifici.

OLIO CHE UCCIDE GLI ANIMALIChiediamo al Ministero delle politiche agricole e agli altri Stati membri dell’Unione Europea di aderire subito alle Linee Guida del CFS (Committee on World Food Security) – FAO, per una gestione responsabile delle terre, delle foreste e dei bacini idrici.

Chiediamo ai supermercati di escludere dalle forniture dei prodotti con il loro marchio (private label) l’olio di palma.

Chiediamo alle industrie agroalimentari di impegnarsi a riformulare i prodotti senza l’utilizzo di olio di palma, affinché il cibo “made in Italy” possa davvero distinguersi come buono e giusto. Firma la petizione: Stop all’invasione dell’oli di palma

Roberto La Pira: Il Fatto Alimentare

Dario Dongo: Il Fatto Alimentare, Great Italian Food Trade

Aggiornamenti Settembre 2015: oil di palma Archives – Il Fatto Alimentare

Lucky Lerry aragosta di 80 anni

Immagine

Lucky Lerry aragosta di 80 anni

Lucky Lerry aragosta di 80 anni 4Ordina aragosta di 80 anni al ristorante solo per liberarla

Un uomo di nome Don MacKenzie, particolarmente sensibile nei confronti delle sofferenze degli animali, si è reso protagonista, a Waterford, in Connecticut, del salvataggio di un’aragosta dalla muta agonia che l’avrebbe trasformata in una pietanza costosa da servire agli avventori di un ristorante. Molti non sono a conoscenza di come le aragoste spesso vengano bollite vive dagli chef, dopo essere state costrette a trascorrere un periodo di tempo variabile a chele legate, appoggiate su di un letto di ghiaccio.

L’uomo si sarebbe recato presso il ristorante “The Dock”, al fine di acquistare un’aragosta del peso di 7 chilogrammi, non per trasformarla nella propria cena, bensì per liberarla in mare. E’ così che l’aragosta ha potuto ricevere il benaugurate nome di battesimo di Lucky Lerry. Uno degli elementi che ha spinto l’uomo a compiere il proprio gesto compassionevole e, per fortuna, non così poco frequente, sarebbe l’età dell’aragosta stessa, che è stata stimata tra gli 80 ed i 100 anni, basandosi sia sul suo peso che sul suo aspetto.

L’aragosta è stata liberata dal proprio salvatore nelle acque di una località segreta, dalle quali si spera non possa mai essere nuovamente catturata da parte dei pescatori. La liberazione ufficiale dell’aragosta sarebbe stata accolta positivamente dagli adulti del luogo, ma ancor di più dai bambini presenti sul molo nel momento in cui Don MacKenzie si è allontanato dalla costa a bordo di un’imbarcazione per poter regalare a Lucky Lerry una nuova speranza di vita.

Lucky Lerry aragosta di 80 anniUn simile gesto di altissimo rispetto per la vita degli animali che popolano il pianeta ha avuto luogo esattamente un mese fa anche in Italia, precisamente nella zona della Costa Smeralda, ad opera di una coppia di turisti tedeschi. In un ristorante della località Cala di Volpe la coppia avrebbe acquistato aragoste vive per un valore di 500 euro, non certamente per cibarsene, ma per poterle liberare in mare.

I crostacei sarebbero stati esposti vivi nelle vetrine del ristornate di pesce ed avrebbero provocato la compassione della donna, che avrebbe dunque convinto il marito a compiere l’atto di acquistarle affinché non venissero uccise per la mera soddisfazione del palato di altri clienti del ristorante. I due turisti tedeschi avrebbero dunque preso in consegna le aragoste all’interno di un contenitore per il trasporto e le avrebbero in seguito liberate.

E’ proprio l’Italia, inaspettatamente, a mostrare una particolare sensibilità nei confronti dei crostacei messi in vendita nei ristoranti e conservati all’interno di essi in condizioni non adatte alla loro specie nei momenti in cui si trovano ancora in vita. Lo scorso settembre l’intervento di un gruppo animalista in un ristorante di Caserta, che avrebbe denunciato le inadeguate condizioni a cui gli astici erano sottoposti all’interno del ristorante, portando ad un intervento della Polizia Municipale e ad una sanzione per il locale stesso.

Chiamare immediatamente la Polizia Municipale potrebbe dunque rappresentare una soluzione valida nel caso si avvistino situazioni di maltrattamento di astici o aragoste all’interno dei ristoranti (o di altri animali marini lungo le spiagge). Ricordiamo infatti che i reati di maltrattamento degli animali e di detenzione degli stessi in condizioni incompatibili con la loro natura sono previsti dal Codice Penale, con particolare riferimento agli articoli 727 e 544-ter

Scritto da Marta Albè      Link: Ordina aragosta di 80 anni al ristorante solo per liberarla

Masanobu Fukuoka

Galleria

This gallery contains 6 photos.

