ARCHEOASTRONOMIA

ARCHEOASTRONOMIA

archeoastronomiaL’Archeoastronomia (altrimenti definita come Astroarcheologia o Paleoastronomia) è la disciplina che si occupa delle conoscenze astronomiche possedute dalle antiche civiltà e del modo in cui queste conoscenze sono state riportate nell’orientamento spaziale di siti megalitici e nelle costruzioni di templi, città e luoghi sacri. Nata attorno al XVI e al XVII secolo, trova un suo fervido sostenitore in Sir Norman Lockyer che – intorno alla metà del XIX secolo – porta a termine delle ricerche sulle piramidi egiziane e sui monumenti megalitici europei che comprovavano la loro orientazione astronomica; purtroppo tale visione pionieristica non era ancora pronta per essere accettata dalla comunità scientifica e solo dopo il 1960 (grazie a nuove tecniche d’indagine, a nuove scoperte archeologiche ad anche all’introduzione del computer) abbiamo l’ingresso della Paleoastronomia nelle scienze accademiche.

ARCHEOASTRONOMIAL’archeoastronomia ha un carattere nettamente interdisciplinare, oltre all’astronomia e all’archeologia coinvolge, infatti, anche la matematica, la fisica, l’antropologia, l’etnologia, la storia, l’epigrafia, la filologia; un punto di partenza fondamentale è la ricostruzione del cielo visibile all’epoca e dal luogo relativo ai reperti in studio, per poi poter fare le necessarie correlazioni.

Moltissimi reperti archeoastronomici risalgono al Neolitico (dal 9000 a. C. fino al 6000 a. C.) e, sebbene gli storici pensino che in quel periodo l’essere umano fosse ancora estremamente arretrato e giusto all’inizio della scoperta dell’agricoltura e dell’allevamento, le evidenze mostrano civiltà molto evolute con conoscenze scientifiche assolutamente invidiabili.

Paradigmatico è il caso delle Piramidi e della Sfinge della piana di Giza (ved. incontro n° 207), retrodatate grazie a metodi archeoastronomici al 10.500 a. C. ed edificate secondo degli schemi architettonici che lasciano intravedere codici matematici, geometrici ed astronomici di grande levatura.

L’orientamento astronomico spesso è rappresentato al suolo da figure megalitiche (in greco mega, grande e lithos, pietra), costituite da pietre verticali dette menhir o da dolmen (pietre verticali con sopra appoggiata una pietra orizzontale). I menhir possono essere raggruppati in geometrie circolari, ellittiche, ovoidali, quadrangolari oppure lineari, come a Carnac in Francia, dove sono presenti sette file principali di 1029 1 pietre erette di altezza decrescente e distribuite su 1128 metri, molti Dolmen, inoltre, sono spesso decorati con incisioni o picchettature nella pietra (cerchi concentrici, circoli punteggiati, losanghe, linee a zig-zag, motivi ad U e spirali). Non di rado i rapporti tra le distanze di alcune pietre sono delle terne pitagoriche oppure sono multipli di un’unità lineare di base detta yarda megalitica pari a 0,89 metri.

I megaliti si ritrovano in molte e vaste aree geografiche: dall’Europa (notissimo è Stonehenge) all’Africa, dal Medio all’Estremo Oriente.

ARCHEOASTRONOMIATra le costruzioni megalitiche più imponenti in cui si sono accertati correlazioni terra-cielo, abbiamo (oltre alle già citate piramidi, correlate ad Orione e Sirio): il complesso di templi di Angkor Watt in Cambogia (correlato alla costellazione del Drago e ad altre stelle vicine), la figura del “Candelabro delle Ande” (posto a 180° a est di Angkor e a 180° a ovest di Giza, probabilmente opera della cultura di Nazca e correlato alla Croce del Sud), le figure dell’altopiano di Nazca (ad es. la Scimmia traccia il Grande Carro, il Ragno Orione, la Balena le stelle di Ceti, il Condor il Monoceros – l’Unicorno, ecc…) ed inoltre il Machu Picchu, Ica, Teotihuacan, Tiahuanaco, Mohenjo Daro, l’Isola di Pasqua sono tutti intercorrelati tra loro e tracciano delle mappe che rispecchiano il cammino delle stelle – di Sirio in particolare – sul globo terrestre.

Esistono, infine, numerosi siti archeoastronomici anche in Italia e tra questi citiamo quello del promontorio del Caprione, ultimo promontorio della Liguria verso oriente e da sempre punto di riferimento per la navigazione preistorica e protostorica. Sul Caprione sono stati rinvenuti 5 luoghi sacri megalitici (Canaa Granda, San Lorenzo, Branzi, Cattafossi e Combara) correlati tra loro secondo la figura di Cassiopea. Si legge su www3.shiny.it/caprione/italorenzo.htm:

La perfezione dell’etno-archeoastronomia nel Caprione si ha nel sito di San Lorenzo, ove è stato rinvenuto un Quadrilithon, intendendosi con questo termine, di nuova coniazione, una struttura derivante dal completamento di un Trilithon (come le pietre di Stonehenge). Al tramonto del solstizio estivo, la luce del sole penetra attraverso l’apertura del Quadrilithon generando così su una pietra fallica opposta al Quadrilithon, l’immagine di una “farfalla dorata” (il fenomeno luminoso appare dalle 20:15 alle 20:35, ora legale estiva).”

ARCHEOASTRONOMIALa farfalla è un animale psicopompo (accompagna cioè l’anima del defunto) e la cosmogonia sciamanica (ved. anche incontro n° 183) afferma che gli spiriti degli uomini si formano in una zona del cielo, detta “costellazione-generatrice”, alla quale ritorneranno dopo la morte: per gli Egizi e per i Celti dell’età del ferro la costellazione-generatrice è Orione, per il popolo dei Buriati sono le Pleiadi, per il popolo dei Sami della Lapponia le costellazioni del Perseo e di Cassiopea, per la tribù australiana dei Wotjoballuk la Croce del Sud, per i Maya il Sagittario e per l’antica popolazione del Caprione – evidentemente – la costellazione-generatrice è Cassiopea. In effetti è probabile che in molte culture la costellazione-generatrice altro non sia che il luogo di origine di visitatori extra-terrestri che hanno portato la civilizzazione presso tali popolazioni.

Per approfondire www.calion.com/archeo/archeoi.htm

Fonte: Progetto Raphael

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