Masanobu Fukuoka BIOGRAFIA : “…Il mio sogno è come una bolla di sapone. Potrebbe diventare sempre più piccolo oppure via via più grande. Se lo potessi dire in breve, direi la parola “nulla”. In una maniera più ampia, potrebbe avvolgere l’intero pianeta…” Masanobu Fukuoka (2 febbraio 1913 – 16 agosto 2008) è stato un botanico e filosofo giapponese, pioniere dell’agricoltura … Continue reading

Fawn la mucca salvata dall’allevamento

Galleria

This gallery contains 4 photos.

Fawn la mucca salvata dall’allevamento che cammina con le protesi Fawn è una mucca fortunata, anche se le sue zampe non funzionano. Anche se la sua vita è iniziata con una tragedia. Perché ora può sfoggiare due nuove protesi che la aiuteranno a camminare e a vivere felice, amata, libera e coccolata. Fawn, infatti, è uno dei tanti animali del … Continue reading

Sperimentazione sugli Animali

Galleria

This gallery contains 11 photos.

Sperimentazione sugli Animali Presento questo post in formato”Galleria” a causa delle immagini contenute, le quali provocano in me profondo disagio, tristezza e vergogna nel pubblicarle e contemplarle, sembra impossibile che l’ondata di coscienza di cui faccio parte sia capace di azioni e quindi, di pensieri così disarmonici; la dimostrata inutilità della pratica della sperimentazione sugli animali rende ancora più difficile … Continue reading

VUOI SALVARE IL PIANETA DAL COLLASSO ECOLOGICO ? DIVENTA VEGANO

Galleria

This gallery contains 3 photos.

VUOI SALVARE IL PIANETA DAL COLLASSO ECOLOGICO ? DIVENTA VEGANO DI CHRIS HEDGES truthdig.com Il mio atteggiamento verso il diventare un vegano era simile all’atteggiamento di Agostino verso il diventare casto – “Dio mi conceda l’astinenza, ma non ancora.” Ma con la zootecnia come causa principale dell’estinzione delle specie, inquinamento delle acque, zone morte nell’oceano e distruzione dell’habitat, e con … Continue reading

Man

Immagine

Man il video

Man. il video di animazione dell’artista britannico Steve Cutts ( con più di cinque milioni di visualizzazioni su youtube) racconta in quattro minuti il rapporto fra l’umanità e il pianeta che la ospita, il tema centrale di questo splendido corto è l’ambiente. L’uomo arriva sulla Terra e la prima cosa che impara è la violenza verso gli altri esseri viventi, poi nella sua evoluzione impara a sfruttare l’ambiente in modi sempre più distruttivi, il finale del video è uno dei possibili epiloghi di questo rapporto.

1 MANIl brano musicale è “In the Hall of the Mountain King” del compositore Edvard Grieg.

LINK: Steve Cutts YouTube

Neonato di Delfino

Immagine

Neonato di Delfino

neonato di delfinoIl piccolo di delfino Franciscana salvato tre anni fa dagli attivisti dell’associazione SOS Rescate è cresciuto ed è diventato una stupenda delfina adulta. Link: ScarabeoKheper

neonato di delfino 04_nPosto queste foto perchè mi fa piacere sapere che nel mondo qualcuno ama gli animali fino al punto di dedicare la sua esistenza a questo amore, probabilmente salvare un delfino o una decina di pinguini non risolve il problema dell’estinzione di queste specie ma almeno segnala che questa umanità è composta da individui con un grande cuore ed esiste speranza per il futuro.

neonato di delfino400_nLink all’associazione SOS Rescate: Sos Rescate Fauna Marina – Maldonado – Organización no gubernamental (ONG) | Facebook

neonato di delfino193_n

L’UOMO CHE PARLA ALLE PIANTE

Galleria

This gallery contains 4 photos.

L’UOMO CHE PARLA ALLE PIANTE – UN NUOVO PARADIGMA AGRICOLO Gli appassionati di botanica e di giardinaggio sostengono spesso di parlare alle loro piante per farle prosperare. Leggenda o no, in Messico vive un uomo che applica questa regola alla lettera e riesce a coltivare ortaggi giganti, semplicemente parlando con loro! Miracolo o leggenda? Ottenere cavoli di 45 chili, foglie … Continue reading